Alla
ricerca di nuovi talenti europei
L'esperienza della produzione
in Europa di cortometraggi con il contributo di fondi regionali
Atti della Tavola Rotonda
Trevignano (Roma), 27-28
giugno 1999
a cura di
Vanessa Strizzi
Traduzione: Patrizia
De Rossi
Progetto grafico: Giorgio
De Rossi
Indice
Presentazione
Nota
del curatore
Interventi
William
Azzella - La Cittadella del Corto
Richard
Turco - Festival Images en Regions
Axel
Behrens - KurzFilmAgentur
Martin
Ayres - Eastern Arts Board
Joao
Borges Garcao - Radio Televisao Portuguesa
Henning
Lind Eriksen - Den Oystjysk Filmfond
Anne
Marie Kurstein - Dansk Film Institut
Daniela
Guerra - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna
Nuria
Rodriguez - Arca Haute Normandie
Julia
Carson - Northern Ireland Film Commission
Dan
Macrae - Scottish Scree
Francesco
Gesualdi - Direttore generale di Cinecittà Holdin
Enzo
Ciarravano - Centro Audiovisivo della Regione Lazi
Daniel
Sauvaget - Agence du Court-metrage de Paris
Claudio
Bondì - regista cinema e tv
Dibattito
Conclusioni
Lista
Partecipanti
Nei giorni 27 e 28 giugno
1999 si è tenuta a Trevignano, nell'ambito de La Cittadella del
Corto - 5° Festival Internazionale del Corto di Fiction, una Tavola
Rotonda, organizzata dalla Direzione del Festival con il supporto del Coordinamento
Europeo dei Festival del Cinema, dal tema Alla ricerca di nuovi talenti
europei. L'esperienza della produzione in Europa di cortometraggi con il
contributo di fondi regionali.
L'idea per un argomento
del genere ci era venuta grazie al successo della prima edizione del premio
Cortolazio, istituito dall'Associazione culturale La Cittadella grazie
alla sensibilità e alla pronta adesione della direzione del Centro
Audiovisivo della Regione Lazio. Una piccola iniziativa -certo- che tuttavia,
nell'anno appena trascorso, ha portato alla realizzazione di quattro cortometraggi
e all'individuazione di alcuni giovani autori di sicuro talento.
Qui di seguito pubblichiamo
gli atti della Tavola Rotonda con gli interventi dei rappresentanti delle
numerose Film Commission di varie regioni europee presenti a Trevignano.
Dalla loro lettura si comprende quanto sia ancora enorme la distanza tra
quanto si fa nel nord dell'Europa e quanto avviene nelle nostre regioni
per quanto attiene il supporto alla produzione dell'audiovisivo sul territorio.
Riteniamo comunque che la
situazione stia maturando anche da noi e che, a partire dal 2000 - superata
la fase delle elezioni regionali - molte saranno le regioni italiane che
si vorranno dotare di strumenti legislativi ed organizzativi per dare un
grande impulso al sostegno della produzione e della distribuzione dell'audiovisivo.
E' l'augurio che facciamo
anche al nostro piccolo ma pugnace festival.
William Azzella
Quella che presentiamo è
la rendicontazione della Tavola Rotonda Alla Ricerca di Nuovi Talenti Europei.
L'esperienza della produzione in Europa di cortometraggi con il contributo
di fondi regionali. Il livello espositivo degli argomenti risente, quindi,
del fatto che sono trascrizioni di interventi orali. Il volume resta utile
per tutti coloro che desiderano conoscere i contenuti e le modalità
che hanno portato ai risultati finali dell'incontro.
Interventi
William
Azzella - La Cittadella del Corto
Qualcosa eppure si è
mosso, un giro d'orizzonte, uno sguardo nel panorama europeo degli ultimi
dieci anni è sufficiente per toccare con mano la sostanziale differenza
con il confine un po' asfittico degli anni ' 70-'80. La moltiplicazione
delle manifestazioni di festival in Italia, ma anche dappertutto in Europa
sottolinea il successo che il pubblico ha decretato fin dagli esordi al
genere comunemente definito del cortometraggio di fiction. Anche l'occhio
periferico ma non disattento del nostro festival ha colto più di
un segnale tra i tanti lavori che abbiamo selezionato e proposto durante
i cinque anni della nostra piccola storia. Film d'esordio ma anche opere
di autori già affermati sia in Italia che nelle principali cinematografie
europee in una rassegna che è passata dai registi norvegesi agli
spagnoli, ai belgi ai portoghesi, insomma un bilancio positivo.
Allo sforzo della passione,
che tanti hanno profuso nella realizzazione e nella circolazione dei piccoli
film, soltanto in parte ha corrisposto la volontà di sostenere finanziariamente
le produzioni e gli autori dei cortometraggi a soggetto. Per quello che
riguarda l'Italia non c'è stato nulla fino alla recentissima legge
che ha promosso l'intervento dello Stato per incrementare la produzione
dei corti. O meglio, alcune iniziative sono state prese.
