Missione da un altro pianeta
di Martin Duffy
 
Sinopsi
Analisi della struttura
Itinerari didattici
Elementi per la discussione
 

Dati generali
 
Produzione: Mercurian Productions, Blue Rose Films Ltd, Blue Dahlia, Le Studio Canal+, Jo Manuel Productions Ltd 
Soggetto: Martin Duffy 
Sceneggiatura:  Martin Duffy 
Direttore della fotografia:  Seamus Deasy
Musica originale: Stephen McKeon
Montaggio John Victor Smith 
Interpreti: James Hickey (Gerry Conlon)  
Rita Tushingham (sua madre)  
Tom Courtenay (Zio Tony) 
Hugh O'Conor (Paul)
Distribuzione:  Zenith
Durata: 87' - Irlanda, 1996

Sinopsi
Dublino, inizio degli anni Sessanta. Harry Cronin ha otto anni e si trova in una situazione di profondo disagio. Suo padre è morto, sua madre gli sembra troppo vecchia e il fratello maggiore Paul sembra non voler avere niente a che fare con lui. A scuola, un Istituto retto da religiosi, le cose non sembrano andare meglio anche perchè il ragazzino più aggressivo della classe sembra averlo eletto a suo bersaglio. Harry , che ama molto recarsi al cinema per assistere alle avventure a puntate di Flash Gordon, trova un'unica spiegazione ai suoi problemi: lui non è un terrestre. E' invece un abitante di Mercurio inviato sulla Terra per studiarne la vita. Ogni sera pertanto lancia segnali verso le stelle, convinto di ricevere risposta. Quanto prima i mercuriani lo raggiungeranno e lo porteranno con sè.
Harry si autoconvince a tal punto dei suoi 'poteri' da essere sicuro di avere colpito a morte l'unico coetaneo che sembrasse disposto ad essergli amico. Giocando costui era caduto, ferendosi con un vetro, proprio mentre Harry pronunciava una delle sue 'formule' spaziali. Quando scopre di non aver commesso nulla di grave Harry sembra riprendersi da un periodo in cui incubi ricorrenti (con la presenza del padre di ritorno dal mondo dei morti) lo hanno tormentato. Gli sta vicino lo squinternato zio paterno, chiamato in aiuto dalla madre incapace di gestire un figlio così poco socievole.
In realtà Harry ora ha un amico: si tratta proprio del ragazzo che aveva 'ucciso'. Costui lo porta a casa propria e lì il bambino riceve l'impressione di una famiglia agiata e felice. Ospita a sua volta il compagno che crede solo parzialmente alle sue fantasie da 'mercuriano'. Harry si trova quindi costretto allo scontro decisivo con il ragazzino prepotente ed è convinto di ricevere aiuto dal proprio popolo. Ovviamente ciò non accadrà anche se lo scontro si risolverà a suo favore. Convinto di esser stato abbandonato, il bambino rischia di precipitare dalla terrazza di casa nell'ennesimo tentativo di comunicare con lo spazio. Lo salverà il fratello che, finalmente, comincia a capire qualcosa di lui e della sua condizione fino al punto di accompagnarlo alla scuola, che lui non vuole più frequentare, per diffidare il suo avversario dal perseguitarlo ancora. Ora che ha ritrovato un sostegno in famiglia e che la mamma ha deciso di uscire dal guscio domestico in cui si era rinchiusa, Harry può accettare di 'restare' sulla Terra.

