Il
terzo circuito francese, CGR, sceglie il digitale per tutte le sue sale
Di Elisabetta Brunella, Segretario Generale di MEDIA
Salles
Mentre a Parigi, sede delle principali
società di esercizio, delle associazioni professionali e del CNC
- Centro Nazionale di Cinematografia, si moltiplicano i tavoli di riflessione,
dalla periferica La Rochelle, in Francia, è giunto, alla fine di
novembre, l’annuncio choc: CGR, il terzo circuito francese, opta per il
digitale al 100% e lo fa appoggiandosi ad un intermediario che applica
il modello VPF.
Così, nel parco sale più vasto d’Europa (circa 5.400 schermi),
che nel “censimento” fatto da MEDIA Salles al giugno 2007 contava solo
41 proiettori digitali, si sono affacciati in un sol colpo quasi 400 schermi
che si votano alla nuova tecnologia
All’inizio di febbraio, a Parigi, l’Idiff – International Digital Film
Forum, ha dato voce ai diversi soggetti e alle diverse posizioni. Nella
tavola rotonda che ha offerto la rara occasione di riunire i presidenti
delle associazioni professionali e il rappresentante del CNC è
emersa la consapevolezza della necessità dell’azione, ma si sono
palesati anche atteggiamenti prudenti, se non addirittura resistenze.
Mentre Carole Scotta, in rappresentanza dei distributori
indipendenti, ha detto :“siamo in ritardo, bisogna agire”, Victor
Hadida della federazione dei distributori ha ribadito che il
digitale resta per i suoi associati una tecnologia che non deve modificare
la relazione esistente tra esercizio e distribuzione.
Per il mantenimento dell’attuale economia del cinema si è pronunciato
anche Jean Labé, presidente della federazione
degli esercenti (FNCF), che ha aggiunto “il vero problema è far
passare tutte le sale al digitale in un lasso di tempo ragionevole. Per
questo la questione delle risorse finanziarie è cruciale”. Quanto
alla disponibilità delle categorie a partecipare ai costi della
transizione, se Labé ha sostenuto che, a prescindere da chi paghi
le attrezzature, gli esercenti troveranno comunque a loro carico altre
spese come l’adeguamento delle cabine o la manutenzione, Hadida non ha
nascosto che tra i distributori non mancano i “refrattari”.
“Se il messaggio – ha commentato il giornalista di “Le Film Français”
Patrick Caradec, moderatore della tavola rotonda – è
che né i distributori né gli esercenti vogliono pagare,
come si finanzierà la transizione digitale?” . “Non saranno – ha
precisato subito Labé - gli spettatori a farlo, così come
non hanno pagato in passato la modernizzazione delle strutture”. E’ chiaro
quindi che per la via francese al digitale l’intervento pubblico riveste
un ruolo essenziale. D’altro canto il CNC, che alla transizione digitale
ha dedicato molte energie (tra cui il Rapporto Goudineau, il tavolo comune
con la tedesca FFA, la costituzione della commissione Lévrier),
è consapevole che le somme in gioco sono incompatibili con le risorse
- e gli impegni già presi – dell’attuale “conto di sostegno”. A
questi messaggi provenienti dal palco hanno reagito, dalla platea, i rappresentanti
delle società che si propongono come intermediari tra distribuzione
e esercizio, i cosiddetti “integrators”. Oltre al rammarico di non essere
stati coinvolti nel tavolo tecnico promosso dal CNC, hanno espresso la
convinzione che le loro formule consentano all’insieme delle sale di passare
al digitale. La parola d’ordine è ancora il VPF, chiave di volta
di sistemi che possono essere “molto flessibili e variabili, a seconda
delle capacità di contribuzione di ciascun soggetto”, secondo Gwendal
Auffret di Arts Alliance Media, e “redistributivi, in modo da
tener conto di sale di tipo molto diverse, fino a coprire il 90% del parco”
secondo Jean Mizrahi di Ymagis. “Che il VPF abbia consentito
il passaggio al digitale di 4.000 schermi negli Stati Uniti è ormai
dimostrato” ha aggiunto il rappresentante di XDC (produttore
di server e fornitore di servizi per il cinema digitale), sottolineando
l’importanza di rivolgersi in Europa a società che conoscano le
caratteristiche dei vari mercati nazionali e regionali. Peraltro i più
forti argomenti a sostegno del ruolo dell’intermediario erano già
emersi in mattinata, dalle parole di Jocelyn Bouyssy
il “self-made man” che ha scalato tutte le tappe della carriera presso
il circuito CGR, da proiezionista a amministratore delegato: “Perché
abbiamo fatto la scelta del digitale? Innanzitutto non volevamo trovarci
in ritardo come ci era successo per le multisale, poi perché crediamo
nel 3D digitale come strumento per far tornare la voglia di cinema ed
infine perché abbiamo trovato un partner molto affidabile come
Arts Alliance Media”. Sui costi di questa operazione con cui CGR ha bruciato
sul tempo i concorrenti (“ci siamo resi conto che non c’erano le condizioni
per partire tutti insieme” – ha spiegato Bouyssy), niente dettagli, ma
un commento eloquente: “con Arts Alliance Media sono arrivato a un superaccordo!
Posso dire di aver trovato il “mio” modello economico!”
<<
|