Il Premio CortoLazio, promosso
dal Centro Audiovisivo della Regione Lazio e dall'Associazione La Cittadella
di Trevignano, ha quest'anno finanziato quattro sceneggiature contribuendo
alla loro realizzazione mentre è già in corso il bando per
il prossimo anno. Si tratta di un'iniziativa importante, ce n'è
un'altra analoga in Emilia Romagna. In confronto è molto poco rispetto
ad interventi simili che in Francia per esempio hanno un respiro ben più
largo e lungimirante. Gli aiuti economici e produttivi a sostegno di progetti
audiovisivi, cortometraggi di fiction, lungometraggi, sono una realtà
che opera in dodici regioni francesi. La politica territoriale a supporto
della produzione cinematografica, un vero uovo di Colombo, ha dato in Francia
risultati incoraggianti, per esempio, La vie de Jesus di Bruno Dumont
è stato co-finanziato dalla Regione Nord così come i successi
di Marius e Jeanette e La vita sognata degli angeli sono
stati ottenuti anche con intervento finanziario regionale. I francesi hanno
scoperto nuovi talenti attraverso una forma di finanziamento che pur partendo
dallo Stato centrale si è articolata nelle regioni sul territorio
in modo più autenticamente originale. L'esempio è lì
e non resta che seguirlo, magari adattandolo alla nostra specifica configurazione
regionale per raggiungere un nuovo inedito paesaggio audiovisivo nazionale
che dovrebbe trovare convergenze e convenienze reciproche tra i tanti soggetti:
istituzioni, produttori, reti televisive, distributori, tutti legittimati
a sedersi alle rispettive parti del tavolo. La Cittadella del corto, il
festival di Trevignano Romano, un piccolo classico nel suo genere, ha da
tempo individuato la strada, tra i primi in Italia insieme alla sintonia
immediatamente trovata nell'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio.
Resta ancora da articolare l'aspetto distributivo di queste opere nate
dal contributo di associazioni locali e politiche territoriali. Molti di
questi film, tra i quali i quattro realizzati con il premio CortoLazio,
non trovano ancora nel circuito e nelle televisioni lo spazio che invece
hanno negli altri paesi europei. Chiediamo allora che l'investimento non
sia fine a se stesso, che si studi il modo per mettere in contatto queste
opere con il pubblico. Un circuito di proiezioni che individui in Italia
e in Europa qualche sala cinematografica (e forse più di qualche
sala) a sostegno della nostra produzione con rassegne, dibattiti, incontri
ecc.. I cortometraggi di fiction che vincono i festival italiani ed europei
hanno risonanza quando raggiungono - com'è capitato due anni orsono
- la vetrina della candidatura all'Oscar, altrimenti dopo frettolosi passaggi
televisivi a orari improbabili terminano in fretta la loro vita. Di fronte
a una seria e organizzata distribuzione forse c'è anche un piccolo
ritorno economico e di sicuro il riconoscimento a quanti hanno prodigato
tempo ed energie per lo sviluppo e la diffusione di questo genere cinematografico.
Questa è al momento
la nostra situazione come festival e come Centro Audiovisivo della Regione
Lazio. Questa tavola rotonda appunto ha lo scopo anche di confrontare le
esperienze che ci sono state negli altri paesi e nelle altre regioni soprattutto
europee. Passiamo in rassegna ora le varie esperienze a partire da quella
francese.
Richard
Turco - Festival Images en Regions
La Regione Centrale, in
Francia è a sud-ovest di Parigi ed è un territorio grande
come il Belgio, che va da Parigi alla regione Auvergne, quella di Clermont-Ferrand.
Io lavoro in un'organizzazione che si chiama Atelier de production centre
de la Val de Loire, che è un'associazione che ha come scopo
quello di sostenere il cinema nella nostra regione. All'interno di questa
organizzazione mi occupo di un festival che si chiama Images en region
e che presenta ogni anno in dicembre due competizioni di cortometraggi,
uno francese e uno europeo, che sono stati realizzati con il patrocinio
di regioni, città, o di organizzazioni che sostengono il cinema
in Europa a livello regionale. L'organizzazione Atelier de production centre
de la Val de Loire sostiene sia cortometraggi che lungometraggi. All'inizio
ci occupavamo solamente di cortometraggi e abbiamo sovvenzionato autori
come Erick Zonca, Jaques Maillot che ha realizzato quest'anno Nos vies
heureuses, in competizione a Cannes. La nostra politica è, quindi,
quella di sostenere autori che dal corto passano al lungometraggio. Così
ad esempio come abbiamo prodotto i due primi corti di Erick Zonca, abbiamo
contribuito anche al suo primo lungometraggio La vita sognata degli
angeli che ha riscosso a Cannes un grande successo. Il secondo film
è stato quello di Jaques Maillot, con il quale avevamo lavorato
per Coeurs inflammables il suo terzo cortometraggio, insieme
a l'Arca Haute Normandie, che aveva sostenuto il suo secondo corto.
Questa politica di sostenere
autori che dal corto passano al lungo deriva dal fatto che la nostra regione
è molto vicina a Parigi e di conseguenza abbiamo pochi produttori.
Il nostro problema è che tutti i professionisti o i tecnici migliori
emigrano a Parigi e non rimangono più nel nostro territorio. Quando
abbiamo istituito questo fondo per il cortometraggio abbiamo deciso inizialmente
di patrocinare tutti gli autori di corti che volevano girare le riprese
interamente nella nostra regione e non solo corti realizzati da produttori
della regione, questa seconda linea editoriale era per noi impossibile
da seguire.
Quest'anno abbiamo adottato
un nuovo sistema di sostegno finanziario. Per il corto come per il lungo,
una commissione di esperti esamina le sceneggiature, successivamente la
sovvenzione viene votata dal governo regionale. Per i lungometraggi abbiamo
anche istituito un fondo per lo sviluppo delle sceneggiature e il primo
autore che ha usufruito di questo meccanismo è stato ancora una
volta Erick Zonca, che ha usufruito di un finanziamento fra i trenta e
i cinquantamila franchi francesi per sviluppare la sceneggiatura del lungo.
