Digitalizzazione e qualità per le sale italiane – intervista ad Angelo D’Alessio (SMPTE)

Al primo gennaio 2012, gli schermi digitali In Italia erano ormai 1.485 con un tasso di penetrazione pari a circa il 39% sul totale degli schermi.

Sebbene al di sotto della media europea (il 52% degli schermi totali sono ormai dotati di tecnologia digitale), il processo di digitalizzazione avanza anche in Italia. Ne parliamo con Angelo D’Alessio (SMPTE).

Gli schermi digitali in Italia sono diventati 1.485, una crescita del 62,8% rispetto al 1°.1.2011. Qual è il suo primo commento?

Il dato in quanto numero è positivo.
La digitalizzazione delle sale deve però lasciare la fase di “Fare le cose in fretta” e entrare nella fase di “Fare le cose bene”.

Quale consiglio può dare alle sale italiane già digitalizzate o in procinto di esserlo, perché la conversione alla nuova tecnologia risponda ai criteri di “alta qualità”?

La digitalizzazione ormai non è più di per sé un valore aggiunto per il pubblico.
La proiezione D-Cinema è ora cosa normalissima e gli spettatori non vanno al cinema per la tecnologia digitale. Invece bisogna capire le esigenze di “Audio-Picture Experience” degli spettatori – che io chiamo “APE” – e offrire risposte adeguate.
Quante sale hanno la diffusione sonora 7.1, che è il minimo per poter raggiungere un livello medio di esperienza sonora?
Quante sale proiettano DCP a luminosità di 14fl?
Quante sale proiettano DCP 3D Stereoscopici a luminosità almeno di 5 fl? Oggi poi si chiedono almeno 8fl!
Quante sale proiettano la pubblicità alla stessa qualità del DCP del film in programma, invece di usare un proiettore di bassa qualità?

Questi sono alcuni degli elementi cruciali per decidere della qualità della “Audio-Picture experience”. Se non vogliamo che gli spettatori si allontanino dal grande schermo per rivolgersi all’home cinema o ad altre forme di fruizione, la parola chiave è una sola: qualità.

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