Distributori ed esercenti italiani dialogano sul digitale

L’Anec ha organizzato a Roma, l’8 luglio, una Giornata Professionale tutta concentrata sul cinema digitale e 3D. Una formula che si è guadagnata un elevato numero di partecipanti, sul fronte dell’esercizio e su quello della distribuzione. Ne parliamo con Paolo Protti, Presidente dell’Anec, al quale chiediamo innanzitutto una valutazione.

Dopo una riunione a carattere ristretto, questa è stata la prima volta in cui ci siamo incontrati tra esercenti e distributori in un contesto pubblico a parlare di transizione al digitale. Il clou della Giornata è stato sicuramente sentire quattro distributori, in rappresentanza sia di majors sia di imprese italiane, esporre il loro approccio al digitale. Ma vorrei sottolineare l’importanza dell’intenso dialogo di cui sono stati protagonisti non solo i relatori, ma i tanti esercenti e distributori seduti in platea. Professionalità e sincero intento di capire come collaborare e come fare un passo avanti insieme hanno segnato lo stile della Giornata.

Che messaggi sono emersi dalla distribuzione?
Innanzitutto la disponibilità a contribuire alle spese di adeguamento tecnologico delle sale, riconoscendo la necessità di riequilibrare una situazione che vede i risparmi sul lato della distribuzione e i costi sul fronte dell’esercizio.
Le modalità con cui si arriverà a questo obiettivo sono ancora da definire: i rappresentanti delle majors non hanno nascosto una propensione per il modello VPF, che implica il forte coinvolgimento dei cosiddetti “integrators”, anche se hanno dato disponibilità ad immaginare accordi con altri interlocutori, riuniti per esempio in gruppi d’acquisto, pur sempre prendendo come riferimento il VPF. Da O1 e Filmauro sono giunti segnali di apertura per l’individuazione di una “via italiana” alla transizione digitale.
E’ chiaro che la mossa successiva dovrà essere la messa a punto di un modello tecnico.

I vari interventi di rappresentanti dell’esercizio hanno rivelato sia un atteggiamento propositivo sia delle riserve, legate soprattutto al timore che l’impossibilità di accedere alla tecnologia digitale emargini le sale commercialmente meno competitive o periferiche. Qual è la posizione dell’Associazione rispetto a queste situazioni?
L’Associazione è chiaramente impegnata a far sì che la transizione digitale avvenga nel modo più omgeneo possibile, anche se non possiamo ignorare le dinamiche di mercato. Dobbiamo essere coscienti – e i distributori l’hanno ribadito più volte - che la digitalizzazione non realizzerà il sogno di rendere disponibili tutti i film per tutti gli schermi. La trattativa commerciale tra distribuzione ed esercizio avverrà secondo le consuetudini: anche per questo, i distributori hanno detto più volte che il meccanismo di compartecipazione alle spese di adeguamento delle sale resterà del tutto separato dalla negoziazione del canone di noleggio. Da parte nostra vediamo di buon occhio le iniziative – come quella espressa nella lettera di intenti firmata da 19 esercenti per un totale di 340 schermi e destinata probabilmente ad attirare nuovi partner – che puntano sull’aggregazione e sulle sinergie. E’ innegabile che il passaggio al digitale è una cosa seria se coinvolge grandi numeri.

Elisabetta Brunella

Questo testo è un estratto dell’intervista a Paolo Protti pubblicata sul Giornale dello Spettacolo del 18 luglio 2008.

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