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Panettone e “specialised film” per le sale di qualità

I suoi spettatori al pop corn preferiscono il panettone, che viene servito a fette nel bar, possibilmente tutto l’anno. Allo stesso modo non cercano il blockbuster del momento, ma prediligono gli “specialised films”. È il circuito “Palace”, presente nelle cinque più importanti città dell’Australia: Sidney, Melbourne, Brisbane, Perth e Adelaide, che concentrano oltre la metà della popolazione del Paese.
La proprietà di questi 80 schermi in 24 complessi è maggioritariamente nelle mani di Antonio Zeccola, australiano di Muro Lucano che alla definizione di figlio d’arte preferisce quella di “figlio d’artigiano”. Suo papà, Giovanni, fino al 1956 – anno in cui lasciò l’Italia per il Continente Nuovissimo – era stato esercente in Basilicata. Oggi Antonio e i suoi quattro figli possono vantare non solo di aver dato continuità e sviluppo all’attività di esercizio, ma anche di aver messo in piedi un’azienda verticalmente integrata, a partire dalla produzione: Zeccola ha infatti firmato come produttore esecutivo diversi film australiani, tra cui Alexandra’s Project, in concorso alla Berlinale nel 2003.
Recentemente Palace ha festeggiato i 40 anni di attività con un party che si è tenuto a Melbourne, nel complesso che è l’emblema del circuito, il “New Cinema Como”, fresco di un restyling all’insegna della spettacolarità. Lampadari di cristallo, sofà di velluto, specchi anticati, in un gioco di nero e oro, sono gli elementi di uno stile volutamente anti-minimalista che caratterizzerà l’ammodernamento di altre sale della Palace e che richiederà un investimento di 1,5 milioni di euro.
Sul fronte della distribuzione, Palace Films è riconosciuta come il punto di riferimento in Australia per il cinema di qualità – con particolare enfasi su quello italiano ed europeo – e ha iniziato una fortunata serie di festival dedicati alle cinematografie francese, italiana, greca, spagnola e israeliana.
In particolare, il festival tricolore, cominciato nel 2000, è diventato un trampolino di lancio per i film italiani. Intorno alla dozzina e più di titoli importati ogni anno da Zeccola – che in primo luogo attirano la vasta comunità di origine italiana in Australia – si è creata una vera e propria “moda”. C’è tutto un pubblico, mediamente più colto e di età più matura rispetto ai classici frequentatori delle sale – pronto non solo a vedere sul grande schermo titoli come Agata e La Tempesta, Dopo Mezzanotte, Le Conseguenze dell’Amore e Buongiorno, Notte, bevendo cappuccini e mangiando gelati, ma anche a comprare la “compilation” dei dvd di tutti i film del festival italiano – prodotto dalla stessa Palace – o a rivederli sul canale tv a pagamento che ha praticamente il monopolio degli “specialised films” e che da Palace acquista i diritti dei titoli del Bel Paese.
A Zeccola, in Europa per comprare film al mercato di Cannes e a Roma – come, per esempio, La Seconda Notte di Nozze –, abbiamo chiesto qualche consiglio su come migliorare la visibilità e la diffusione dei film italiani nel mondo. “In poche parole, bisognerebbe imparare da chi i suoi film li esporta da anni con successo, cioè dai cugini francesi. Un esempio per tutti: Unifrance ha recentemente invitato una mezza dozzina di giornalisti australiani a Parigi, per una “full immersion” nelle proiezioni delle produzioni francesi più recenti”.
E Zeccola non si rassegna all’idea che il Mifed non ci sia più. “Per me la sequenza ideale, dall’inizio di settembre, sarebbe Toronto, Venezia e Milano. Con un bel biglietto aereo “giro del mondo” potrei prima vedere ai due festival un gran numero di film e poi andare al Mifed a trattare l’acquisto dei diritti”.
Sicuramente questioni che non si risolvono rapidamente. Nel frattempo, ecco due temi un po’ più facili: Zeccola vorrebbe poter offrire ai suoi clienti panettoni tutto l’anno, però l’industria dolciaria italiana li produce solo per Natale; soprattutto ci terrebbe tanto alla cittadinanza italiana “persa” molti anni fa. Si può iniziare a pensare almeno ad una cittadinanza “ad honorem”, visto il suo impegno a portare il cinema italiano dall’altra parte del mondo?

Elisabetta Brunella

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