Digitalizzazione - sfida e minaccia

Al termine della quinta edizione di “DigiTraining Plus 2008”, l’evento formativo della durata di cinque giorni organizzato da MEDIA Salles a Londra, che ha visto 45 partecipanti da 14 paesi diversi, un concetto risultava molto chiaro: il modello economico per la transizione digitale di cinema di (soprattutto) piccole e medie dimensioni in Europa (e probabilmente anche altrove) è ancora lontano, in un orizzonte nebuloso.

Parallelamente al lancio atteso negli Stati Uniti quest’anno e nel 2009, di fatto nulla o molto poco succede in Europa tranne che nel Regno Unito, dove il denaro pubblico (attraverso lo UK Film Council) ha consentito di equipaggiare con proiettori 2K quasi 300 schermi, di ogni dimensione e in località diverse, con Arts Alliance Media come partner tecnico. Tranne la Norvegia, nessun altro paese ha finora dato il via, o quantomeno accennato, a una soluzione simile. La situazione sta causando molto nervosismo e stupore anche perché è difficile capire come il sistema VPF, che ora è operativo negli Stati Uniti, possa essere “trasposto” ai cinema europei di minori dimensioni. Dal punto di vista dei distributori “il gioco non vale la candela”.

Arts Alliance Media prevede che 7.000 schermi si avvarranno del sistema VPF in Europa. E gli altri 20.000 schermi d’Europa? Parte del problema è sicuramente il formato 2K che segue i criteri DCI (le major statunitensi). Uno standard eccellente, sicuramente, che eccede di gran lunga i bisogni del “cinema europeo medio”, con 180 posti e un’ampiezza di schermo di 8 metri. L’aspettativa che le major chiudano un occhio sul requisito del 2K in territori d’Oltreoceano, come l’India e la Cina, è stata liquidata da XDC, Belgio, rappresentata da Fabrice Testa. La previsione di sopravvivenza è dunque più difficile per i cinema che si basano sul prodotto americano.

Anche i cinema d’essai d’Europa sentono qualche brivido. Il presidente della CICAE, Detlef Rossmann, ha espresso le sue preoccupazioni e ha manifestato l’aspettativa per un modello tedesco (un mix di VPF e soldi del Fondo Federale per il Cinema) di cui si è discusso a giugno con ministri e professionisti dell’industria cinematografica. “I 1.300 schermi che fanno parte di grandi catene possono sopravvivere da soli, gli altri 3.500 verranno annientati” è stato il commento di Rossmann, “i piccoli distributori europei non possono pagare lo stesso VPF delle grandi case: pertanto i loro film non verranno proiettati. Un VPF diversificato potrebbe essere la risposta, oppure una cifra fissa su ogni biglietto”. Nessuna grande catena ha ancora investito nel digitale in Germania.

Durante il corso sono stati presentati e discussi in abbondanza i “contenuti alternativi”. Sembra che sia l’Opera il pezzo forte di molti cinema britannici dotati di proiettori 2K. Grandi e piccoli. Le trasmissioni in diretta dal Metropolitan o le riprese di opere della Scala hanno avuto molto successo, nonostante un prezzo relativamente elevato di circa 20 sterline. In una località molto piccola del Kent, Hawkhurst, un piccolo cinema (92 posti) è stato creato nel vecchio centro culturale e sta facendo grandi affari come cinema 100% digitale. Grazie ai contenuti alternativi, a film in prima visione, alla flessibilità e alla varietà, il primo cinema in assoluto di questa piccola cittadina sta prosperando.

Il messaggio è chiaro: risolvete il problema finanziario e il futuro sarà brillante. Un rappresentante di una importante catena scandinava ha espresso così la sua visione: “I grandi possono badare a se stessi, i piccoli, lontani dalle città, saranno supportati dai governi locali o dallo Stato, per motivi culturali, mentre quelli nel mezzo, che non hanno un profilo particolare o solidità finanziaria, saranno lasciati al freddo.

Jens Rykaer
Presidente di MEDIA Salles

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