Lo scorso anno i fondi per i lungometraggi erano in media di quattrocentomila
franchi, mentre quest'anno la regione ha raddoppiato i fondi. La sovvenzione
ai lungometraggi il prossimo anno sarà in media di seicentomila
franchi. Per quanto riguarda il corto il nostro criterio è quello
di finanziare non più di cinque o sei progetti all'anno. Il principio
è di produrre meno corti, ma con un budget sufficiente. La media
del finanziamento per il cortometraggio è di duecentotrentamila
franchi.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Per scegliere i corti da
finanziare tu hai detto che esiste una commissione. Ma come procede questa
commissione ?
Richard Turco - Festival
Images en Regions
La commissione si riunisce
quattro volte l'anno per una media di cento sceneggiature. Un primo gruppo
legge le sceneggiature, e sceglie le due o tre migliori. Successivamente
interviene una seconda commissione che incontra tutti i registi che hanno
presentato il loro progetto e che decide a chi assegnare il finanziamento.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
E quanto tempo passa dal
momento della presentazione della sceneggiatura fino al momento in cui
si decide di finanziare e realizzare il film?
Richard Turco - Festival
Images en Regions
Un mese
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Mentre per tutto ciò
che riguarda lo sviluppo e la stampa, andate a Parigi o avete nella vostra
regione gli stabilimenti? Prevedete delle forme di agevolazioni per questi
costi?
Richard Turco - Festival
Images en Regions
Ci rivolgiamo ai laboratori
di Parigi, la nostra è una regione rurale. Per quanto riguarda i
costi noi ci occupiamo solo del sostegno economico, poi è la società
di produzione a realizzare il film. Noi chiediamo solo che tutte le riprese
vengano effettuate nella nostra regione, ma questo in effetti riguarda
solo i corti, perché per i lunghi può essere girata anche
solo una piccola parte del film da noi.
La produzione deve occuparsi
di tutto il lavoro successivo alle riprese. Ma noi una volta che il film
è realizzato teniamo una copia di ogni cortometraggio e ci occupiamo
della diffusione regionale di tutti i film. Adesso abbiamo quasi cinquanta
corti che vengono proiettati in giro per la regione.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Voi fate la distribuzione
culturale mentre i diritti commerciali restano al produttore?
Richard Turco - Festival
Images en Regions
Abbiamo solamente i diritti
non commerciali per la nostra regione, di tutta la parte commerciale se
ne occupa il produttore. Facciamo promozione, ma tutte le vendite sono
fatte direttamente dalla produzione. Noi facciamo solamente promozione
culturale.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
E se uno volesse organizzare
delle serate di proiezione, anche in altre città europee, in altri
cinema europei voi avete la possibilità di mettere a disposizione
la copia o è proibito?
Richard Turco - Festival
Images en Regions
Sì abbiamo questa
possibilità. È un accordo che abbiamo con le produzioni.
Enzo Ciarravano - Direttore
CARL
Volevo chiedere se tra le
attività di promozione ai corti, di cui poi permettete la realizzazione,
riuscite poi a garantire anche una distribuzione attraverso i media tradizionali,
televisione ecc.. Se c'è un'azione di questo tipo, per una visibilità
effettiva all'interno dei circuiti che non siano soltanto il circuito dei
festival
Richard Turco - Festival
Images en Regions
Non possiamo garantirlo,
ma con questo sistema della commissione di esperti ai lavori quasi tutti
i film che abbiamo sostenuto sono stati nei festival più importanti.
Questo dipende da come scegliamo
i film. L'anno scorso abbiamo prodotto 8 corti che sono stati inviati a
Clermont-Ferrand e 7 sono stati selezionati: 4 nella competizione nazionale
e 3 nei programmi regionali. Ma scegliendo i progetti non si può
garantire la distribuzione televisiva, anche se poi quasi tutti i film
sono passati in televisione.
Inoltre, tutti gli anni
pubblichiamo un libretto che contiene tutte le politiche ed i meccanismi
di sostegno al corto e all'audiovisivo in genere in Francia.
In più molti film
che abbiamo sostenuto sono stati distribuiti da l'Agence du Court Métrage
in almeno duecento sale cinematografiche francesi con un sistema di diffusione
che si chiama il RADI (Réseau Alternatif de Diffusion).Anche
i festival si occupano di una distribuzione commerciale, che si fa per
i corti in Francia, e quasi tutti i nostri film sono stati distribuiti
così. Volevo solamente aggiungere che insieme a Martin Ayres, che
viene dalla regione di Cambridge, abbiamo organizzato una tavola rotonda
nel 1998 a Vendôme con la regione Eastern di Martin Ayres
e la regione West Sweden dove c'è Film i Väst, una organizzazione
regionale. Questa tavola rotonda ha portato al progetto di un programma
completo di cortometraggi composto da due corti per ogni regione, la nostra,
la regione inglese e la regione svedese. Ora stiamo per iniziare le selezioni
e questo programma è destinato a una distribuzione nei tre paesi
, Svezia, Francia e in Inghilterra.
Axel
Behrens - KurzFilmAgentur
Sono il responsabile della
KurzFilmAgentur di Amburgo, che distribuisce cortometraggi in Germania,
si preoccupa di riportarli al cinema come corti da proiettare prima dei
film, in un certo senso funziona come l'Agence du Court Métrage
in Francia. Sono anche coordinatore del Festival del Cortometraggio di
Amburgo. La Germania è uno stato federale formato da sedici regioni.
Questo significa che ogni regione ha il suo dipartimento culturale e il
proprio fondo per i film. Ogni anno vengono prodotti in Germania 700 cortometraggi,
nel 1999, soltanto il 15% di queste 700 produzioni ha avuto i fondi da
una di queste istituzioni ufficiali. Il 70% dell'intero budget per i cortometraggi
finanziati è arrivato dai fondi regionali, cioè dalle diverse
regioni. Il 24 % di questi cortometraggi finanziati erano produzioni scolastiche
finanziate anche dagli stati. Questo significa che anche gli studenti possono
fare richiesta di finanziamento e che la nuova tendenza è che sempre
più TV regionali vengono incluse nel sistema di finanziamento dei
film. Come ad esempio fa la NDR ( Norddeutscher Rundfunk ) che dà
denaro per la Filmförderung, cioè il fondo per i film di Amburgo.
