Il palloncino bianco
di Jafar Panahi
 
Sinopsi
Analisi della struttura
Itinerari didattici
Elementi per la discussione
Idee
 
 
 
Dati Generali
Soggetto: da un'idea originale di Jafar Panahi e Parviz Shahbazi 
Sceneggiatura: Abbas Kiarostami 
Direttore della fotografia:  Farzad Jowdat
Musica originale: Mojtaba Mortazavi e Said Ahmadi
Montaggio: Jafar Panahi
Interpreti: Aida Mohammadkhani 
Mohsen Kalifi 
Fereshteh Sadr Orfani 
Anno Bourkowska 
Mohammad Shahani 
Mohammad Bahktiari
Distribuzione:  Zenith
Durata: 85' - Iran, 1995

Sinopsi
E' il 21 marzo. In Iran mancano un'ora, ventotto minuti e trenta secondi all'inizio dell'anno nuovo. C'è grande animazione nelle vie di Teheran. Una donna carica delle borse della spesa cerca qualcuno tra la folla ed infine lo trova: la figlia, una bambina di sette anni, segue la mamma fino a casa. Ella chiede con insistenza di acquistare un pesciolino rosso per capodanno (di buon auspicio secondo la tradizione iraniana), ma la mamma non si lascia convincere perchè le restano ormai pochi soldi nel borsellino e perchè la vasca dei pesci nel cortile di casa contiene già numerosi esemplari.
Il fratello maggiore, che sta aiutando la mamma nelle faccende domestiche, si impietosisce e, dietro ricompensa da parte della sorellina, riesce ad ottenere il consenso della madre insieme all'ultima preziosa banconota da 500 tomas. La piccola parte felice ma per strada si lascia tentare da un luogo a lei proibito, dove gli incantatori di serpenti tengono una sorta di spettacolo con scommesse che consente loro di sbarcare il lunario. L'incantatore dapprima intimorisce la piccola, sottraendole la banconota e collocandola fra i serpenti, e poi, commosso dal suo pianto, gliela rende. La bambina raggiunge il negozio dove ha visto quei pesciolini cosi speciali che l'hanno attratta e, mentre discute sul prezzo, si rende conto di aver perso i soldi. Aiutata da un'anziana cliente ella torna sui suoi passi e avvista infine la banconota, ma un colpo di vento sospinge quest'ultima in un tombino protetto da una grata. L'unica possibilità di recupero è legata al negozio sovrastante il tombino, in quanto dalla sua cantina si può accedere all'anfratto, ma il locale è già chiuso per ferie ed il proprietario sembra essere partito per un lungo viaggio.
La bambina, aiutata dal fratello sopraggiunto nel frattempo, cerca invano altre soluzioni presso il negoziante vicino. Il fratello riesce infine ad ottenere l'indirizzo privato del proprietario del negozio e prova a cercarlo, lasciando la sorellina di sorveglianza sul posto. Un giovane militare accosta la bambina che, memore del divieto materno di parlare con gli estranei, inizialmente non accetta il dialogo. Ma il ragazzo, provocandola sull'età, riesce a farla parlare. Inizia così una lunga chiacchierata nella quale il giovane mette in dubbio la validità generale del concetto di conosciuto e sconosciuto, che impedisce i rapporti fra le persone, e inoltre cerca di sapere qual è il lavoro del padre della bambina. Il colloquio è chiuso dal ritorno del fratello che rimbrotta la sorella per aver dato confidenza quando ciò le era stato proibito e che le comunica di aver trovato il proprietario. Ma il capodanno è ormai vicino e non c'è più un minuto da perdere. L'apparire di un venditore di palloncini afgano suggerisce un'idea ai bambini. L'asta sulla quale è appeso un ultimo palloncino bianco invenduto può diventare uno strumento di recupero. Grazie ad un chewing-gum appiccicato sulla punta, fornito dall'ambulante straniero, l'impresa ha un esito positivo e i due bambini corrono via lasciando il ragazzo solo davanti al negozio chiuso.

