LA PRODUZIONE ITALIANA DALL’EUROPA ALLA
CINA Da Il Ladro di Bambini a Le Chiavi di Casa – che, dopo i successi europei, è approdato già nelle sale di Messico, Argentina e che, a dicembre, uscirà in Colombia – i film di Gianni Amelio hanno avuto importanti riconoscimenti in Italia, grande attenzione da parte del pubblico e una distribuzione internazionale che li ha fatti conoscere in molti paesi, dagli Stati Uniti alla Germania, dai Paesi Bassi alla Grecia, al Regno Unito. A spiegare i fattori chiave di questo successo è il regista in prima persona, che parla anche del suo ultimo film, a breve nelle sale italiane, La Stella Che Non C'è. Signor Amelio, quali sono, a suo
parere, gli elementi che hanno fatto amare i suoi film al pubblico italiano
e li hanno resi capaci di varcare le frontiere nazionali? In Le Chiavi di Casa l'incontro
tra padre e figlio avviene a Berlino, in La Stella Che Non C'è
teatro dei fatti è la Cina. Quali i motivi che l'hanno spinta
ad ambientare all'estero, a differenza dei racconti cui i suoi film
si ispirano – Nati Due Volte di Pontiggia e La Dismissione
di Ermanno Rea – queste due storie? La globalizzazione ridefinisce,
pressoché ovunque, la struttura del lavoro e, con esso, anche
le relazioni umane di cui esso è composto. Questa ridefinizione
fa spesso paura e solleva molte domande. In La Stella Che Non C'è
viene azzardata anche qualche risposta? Vuole raccontarci l'esperienza,
umana e professionale, di girare un film in un paese come la Cina? Maria Vittoria
Gatti
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