I principi generali del fondo per i lungometraggi di Amburgo, che sono
simili a quelli degli altri stati della Germania, sono i seguenti: lo scopo
del sostegno al film è quello di sviluppare, mantenere e rafforzare
la cultura del cortometraggio e il giro di affari che c'è intorno
ad un corto ad Amburgo. Il sostegno deve essere diretto in una direzione
particolare, come ad esempio alle produzioni che mostrano promesse economiche,
a film di genere diverso che costituiscono un importante contributo alla
cultura del cinema, alle commedie televisive e a serial di alta qualità
i cui contenuti, formato e cast li rendano adatti a una distribuzione e
ad una vendita internazionale, insieme a produzioni televisive e video
di importanza culturale. I finanziamenti includono anche progetti nella
fase della pre-produzione e inoltre implicano il rafforzamento delle aree
di distribuzione e delle vendite anche nei cinema. Affinché venga
migliorato il mezzo audiovisivo ad Amburgo, bisogna essere sicuri che venga
spesa almeno una volta e mezza la cifra di quanto stabilito per l'anno
corrente.
Un ulteriore scopo di questi
fondi regionali è quello di salvaguardare il finanziamento e di
creare posti di lavoro ad Amburgo. Il sostegno copre le seguenti aree:
la sceneggiatura, lo sviluppo del progetto, la distribuzione e la vendita,
che include anche la presentazione ai festival. Tutto questo sta a significare
che il fondo regionale per il cinema in Germania è diviso tra 15
paesi. La domanda di un finanziamento si può inoltrare in ciascuna
regione, per un lungometraggio così come per un documentario e per
un cortometraggio.
Martin Ayres - Eastern
Arts Board
Sono particolarmente interessato
alla tua notazione iniziale riguardo al fatto che in Germania i cortometraggi
vengono presentati prima dei lungometraggi di grande distribuzione. Vorrei
sapere come vengono selezionati i cortometraggi? Quanti cortometraggi vengono
visti realmente sul grande schermo e che tipo di incentivi vengono forniti
affinché questi cortometraggi vengano distribuiti nel grande circuito?
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Per chiarire credo che debba
dirvi qualcosa sul lavoro dell'Agenzia. Abbiamo cominciato con il Festival
del Cortometraggio nel 1985 e dopo un po' ci siamo resi conto che dovevamo
fare qualcosa di più per i cortometraggi, al di là di programmarli
nei festival, che tutti sanno che rappresentano l'unica possibilità
per i corti di essere visti. E' stata l'Agence du Court Métrage
di Parigi ad aiutarci molto. Abbiamo ottenuto dei fondi dallo stato di
Amburgo, loro erano interessati alla distribuzione dei cortometraggi e
a riportare i corti nelle sale cinematografiche. Così abbiamo fondato
l'Agenzia del Cortometraggio nel 1992 e abbiamo iniziato con la distribuzione
all'inizio del 1994. All'inizio credo avessimo 20 titoli e di ciascun titolo
avevamo da tre a cinque copie in 35mm. Abbiamo dapprima cominciato con
10 - 15 cinema in Germania, ma poi il numero delle sale è cresciuto
molto velocemente e adesso stiamo lavorando con 200 cinema in Germania
e alcune in Svizzera. Abbiamo appena iniziato a collaborare con l'Austria
e abbiamo stretto rapporti di cooperazione con l'Agenzia del Cortometraggio
in Svizzera. Avendo noi i diritti di molte sale in Svizzera. In questo
momento lavoriamo con 200 cinema in Germania e abbiamo quasi 200 titoli,
film internazionali, cortometraggi, di ogni titolo abbiamo dalle tre alle
cinque copie. Distribuiamo i film in versione originale e li sottotitoliamo
in lingua tedesca.
Come selezioniamo i film?
C'è un gruppo di persone che lavora per l'agenzia e che stabilisce,
una volta che il festival è finito, quale tipo di film dovremmo
distribuire. In generale si può dire che i nostri film più
richiesti nel nostro sistema di distribuzione sono i corti da 5 minuti
divertenti mentre quelli da 15-20 minuti non sono molto richiesti. E questo
condiziona i nostri criteri di selezione.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Io invece volevo chiedere
più o meno quanto è il danaro che le varie regioni investono
in questo sostegno ai cortometraggi.
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Io posso parlare solo per
quel che riguarda le cifre di Amburgo. Credo che l'intero budget per il
fondo cinematografico di Amburgo sia tra i 9 e i 12 milioni di marchi tedeschi.
All'incirca il 5% di questo budget andrà ai corti.
Filippo D'Angelo - Vitagraph
Distribuzione
Vorrei sapere se voi ricevete
del denaro da coloro che proiettano i film o glieli date gratis.
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Noi riceviamo i finanziamenti
dallo stato di Amburgo quindi non possiamo pretendere cifre elevate per
il noleggio. Per questo abbiamo ideato un sistema chiamato Abonemont in
base al quale i cinema possono diventare membri dell'Agenzia pagando una
quota di iscrizione che dipende da quanto è grande il cinema, può
variare dai mille ai duemila marchi tedeschi l'anno. In virtù di
questa quota di iscrizione gli esercenti hanno il diritto di prenotare
ogni settimana un nuovo cortometraggio. Considerate che questo implica
che loro pagano tra i 30 e i 40 marchi tedeschi settimanalmente per un
cortometraggio, che è una cifra molto bassa.
