La digitalizzazione in America Latina: un conto alla rovescia*
di Roque González

Alla fine del 2013, in America Latina ci sono circa 8.000 schermi digitali, che rappresentano il 63% degli schermi totali. Tuttavia, la regione presenta differenze significative nei diversi mercati: mentre Messico, Colombia e - presi nel loro insieme - America Centrale e Caraibi hanno convertito i tre quarti dei propri schermi, il Venezuela ha un tasso di penetrazione del digitale pari al 20% e persino il "gigante" brasiliano si ferma al 41%.
In effetti, se si escludono Messico, Colombia, America Centrale e i Caraibi, la percentuale degli schermi digitali in America Latina scende al 44%.
L'incidenza del 3D sugli schermi digitali della regione è ancora significativa, anche se in misura minore rispetto, ad esempio, a due anni fa. Ci sono anche mercati - generalmente, quelli con un tasso di digitalizzazione più alto - in cui è aumentata la parte di schermi digitali 2D (la percentuale spazia tra il 25% e il 50%). Si rilevano anche alcuni primi tentativi di trasmissione via satellite nei cinema (in questo ambito, il Messico è il principale pioniere).  
Le maggiori catene dell'America Latina sono ormai digitalizzate al 100%, o comunque molto vicine all'obiettivo. Questo è vero per quelle internazionali (ad esempio, Cinemark e Cinépolis), ma anche per la maggior parte di quelle nazionali.
Le società d'esercizio di medie e piccole dimensioni - specialmente quelle collocate in piccole città, nell'interno - invece, sono ancora in difficoltà nell'effettuare la transizione.

Le
majors abbandoneranno la distribuzione in 35mm all'inizio del 2014 nei territori dell'America Latina con un'alta percentuale di schermi digitalizzati, come il Messico e la Colombia.
Ed è importante qui sottolineare come gli accordi VPF (Virtual Print Fee) non si siano diffusi, in America Latina, in modo paragonabile agli Stati Uniti e all'Europa. Sono stati conclusi accordi "ibridi". Se le principali catene (Cinemark, Cinépolis, o Cine Colombia, ad esempio) hanno trattato direttamente con Hollywood, a livello specialmente di medio e piccolo esercizio sono stati gli esercenti nazionali, seguiti poi dai produttori nazionali, a finanziare per lo più la digitalizzazione. Tra le società che lavorano alla diffusione del VPF in America Latina ci sono Arts Alliance Media, GDC e Bardan.

La situazione paese per paese 
Nel 2013, la Colombia e l'area costituita da America Centrale e Caraibi hanno raggiunto il Messico al vertice dei paesi più digitalizzati. Hanno infatti convertito circa i tre quarti dei propri schermi.
Fino al 2012, il Messico era da solo alla vetta della classifica.
Altri territori hanno visto una crescita importante degli schermi passati alle nuove tecnologie nel 2013:
Argentina, Ecuador, Cile, ma anche mercati più piccoli come Bolivia e Paraguay. Ma i fattori all'origine di questa crescita sono diversi.
Infatti, nel caso della Colombia, la digitalizzazione si è associata alla crescita dell'intero settore cinematografico: nella prima decade degli anni Duemila, soprattutto dopo l'approvazione della Legge Colombiana sul Cinema nel 2003, il parco sale è raddoppiato, presenze e incassi sono cresciuti significativamente e lo stesso ha fatto la quota di mercato dei film nazionali.
I tre principali esercenti colombiani (la società nazionale Cine Colombia, più Cinemark and Cinépolis) hanno ormai completato il processo di conversione.
Una situazione molto simile si è verificata in Ecuador, anche se questo mercato ha dimensioni decisamente più ridotte rispetto alla Colombia.
 

