Multiprogrammazione: una pratica consolidata per alcuni, un'innovazione portata dal digitale per altri
di Elisabetta Brunella

Gli Italiani la chiamano "multiprogrammazione", praticamente come i Francesi, ma mentre nello Stivale questa è una pratica decisamente nuova, nell'Esagono la "multiprogrammation" è una consuetudine di lunga data.
"Con l'avvento del digitale" - ci dice Christiane Reynaud, esercente indipendente nell'Île de France, - mostrare più titoli su uno stesso schermo è diventato molto più semplice. Oggi proiettare il medesimo film, doppiato per i bambini e in versione originale con i sottotitoli agli adolescenti, è facilissimo: utilizziamo un unico DCP, ma scegliamo per ogni spettacolo il canale audio che desideriamo. Ovviamente è anche più agevole alternare titoli del tutto diversi in una stessa sala. Nel nostro complesso di Fontainebleau - l'Ermitage - , aperto dalle quattordici a mezzanotte, con 5 schermi riusciamo a proporre anche 15 titoli per settimana!"
Nei cinema gestiti dalla Signora Reynaud e dalle sue figlie, alcuni film possono passare anche una sola volta, come nel caso del "Cinégoûter" proposto a Chartres, cioè la proiezione domenicale per bambini e ragazzi abbinata alla merenda, oppure delle anteprime, un privilegio che l'Ermitage, cinema particolarmente attento ai film di qualità e alle opere sperimentali, propone spesso ai suoi clienti.
Altri titoli ricorrono molto più spesso: i distributori, quando un film di grande richiamo esce a Fontainebleau in contemporanea con Parigi, richiedono almeno tre spettacoli giornalieri, se non addirittura quattro, anche se magari la produzione si rivolge soprattutto a bambini ed adolescenti e non sarebbe particolarmente indicata per il secondo spettacolo serale.
Praticare "l'arte" della multiprogrammazione significa anche abituare il pubblico ad orientarsi in un "palinsesto" molto più articolato di quello attualmente in uso nelle sale italiane: per questo gli strumenti di comunicazione diventano essenziali. L'Ermitage usa un mix di "antico e moderno": un classico volantino su carta con il programma della settimana a cui si aggiungono l'immancabile sito web e, addirittura, un'app scaricabile sugli smartphones.
Che la multiprogrammazione non possa essere intesa come la licenza per l'esercente di diminuire il numero delle proiezioni di un film che "non va", ma che richieda una grande capacità di pianificazione lo dimostra proprio bene l'esempio tedesco. In Germania la pratica dello "Schienenspiel" , cioè la programmazione per fasce orarie, si è diffusa moltissimi anni fa, innanzitutto nelle sale con un solo schermo quindi nei complessi fino a tre sale, cioè in quei cinema che altrimenti non riuscirebbero a proporre se non una frazione dei film che escono nei dodici mesi. In questo modo riescono invece a programmare anche un paio di centinaia di nuovi titoli.
Nel settore d'essai tedesco questa formula è pane quotidiano, anche perché oltre il 60% dei cinema che aderiscono all'associazione della categoria hanno un solo schermo e praticamente da sempre sono caratterizzati dal fatto di proporre un programma addirittura mensile. Non a caso dunque si chiamano "Programmkinos" ed arrivano a proiettare anche 4 titoli ogni giorno con un solo schermo.
Un esempio illustre di questa tipologia di sale lo offre il Kant di Berlino, nel quartiere di Charlottenburg. Aperto nel 1912, dotato di cinque schermi, in questa prima settimana di dicembre, propone 9 titoli, che spaziano da "Giovane e Bella" al film d'animazione "Das kleine Gespenst", passando per "The Lunchbox" e "Two mothers".
Come è emerso anche al Ciné di Riccione, la multiprogrammazione, che si sta affacciando pure in Italia, deve essere intesa, da esercenti e distributori, come un'opportunità per intercettare con maggior precisione gli spettatori più interessati a vedere un certo film. Conoscere le diverse tipologie di pubblico significa anche conoscerne le abitudini. "Chi meglio dell'esercente può sapere quando proporre un certo film?" ha detto Elise Brandt, esercente finlandese, nel suo apprezzatissimo videocollegamento con i colleghi italiani riuniti lo scorso luglio a Ciné.
Ed ha continuato "Per fortuna qui i distributori hanno fiducia nella nostra conoscenza del mercato e delle esigenze degli spettatori. Francamente non riesco ad immaginare un distributore che imponga su uno schermo, per un'intera settimana o più, un unico titolo."
Le esperienze di chi la multiprogrammazione la pratica da anni - addirittura da decenni - mostrano dunque che la fiducia tra esercente e distributore è un requisito essenziale, così come un'elevata capacità di pianificazione - per costruire "programmi" settimanali variegati e attraenti per pubblici diversi - e una buona strategia di comunicazione con gli spettatori.

Questo testo costituisce la versione aggiornata dell'articolo pubblicato sul "Giornale dello Spettacolo" n° 5, agosto-settembre 2013.

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