Gli schermi digitali crescono in tutta Europa
Sono cresciuti del 71% in 12 mesi gli schermi digitali in Europa: questi
gli ultimissimi dati pubblicati da MEDIA Salles che ha fotografato la
situazione al primo gennaio 2009. L’analisi, presentata al Festival
di Cannes nel corso del seminario dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo,
di cui MEDIA Salles è diventata lo scorso anno il fornitore di
statistiche sulle nuove tecnologie, mostra che i proiettori DLP Cinema
o Sony 4K sono passati da 897 a 1.535. Il numero di cinema dotati di
almeno uno schermo digitale è salito a 821, incrementandosi del
49% rispetto a dodici mesi prima. Il fatto che ogni sito disponga in
media di 1,9 schermi digitali, rispetto al precedente 1,6, conferma
che gli esercenti tendono in maniera crescente a convertire alla nuova
tecnologia più di uno schermo per cinema, allo scopo sia di offrire
la presentazione in digitale lungo l’intero ciclo di vita commerciale
di un film sia di ottenere una maggiore flessibilità di fronte
ai cambiamenti della domanda.
Il 2008 ha visto aumentare non solo le installazioni digitali, ma anche
i territori in cui la nuova tecnologia di proiezione ha fatto capolino:
con le matricole – Estonia, Croazia, Lettonia, Malta e Romania – essi
sono saliti a 30. Se dell’intero parco sale europeo si può dire
che poco meno del 5% sia stato convertito al digitale, bisogna ribadire
che anche in questo campo ciascun mercato procede con ritmi propri.
In termini assoluti è sempre il Regno Unito a “guidare la classifica”
con 303 schermi dislocati soprattutto all’interno del Digital Screen
Network, la prima iniziativa pubblica in Europa a supporto della conversione
al digitale dei cinema varata nel 2005. A causa, però, della
mancanza di ulteriori finanziamenti pubblici, la crescita degli schermi
si è rallentata, al punto che le nuove installazioni del 2008
sono state solamente 19. Al contrario, la Francia sta rapidamente colmando
la distanza col Regno Unito, avendo quasi quadruplicato i suoi schermi
digitali, che salgono a quota 253 rispetto ai 66 dell’anno prima. Questa
crescita è dovuta principalmente a CGR, la terza società
d’esercizio in Francia, che ha dato il via alla conversione dei suoi
circa 400 schermi sulla base di un accordo VPF firmato con Arts Alliance
Media. La Francia ha anche superato la Germania che, dopo aver ideato,
per finanziare la conversione al digitale, il progetto chiamato “modello
100” , sta vivendo ora una “pausa di riflessione”. Ne è prova
il fatto che nel 2008 le sale digitali siano aumentate di sole 10 unità,
portandosi a 162. Un maggior dinamismo è emerso in una serie
di territori dalle caratteristiche peraltro diverse: si tratta infatti
sia di mercati che già disponevano di una base digitale significativa
rispetto al numero totale degli schermi, ovvero superiore alla media
europea, sia di paesi che, sempre in riferimento all’ampiezza del parco,
risultavano, fino all’inizio del 2008, scarsamente interessati alle
nuove tecnologie. Al primo gruppo appartengono l’Austria, passata da
35 a 84 unità, il Lussemburgo (da 13 a 21), i Paesi Bassi (da
34 a 56), la Norvegia (da 35 a 48) e l’Islanda (da 3 a 7). Nel secondo
si collocano la Svizzera (da 16 a 28) e, a maggior ragione, l’Italia,
che nel corso del 2008 ha più che raddoppiato la sua dotazione
digitale (da 38 a 80 unità) nonché i paesi che triplicano,
come il Portogallo (da 14 a 44) e la Federazione Russa (da 31 a 90),
o quadruplicano, come la Bulgaria (da 4 a 17), o addirittura sestuplicano,
come la Polonia (da 8 a 53), i loro schermi digitali. Tra le “new entries”
spicca la Romania, che da zero passa di colpo a 14 proiettori digitali.
Da questa attività risulta che sono ormai 7 i paesi che vantano
una densità di schermi digitali superiore al 10%, con due territori,
Belgio (18,8%) e, soprattutto, Lussemburgo (75%) che si staccano nettamente
dalla media europea, principalmente per iniziativa, rispettivamente,
di Utopolis e di Kinepolis, società che da tempo hanno fatto
l’opzione digitale. Per quanto riguarda il modello economico utilizzato
per finanziare la transizione, l’Europa continua a percorrere una sua
strada, che fa ricorso soprattutto a risorse proprie delle società
di esercizio, talora integrate da finanziamenti pubblici. A motivare
l’investimento privato nelle nuove tecnologie è soprattutto il
potenziale di sviluppo della domanda che l’industria cinematografica
vede nei film 3D. Lo confermano i dati dei primi mesi del 2009, quando,
per l’uscita su scala mondiale di titoli come Bolt, Viaggio al centro
della Terra e Mostri contro Alieni, si è verificata una nuova
ondata di installazioni di schermi digitali, al cui ammortamento si
ritiene debba concorrere il sovrapprezzo che il pubblico è disposto
a pagare per questo prodotto innovativo. Il modello economico che va
sotto il nome di VPF, la cui diffusa adozione è stato uno dei
motori della prima fase della digitalizzazione su larga scala negli
Stati Uniti, ha peraltro iniziato ad avere i suoi adepti anche in Europa:
oltre alla già citata CGR, anche Cineplexx Kinobetriebe in Austria
e ZON Lusomundo in Portogallo hanno annunciato nel 2008 la firma di
contratti che prevedono l’intervento della figura del cosiddetto “integrator”.
In sintesi, “adelante, con juicio”: l’Europa avanza nella transizione
al digitale, ma senza correre.
Elisabetta Brunella
La situazione dei cinema e degli schermi digitali
in Europa aggiornata al 1° gennaio 2009 è disponibile sul
sito di MEDIA Salles, nella sezione “Cinema digitale: Focus on Europe”
dello “European Cinema Yearbook – 2008 final edition”.
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qui per visitarlo
Questo articolo è stato pubblicato nel “Giornale
dello Spettacolo” n. 11, del 5 giugno 2009.
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