Il segreto dell'Isola di Roan
(The Secret of Roan Inish)
di John Sayles
 
Sinopsi
Analisi della struttura
Itinerari didattici
Elementi per la discussione
Idee
 

Dati generali
 
Produzione: Sarah Green, Maggie Renzi per Skerry Movies Productions
Soggetto: dal romanzo "Secret of the Ron Mor Skerry" di Rosalie K. Fry 
Sceneggiatura:  John Sayles
Direttore della fotografia:  Haskell Wexler
Musica originale: Mason Daring
Montaggio: John Sayles
Interpreti: Jeni Courtney (Fiona) 
Mick Lally (Hugh, il nonno) 
Eileen Colgan (Tess, la nonna) 
Richard Sheridan (Eamon) 
John Lynch (Tidgh) 
Cillian Byrne (Jamie) 
Gerard Rooney (Liam) 
Susan Lynch (la selkie)
Distribuzione:  Zenith
Durata: 102' - Usa, 1993

Sinopsi
Fiona, una ragazzina irlandese, dopo la morte della madre cresce patita e trascurata. Per questo motivo il padre la allontana dalla città e la manda a far visita agli anziani genitori, che abitano ancora (insieme al cugino di Fiona, Eamon) in un piccolo villaggio sulla costa nordorientale del paese. I nonni evocano con rimpianto i tempi in cui l'intera comunità viveva in una vecchia casa sulla vicina isola di Roan, che avevano dovuto lasciare in seguito alla decisione dei figli di abbandonare la professione di pescatori. I racconti di nonno Hugh - pur "temperati" dallo scetticismo della moglie Tess - destano immediatamente la curiosità di Fiona: Roan viene descritta come un luogo magico e meraviglioso, nonostante qualche anno prima vi fosse avvenuta la tragica scomparsa del fratellino di Fiona, Jamie. Infatti, in un giorno di tempesta, la culla di Jamie era stata trascinata al largo dalla furia delle onde, malgrado i disperati tentativi di salvataggio. Tuttavia, corre voce che il bimbo non fosse annegato, e che a volte sia persino possibile scorgerlo navigare, circondato dalle foche, nel suo giaciglio a forma di barca.
Col trascorrere del tempo, Fiona riacquista serenità vivendo a contatto con la natura e aiutando i nonni nelle faccende di casa. Inoltre, a poco a poco viene a conoscenza non solo della storia della sua famiglia (nella quale spiccano le vicende del "ribelle" Sean Michael), ma anche di una particolare caratteristica della sua stirpe, in cui la prevalenza di tipi biondi è interrotta, di tanto in tanto, dalla nascita di individui dai capelli neri (come'era, per esempio, lo stesso Jamie). Uno di questi "scuri" è Tidgh, uno scontroso parente che tutti considerano un po' strano; tra quest'ultimo e Fiona sembra per stabilirsi una sorta di misterioso contatto, ed è lui a raccontare alla bimba la storia di Liam, un antenato che aveva assistito con i propri occhi alla "trasformazione" di una selkie, la mitica ragazza-foca di cui narra un'antica leggenda. Liam si era perdutamente innamorato dela selkie, e dopo averla sposata l'aveva condotta con sé sull'isola. Un giorno la creatura non aveva potuto resistere al richiamo del mare ed era tornata alla sua natura primitiva, scomparendo per sempre. Fiona, assecondata da Eamon, crede fermamente che Jamie sia ancora vivo, e durante una delle sue escursioni a Roan finisce col vederlo, senza peraltro poterlo raggiungere. Successivamente, la barca di Fiona viene letteralmente "trasportata" sull'isola dalle foche. Il comportamento degli animali le lascia intendere che il destino della famiglia è quello di far ritorno alla casa di un tempo, solo così Jamie potrà riunirsi a loro. Allora Fiona e Eamon, all'insaputa dei nonni, rimettono in sesto il villaggio, e la sorpresa di High e Tess è grande quando, una notte, i ragazzi riescono a convincerli a far rotta verso Roan. Qui, finalmente, avviene il ricongiungimento tanto sperato: Jamie, "il cucciolo di foca", torna tra le braccia dei suoi cari, che lo accolgono con amore.