Analisi della struttura
Il film del quarantaduenne regista irlandese Martin Duffy (da lui scritto oltre che diretto) si muove su linee tematiche ben definite e sviluppate in modo originale. Prima fra tutte quella della solitudine del protagonista. Harry è un bambino di otto anni costantemente solo. A scuola è isolato dal gruppo classe, in casa ha rapporti formali con la madre e di assoluta distanza col fratello maggiore tutto preso dalle sue passioni e tensioni adolescenziali. Gli resta solo il cane con cui confidarsi. Ma questa condizione esistenziale viene in qualche misura sublimata da un duplice mondo fantastico. Da un lato c'è il cinema con la sua serialità avventurosa e dall'altro la 'spiegazione' che è indispensabile trovare per poter sopravvivere alle frustrazioni. Il film è periodicamente scandito da momenti che sottolineano l'uno o l'altro aspetto della vita di Harry. Il bambino nella prima parte assiste alle proiezioni del sabato dei film di Flash Gordon (con la scritta finale "Continua...") sempre da solo. Si osservino il suo sguardo e i suoi gesti: sembra quasi proiettarsi nello schermo, attuando un processo di identificazione che sembra liberarlo dalle angosce del quotidiano. Nella nuova caverna platonica le 'ombre' degli eroi servono di consolazione a chi soffre. La luce del proiettore si materializza in luoghi e oggetti fantastici così come la luce della torcia elettrica ogni notte dovrebbe favorire il tanto desiderato 'contatto' con il proprio popolo, quello dei Mercuriani. La scelta di Harry è infatti una scelta di fuga dalla realtà con una speranza proiettata nello spazio. Se il mondo gli appare così 'alieno' la causa può essere attribuita solo alla sua diversità, che coincide con un'autoaffermata 'superiorità'. Lui è un mercuriano in missione sulla Terra, dotato di poteri speciali e in attesa di essere rimpatriato. I suoi poteri non possono che essere quelli da utilizzare per eliminare gli avversari o gli increduli. Anche se poi il timore di avere 'ucciso' il compagno si concretizza in una timorosa e 'normale' impressione di vedere la polizia che lo attende a casa.
Duffy supera però la pura e semplice presentazione di un caso di frustrazione infantile per cercare di delinearne le cause. Harry, irlandese di famiglia cattolica (si osservino le immaginette disseminate nei vari spazi abitativi) non cerca rifugio nella religione per superare le proprie difficoltà. Perchè l'immagine della pratica religiosa che gli viene presentata corrisponde alla rigidità del suo insegnante e all'uso della punizione corporale e a un'istituzione scolastica in cui si limita a 'controllare' i ragazzi invece che a integrarli in un gruppo con obiettivi condivisi.
D'altro canto in famiglia non trova e non può trovare inizialmente un rifugio. In quella casa a più piani in cui ognuno vive in una propria nicchia separata dagli altri, la comunicazione è difficile. E' quasi più facile 'parlare' con il padre defunto nella formale visita periodica al cimitero che con una madre chiusa in un dolore che la mortifica anche sul piano esteriore e un fratello che non vuole fare nessuno sforzo per capire. Ecco allora che la sceneggiatura fa intervenire un elemento esterno, lo zio paterno un po' scombinato, che cerca di far breccia con metodi empirici e improvvisati nella corazza di Harry e 'sblocca' la madre del ragazzo spingendola a mettersi quel rossetto che sembrava essere prerogativa della giovane ragazza del fratello, unica a tentare qualche approccio di comprensione nei suoi confronti.
La società dell'inizio anni Sessanta, ancora in bilico tra perbenismo e ribellione, resta sullo sfondo a segnare con gli indicatori forniti da un abito o da un'auto dalle linee particolarmente azzardate i primi mutamenti.
Si confrontino poi, sul piano stilistico due scene particolarmente interessanti. La prima è quella che si riferisce all'incubo che coglie Harry il quale, tra l'altro, non sa con quali strumenti elaborare il lutto conseguente alla morte del padre. Ecco allora che, dopo i cadaveri che fuoriescono dalle cappelle mortuarie o la tomba che esplode (nessun timore, le immagini non appartengono al tipo a cui l'horror ci ha ormai abituato) Harry si trova da solo nella sua camera a 'temere' il ritorno del padre. In opposizione a questa sta la scena della visita alla casa del compagno. Tutto lì è alonato da una visione di sogno che gli fa apparire ogni cosa e persona in una luce idilliaca, distante anni-luce (per usare un termine astronomico) dalla realtà della casa in cui 'temporaneamente' vive.
Il finale trova Harry riconciliato (o, forse, per la prima volta veramente in sintonia) con i propri familiari. Non per questo però la fantasia smette di attivarsi. Molto più semplicemente, non sarà più necessaria per tentare sterili evasioni dalla realtà. Non avrà comunque perso tutto il suo potere evocativo.

Itinerari didattici
Gli anni Sessanta
1) Usi e costumi in fase di transizione
2)Gli oggetti in uso in quel passato che oggi può apparire remoto (v. la fonovaligia utilizzata da Paul)
3)Quando i nostri genitori erano bambini

Elementi per la discussione
- I problemi si risolvono con la loro negazione?
- Le fughe sono elementi risolutivi?
- Ci si è mai sentiti 'estranei' in classe, con gli amici, con i familiari? Come si è pensato di superare quella situazione?
- Il rapporto tra fratelli tra conflitto e solidarietà
- Dalla scuola repressiva a quella permissiva. Quali mutamenti in positivo? Quali elementi da conservare?
- La perdita di una persona cara significa la perdita di significato per la vita di coloro che le sopravvivono?
- Il cinema ha ancora il potere di fascinazione che aveva per i nostri nonni e genitori?