Analisi della struttura
Il soggetto del film nasce da un'idea originale di Jafar Panahi elaborata dal regista iraniano Abbas Kiarostami. L'opera, selezionata dalla Quinzaine des rèalisateurs di Cannes 1995, ha conquistato la Camèra d'Or. Alcuni critici hanno letto nel film dei significati abilmente mascherati per i quali l'universo dei bambini sarebbe una metafora della società iraniana. La prospettiva dalla quale i bambini vedono le cose è molto diversa da quella degli adulti. Il film vuole assumerla e condurre lo spettatore (o farlo rimanere) nel mondo dei piccoli.
La bambina protagonista del film desidera un pesciolino rosso per la festa di copodanno, secondo gli usi iraniani. Non vuole un pesciolino qualsiasi, ma proprio quello che l'ha incantata dalla vetrina. E' ostinata nel chiederlo alla mamma; fa i capricci, direbbe l'adulto. In realtà il desiderio è in lei un sentimento totale ed ella vuole il pesciolino come se fosse il bene più grande. Il regista ci fa vivere ad altezza di bambino, quella della mdp, la travagliata storia dell'acquisto del pesciolino.
In questo film la struttura tipica della fiaba è applicata alla storia di un soggetto apparentemente reale, la protagonista.
La bambina deve affrontare una doppia sfida, con la mamma e col tempo. La mamma è contraria perchè le sono rimasti pochi soldi in casa e il tempo è limitato: manca solo poco più di un'ora (la durata del film) al copodanno, il sincero dolore della piccola non riesce a fiaccare le resistenze della mamma e allora ella prova a convincerla per via diplomatica: il fratello, dietro ricompensa, intercede per lei. Ottenuti i soldi, ella deve ancora superare numerosi ostacoli prima di raggiungere il suo obiettivo.
La curiosità per il proibito la conduce nei luoghi vietati a donne e bambini, disubbidendo come Cappuccetto Rosso alle raccomandazioni della mamma. Il lupo che l'aspetta è l'incantatore di serpenti che le sottrae i suoi soldi. Qui però, a differenza della fiaba, il lupo si limita a minacciare e poi, preso da pietà, si ammansisce. La piccola inoltre non mette adeguata cura nella custodia della banconota così "preziosa" per la sua famiglia, ed il destino, quasi per punirla, si fa beffa di lei. Ma nelle fiabe, come nella vita, c'è chi ci vuole bene e ci aiuta. La tenacia e l'intraprendenza del fratello (forse invero un po' interessato), e la comparsa di un "folletto" generoso (il giovane ambulante afgano) col palloncino bianco portana l'avventura a un lieto fine.
La simpatica protagonista ha un carattere decisamente indipendente e curioso che la spinge a disubbidire. La trasgressione nel film è accettata e giustificata (in questo si possono leggere messaggi che vanno oltre il senso apparente) e quindi i toni caratteristici della fiaba, già smorzati nelle sequenze con l'incantatore di serpenti, si perdono completamente nell'incontro col soldato. La bambina, che ha già parlato con tanti sconosciuti, si rifiuta ora di colloquiare con lui perchè ricorda la raccomandazione della mamma. Il soldato, con una logica adulta, vuole relativizzare il significato di sconosciuto e conosciuto. La piccola, che avverte la simpatia della persona che le sta davanti, accetta ben volentieri la provocazione sulla sua età e la sfrutta per iniziare a parlare, mantenendo tuttavia una posizione di difesa. Ella non consente al giovane di guidare il discorso, come egli tenta di fare. In questo lunghissimo dialogo, così come negli altri, che arrivano complessivamente a coprire buona parte del film, la piccola si rivela a tal punto intelligente e arguta da mettere forse in dubbio che la raccomandazione materna abbia un senso.
Particolarmente riuscita è l'osservazione del mondo degli adulti dal punto di vista dei bambini. Sebbene i grandi siano gentili con i piccoli, i loro problemi di fatto prevalgono: il collo dello camicia riuscito male è ben più importante della banconota caduta nel tombino e gli adulti sprecano un fiume di parole per raccontare e ripetere all'infinito la storia, mentre i bambini da sotto li guardano e continuano ad aspettare.
L'assenza educativa della figura paterna è ben rappresentata dalla scelta di non fare apparire il genitore. Si sente solo la sua voce che comanda moglie e figli per ottenere quanto gli serve. La madre, travolta dalle faccende familiari, trova aiuto e sostegno nei figli, in particolare nel più grande. Significativa, infine, è la scelta di affidare il ruolo risolutivo proprio all'ambulante straniero, che il fratello della bambina ha prima maltrattato strappandogli bruscamente di mano l'asta col polloncino bianco.
Il regista iraniano Jafar Panahi è nato l'11 luglio 1960. Diplomatosi in regia al College of Cinema and TV è stato assistente alla regia di Kiarostami per il film Zir-e Derakhtan e-zeytun (Sotto gli olivi) nel 1992. Nello stesso anno gira il suo primo cortometraggio di finzione. Il polloncino bianco è il suo primo lungometraggio.

Itinerari didattici
Le diversità etniche e culturaili
1) Modi di festeggiare il capodanno e date di capodanno
2) Stili abitativi
3) L'emigrato e i lavori umili.

Un popolo da conoscere
1) L'Iran, la sua collocazione geografica e la sua storia
2) Usi, costumi, tradizioni iraniane
3) La scuola in Iran

Elementi per la discussione
- I bambini possono fare quello che vogliono, debbono essere controllati in tutto od occorrono loro, per crescere, un po' di limiti e un po' di concessioni?
- Le cose 'proibite' aumentano di fascino?
- Confrontiamo il nostro modo di festeggiare il capodanno e quello descritto nel film.
- Gli adulti sono veramente 'attenti' ai bambini?
- Ci siamo mai trovati in situazioni difficili da cui non era facile uscire in modo positivo?

Idee
invitare, ove possibile, un iraniano residente in Italia a parlare del proprio paese e della considerazione in cui vengono tenuti i bambini in quella cultura