Analisi della struttura
Fin dalle prime inquadrature, il mondo di Fiona appare distante e inconciliabile rispetto a quello nel quale è costretta a vivere. Segnata dalla perdita della madre e trascurata da un padre ancora troppo sconvolto per prendersi cura di lei, la bimba non entra - letteralmente - in relazione con l'ambiente circostante: gli adulti vengono "espulsi" da una selezione dei piani che li colloca fuori campo, oppure li riduce a presenze anonime, prive di volto e di identità. L'incipit di Il segreto dell'isola di Roan denota la perizia acquisita dal suo autore, John Sayles, nel delineare con pochi, essenziali tratti gli elementi fondamentali di una situazione o di un carattere: una capacità di sintesi che Sayles ha maturato nel corso di un'eclettica (e ormai ventennale) carriera come regista e/o sceneggiatore nella scena del cinema indipendente americano, e che trova conferma anche in questo suo penultimo lavoro (che ha scritto, montato e diretto personalmente).
Sono appunto le scelte di regia nel loro complesso a creare la particolare atmosfera - sospesa tra magia e realismo - che contraddistingue questa favola moderna. Infatti, dal momento in cui Fiona mette piede nella casa dei nonni, il racconto vira decisamente verso i toni del fantastico, dell'affabulatorio: le evocazioni del nonno trasportano Fiona in una dimensione tutta immaginaria, anche se (e in questo dato risiede buona parte della riuscita della pellicola) la messa in scena pone grande cura nell'evitare l'effetto facile o la soluzione di maniera. La stessa ambientazione en plein air viene piegata da Sayles alle esigenze di una secchezza espressiva che, se da un lato ne sfrutta fino in fondo le enormi potenzialità fascinatorie, dall'altro è attenta a scongiurare il rischio del pittoresco da cartolina: vengono così rispettate - e nient'affatto edulcorate in un'accademica e sterile "bella calligrafia", come purtroppo spesso accade - l'asprezza e la durezza che connotano gli splendidi e suggestivi paesaggi irlandesi, trasferendo nella vicenda una "credibilità" che polarizza l'interesse e l'adesione affettiva dello spettatore. "I bambini non vincono trovando l'anello magico o il passaggio fatato, ma andando dritti allo scopo, dandosi la consegna che li aspetta un'esistenza molto dura" : sono parole del regista, che riassumono efficacemente il senso di una "concretezza" che non viene mai meno nelle avventure vissute da Fiona, da Jamie e dagli altri personaggi, malgrado il fiabesco e lirico ottimismo sprigionato dalla storia (si pensi alla sequenza della "ristrutturazione" delle vecchie case di Roan da parte di Fiona e Eamon, impresa della quale non viene certo occultata la paziente laboriosità che comporta. Del resto, nel film sono frequenti i passaggi che evidenziano le fatiche quotidiane della vita al villaggio: la pesca, la costruzione e la riparazione delle barche, ecc.). Come le leggende, i miti e le favole di ogni epoca e di ogni latitudine coagulano in forma narrativa le credenze, i saperi e le esperienze di una comunità o di un intero popolo, anche nel segreto dell'isola di Roan il tessuto dei diversi racconti - che si susseguono lungo la linea principale, costituita dagli sforzi di Fiona per "recuperare" Jamie - lascia intravedere i profondi legami che uniscono la gente di mare al proprio "elemento". Temuto, amato, rispettato nelle sue fasi e nei suoi ritmi - che regolano, fatalmente, anche quelli delle persone che con esso vivono in relazione simbiotica -, il mare fornisce sostentamento ma, a volte, pretende che se ne paghi il prezzo ("Il mare se l'era preso: era arrabbiato con noi perché lasciavamo Roan Inish", dice più o meno il nonno a proposito di Jamie). Diviene cioè al pari delle divinià pagane, un'entità dotata di vita e volontà propria, che si manifesta e comunica anche attraverso le sue "emanazioni" (le foche e i gabbiani, che fanno da tramite nell'esaudire il desiderio di Fiona); oppure, come nella struggente e malinconica parabola dell'amore di Liam per la selkie, esprime tutte le valenze di principio "femminile" di cui viene accreditato dall'inconscio collettivo.
Peraltro, il film di Sayles nasconde dentro le pieghe della sua apparente linearità una serie di spunti tutt'altro che secondari: focalizzandosi su Fiona, per esempio, ne segue con discrezione il percorso di crescita, nonchè il progressivo stringersi del suo rapporto coi nonni e con la stessa isola (da lei vissuto, a sua volta, come un "ritorno alle radici"); in un'altra chiave, l'idea di una "uguaglianza nella diversità" contenuta nel motivo degli "scuri" problematizza in maniera non banale il tema della tolleranza, mentre - per un altro verso ancora - l'antichissima identità culturale e linguistica del popolo irlandese (e l'altrettanto secolare ribellione alla dominazione inglese) emergono nella parentesi dedicata al fiero e indomito Sean Michael, restituito miracolosamente dal mare e salvato prima da una foca e poi dal calore dei corpi di due mucche.
Tutto questo, come si è già accennato, trova un'adeguata espressione filmica attraverso l'adozione di un respiro disteso, piano, cadenzato dalle frequenti dissolvenze incrociate e marcato da una luminosità di volta in volta brumosa, brillante o soffusa (come nei flashback o negli inserti onirici di Fiona), frutto del lavoro del grande direttore della fotografia Haskell Wexler. Le arie popolari arrangiate dal musicista Mason Daring, puntuali ma non eccessivamente invadenti o "colorate" fanno il resto, a comporre il quadro di un film nel quale - una volta tanto - la magia di un sogno realizzato si astiene dai trabocchetti del lezio e della melassa.

