WOMEN IN DIGITAL CINEMA
Isabel García
Acec (Area Catalana d’Exhibició Cinematogràfica)

Lavoro per l’ACEC (Area Catalana d’Exhibició Cinematogràfica) dal 1999.
Faccio parte del team che si occupa della programmazione degli schermi della catena con base in Spagna. Sono anche membro della Commissione per la Proprietà Intellettuale della FECE, l’associazione degli esercenti cinematografici spagnoli.
Collaboro alla programmazione di FECINEMA, un Festival che si svolge annualmente a Manresa (Barcellona).

Il mio punto di vista sul cinema digitale è che sia una realtà e che abbia raggiunto un punto di non ritorno. Ora che il passo è stato fatto, dobbiamo concentrarci sui molti vantaggi, lasciando da parte i piccoli svantaggi che dobbiamo accettare.

Non possiamo negare che l’industria del cinema sia rimasta legata alle sue dinamiche tradizionali e consolidate anche per troppo tempo, se la confrontiamo con altri settori. Questo è il motivo per cui molti sono spaventati dal mondo digitale. Siamo consapevoli del fatto che in generale le attrezzature abbiano un periodo di vita piuttosto breve: una tecnologia è già obsoleta nel momento stesso in cui viene installata.

Devo anche aggiungere che, nel momento di crisi che il settore sta vivendo a causa di diverse minacce, in particolare, e allo stato di crisi mondiale, in generale, l’investimento richiesto è un fattore di preoccupazione. Per non parlare dei nuovi operatori che sono sorti, gli integratori. Essi da una parte si presentano come una risorsa, ma, dall’altra, hanno creato un’allarmante dipendenza.

Ma concentriamoci sui vantaggi. Dal punto di vista della programmazione – la parte che meglio conosco del business – la digitalizzazione porta molti vantaggi che accompagnano un cambiamento nella mentalità dell’esercente e ovviamente anche nel distributore.

Prima di tutto, il più facile accesso alle copie. L’iniziale promessa secondo cui tutti i cinema che si avvalessero di un installatore avrebbero avuto le copie desiderate non ha senso perché questo non costituirebbe un cambiamento nel modello di business ma, semmai, un modo per distruggerlo. Tuttavia, è una realtà che la convenienza economica delle copie sul lungo periodo – ad oggi in realtà il VPF accresce il prezzo della copia al distributore – permetterà di raggiungere più cinema.

Soprattutto, la programmazione può essere migliorata quanto alla versatilità: l’occasione di avere più di un film disponibile in diverse versioni; i contenuti alternativi che offrono vantaggi: un’offerta diversificata di eventi che non solo arricchisce la programmazione ma può anche eliminare molti tempi morti nel cinema; l’occasione di proporre doppie programmazioni riscoprendo vecchie versioni (il ruolo del dipartimento marketing è anch’esso molto importante quando si tratta di creare eventi eccezionali). È un buon momento per recuperare i diritti d’autore di molti vecchi titoli che possono trovare il loro spazio con copie non troppo costose e soprattutto in buone condizioni.

Ovviamente, i vantaggi non toccano solo il piano della programmazione. I vantaggi nella logistica e nella qualità delle copie sono un altro fattore che merita attenzione: un hard disk con KDM è infinitamente più funzionale delle vecchie copie 35mm, per non parlare dei miglioramenti a venire, come lo smart jog, che lo valorizzeranno ancora di più nel futuro.
Peraltro, anche l’immaterialità del prodotto è da prendere in considerazione, cosa che ci rende molto più dipendenti dal supporto tecnico, che non è fisicamente disponibile nei cinema. Comunque, questi tipi di servizio stanno migliorando a passi da gigante.

C’è poi la questione della qualità dell’immagine: anche se questa non può essere immediatamente apprezzata dallo spettatore, a lungo andare sarà chiaro che la qualità offerta è di gran lunga superiore.

Tuttavia, insisto che ci deve essere uno sforzo di squadra tra proprietari di schermi e distributori. Credo, infatti, che, benché la digitalizzazione significhi un sostanziale miglioramento nella qualità dei servizi offerti e sia un passo necessario da intraprendere per il settore, non possiamo dimenticare che la nostra principale preoccupazione sarà sempre avere un pubblico che ama andare al cinema come attività sociale.

Formazione

Dopo una laurea in Legge ed un’altra in Storia dell’Arte (Universitat de Barcelona), ho frequentato l’Università Paul Valéry di Montpellier per un progetto Erasmus. Ho conseguito un diploma post-laurea in Management delle Istituzioni, Imprese e Piattaforme Culturali (Universitat Pompeu Fabra).
Ho quindi seguito i moduli di specializzazione in Proprietà Intellettuale, Regolamentazione dell’Audiovisivo, Difesa della Concorrenza e Concorrenza Sleale, organizzati dalla Università ESADE.

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