Filippo D'Angelo - Vitagraph
Distribuzione
E i produttori ricevono
una percentuale?
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Sì, abbiamo un altro
sistema per dare i soldi ai produttori o ai registi. Noi diamo un minimo
garantito di 1000-2000 marchi. In questo modo acquisiamo i diritti da tre
a cinque anni per proiettare i corti nelle sale cinematografiche oppure
possiamo stipulare un altro contratto a percentuale.
Daniel Sauvaget - Agence
du Court Métrage
Potrebbe essere interessante
mettere a confronto il sistema francese e il vostro che sono molto simili,
devo dire che in Francia il costo della distribuzione dei corti nelle sale
cinematografiche è più alto di quello che effettivamente
pagana le sale cinematografiche.
Ogni anno gli esercenti
devono pagare 6000 franchi e non possono scegliere da soli i corti che
vorrebbero proiettare con i lungometraggi, che naturalmente sono forniti
dai distributori.
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
All'inizio abbiamo provato
a convincere i distributori a comprare i cortometraggi come qualcosa da
aggiungere ai lungometraggi ma è stato molto difficile. Così
abbiamo avuto un fondo speciale per quello scopo ma non è stato
sufficiente e abbiamo distribuito solo 20-25 cortometraggi ogni anno in
tutto il paese. Il sistema di distribuzione in Germania non potrebbe andare
avanti senza alcun fondo. Il normale lavoro dell'Agenzia, come ad esempio
pagare le persone o l'affitto dell'ufficio, è fornito dall'Arthouse;
le pellicole o la sottotitolazione, o la pubblicità sono fornite
dal Fondo cinematografico, il Filmförderung di Amburgo. Loro hanno
il proprio fondo per la distribuzione, i contributi vengono erogati 2 volte
l'anno, cosicché possiamo comprare i film. Non è possibile
mandare avanti questo sistema senza alcun finanziamento.
Enzo Ciarravano - Centro
Audiovisivo Regione Lazio
Volevo chiedere: qual è
il ruolo di una rete televisiva come l'NDR, che è un network nel
sistema di distribuzione e produzione.
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Il sistema di finanziamento
è cambiato all'inizio e alla metà degli anni '90. Io credo
che Amburgo sia stata la prima città in Germania che ha cominciato
con un fondo per i film culturali che è stato istituito nel 1980
e poi tutti gli altri stati ci hanno seguito. A quel tempo i registi volevano
separarsi, uscendo dal sistema normale del fondo per il cinema e volevano
istituire un proprio sistema di finanziamento. Per questo motivo si sono
battuti per dei fondi da dare ad alcuni importanti film culturali. Ma dopo
un po' hanno scoperto che questo tipo di film non aveva molto successo,
erano film sperimentali, andavano bene per i festival ma non portavano
soldi, così il Kulturbehörde di Amburgo ha interrotto i finanziamenti
per il cinema alla metà degli anni '90. Hanno unito il fondo economico
per il cinema e il fondo per il cinema culturale, e hanno stipulato un
contratto con la stazione televisiva NDR, coinvolgendo alcune altre istituzioni
private di Amburgo. Io credo che il motivo per cui la NDR fornisce i soldi
è perché stanno finanziando anche produzioni televisive o
cinematografiche che potrebbero portare molti soldi al fondo per il cinema.
Questa è la ragione per cui la NDR è coinvolta. Ma non è
solo la NDR a finanziare, anche la maggior parte delle altre stazioni televisive
di Amburgo che investono sui film, e sugli istituti di finanziamento, come
la WDR (Westdeutscher Rundfunk) di Colonia che dà molti soldi al
Filmstiftung Nordrhein Westfahlen e il Fondo della Bavaria che dà
molti soldi al fondo di finanziamento del cinema bavarese.
Enzo Ciarravano - Centro
Audiovisivo Regione Lazio
Questi mille o duemila marchi
di minimo garantito che l'agenzia paga ai produttori comprendono anche
lo sfruttamento dei diritti televisivi ?
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
No, è solo per la
distribuzione nei cinema
Enzo Ciarravano - Centro
Audiovisivo Regione Lazio
E poi volevo capire l'ultimo
anello della catena commerciale. Voi pagate il produttore, le sale pagano
voi con la formula dell'abbonamento, dato che poi il cortometraggio viene
programmato insieme a un lungometraggio le sale da dove prendono i soldi?
Come si suddivide la quota per il cortometraggio sul biglietto che paga
lo spettatore?
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Lei vuole sapere se i proprietari
delle sale possono avere una cifra extra quando proiettano dei cortometraggi
prima dei film? No non lo possono fare perché non è permesso.
Questo dipende dai principali distributori della Germania, loro non lo
permettono.
Enzo Ciarravano - Centro
Audiovisivo Regione Lazio
No a me interessava capire
le sale come vengono incentivate a programmare i cortometraggi: che cos'è
che incentiva le sale, cosa spinge gli esercenti ad abbonarsi all'Agenzia,
a programmare i corti. Dal punto di vista commerciale che rientro hanno?
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
In generale credo che quando
un esercente ama i film vuole fare un programma interessante , l'altra
cosa è che il Bundesminister des Inneren (il ministero degli interni),
è un ministero federale degli affari interni che dà dei premi
agli esercenti che ogni anno fanno una programmazione interessante o straordinaria,
questa può essere un'altra regione. I premi variano dai 60 ai 120.000
marchi tedeschi ogni anno.
