Anche quest’anno MEDIA Salles dà continuità alla sua indagine sulla presenza dei film italiani nelle sale cinematografiche all’estero.

Ne pubblichiamo i principali risultati sinora disponibili, segnalando come l’ampio numero di contenuti aggiuntivi, soprattutto di carattere culturale, sia dovuto anche alla digitalizzazione della proiezione avvenuta negli ultimi anni.

La grande bellezza del tartufo
di Elisabetta Brunella

Che il 2021 sia stato per il cinema internazionale un altro anno particolare è fuor di dubbio: le sale e gli spettatori hanno dovuto ancora fare i conti con chiusure e restrizioni così come affrontare uscite di titoli sul grande schermo annunciate e rimandate. Col risultato, in Europa, che, se nell’insieme del territorio si può parlare di una ripresa della frequenza, i risultati sono stati più o meno incoraggianti a seconda dei vari mercati. Se guardiamo alla diffusione del cinema italiano in Europa salta all’occhio un’altra particolarità: il 2021 è stato caratterizzato da una significativa presenza di documentari, prodotti o coprodotti dallo Stivale. Le statistiche dettagliate sui titoli più visti in ciascun paese europeo sono ancora in via di completamento, eppure, dai dati finora disponibili, emerge l’affermazione di “The Truffle Hunters”.
Questa coproduzione tra Stati Uniti, Grecia ed Italia racconta la straordinaria quotidianità dei cercatori di tartufi delle Langhe ed il loro rapporto con i cani, veri artefici della scoperta di questi lussuosi oggetti del desiderio a livello mondiale. Così, dopo aver conquistato pubblico e critica in prestigiosi festival statunitensi come Sundance e Telluride, “The Truffle Hunters”, distribuito da Sony Int’l, si è collocato in testa alla classifica dei film italiani nel Regno Unito, mercato decisamente impegnativo per i cosiddetti “specialty movies”. Il documentario, che vede Luca Guadagnino tra i suoi coproduttori, è al primo posto nella top ten italiana anche in Irlanda, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia e nei Paesi Bassi, mentre guadagna la quinta posizione in Estonia e l’ottava in Austria.

Troviamo un altro documentario in vetta alle classifiche: è “Frida. Viva la vida”. Il biopic dedicato alla Kahlo da Giovanni Troilo conquista anche i Paesi Baltici, collocandosi al primo scalino in Lituania, Lettonia ed Estonia, mentre raggiunge il secondo posto in Francia, il terzo nel Regno Unito, il quarto nei Paesi Bassi, il dodicesimo in Ungheria. Il mercato magiaro mostra ancora una volta il suo interesse per le produzioni del Bel Paese.

Se sul podio salgono opere di fiction - “Sul più bello”, “Volevo nascondermi” (primo in Francia) e “La dea fortuna” - a ruota si colloca un art film come “Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza”, a cui si aggiungono “Pompei - Eros e Mito”, “Raffaello - il giovane prodigio”, “Fellini degli Spiriti”, “Maledetto Modigliani”, “Frida. Viva la vida” nonché “Klimt & Schiele - Eros e Psyche”. Tutti distribuiti da Pannonia Entertainment, a riprova di come una tenace casa di distribuzione possa far crescere e nutrire un pubblico di appassionati dell’Italia, del suo cinema e della sua arte.

Analogo è il caso della Repubblica Ceca, dove Aerofilms, principale distributore di produzioni italiane, piazza al primo posto “Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza”, al secondo “Raffaello - il giovane prodigio”, al quinto “Pompei - Eros e Mito”, per parlare giusto dei titoli di maggior successo.

E passando dalle arti figurative alla musica, gli spettatori austriaci portano al secondo posto nella classifica delle produzioni italiane “Paolo Conte, via con me” che vede la partecipazione di uno degli italici mostri sacri più noti al mondo come Roberto Benigni. Il documentario diretto da Giorgio Verdelli si piazza anche all’ottavo posto nei Paesi Bassi e al quindicesimo in Lussemburgo.
E dove alla testa della classifica non arriva un documentario, è probabile che ci sia l’ultimo film di Sorrentino: “È stata la mano di Dio” è primo in Svizzera, secondo in Spagna, nei Paesi Bassi e in Lussemburgo, quarto in Danimarca. Ma anche “Gli anni più belli”: primo in Austria e Romania, secondo in Bulgaria, Estonia e Lituania, terzo in Danimarca, quarto in Serbia.

Oppure dei film che, già presenti nelle top ten del 2020, guadagnano nel 2021 altri mercati, come è avvenuto per “Made in Italy”, primo in Serbia, secondo in Croazia, quinto in Lettonia, sesto in Romania, settimo in Estonia, così come per “Martin Eden”, che giunge secondo nel Regno Unito, terzo in Spagna, quarto in Russia e amplia la sua presenza nei Paesi Baltici collocandosi quarto in Lettonia, oltreché quarto in Romania e quinto in Austria e Bulgaria.

Tra le new entries nelle posizioni più prestigiose compaiono “Lacci”, secondo in Serbia, terzo in Bulgaria, quarto in Svizzera, quinto in Spagna, settimo in Portogallo, nonché “Nowhere special”, secondo in Romania, terzo in Lettonia e Serbia, ottavo in Ungheria.

Tutti film - a parte “Made in Italy” - “firmati” da registi italiani e da produttori italiani, che rientrano nella definizione e nelle statistiche delle opere italiane. Ma può succedere - come è accaduto quest’anno - che la storia percepita come “più italiana”, o almeno “molto italiana”, da pubblico e spettatori porti nomi “esotici” come quelli di Michael Dweck e Gregory Kershaw, i registi di “The Truffle Hunters”. Scombinando, ancora una volta, le carte sull’annosa questione di che cosa faccia veramente la nazionalità di un film …

Questa è una versione aggiornata dell’articolo pubblicato nello speciale Venezia di Cinema & Video Int'l, media partner di MEDIA Salles.


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