Dati generali
Produzione: | Sarah Green, Maggie Renzi per Skerry Movies Productions |
Soggetto: | dal romanzo "Secret of the Ron Mor Skerry" di Rosalie K. Fry |
Sceneggiatura: | John Sayles |
Direttore della fotografia: | Haskell Wexler |
Musica originale: | Mason Daring |
Montaggio: | John Sayles |
Interpreti: | Jeni Courtney (Fiona)
Mick Lally (Hugh, il nonno) Eileen Colgan (Tess, la nonna) Richard Sheridan (Eamon) John Lynch (Tidgh) Cillian Byrne (Jamie) Gerard Rooney (Liam) Susan Lynch (la selkie) |
Distribuzione: | Zenith |
Sinopsi
Fiona, una ragazzina irlandese, dopo la morte
della madre cresce patita e trascurata. Per questo motivo il padre la allontana
dalla città e la manda a far visita agli anziani genitori, che abitano
ancora (insieme al cugino di Fiona, Eamon) in un piccolo villaggio sulla
costa nordorientale del paese. I nonni evocano con rimpianto i tempi in
cui l'intera comunità viveva in una vecchia casa sulla vicina isola
di Roan, che avevano dovuto lasciare in seguito alla decisione dei figli
di abbandonare la professione di pescatori. I racconti di nonno Hugh -
pur "temperati" dallo scetticismo della moglie Tess - destano immediatamente
la curiosità di Fiona: Roan viene descritta come un luogo magico
e meraviglioso, nonostante qualche anno prima vi fosse avvenuta la tragica
scomparsa del fratellino di Fiona, Jamie. Infatti, in un giorno di tempesta,
la culla di Jamie era stata trascinata al largo dalla furia delle onde,
malgrado i disperati tentativi di salvataggio. Tuttavia, corre voce che
il bimbo non fosse annegato, e che a volte sia persino possibile scorgerlo
navigare, circondato dalle foche, nel suo giaciglio a forma di barca.
Col trascorrere del tempo, Fiona riacquista
serenità vivendo a contatto con la natura e aiutando i nonni nelle
faccende di casa. Inoltre, a poco a poco viene a conoscenza non solo della
storia della sua famiglia (nella quale spiccano le vicende del "ribelle"
Sean Michael), ma anche di una particolare caratteristica della sua stirpe,
in cui la prevalenza di tipi biondi è interrotta, di tanto in tanto,
dalla nascita di individui dai capelli neri (come'era, per esempio, lo
stesso Jamie). Uno di questi "scuri" è Tidgh, uno scontroso parente
che tutti considerano un po' strano; tra quest'ultimo e Fiona sembra per
stabilirsi una sorta di misterioso contatto, ed è lui a raccontare
alla bimba la storia di Liam, un antenato che aveva assistito con i propri
occhi alla "trasformazione" di una selkie, la mitica ragazza-foca di cui
narra un'antica leggenda. Liam si era perdutamente innamorato dela selkie,
e dopo averla sposata l'aveva condotta con sé sull'isola. Un giorno
la creatura non aveva potuto resistere al richiamo del mare ed era tornata
alla sua natura primitiva, scomparendo per sempre. Fiona, assecondata da
Eamon, crede fermamente che Jamie sia ancora vivo, e durante una delle
sue escursioni a Roan finisce col vederlo, senza peraltro poterlo raggiungere.
Successivamente, la barca di Fiona viene letteralmente "trasportata" sull'isola
dalle foche. Il comportamento degli animali le lascia intendere che il
destino della famiglia è quello di far ritorno alla casa di un tempo,
solo così Jamie potrà riunirsi a loro. Allora
Fiona e Eamon, all'insaputa dei nonni, rimettono in sesto il villaggio,
e la sorpresa di High e Tess è grande quando, una notte, i ragazzi
riescono a convincerli a far rotta verso Roan. Qui, finalmente, avviene
il ricongiungimento tanto sperato: Jamie, "il cucciolo di foca", torna
tra le braccia dei suoi cari, che lo accolgono con amore.