Martin
Ayres - Eastern Arts Board
Sono il responsabile per
il cinema e la programmazione per l'Eastern Arts Board, una regione del
Regno Unito. Vi fornirò alcune note di fondo sulla struttura nel
Regno Unito nel suo insieme, cosa per altro molto complicata e in continuo
cambiamento. Io credo che uno dei problemi che abbiamo è quello
di come sostenere i cortometraggi. La strategia che stiamo seguendo è
quella di farlo in un ambiente che subisce continui cambiamenti. Se rifletto
sulla natura del lavoro che ho svolto negli ultimi tredici anni, più
o meno da quando sono arrivato all'Eastern Arts Board, il contesto nazionale
è cambiato molto rapidamente durante questo periodo. L'altra cosa
fondamentale forse da dire è che ingenuamente quando andai a lavorare
per l'Eastern Arts pensavo che ci fosse un sistema industriale di sostegno
e che io con il mio lavoro avrei sostenuto la parte culturale. In qualche
modo esisteva un sistema originale di sostegno industriale, io scoprii
immediatamente che l'unico finanziamento pubblico proveniva da un insieme
di organizzazioni di fondi precedenti per cui io lavoro e una piccolissima
parte proveniva dall'industria. Questo è un grande problema nel
Regno Unito dove c'è una tradizione di formazione e sostegno industriale
per particolari industrie ma non per il settore audiovisivo guidato in
gran parte da forze e interessi commerciali. Lo stato ha iniziato ad
intervenire in questo contesto.
E' utile probabilmente anche
per voi sentire alcune notizie sulla struttura esistente in Gran Bretagna.
I finanziamenti che noi dispensiamo, provengono da due differenti fonti:
fondamentalmente provengono dal governo ma arrivano attraverso un sistema
nazionale che è un po' come la relazione che esiste tra il settore
pubblico delle trasmissioni della BBC e il settore commerciale della ITV,
il settore commerciale della messa in onda che diventa molto più
complicato con l'interazione del satellite mondiale. Quindi i finanziamenti
provengono dai due rami del governo britannico e anche dall'Arts Council
OF ENGLAND (ACE).
In termini di budget con
cui opero all'interno della regione, noi abbiamo due diversi programmi,
uno è in relazione all'Istituto del governo britannico (BFI) che
si occupa della fiction romanzata e del documentario, mentre l'Arts Council
si occupa di un genere modernista in relazione al sostegno di pratiche
artistiche contemporanee, delle forme d'arte. Quindi il Consiglio Regionale
si bilancia tra questi due tipi di programmi, cercando di accomunarli.
La somma di denaro di cui disponiamo proviene dall'Arts Council e non coincide
interamente con il programma del BFI (British Film Institute). Per il prossimo
anno il Governo ha deciso di creare un Film Council perché ci sono
state molte critiche al BFI riguardo al suo programma culturale. Si è
sentito il bisogno di creare un livello di base, un equilibrio economico
rispetto al sovvenzionamento di film come parte delle industrie audiovisive,
e quindi la posizione che noi occupiamo al momento è che il Film
Council dovrebbe nascere il prossimo anno, ma non sappiamo il tipo di politiche
che farà. Il governo di Tony Blair ha deciso di continuare alcune
tra le iniziative del precedente governo Tory, stanno cambiando l'uso del
finanziamento ma senza aumentare le quote. Quindi l'impegno totale nella
spesa pubblica è quello di mantenere il livello del finanziamento
uguale, ma forse utilizzandolo per programmi leggermente differenti; tutto
ciò significa bilanciare un programma commerciale con uno culturale.
Ovviamente il denaro arriverà da due fonti diverse: una è
il finanziamento attraverso la lotteria che è stato introdotto circa
tre anni fa ed è stato inserito nella produzione dei film nel Regno
Unito, e che è stato disposto attraverso l'Arts Council piuttosto
che con il BFI. Il fondo del BFI ha ricevuto un sussidio dal guadagno della
lotteria ma ci sono state molte critiche. L'Arts Council ad esempio sosteneva
che il sussidio doveva essere addizionale al mercato commerciale, doveva
sostenere iniziative culturali, i giovani registi, le sperimentazioni,
ma allo stesso tempo volevano trarre dei profitti da alcuni film di successo
come ad esempio Quattro matrimoni e un funerale e Full Monty.
L'idea dell'Arts Council credo fosse abbastanza ingenua, immaginare un
qualche aiuto sostenendo film da cui loro potevano riportare qualche soldo
all'interno del budget. Di conseguenza la strategia è fallita. Ora
stiamo cercando di lavorare in due direzioni completamente differenti e
io sono stato criticato per non aver ottenuto alcun guadagno dal fondo
della lotteria. Abbiamo prodotto molti film, ma molti di questi non hanno
poi avuto una distribuzione. Io credo che questa sia l'altra grossa critica
al progetto del fondo della lotteria. Non hanno pensato alle sale e alla
distribuzione per il pubblico. Un altro punto chiave è stata per
noi la collaborazione con la rete televisiva commerciale ITV: ottimizzare
il fondo limitato che eravamo stati in grado di mettere insieme. Prima
di illustrare il tipo di finanziamento low budget nelle regioni,
voglio dirvi che il Regno Unito è un sistema centralizzato, ma con
la politica del nuovo governo laburista si sta muovendo verso un programma
più sviluppato. Questi nuovi accordi per creare un indirizzo comune
all'interno del paese, in particolare nelle aree di cultura sono molto
importanti. L'altra cosa da dire è che ci sono pochissime regioni
in Inghilterra, ci sono agenzie di governo differenti quindi per esempio
le regioni dell'Arts Council in origine erano dodici poi sono state ridotte
a dieci, ed i confini di queste regioni non sono mai definiti, come invece
avviene in Francia o in Germania. I dipartimenti per lo sviluppo economico
operano in un forma differente. Questi frammenti di regione se sono al
centro funzionano meglio perché hanno a che fare con una struttura
singola, ma se sono ai confini funzionano peggio perché possono
bilanciarsi tra due diverse aree. La struttura del Regno Unito è
composta da una serie di regioni definite dal Governo. Ora la Regione orientale
è diventata più piccola quindi il Lincolnshire si è
trasferito all'interno della regione orientale e la regione all'interno
della quale stiamo operando è più piccola.
