WOMEN IN DIGITAL CINEMA
Ann Overbergh, BAM-Art

Se l’avidità è un peccato capitale, sicuramente non conta quando il suo oggetto può essere condiviso tra molti. Io stessa sono colpevole di non saper scegliere tra le passioni culturali.

Il mio primo amore è stato la musica: ho infatti iniziato la mia carriera lavorando per un festival di musica sperimentale. Dopo il passaggio al teatro, al musical e all’opera e dopo aver fatto del volontariato per i club musicali e i cinema d’essai, negli ultimi quattro anni ho lavorato per BAM Art.

BAM Art è l’organizzazione fiamminga di riferimento per il settore delle arti visive e audiovisive e per il cinema. Aiutiamo i professionisti (esercenti, distributori, educatori…) diffondendo informazioni e conoscenza: newsletter, conferenze, seminari, formazione individuale, etc.

BAM Art si è impegnato nel progettare la complessa transizione alla tecnologia digitale per I cinema più piccoli e per gli esercenti commercialmente meno competitivi nelle Fiandre. Abbiamo assunto Sophie De Vinck, esperta in questo campo, che ci ha assistito nella stipulazione di accordi migliori, pur conservando la diversità culturale degli schermi fiamminghi.

Pur offrendo grandi opportunità – l’alta qualità di immagine e suono, la possibilità di una maggiore diversità e flessibilità – la digitalizzazione comportava anche considerevoli rischi: il più importante è il condizionamento della libertà di scelta dei nostri esercenti nella programmazione. Siamo orgogliosi del fatto che, con l’aiuto del Ministero della Cultura Fiammingo, siamo riusciti ad aiutare quasi tutti i nostri esercizi cinematografici caratterizzati dal ruolo culturale a passare alla tecnologia digitale.

Tuttavia, il cinema digitale è molto di più che la pura tecnologia 2K. Esso implica infatti la convergenza di diversi media e circuiti di distribuzione per i contenuti digitali. Inoltre, esso prepara la strada per interessanti progetti trans-mediali: storie sul grande schermo o in televisione, online, in versione video-game, che coinvolgono interattivamente il pubblico sui social media e che creano nuovi formati per schermi diversi.

Il digitale implica un cinema basato sull’evento: concerti, dibattiti, pièces teatrali, discussioni interattive dopo lo spettacolo con gli artisti, la proiezione di contenuti in streaming e così via. La digitalizzazione comporta inoltre nuovi modi di produrre e distribuire.

Convinta che l’Europa non debba aver paura di guardare ad altre parti del mondo per trarne ispirazione, due anni fa ho cominciato a seguire sviluppi simili in Africa. Ora sto lavorando a un dottorato sui nuovi media, le nuove tecnologie e il loro impatto sulla produzione e la distribuzione di contenuti creativi audiovisivi nell’Africa dell’Est.

La maggiore concentrazione sui contenuti destinati ai cellulari in queste zone, in particolare, potrebbe essere di ispirazione per la creatività europea.

Brevi serie per il piccolo schermo, film d’animazione, piattaforme interattive per condividere musica e poesia, show “amatoriali” condivisi tramite attraverso i cellulari…

Dopotutto, senza il racconto creativa la tecnologia è soltanto un guscio.

È molto bello vedere un bacino sempre crescente di talento creativo fare uso di tecnologia innovativa per produrre una miriade di nuove ed eccitanti storie da gustare.

 

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