Analisi
della struttura
Fin dalle prime inquadrature, il mondo di
Fiona appare distante e inconciliabile rispetto a quello nel quale è
costretta a vivere. Segnata dalla perdita della madre e trascurata da un
padre ancora troppo sconvolto per prendersi cura di lei, la bimba non entra
- letteralmente - in relazione con l'ambiente circostante: gli adulti vengono
"espulsi" da una selezione dei piani che li colloca fuori campo, oppure
li riduce a presenze anonime, prive di volto e di identità. L'incipit
di Il segreto dell'isola di Roan denota la perizia acquisita dal
suo autore, John Sayles, nel delineare con pochi, essenziali tratti gli
elementi fondamentali di una situazione o di un carattere: una capacità
di sintesi che Sayles ha maturato nel corso di un'eclettica (e ormai ventennale)
carriera come regista e/o sceneggiatore nella scena del cinema indipendente
americano, e che trova conferma anche in questo suo penultimo lavoro (che
ha scritto, montato e diretto personalmente).
Sono appunto le scelte di regia nel loro complesso
a creare la particolare atmosfera - sospesa tra magia e realismo - che
contraddistingue questa favola moderna. Infatti, dal momento in cui Fiona
mette piede nella casa dei nonni, il racconto vira decisamente verso i
toni del fantastico, dell'affabulatorio: le evocazioni del nonno trasportano
Fiona in una dimensione tutta immaginaria, anche se (e in questo dato risiede
buona parte della riuscita della pellicola) la messa in scena pone grande
cura nell'evitare l'effetto facile o la soluzione di maniera. La stessa
ambientazione en plein air viene piegata da Sayles alle esigenze di una
secchezza espressiva che, se da un lato ne sfrutta fino in fondo le enormi
potenzialità fascinatorie, dall'altro è attenta a scongiurare
il rischio del pittoresco da cartolina: vengono così rispettate
- e nient'affatto edulcorate in un'accademica e sterile "bella calligrafia",
come purtroppo spesso accade - l'asprezza e la durezza che connotano gli
splendidi e suggestivi paesaggi irlandesi, trasferendo nella vicenda una
"credibilità" che polarizza l'interesse e l'adesione affettiva dello
spettatore. "I bambini non vincono trovando l'anello magico o il passaggio
fatato, ma andando dritti allo scopo, dandosi la consegna che li aspetta
un'esistenza molto dura" : sono parole del regista, che riassumono efficacemente
il senso di una "concretezza" che non viene mai meno nelle avventure vissute
da Fiona, da Jamie e dagli altri personaggi, malgrado il fiabesco e lirico
ottimismo sprigionato dalla storia (si pensi alla sequenza della "ristrutturazione"
delle vecchie case di Roan da parte di Fiona e Eamon, impresa della quale
non viene certo occultata la paziente laboriosità che comporta.
Del resto, nel film sono frequenti i passaggi che evidenziano le fatiche
quotidiane della vita al villaggio: la pesca, la costruzione e la riparazione
delle barche, ecc.). Come le leggende, i miti e le favole di ogni epoca
e di ogni latitudine coagulano in forma narrativa le credenze, i saperi
e le esperienze di una comunità o di un intero popolo, anche nel
segreto dell'isola di Roan il tessuto dei diversi racconti - che
si susseguono lungo la linea principale, costituita dagli sforzi di Fiona
per "recuperare" Jamie - lascia intravedere i profondi legami che uniscono
la gente di mare al proprio "elemento". Temuto, amato, rispettato nelle
sue fasi e nei suoi ritmi - che regolano, fatalmente, anche quelli delle
persone che con esso vivono in relazione simbiotica -, il mare fornisce
sostentamento ma, a volte, pretende che se ne paghi il prezzo ("Il mare
se l'era preso: era arrabbiato con noi perché lasciavamo Roan Inish",
dice più o meno il nonno a proposito di Jamie). Diviene cioè
al pari delle divinià pagane, un'entità dotata di vita e
volontà propria, che si manifesta e comunica anche attraverso le
sue "emanazioni" (le foche e i gabbiani, che fanno da tramite nell'esaudire
il desiderio di Fiona); oppure, come nella struggente e malinconica parabola
dell'amore di Liam per la selkie, esprime tutte le valenze di principio
"femminile" di cui viene accreditato dall'inconscio collettivo.