In termini di strategie
quando andai all'Eastern Arts il budget per la produzione era di 500 sterline,
che è ridicolo, non ci si può realizzare un film, non puoi
nemmeno fare promozione per il film con quella cifra. Così abbiamo
cercato di avere degli sponsor dalla compagnia televisiva ed in questo
modo abbiamo creato un piccolo fondo per la produzione e quindi con la
creazione del franchise regionale ci siamo avvicinati alla ITV. Quello
con la ITV è un rapporto che definirei amichevole e combattivo.
Abbiamo un programma comune per sostenere i cortometraggi, per la formazione
nel campo dell'audiovisivo, per promuovere la produzione dei film nella
regione e per finanziare i film che possono passare dallo schermo televisivo
a quello cinematografico.
A questo punto descriverei
la situazione attuale che è in conflitto con queste due aree. All'interno
della regione ci sono 190 schermi, noi sosteniamo un circuito regionale
di cinema che si chiama Arts House and Culture, contemporaneamente agli
schermi multiplex. Approssimativamente il 40% degli schermi nella regione
funzionano come indipendenti. La nostra è una regione rurale, vicina
a Londra e questo la rende molto simile alla posizione di cui parlava Richard
Turco riferendosi al Centre de la Val de Loire. Avviene una sorta di fuga
creativa verso Londra, che è una regione molto attraente, dove confluiscono
molte correnti artistiche e quindi si trovano molti registi, molte persone
che lavorano nell'industria. Per illustrare il funzionamento dei fondi
della lotteria, direi che il 90% dei cortometraggi che sono finanziati
in Inghilterra attraverso la lotteria, provengono da produzioni che sono
di base a Londra e così abbiamo un problema simile alla situazione
di Davide e Golia dove il finanziamento della lotteria per i cortometraggi
è stato calamitato fino ad ora in questa regione. Il prossimo anno
i fondi della lotteria saranno devoluti a livello regionale e questo dovrebbe
essere davvero molto importante per noi perché ci permetterà
di iniziare a produrre film. Per quanto riguarda le TV, fino ad oggi abbiamo
usato la televisione in due modi: come fonte di finanziamento per le produzioni,
ma anche come un contenitore visivo perché è un canale a
livello regionale, ed è stata un'ottima vetrina per le produzioni
regionali . Da un certo punto di vista potremmo essere soggetti a critiche
del tipo che non si dovrebbero produrre film che poi vanno a costituire
palinsesti televisivi, ma ci sono anche contesti dove inserire film di
animazione o film sperimentali. La televisione è un contesto importante
per la visibilità. Il prossimo obiettivo che vogliamo prefiggerci
è quello di creare un finanziamento per migliorare la distribuzione
dei corti nelle sale. Molti dei film che abbiamo finanziato, sono stati
supportati da un'organizzazione di network regionali. Il pubblico
televisivo dei corti ha dato riscontri positivi in termini di share regionale
(tra il 25% e il 35%), e come si sa per una televisione commerciale, visto
che i finanziamenti arrivano dalla pubblicità, i dati di ascolto
sono realmente molto importanti. La cosa importante, io credo, è
il risultato raggiunto. Il programma di cui parlava Richard Turco tra Svezia
dell'ovest, il Centre Val de Loire e il Regno Unito, è il primo
tentativo di collaborazione con altre nazioni. Il problema da parte nostra
è quello di trovare denaro per il finanziamento, ora siamo riusciti
a identificare alcuni fondi per le copie dei cortometraggi destinate alle
sale cinematografiche. Nel Regno Unito la proiezione dei cortometraggi
in sala è abbastanza marginale, è un'attività frammentaria
più forte in alcune aree piuttosto che in altre. I film più
importanti vengono presentati nel contesto dei festival, non c'è
una vera distribuzione commerciale del cortometraggio. Il corto viene realizzato
per motivi culturali e anche per motivi di sviluppo di tecniche per la
formazione e quindi lo scopo prioritario dei finanziamenti è che
sia collocato all'interno del programma nazionale. In questo senso la collaborazione
che abbiamo stabilito con la TV è veramente importante e dobbiamo
cercare di ampliarla il più possibile. Il cortometraggio come forma
espressiva è molto differente dal lungometraggio, è un po'
come il rapporto che esiste tra il racconto e il romanzo. Il lavoro di
sostegno si occupa dell'intero progetto della realizzazione di un film.
Uno dei progetti che abbiamo realizzato negli ultimi quattro anni è
stato lavorare con il Clermont-Ferrand Short Film Festival utilizzando
degli showcase con dei registi per dar loro una possibilità
di vedere come funziona il mercato di un festival. Attraverso l'esperienza
avuta a Clermont-Ferrand abbiamo anche fatto diverse vendite, mentre abbiamo
utilizzato un agente di vendita nel Regno Unito. Economicamente siamo arrivati
al punto di utilizzare all'interno della compagnia un coordinatore della
distribuzione. La compagnia è associata sia alla Anglia Television,
sia all'Eastern Arts Board, la promozione dei cortometraggi è arrivata
dai festival. Momentaneamente noi siamo interessati a partecipare alle
strategie di distribuzione per vedere il lavoro distribuito nei vari paesi.
