AIP-FILMITALIA: LA PROMOZIONE DEI FILM ITALIANI NEL MONDO
Intervista a Giovanni Galoppi

Giovanni Galoppi è Presidente di AIP-Filmitalia, la società nata dalla joint venture tra Fiera Milano e Cinecittà Holding, per la promozione dei film italiani nel mondo. Un compito perseguito sia attraverso il supporto alla partecipazione italiana ai grandi festival internazionali sia attraverso partnership con società o istituzioni locali in aree di grande importanza, come Giappone e Stati Uniti.

Presidente, perché spettatori di realtà geografiche e culturali così diverse, dovrebbero scegliere di andare a vedere un film italiano?
Il cinema italiano, malgrado la distanza sia temporale sia stilistica dai grandi maestri, ha mantenuto, a mio avviso, la capacità di emozionare raccontando storie comuni di personaggi non eccezionali. Il nostro non è un cinema di supereroi eppure, facendo degli esempi recenti, film come La Stanza del Figlio, La Meglio Gioventù o Non Ti Muovere sono stati distribuiti in tutto il mondo. Questa capacità, il talento nel mettere in scena sentimenti profondi e toccanti, è sicuramente una delle chiavi che rende il nostro cinema universale. Da non sottovalutare poi l’importanza del territorio, di un paese, l’Italia, che tra tesori storico-artistici e bellezze naturali incanta il pubblico internazionale.

Dall’Europa all'Asia, le grandi quote di mercato sono appannaggio statunitense. Quali le strategie possibili per ravvivare una realtà che rischia, altrimenti, di essere eccessivamente omogenea?
Prima di tutto bisogna tendere all’introduzione delle quote obbligatorie, magari prevedendo la reciprocità con i vari paesi. La quota evidentemente dovrebbe coprire anche i network, perché difficilmente un film viene distribuito solo nelle sale cinematografiche. Comunque la situazione, soprattutto parlando dei nuovi mercati, al momento è drammatica. Per esempio in Russia non ci sono ancora quote stabilite (quest’anno il governo dovrebbe definire la situazione), mentre in Cina la legge prevede la distribuzione di 40 film stranieri l’anno. Se però consideriamo che di questi 40 titoli circa 27 sono americani, il resto del mondo gioca le sue chances su 13 film l’anno. E’ un numero veramente irrisorio.

La Cina è da più parti considerato il “mercato del futuro”. Quali i passi da voi compiuti per introdurre la cinematografia italiana anche in questa complessa realtà?
Come accennavo precedentemente, la Cina è contemporaneamente uno dei mercati del futuro e uno dei paesi più impenetrabili, a causa di una quota per l’importazione dei film stranieri che non differenzia il prodotto americano da quello europeo. Ma sia noi sia gli altri paesi europei non ci arrendiamo, e anno dopo anno stiamo ampliando la nostra presenza al Festival/mercato di Shanghai, vera porta d’oriente per i distributori cinesi. Il nostro investimento per questa manifestazione è molto cresciuto, e nella passata edizione siamo riusciti, insieme all’Ice, a sviluppare un programma particolarmente interessante ed articolato, che prevedeva anche un padiglione Italia nella sede del mercato. Oltre ad aver organizzato per il Direttore del Festival di Shanghai la selezione italiana e aver composto una nutrita delegazione artistico/tecnica, abbiamo creato un workshop di coproduzione Italia/Cina facendo incontrare, durante il Festival, tre produttori italiani con i più importanti produttori cinesi.

Qual è stata, a suo parere, l'accoglienza nei confronti dei film italiani presentati a Shanghai?
È sempre molto interessante assistere alle reazioni del pubblico cinese nei confronti del cinema italiano. Il film in concorso, Ora e Per Sempre di Vincenzo Verdecchi, e i quattro film presentati all'interno di uno speciale Focus Italy (13dici a Tavola di Enrico Oldoini, L'Iguana di Catherine McGilvray, L'Estate di Mio Fratello di Pietro Reggiani, Fame Chimica di Paolo Vari e Antonio Bocola) sono stati accolti con un'attenzione particolare alle storie, ma anche e soprattutto a ciò che dietro le storie si nasconde: il tessuto storico, sociale e culturale dell'Italia contemporanea. Durante la conferenza stampa che ha seguito la proiezione di Ora e Per Sempre, ad esempio, i rappresentanti del film sono stati letteralmente subissati da innumerevoli domande sulla storia d'Italia, sul suo presente, sul valore della memoria nella cultura italiana, sul nostro dopoguerra che fa da sfondo al film. Il successo non è stato solo festivaliero, infatti Ora e Per Sempre è stato venduto alla televisione cinese, mentre per 13dici a Tavola si sono aperte le trattative per una distribuzione cinese.

Maria Vittoria Gatti