Francia: l’impronta del CNC
di Elisabetta Brunella

Sono state circa 300 le imprese d’esercizio francesi che hanno partecipato al sondaggio online lanciato dal CNC - Centre National du Cinéma et de l’Image animée - sulla sostenibilità nell’industria cinematografica.
Le pratiche già adottate o l’intenzione di metterle in atto a breve, le difficoltà più temute, il ruolo che le sale possono giocare nella società in favore della transizione ambientale: queste le aree su cui l’indagine ha voluto far luce.
I risultati mostrano che il 69% degli esercenti intervistati ha negli ultimi anni intrapreso iniziative per diminuire l’impronta dei cinema sull’ambiente: la raccolta differenziata dei rifiuti è la misura più diffusa, seguita dalla limitazione della carta stampata e dall’utilizzo di prodotti biodegradabili per le pulizie. Il 46% dei partecipanti al sondaggio ha espresso la volontà di intraprendere nuove azioni in favore dell’ambiente nei prossimi anni, mentre i fattori ostacolanti sono stati individuati soprattutto nella mancanza di risorse finanziarie - citata dal 77% dei rispondenti -, nella quantità di tempo da dedicare a queste attività e alla gestione degli imprevisti (61%) e nella scarsità di informazioni sull’impatto delle pratiche dell’esercizio sull’ambiente (50%).
Ma al CNC non bastava rilevare questi fattori: per questo ha commissionato ad un’organizzazione specializzata la misurazione del consumo energetico delle sale cinematografiche e la fotografia delle problematiche legate alla gestione dei rifiuti. Con l’obiettivo della definizione di una strategia di efficienza energetica che possa essere adottata dalle imprese di esercizio.

Dopo aver analizzato il bilancio energetico di grandi edifici come scuole ed università, centri sportivi, complessi residenziali o amministrativi, Eneor, società di consulenza ambientale ed ingegneristica fondata in Francia nel 2011, ha dunque esaminato quattordici cinema dalle caratteristiche rappresentative della varietà dell’esercizio francese.
Per quanto riguarda il tipo di proprietà, si tratta di nove imprese indipendenti e di cinque circuiti, appartenenti a due associazioni, due enti pubblici e dieci imprenditori privati.
Per quel che riguarda invece il tipo di struttura, tre monosale, quattro multiplex e sette complessi multischermo, distribuiti in aree diverse del territorio nazionale e costruiti e/o ristrutturati in un arco temporale che va dal 1950 al 2019.
Ne è emersa una forte disparità nel consumo di energia con costi annuali per metro quadrato che vanno da poco più di 5 euro a oltre 35. A pesare sono soprattutto l’area riscaldamento/ventilazione/climatizzazione (68,8% dei costi) e quella proiezione/server/audio. Se in questo campo, l’azione suggerita è una sola - la sostituzione dei proiettori che hanno raggiunto l’obsolescenza con quelli laser - nel primo sono invece indicate una trentina di misure diverse, a cominciare dall’utilizzo di energie rinnovabili. Per quel che riguarda i rifiuti, le soluzioni sono decisamente meno costose e più facili da mettere in pratica, a cominciare dalla formazione del personale delle pulizie ed a una migliore organizzazione degli spazi e degli strumenti per arrivare alla comunicazione che sensibilizzi e coinvolga gli spettatori.

Misure da adottare comunque con una certa urgenza, visto che la legge impone che tutti gli edifici del terziario con una superficie superiore ai 1.000 metri quadrati (tra cui circa 1.000 cinema) riduca il consumo energetico del 40% - rispetto al 2010 - entro il 2030 e del 60% entro il 2050.
I tempi sono stretti - se si pensa anche solo a quanto siano impegnativi gli investimenti necessari per la transizione alla tecnologia di proiezione laser e al fatto che in Francia gli schermi sono oltre 6.000 - ma non mancano gli “eager beavers”, che già si sono proiettati verso il futuro.
Ne sono un esempio, a Rumilly, in Alta Savoia, il complesso “Les lumières de la ville” che, inaugurato nel 2017, è stato ideato come un edificio passivo, e il cinema Loft a Châtellerault. Questo modernissimo complesso di sette schermi utilizza esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili (un mix di eolica, solare e idroelettrica), approvvigionandosi attraverso un gruppo d’acquisto specializzato. Ogni anno esegue il calcolo della sua impronta ecologica e la compensa finanziando la messa a dimora di alberi attraverso l’organizzazione reforestACTION.
A Marsiglia l’Artplexe Canebière, progettato dall’archistar Jean-Michel Wilmotte, ha installato solo proiettori laser, mentre il Ciné Manivel ha sposato la filosofia “chilometro zero” per il suo Ciné Café, che si rifornisce presso produttori locali e garantisce nel menu la presenza di piatti vegetariani e vegani.
Insomma, agli esercenti che hanno manifestato la volontà di impegnarsi per un pianeta migliore non mancano fonti di ispirazione …