Audiovisivo e Identità Europea tra Globale e Locale
Sintesi dei risultati dell’Atelier 3 sul tema
"Strategia europea in vista dei prossimi negoziati dell’OMC"

Non c’è oggi una "posizione europea" in materia di un eventuale inquadramento negli sviluppi del Millenium Round del dossier audiovisivo.
C’è un preliminare documento-quadro comunitario che fa intendere l’opportunità di canalizzare gli effetti della globalizzazione, di affrontare un certo scetticismo dell’opinione pubblica rispetto alla globalizzazione, di tener conto delle problematiche dei ‘piccoli stati’ e non solo dei grandi soggetti nazionali. Gli stessi riferimenti ai nuovi sevizi e al commercio elettronico sono piuttosto generici.
Il primo ottobre a Firenze, per iniziativa del Ministro italiano Piero Fassino, ci sarà un informale incontro dei Ministri europei del Commercio estero che consentirà prime percezioni del problema.
Nella discussione del Terzo Atelier di Eurovisioni vi è chi ha sostenuto (parte francese) la tesi dell’inopportunità di aprire il dossier audiovisivo nel prossimo negoziato, puntando a conservare l’attuale diritto flessibile degli Stati di intervenire nei processi interni, anche perché se non vi è accordo comunitario l’Unione Europea non potrà chiedere di aprire un panel sulla materia (e cioè ipotizzare una nuova offerta di liberalizzazione). Ma vi è chi ha sostenuto (parte tedesca) la tesi opposta dell’opportunità di predisporsi al dibattito di tutti i temi dei vecchi e dei nuovi servizi, anche perché il grande sviluppo di Internet apre problemi di regole, di diritti, di lotta alla pirateria e – soprattutto – perché vi deve essere accesso regolato a nuove opportunità.
I sostenitori della prima tesi considerano pericoloso questo approccio, che rischierebbe di far vanificare il principio di difesa delle diversità/identità culturali lasciando campo libero a chi, intanto, sta riposizionando – attraverso anche inedite concentrazioni (si veda il caso AT&T- Microsoft) – egemonie sul mercato mondiale.
Dunque dibattiti tra ‘difensivisti’ e ‘offensivisti’, tra pragmatici e mobilitatori dell’opinione pubblica, tra chi punta allo status quo e chi considera ciò poco realistico.
Il livello di concertazione europea potenzialmente è lo stesso di quello nazionale (le competenze sono: commercio, cultura, infrastrutture). Non si sa se verrà attivata questa trasversalità ed è presto (ma non inutile) porsi il problema di un eventuale nuova conferenza europea sulla materia come le istituzioni comunitarie hanno fatto nel 1994.
Una sottolineatura del Terzo Atelier riguarda la necessità, anche per l’Europa, di affiancare i soggetti di impresa e quelli professionali all’approccio dei soggetti politico-istituzionali alla materia perché è in gioco essenzialmente un principio di velocità in cui la parola ‘sviluppo’ è più importante della parola ‘protezione’.

Stefano Rolando
Rapporteur du troisième atelier, Eurovisioni
Chambre des députés – Séance Pléniaire
Mardi 28 septembre 1999 – 14h30