Tutti diversi, tutti digitali
a cura di Elisabetta Brunella

Questa rubrica ospita ritratti di cinema d’Europa e del resto del mondo assai diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di aver adottato la proiezione digitale.

Icon Theatre

C’era una volta, negli Stati Uniti, Kerasotes, catena cinematografica forte di 957 schermi. Nel 2010 la società, fondata in Illinois nel 1909 da un immigrato di origine greca, è stata acquisita da AMC, il numero due del mercato delle sale negli USA. Ma i discendenti di Gus Kerasotes che, aprendo un nickelodeon, pose la prima pietra di quello che sarebbe diventato il sesto gruppo cinematografico statunitense, dopo aver firmato un contratto da 275 milioni di dollari, non hanno abbandonato il business di tradizione familiare.
Oggi il loro nome è associato a una catena di sale, limitate come numero, ma fortemente innovative. Il loro Icon Showplace ha per esempio già rivoluzionato l’offerta cinematografica del centro di Chicago, inserendosi nel processo che mira a riportare cittadini con buona disponibilità economica a scegliere casa in zone tradizionalmente riservate ad uffici, aziende o istituzioni scolastiche. Così nel nuovo Roosevelt Place, al margine sud del Loop, cuore commerciale della Città, hanno trovato posto alla fine del 2009 i 16 schermi dell’Icon. Con questo multiplex urbano di lusso anche negli Stati Uniti, dove il cinema è un divertimento prevalentemente popolare e “formato famiglia”, è arrivato il concetto della “sala vip”. Sip, savour, see - sorseggia, gusta e vedi – è la promessa che l’Icon fa ai suoi clienti. Gli elementi chiave sono il design alla moda – che cerca di tagliare i ponti col kitsch dei multiplex “made in Usa” e imita semmai i ristoranti trendy, di gusto più europeo -, una tecnologia e un comfort di avanguardia finalizzati a un pubblico di adulti e, soprattutto, la presenza di quello che si chiama innocentemente “lobby lounge”, ma che è di fatto un bar con bevande alcoliche, cosa decisamente insolita nei cinema americani.
Chi entra nell’Icon trova così al primo piano uno spazio aperto a tutti e, al secondo, un’area rigorosamente accessibile solo ai maggiori di 21 anni. Accolti da personale tanto professionale e sorridente quanto inflessibile sui limiti d’età, gli spettatori, dopo aver oltrepassato una fiammante Cinquecento del vecchio tipo, possono sedersi attorno al bancone o a uno dei tavoli con vista sui più bei grattacieli di Chicago per ordinare leccornie dal gusto mediterraneo e una vasta gamma di alcolici, dalle birre – almeno 15 - sino ai cocktails più sofisticati. Ma le creazioni del barman e del cuoco, che firma “panini” e mini filetti di angus beef, possono essere anche portate in sala. Qui gli spettatori +21, passando per un accesso riservato, troveranno i posti, che avranno scelto in anticipo, in una sezione dedicata specificamente a loro – una sorta di galleria accuratamente separata dal resto del pubblico. Vedranno il film – sicuramente un blockbuster dei più nuovi, proiettato con tecnologia esclusivamente digitale - sprofondati in poltrone dall’ampiezza e dal comfort speciali. Su un apposito tavolino potranno collocare il loro mix di salumi e formaggi italiani, un bicchiere di vino, un succulento dessert. La spesa? Per un sabato sera, contare 17,50 dollari per il biglietto vip - che diventano 20 se il film è in 3D - 8 per pane, mortadella e gorgonzola (a Milano ricorda la colazione dei muratori in cantiere, a Chicago è una creazione del food designer), 6 per un bicchiere di Prosecco, 6 per una fetta di cheesecake al cioccolato bianco. Però il parcheggio è gratis e, con i prezzi che corrono nella Windy City, questo è un vantaggio che la maggior parte dei clienti dell’Icon sottolinea con convinzione. Clienti soddisfatti, se su 227 “reviews” riportate da un sito come Yelp, 150 attribuiscono all’Icon Showplace 4 stelle oppure 5, cioè il massimo. Le obiezioni? L’Icon in versione “vip” è piuttosto caro, ma chi è attento alla spesa può sempre ripiegare sul popcorn (particolarmente consigliata la versione “bacon”) e godersi il già citato parcheggio gratis e le ideali condizioni di visione. In fin dei conti, quello che dovrebbe contare di più in un cinema – immagine e suono impeccabili – sono gli stessi, per vip e non vip.

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