Itinerari didattici
Il pianeta-Irlanda
1) Collocazione geografica, natura, morfologia dell'ambiente e del paesaggio
2) Un po' di storia: il difficile e irrisolto rapporto coi "vicini" inglesi
3) Cultura e lingua: la sopravvivenza delle radici celtiche e gaeliche
4) La presenza della tradizione: la musica e la narrativa popolare
5) L'Irlanda e il cinema: L'uomo di Aran, Barry Lyndon, The Commitments, Nel nome del padre, Michael Collins.

Elementi per la discussione
- Il racconto fantastico: la sopravvivenza del magico nel mondo di oggi
- Leggende, favole, miti: la testimonianza di legami ancestrali tra Uomo e Natura
- Gli "scuri": le caratteristiche fisiche come segno di differenza, tra emarginazione e accettazione
- "Il mare dà, il mare prende": fonte di vita, antagonista da sfidare, abisso insondabile
- La fauna marina: pesci, foche e gabbiani come mediatori e "messaggeri" dell'Oceano
- Vita coi nonni: l'incontro/scontro tra generazioni
- La pesca, la riparazione delle barche e delle case: Fiona e la presa di contatto con la fatica del lavoro quotidiano
- La storia di Sean Michael: l'orgoglio di sentirsi irlandesi e la secolare oppressione inglese
- La storia di Liam e della selkie: la donna-foca e il senso dell'"appartenenza" alla Natura.
- Lo stile visivo del film: la ricorrenza delle dissolvenze incrociate come "respiro" della narrazione; la prevalenza di un'illuminazione e di dominanti cromatiche "naturali" in contrapposizione a quelle (soffuse e dorate) dei flashback e dei sogni di Fiona

Idee
- Itinerari irlandesi: ricerca iconografico/musicale per un viaggio immaginario sull'"Isola Verde"
- Stesura di una "bibliografia del mare": leggende, romanzi e racconti di ambientazione marina (Melville, Poe, Conrad, Stevenson, Salgari, Verga, Hemingway, Pratt)