Diverso è il caso dell'Argentina: nonostante gli schermi digitali siano raddoppiati nel corso del 2013, il numero totale degli schermi è rimasto fermo, per circa 15 anni, a circa 800 (più o meno 100). I dati su presenze e incassi si sono mantenuti stabili fino al 2009 e, anche se da allora hanno cominciato a crescere, non con percentuali paragonabili a quelle di altri paesi come Messico, Brasile, Colombia e Perù.
Nel caso dell'Argentina, l'aumento degli schermi digitali nel 2013 (che ora rappresentano il 45% del totale) è stato una conseguenza non prevista di fattori legati alla crisi economica: l'alto tasso di inflazione, il blocco delle importazioni per proteggere l'industria nazionale - peraltro debole - e le restrizioni sul cambio che hanno lo scopo di ridurre la spesa all'estero.

Il Governo Argentino ha creato un tasso ufficiale di cambio del dollaro inferiore di circa il 50% a quello di mercato. Gli
Argentini possono quindi importare e spendere all'estero utilizzando transazioni online basate su un "dollaro debole". Questo rappresenta una sorta di sussidio indiretto alla fascia più ricca della società, che stimola l'importazione di prodotti stranieri e svantaggia l'industria nazionale.  
È avvenuto con i proiettori e l'attrezzatura per la proiezione
digitale: nonostante le restrizioni governative sulle importazioni, i prodotti sono comunque arrivati sul mercato, anche perché l'Argentina non produce autonomamente questo tipo di attrezzature.

Nonostante il fatto che l'Argentina sia uno dei pochi territori in America Latina che abbia attuato schemi di supporto pubblico alla digitalizzazione delle sale (l'unico altro esempio è il Brasile), fino a dicembre del 2013 nessuno schermo è stato convertito grazie agli aiuti statali.Prestiti per incoraggiare la digitalizzazione sono stati annunciati nel 2011 e lanciati nel 2012. Tuttavia, a causa del livello di rischio alto del paese, e di conseguenza degli interessi alti, i prestiti non sono in realtà "agevolati". Un'altra ragione della riluttanza da parte degli esercenti ad usufruire di queste misure è forse costituita dalla lentezza della burocrazia e dalla difficoltà ad attuare efficientemente le politiche.
Qualcosa di simile è avvenuto all'interno l'istituzione regionale per il Cono Sud (Mercosur) di supporto al cinema chiamata RECAM. È stato infatti concluso un accordo con l'Unione Europea, che copriva il periodo dal 2009 al 2012. Gli Europei hanno messo a disposizione 2 milioni di dollari statunitensi; gli Argentini avevano il compito di implementare la procedura. Uno degli obiettivi principali era creare una rete di 30 schermi in Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay per la proiezione di film prodotti in questi paesi. Il lancio era stato fatto alla fine del 2008, ma fino ad ora non è successo ancora niente.
Il
Venezuela ha problemi economici simili, ad esempio il livello di inflazione tra i più alti al mondo e il divieto per i cittadini di cambiare moneta. Nonostante ciò, i Venezuelani non possono beneficiare di un "dollaro debole" ufficiale, come avviene in Argentina.
Il sistema di importazione in Venezuela è più chiuso di quello argentino.
Questa è la ragione principale per cui il paese ha il tasso di digitalizzazione più basso di tutta l'America Latina (fermo al 20%): di fatto gli esercenti venezuelani non possono acquistare i proiettori e l'attrezzatura per le proprie sale.
Il Brasile è il decimo mercato cinematografico per importanza nel mondo (dal punto di vista delle presenze). Tuttavia, a dicembre 2013, il gigante sudamericano mantiene una percentuale piuttosto bassa di schermi che sono passati alla nuova tecnologia (circa il 41% dei 2.700 schermi totali), nonostante siano stati avviati anche per la digitalizzazione schemi di supporto pubblici.
Nonostante ciò, circa 1.200 schermi sono stati registrati nel "Recine" - un regime speciale che prevede l'esenzione di tasse sull'importazione per proiettori e attrezzatura per il cinema gestito dal principale fondo di sostegno al cinema, il Fundo Setorial.
Il Governo prevede che tali schermi verranno presto convertiti al digitale.
Parallelamente, l'"Ancine" (l'agenzia brasiliana per il cinema) sta portando avanti il progetto "Cinema perto de voçê" ("Cinema accanto a te"), che sostiene la costruzione di nuovi cinema nelle periferie e nei piccoli centri dell'interno. Tutti questi schermi dovranno essere digitali nel rispetto delle specifiche DCI.

