Géke Roelink
CEO Filmhuis Den Haag

Le sale cinematografiche come ponte fra le culture

La crescita demografica e la sempre maggiore complessità delle città hanno portato ad un aumento delle culture e delle opinioni compresenti.
Le ideologie, sempre più diffuse, frammentano la popolazione, fino a generare situazioni talvolta esplosive.
La tematica del conflitto può originare film entusiasmanti, ma, d’altro canto, ci si pone come obiettivo la coesione sociale.
Vi ricordate West Side Story? Sebbene si tratti di una rappresentazione magnifica dal punto di vista sia visivo sia musicale, nessuno vorrebbe essere nei panni dell’infatuata portoricana Maria o del nuovaiorchese Tony, personificazioni di comunità antagoniste. La società prospera grazie alla comprensione reciproca e al rispetto, così che l’amore possa prevalere e le persone possano essere felici. A nessuno piacciono veramente i conflitti.

Gli uomini discutono da millenni sull’ideale di una società armoniosa. Secondo la filosofa Hannah Arendt, un “punto di vista allargato” è indispensabile per raggiungere questo obiettivo. Bisogna fare uno sforzo per comprendere e rispettare le idee e le opinioni altrui, a prescindere dal proprio punto di vista. È più semplice condividere le risorse quando le persone si comprendono. Questo però rimane difficile, soprattutto dal momento che molti non hanno occasione di interagire per esempio con un richiedente asilo, una lesbica o un curdo.
L’anno scorso ho parlato con un uomo di circa sessant’anni. Aveva visto il film premio Oscar “Moonlight” e per la prima volta nella sua vita era riuscito a comprendere l’amore che due uomini provano l’uno per l’altro. Il film aveva aperto il suo cuore!
È comunemente risaputo che i cittadini olandesi di origine turca e curda non vadano sempre d’accordo. Inoltre, nella comunità turca, ci sono visioni contrastanti riguardo al governo di Ankara. Tuttavia, sono tutti cresciuti guardando i medesimi film e, nonostante le differenze politiche, condividono una stessa cultura. È proprio questa cultura condivisa che cerchiamo di mettere in risalto nel nostro festival turco-curdo. Tuttavia, le sensibilità diverse rimangono e noi ci siamo posti domande come: dovremmo invitare un regista famoso, che si dà il caso che sostenga con fervore Erdogan?
Abbiamo passato molto tempo a pesare le tensioni tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori, tra religiosi e laici mentre sceglievamo i film. Alla fine il festival è stato un enorme successo. Turchi e Curdi di tutte le convinzioni si sono seduti fianco a fianco nei cinema.
Ci sono stati alcuni accesi dibattiti, ma ciò che conta è che la comprensione reciproca sia cresciuta.
Questo dimostra come il cinema possa far crescere l’empatia. Un mondo migliore domani inizia con buona volontà e rispetto oggi.
Il beneficio che un festival come questo può portare alla società è inestimabile, in quanto aiuta a formare connessioni tra individui e culture distinti, ovvero la base per vivere e lavorare insieme a livello locale, nazionale e globale.

Non vedo l'ora che i cinema riaprano!

(Traduzione di Angelica Riva)

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