Il 2005 segna l’anno
di minima per il pubblico
Non ha evitato il calo degli spettatori tipico
del 2005 nemmeno l’Australia, terra di forti frequentatori
di sale cinematografiche.
Secondi – tra i grandi mercati internazionali – ai Nordamericani,
gli abitanti del Continente Nuovissimo comprano mediamente circa
4,5 biglietti a testa ogni anno. Nel 2005 si è toccato il
livello più basso dall’inizio del nuovo secolo: 82,2
milioni di biglietti, ovvero una frequenza media di 4.
Un calo significativo rispetto ai 91,5 milioni del 2004 (con una
frequenza media di 4,6), ma comunque un bel risultato, se si pensa
che una trentina di anni fa gli spettatori erano meno di un terzo
di quelli di ora (24,6 milioni nel 1977).
Nel frattempo sono cresciuti gli schermi (erano 829 nel 1980, hanno
toccato quota 1.943 nel 2005). Di questi, circa un migliaio appartengono
alle prime tre società di esercizio: Greater Union –
la maggiore e la più antica, fondata nel 1910 –, Village
Roadshow – nata nel 1954 con i drive in – e Hoyts, che
generano insieme circa il 70% e che, a parte Hoyts, sono presenti
in maniera rilevante anche sulla scena internazionale.
Segni incoraggianti vengono dai risultati dei primi cinque mesi
del 2006, anche se la pirateria, che in Australia riguarda soprattutto
lo scarico dei film da Internet, rappresenta una delle minacce più
temute dagli esercenti.
Elisabetta Brunella
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