Peraltro, il film di Sayles nasconde dentro
le pieghe della sua apparente linearità una serie di spunti tutt'altro
che secondari: focalizzandosi su Fiona, per esempio, ne segue con discrezione
il percorso di crescita, nonchè il progressivo stringersi del suo
rapporto coi nonni e con la stessa isola (da lei vissuto, a sua volta,
come un "ritorno alle radici"); in un'altra chiave, l'idea di una "uguaglianza
nella diversità" contenuta nel motivo degli "scuri" problematizza
in maniera non banale il tema della tolleranza, mentre - per un altro verso
ancora - l'antichissima identità culturale e linguistica del popolo
irlandese (e l'altrettanto secolare ribellione alla dominazione inglese)
emergono nella parentesi dedicata al fiero e indomito Sean Michael, restituito
miracolosamente dal mare e salvato prima da una foca e poi dal calore dei
corpi di due mucche.
Tutto questo, come si è già
accennato, trova un'adeguata espressione filmica attraverso l'adozione
di un respiro disteso, piano, cadenzato dalle frequenti dissolvenze incrociate
e marcato da una luminosità di volta in volta brumosa, brillante
o soffusa (come nei flashback o negli inserti onirici di Fiona), frutto
del lavoro del grande direttore della fotografia Haskell Wexler. Le arie
popolari arrangiate dal musicista Mason Daring, puntuali ma non eccessivamente
invadenti o "colorate" fanno il resto, a comporre il quadro di un film
nel quale - una volta tanto - la magia di un sogno realizzato si astiene
dai trabocchetti del lezio e della melassa.
Itinerari
didattici
Il pianeta-Irlanda
1) Collocazione geografica, natura, morfologia
dell'ambiente e del paesaggio
2) Un po' di storia: il difficile e irrisolto
rapporto coi "vicini" inglesi
3) Cultura e lingua: la sopravvivenza delle
radici celtiche e gaeliche
4) La presenza della tradizione: la musica
e la narrativa popolare
5) L'Irlanda e il cinema: L'uomo di Aran,
Barry Lyndon, The Commitments, Nel nome del padre, Michael Collins.
Elementi
per la discussione
- Il racconto fantastico: la sopravvivenza
del magico nel mondo di oggi
- Leggende, favole, miti: la testimonianza
di legami ancestrali tra Uomo e Natura
- Gli "scuri": le caratteristiche fisiche
come segno di differenza, tra emarginazione e accettazione
- "Il mare dà, il mare prende": fonte
di vita, antagonista da sfidare, abisso insondabile
- La fauna marina: pesci, foche e gabbiani
come mediatori e "messaggeri" dell'Oceano
- Vita coi nonni: l'incontro/scontro tra generazioni
- La pesca, la riparazione delle barche e
delle case: Fiona e la presa di contatto con la fatica del lavoro quotidiano
- La storia di Sean Michael: l'orgoglio di
sentirsi irlandesi e la secolare oppressione inglese
- La storia di Liam e della selkie: la donna-foca
e il senso dell'"appartenenza" alla Natura.
- Lo stile visivo del film: la ricorrenza
delle dissolvenze incrociate come "respiro" della narrazione; la prevalenza
di un'illuminazione e di dominanti cromatiche "naturali" in contrapposizione
a quelle (soffuse e dorate) dei flashback e dei sogni di Fiona
Idee
- Itinerari irlandesi: ricerca iconografico/musicale
per un viaggio immaginario sull'"Isola Verde"
- Stesura di una "bibliografia del mare":
leggende, romanzi e racconti di ambientazione marina (Melville, Poe, Conrad,
Stevenson, Salgari, Verga, Hemingway, Pratt)