FOCUS ON ITALY: le sfide
del digitale per l’industria cinematografica italiana. 1.000 schermi passati
alle nuove tecnologie, 2.500 ancora da digitalizzare
Tra fine ottobre e i primi di novembre nell’ambito
di Eurovisioni e poi del Festival di Roma si sono tenuti in Italia più
convegni sulla digitalizzazione delle sale.
In questi incontri sono state presentate alcune anticipazioni di un interessantissimo
studio realizzato da MEDIA Salles e dall’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo
dal titolo “The European Digital Cinema Report” che analizza i costi e
i benefici di tale trasformazione tecnologica e l’andamento del roll-out
nei paesi europei.
In particolare è stato evidenziato che il passaggio al digitale
è molto oneroso e può comportare un costo anche 3 o 4 volte
superiore ai tradizionali impianti 35 mm.
Dal dibattito tra i numerosi e autorevoli esponenti dell’industria cinematografica
presenti e dai dati forniti dagli analisti dell’Osservatorio Europeo dell’
Audiovisivo è emerso che, benché la digitalizzazione rappresenti
una grande opportunità per l’industria cinematografica considerata
nel suo complesso, notevoli problemi di natura finanziaria ed economica
non consentono attualmente ai piccoli e medi esercizi di procedere alla
digitalizzazione delle proprie sale. In Italia, per tale ragione, sono
circa 2.500 gli schermi non ancora digitalizzati.
Da più parti si è fatto notare che per tali imprese - a
fronte del notevole impegno finanziario richiesto dall’investimento e
dai maggiori oneri di gestione, di manutenzione e di ammortamento - non
sembrano sussistere, allo stato, nemmeno sotto il profilo di una riduzione
del costo del lavoro, apprezzabili utilità che rendano conveniente
e accessibile tale investimento.
Il Direttore Generale per il Cinema presso il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali Nicola Borrelli ha rilevato con estrema preoccupazione
che l’Italia è uno dei grandi mercati europei a più basso
tasso di penetrazione digitale e che nel 2011 sono stati installati pochissimi
nuovi impianti.
Possiamo quindi dire che il roll-out digitale in Italia è praticamente
fermo.
Se questa situazione non sarà affrontata rapidamente, si rischierà
di assistere alla chiusura di moltissime sale tradizionali, ad un drastico
ridimensionamento del mercato e ad una conseguente crisi per la produzione
nazionale i cui film vengono programmati prevalentemente in tale tipologia
di sale.
Occorre pertanto al più presto, nell’interesse dell’intera industria
cinematografica, rimuovere gli ostacoli che oggi si frappongono all’adozione
del digitale da parte del piccolo e medio esercizio.
Ciò vuol dire facilitare gli investimenti sia trovando una formula
che consenta alle sale medio-picole di effettivamente fruire del credito
d’imposta, sia prevedendo ulteriori specifici incentivi per tale tipologia
di sale.
Sempre a tal fine occorre rivedere l’accordo firmato da esercenti e distributori
in modo da consentire a tutti l’utilizzo del VPF attualmente di fatto
difficilmente utilizzabili da sale medio-piccole.
Ma tutto ciò non basta se contemporaneamente non si offra, visto
che i maggiori incassi del 3D stanno venendo meno, una qualche prospettiva
di concreta utilità che giustifichi l’investimento.
Sotto tale aspetto, è indispensabile ottenere che la distribuzione,
anche nel suo stesso interesse, consenta la cosiddetta “multiprogrammazione“
delle sale, cioè la possibilità di proiettare nella stessa
giornata film diversi nelle varie fasce orarie con conseguente aumento
del numero degli spettatori e quindi degli incassi.
Luigi Grispello
Vicepresidente ANEC
Vicepresidente MEDIA Salles
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