INTRODUZIONE
"La bibliografia delle dissertazioni e degli studi sull'Amleto formerebbe
un volume grosso il doppio dell'elenco telefonico di Varsavia." Questo
è quel che afferma Jan Kott nel volume Shakespeare nostro contemporaneo
e l'asserzione si potrebbe estendere anche ad altri testi dell'Autore di
Stratford. Chi si appresta a proporre un percorso all'interno della considerevole
filmografia relativa alle opere cinematografiche ispirate ai suoi lavori
deve tenere conto del dato ed evidenziare, per il lettore delle schede
di analisi, le scelte compiute.
Gli estensori di questo catalogo e coloro i quali hanno effettuato
la selezione hanno dovuto innanzitutto tenere conto della disponibilità
delle copie in pellicola. Pertanto nelle omissioni non rientrano solo i
film ritenuti 'minori', ma anche opere importanti di cui o non esistono
più i diritti di proiezione in Italia oppure le cui copie sono troppo
usurate per poter essere proiettate con risultati qualitativi soddisfacenti.
Nel momento in cui si è deciso come procedere nella elaborazione
delle schede si è scelto, innanzitutto, di conservare il taglio
specifico di analisi dal punto di vista cinematografico. Gli autori, tenendo
conto del testo citato nelle prime righe, non si arrogano il credito
(che risulterebbe millantato) di proporre letture o enucleare percorsi
di analisi sull'opera shakespeariana che altri e ben più qualificati
interpreti hanno già sviluppato.
"Shakespeare sopporta tutto" si diceva nel vecchio musical 'made
in Usa' Kiss Me Kate, rilettura molto rimaneggiata de La bisbetica domata.
Ha sopportato quindi anche interpretazioni cinematografiche realizzate
con i 'i punti di vista' più diversi. Le schede intendono mettere
in luce pertanto le scelte che sceneggiatori e registi hanno effettuato
sul testo dal punto di vista letterario e l'utilizzazione degli 'specifici'
del cinema in ogni singolo caso.
Come scrive Guido Fink in "Shakespeare sullo schermo: 'un simile
oggetto non esiste'" nel volume "Mettere in scena Shakespeare", edito da
Pratiche Editrice nel 1987 "Il contributo della fantasia (...) non può
che essere individuale, difficilmente sopporta una versione visiva o tradotta
in termini 'oggettivi' e immutabili." Più avanti aggiunge: "Non
si può fare a meno di tradurre Shakespeare (sullo schermo o altrove),
e al tempo stesso tradurre Shakespeare non si può" per la complessità
dei significati che il suo scrivere implica. Queste schede non implicano
quindi giudizi di merito ma si limitano a voler fornire un materiale che
funga da stimolo e approfondimento per docenti e studenti.