Quanto è costato digitalizzare i 38.000 schermi europei?
Salgono a 38, con la Bosnia- Erzegovina, i paesi rilevati da MEDIA Salles
Sono 37.954 gli schermi digitali con cui l'Europa ha aperto il 2017. Con
l'aggiunta della Bosnia-Erzegovina, che conta 22 sale digitali, su un
totale di 34, sono diventati 38 i mercati cinematografici europei di cui
MEDIA Salles rileva lo sviluppo tecnologico.
Iniziata nel 2003/4, periodo a cui risale la prima trentina di proiettori
digitali europei, la transizione alle nuove tecnologie di proiezione ha
toccato ormai il 97% degli schermi del Continente, anche se ancora esistono
territori in cui questa percentuale è inferiore alla media*.
A quanto ammonta l'investimento che è stato necessario per questa
trasformazione? In attesa dei risultati di uno studio più sistematico ed
approfondito, si può comunque stimare un ordine di grandezza. Ipotizzando
un costo medio - forse addirittura per difetto - di circa cinquantamila
euro per il proiettore e per il server, si arriva a circa 2 miliardi di
euro. A questa cifra bisognerebbe poi aggiungere il costo degli eventuali
lavori di adeguamento delle cabine di proiezione - in particolare per il
raffreddamento dell'aria - e delle attrezzature aggiuntive, che consentono
di ampliare l'offerta allo spettatore, come il 3D e la connessione
satellitare per gli eventi in diretta. Per non parlare dei praticamente
inevitabili contratti di assistenza e manutenzione o i maggiori consumi
energetici.
Ma anche considerando "solo" la spesa di base, a quanti biglietti
corrisponde la cifra che è stata necessaria per sostituire i proiettori
35mm nel Vecchio Continente? Il prezzo medio del biglietto è di circa 6,5
euro, con differenze molto marcate non solo tra l'Europa Occidentale e
quella Centro-Orientale, ma anche all'interno di ogni macroarea. Si va
infatti dai circa 14 euro della Svizzera ai poco più di 5 del Portogallo,
passando per gli 8,50/9 di Paesi Bassi, Germania, Regno Unito ed Austria.
In Bielorussia, invece, si va al cinema con meno di 2 euro, mentre a Malta
ce ne vogliono 6 o a Cipro più di 7.
A fronte, invece, di prezzi delle attrezzature che sono sostanzialmente gli
stessi ovunque. Quindi, tornando alla nostra stima, la spesa per la
digitalizzazione equivale a oltre 300 milioni di biglietti. Ma si deve
tener presente che i 6,50 euro sono il prezzo lordo, a cui bisogna
sottrarre le tasse - con incidenze piuttosto variabili nei vari paesi. Il
prezzo netto deve essere poi diviso tra distributore ed esercente. Se si
considera, quindi, la parte del biglietto che resta al cinema vero e
proprio, si può stimare che la spesa di base per la digitalizzazione
corrisponda a oltre 700 milioni di biglietti. Ovvero a grosso modo il 55/60
% del totale dei biglietti venduti in un anno in Europa.
Se poi si considera che la durata di un proiettore digitale è intorno agli
otto/dieci anni, ne risulta che in media almeno il 6/7% della parte degli
incassi che va annualmente a un cinema europeo serve a coprire il puro
costo del proiettore. Se è vero che, nel primo stadio della
digitalizzazione, una parte rilevante dei costi per le attrezzature di base
è stata coperta con risorse private, provenienti dalla distribuzione, o con
finanziamenti pubblici, bisogna ora fare i conti col fatto che la maggior
parte di queste facilitazioni non sono più disponibili per la fase -
peraltro già iniziata - della sostituzione delle attrezzature di prima
generazione. Se si aggiunge che mantenere vantaggi competitivi a livello
della tecnologia richiede sempre maggiori investimenti - basti pensare al
suono immersivo o al proiettore laser - o alla continua erosione del numero
medio di biglietti venduti per schermo (perlomeno in Europa Occidentale),
non ci si può non chiedere se la sfida tecnologica sia, nel medio periodo,
effettivamente sostenibile per l'insieme dell'esercizio cinematografico
europeo. O se non si corra il rischio che la fruizione cinematografica si
concentri solo nei maggiori bacini di utenza, lasciando sguarnite le aree
con minor potenziale commerciale. E allora che senso avrebbe un ingente
investimento nella tecnologia se non si traducesse per il pubblico in un
maggior accesso al grande schermo?
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