Il Messico è il quarto mercato cinematografico per presenze nel mondo e il quinto per numero di schermi. È di gran lunga il principale mercato in America Latina.
Come si è detto sopra, a dicembre del 2013, il Messico aveva digitalizzato più di tre quarti dei suoi schermi.
Cinépolis, la principale società d'esercizio in Messico e la quarta a livello mondiale, gestisce schermi in tutto il territorio dell'America Latina e anche negli Stati Uniti e in India. Questa catena messicana ha già digitalizzato tutte le sue sale nel paese d'origine.
Cinemex, il secondo esercente in Mexico e il sesto nel mondo, ha digitalizzato circa il 70% degli schermi.
Cinemark ha convertito circa la metà delle sale in Messico, ma quest'anno il gruppo ha venduto i cinema a Cinemex. Cinemark vorrebbe accrescere la sua presenza in America Latina: in molti paesi della regione gestisce la maggior parte degli schermi e a dicembre ha aperto i primi schermi in Bolivia.
Canacine - l'associazione delle società di distribuzione in Messico - ha stimato che questi tre grandi gruppi hanno investito negli ultimi anni circa 530 milioni di dollari per la digitalizzazione.
Circa l'11% dei cinema di dimensioni medio-piccole in Messico saranno probabilmente esclusi dalla digitalizzazione, e quindi dal mercato, se non ci saranno aiuti pubblici. Questa è la conclusione dell'Associazione Messicana dei Cinema Indipendenti, che raccoglie 50 esercenti, per un totale di 300 sale, più o meno lo stesso numero degli schermi di Cinemark nel paese.
Di questi, soltanto il 27% è passato alla nuova tecnologia (ricordiamo che la percentuale sul totale del paese è di circa il 75%). L'Associazione chiede allo Stato di attivare agevolazioni al credito, stimando un totale di costi per 21 milioni di dollari.

Nel frattempo, entro la fine del 2013, la regione formata da America Centrale e Caraibi raggiungerà l'80% di schermi digitalizzati. Puerto Rico e la sua catena principale, Caribbean Cinemas, sono alla guida del processo. Cinépolis, per parte sua, ha convertito tutti gli schermi in Costa Rica, El Salvador, Guatemala e Panama già all'inizio del 2013. Anche Cinemark ha completato la transizione, non soltanto in quest'area, ma in tutta l'America Latina (ad eccezione del Messico).
In generale, i territori dell'America Latina hanno mostrato una grande crescita.
Inoltre, si assiste alla costante e intensa costruzione di nuovi centri commerciali, ciascuno con all'interno dei cinema, specialmente in Perù, Colombia e Cile. Molti di questi nuovi centri vengono costruiti nelle regioni dell'interno, al servizio di popolazioni che per decenni non hanno avuto la possibilità di andare al cinema.
In mercati più piccoli (con qualche dozzina di schermi in totale), la percentuale di schermi digitali è più alta della media latino-americana

In conclusione, l'America Latina si sta preparando alla digitalizzazione al 100%, adeguandosi al ritmo stabilito da Hollywood.

* Questo articolo è basato sul testo pubblicato in inglese da Film Journal International il 14 ottobre 2013, dal titolo: "Countdown to digital: Conversion in Latin America varies by country".
Tabelle e grafici sono stati aggiunti da MEDIA Salles sulla base dei dati forniti da Roque González (RoqueGonzalezConsulting.com).

Roque González è un consulente dell'Unesco e il referente dell'Osservatorio Europeo dell'Audiovisivo per l'America Latina. Ha lavorato con Octavio Getino all'Incaa, a Recam, e alla Fundación del Nuevo Cine Latinoamericano. Sta completando un dottorato alla Universidad Nacional de La Plata e autore della pubblicazione "Cine latinoamericano y nuevas tecnologías audiovisuales (Fundación del Nuevo Cine Latinoamericano, La Habana, 2011)".

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