Dati generali
Produzione: | Luc Roeg, David Barron |
Soggetto: | tratto dall'opera omonima |
Sceneggiatura: | Oliver Parker |
Musica: | Charlie Mole |
Fotografia: | David Johnson |
Montaggio: | Tony Lawson |
Interpreti: | Laurence Fishburne (Othello) Irene Jacob (Desdemona) Kenneth Branagh (Jago) Nathaniel Parker (Cassio) Michael Maloney (Rodrigo) Gabriele Ferzetti (Doge di Venezia) |
Distribuzione: | Medusa |
Sinopsi
A Venezia si sta preparando una guerra contro i Turchi e il Doge
intende avvalersi dell'abilità del coraggioso Othello. Costui è
innamorato della bella Desdemona suscitando così l'invidia di Roderigo.
A questo si aggiunge il malcontento di Jago, alfiere di Othello, che non
sopporta di vedere come il luogotenente Cassio sia apprezzato dal suo padrone.
Jago fa in modo di avvisare il padre di Desdemona di quanto sta
accadendo ma costui, dinanzi al Doge e al Consiglio riunito, non può
far altro che cedere all'evidenza. Jago però non recede e, a Cipro,
costruisce un'abile trama di maldicenze per fare in modo che Cassio perda
il favore di Othello il quale lo crederà l'amante di Desdemona.
Cassio viene infatti privato del titolo di luogotenente che viene assegnato
a Jago. Desdemona si ritrova contro il marito a cui Jago ha mostrato la
'prova' del fazzoletto che il nobile aveva regalato alla sposa e sarebbe
finito nelle mani di Cassio. Othello strangola Desdemona e poi si uccide.
Analisi
della struttura
Il film si apre con immagini notturne. Un volto mascherato,
una fanciulla che corre, qualcuno che osserva. Il Doge intanto, a Palazzo,
deve affrontare il problema dei Turchi e pensa di affidare il comando della
spedizione a Otello. Il mistero è già costruito (con l'aiuto
di una musica 'tesa') in un film decisamente 'illustrativo'. A differenza
degli altri registi (Welles ovviamente in testa) che hanno affrontato i
testi shakespeariani scegliendo una loro linea di interpretazione, Parker
decide di non decidere. Mette cioè in scena tutte le possibili letture
della tragedia: Si va infatti dalla gelosia 'professionale' di Jago nei
confronti di Cassio, all'ipotesi di gelosia omosessuale nei rapporti tra
Jago e il suo rivale nei confronti di Otello (non si capisce perchè
sia scritto con il 'th') . Si affrontano i temi dell'amore della gelosia,
dei rapporti di potere, delle differenze razziali (siamo di fronte al primo
Otello 'veramente' di colore della storia del cinema), dell'istinto che
si contrappone alla ragione.
Il film si rivela quindi proficuo per una lettura 'a confronto'
con l'opera di Welles più che con il testo di Shakespeare che viene
qua e là sfrondato ma è sostanzialmente rispettato.
La macchina da presa, come nei film di Branagh che qui è
solamente interprete ma deve avere dato qualche consiglio, è estremamente
mobile. Parker lavora molto anche sui primi piani e sugli 'a parte' in
cui i protagonisti 'pensano ad alta voce' rivolgendosi agli spettatori.
Lo Jago di Branagh è particolarmente efficace in questo e c'è
chi ha scritto: "'Io odio il Moro': perchè, quando Jago pronuncia
queste quattro semplicissime parole, un brivido ci percorre la schiena?
Facile rispondere: perchè ci guarda negli occhi. Ci fa suoi complici.
Così Oliver Parker ci introduce nel 'suo' Othello. Facendoci partecipi
del Male di Jago. " (Luigi Paini, Il Sole 24Ore, 3/3/1996). Primi piani
analoghi vengono però lasciati anche a Otello e si corre il rischio
della ripetitività anche se poi si cerca di evitare il rischio della
retorica facendo porre da Jago una mano sulla macchina da presa con un
gesto ironico che 'denuncia' la presenza del mezzo. Irene Jacob, inoltre,
è dotata di una bellezza troppo 'moderna' per essere accettata in
questo contesto. E' difficile sentirla cantare mentre, immersa nella vasca,
la serva la lava così come lo è l'assistere alle crisi epilettiche
di Otello.
In una messa in scena che sta attenta a proporre, oltre che le diverse
'letture', anche uno studiato mèlange di azione, di eros, di tensione
e di scioglimento, di romanticismo e di violenza Parker inserisce anche
una serie di 'segni' che talvolta appaiono ridondanti. Ne elenchiamo alcuni:
Otello e Desdemona che si amano su un letto cosparso di petali di rose;
il re nero e la regina bianca degli scacchi che vengono gettati nel pozzo
così come i cadaveri di Otello e di Desdemona verranno gettati in
mare, le già citate maschere che attraverso la laguna notturna.
Tutti questi segni rischiano di apparire come sottolineature didascaliche
di una vicenda dotata di ben altri spessori e capacità di coinvolgimento.
Resta comunque interessante, dopo la lettura del testo shakespeariano,
andare a verificare come il cinema possa intervenire, con il suo apparato
linguistico, in modo determinante. Basti pensare all'uso delle ossessioni
'mentali' di Otello che si traducono in immagini sempre più elaborate
sul piano del montaggio o alle scelte di esterni ovviamente impossibili
da collocare sulla scena teatrale.