Un altro punto importante è quello del sostegno della cinematografia
del passato, bisogna guardare al passato come a una risorsa. E mi sembra
che sia una risorsa particolarmente ricca su cui dovremmo soffermarci.
Non dovremmo distribuire solo cortometraggi contemporanei, ma anche quelli
legati alla nostra storia. Io credo che sia un bene per il pubblico conoscere
la storia, le differenze, i diversi tipi di approccio alla regia ed è
positivo anche per i registi perché la storia è parte della
loro cultura. Credo sia un problema chiave quello di cercare di conservare
la storia del cortometraggio di pari passo con il sostegno per la produzione
contemporanea.
Julia Carson - Northern
Ireland Film Commission
Sarebbe interessante avere
una stima approssimativa del vostro budget per il prossimo anno.
Martin Ayres - Eastern
Arts Board
Approssimativamente è
difficile fare una stima, in media il budget per i festival è di
circa 130.000 sterline all'anno e noi finanziamo una commissione per 8
o 10 film l'anno. Questa è stata la media, i guadagni paralleli
che abbiamo avuto sono stati all'incirca di 20.000 sterline, e questi vanno
per lo sviluppo del soggetto o delle sceneggiature. Questo è il
budget minimo che dovremmo avere il prossimo anno. Parte del mio lavoro
è assicurarmi di ricevere richieste dai registi per quei fondi,
e poi assicurarmi che la maggior parte di questo denaro venga trasferito
nel finanziamento del film. Non posso dire ancora quanto di questo denaro
verrà impiegato per una richiesta. Possiamo anche incoraggiare richieste
da parte di organizzazioni particolari o alcune richieste individuali,
in modo che i singoli produttori possano fare domanda per questo budget.
Ci sarà inoltre una richiesta collaborativa per finanziare la distribuzione
delle pellicole, ma è una organizzazione separata.
Joao
Borges Garcao - Radio Televisao Portuguesa
In Portogallo non esistono
produzioni regionali, ma nazionali e la maggior parte delle produzioni
di cortometraggi o di documentari vengono realizzate con il finanziamento
dello stato e naturalmente i soldi dipendono dal budget del governo, che
fino a poco tempo fa produceva tra i 10 e i 15 film l'anno. Per quel che
riguarda i corti possiamo dire che ogni anno vengono finanziati all'incirca
30 corti, che comprendono fiction, animazione e documentari. Ebbene questo
è il fondo basilare per il cinema, naturalmente ci sono altre fonti,
come ad esempio le industrie, ma la parte più grande dei finanziamenti
proviene naturalmente dallo stato, è una sovvenzione a fondo perduto.
I produttori non devono alcun ritorno di denaro all'ICAM (Istituto per
il cinema audiovisvi e multimedia). Alcuni produttori possono anche unire
insieme al film qualche progetto audiovisivo o multimediale. Per esempio
io voglio fare un film il prossimo anno con un cd-rom che vada con esso,
quindi posso usufruire dei fondi per questo progetto. Io lavoro per la
RTP, la Radio Televisao Portuguesa, che è televisione pubblica in
Portogallo: abbiamo un accordo con il Ministero della Cultura, secondo
questo accordo noi finanziamo film che possono essere sovvenzionati fino
al 40% e con un minimo del 25% del budget stanziato dall'ICAM tutto ciò
significa che se l'ICAM da un milione di dollari noi ne diamo al massimo
400.000 e 250.000 come minimo garantito, impegnandoci per la distribuzione
in TV. Questo è un obiettivo sia per i cortometraggi, che per i
documentari, ma soprattutto per i lungometraggi. Abbiamo, inoltre, cercato
di convincere i proprietari delle sale cinematografiche e i distributori
(e alcuni distributori in Portogallo sono anche proprietari di sale) di
proiettare cortometraggi. Naturalmente gli esercenti non vogliono un film
da 30 minuti, perché significa non avere 4 proiezioni al giorno
ma solo 3, e questo è un problema economico. Siamo stati molto realistici
su questo fatto e abbiamo anche proposto alcune proiezioni speciali, voglio
dire, è preferibile avere una settimana con in programma solo cortometraggi
che avere due o tre mesi con il corto abbinato al film. Alcuni di voi,
forse tutti, ieri e l'altro ieri avete visto Dois Drogões:
quello è stato il primo esperimento con Lusomundo. Lusomundo è
il più grande distributore che abbiamo in Portogallo, rappresenta
la Disney, la Universal, la Metro, la Miramax, insomma rappresenta tutte
le majors e alcune delle cosiddette indipendenti come la Miramax e, eccezion
fatta per la Fox e la Time. Noi abbiamo chiesto al presidente di Lusomundo,
Luis Silva, di provare a proiettare Dois Drogões in testa
a Fuga da Los Angeles. Abbiamo scelto un film americano, un film
di John Carpenter molto conosciuto. John Carpenter era un indipendente
ma in questo film ha lavorato per una major, ci siamo detti che forse era
preferibile avere 100.000 persone che venivano a vedere questo film, piuttosto
che 5.000, e questo perché alcuni film autoctoni, come ad esempio
Estou
Perto di Sandro Aguilar è stato proiettato con un film portoghese
e ha fatto 20.000 spettatori. Il film di Sandro Aguilar è molto
più vicino a ciò che vedremo nei prossimi 20 anni, mentre
Dois Drogões, è molto convenzionale, ben fatto ma
molto convenzionale. In Portogallo c'è anche una televisione privata
chiamata SIC. A cinque anni dall'inizio delle trasmissioni, hanno capito
che il cinema può essere un affare molto vantaggioso quindi adesso
stanno finanziando insieme alla RTP i film. Con una differenza fondamentale:
la RTP non pone limiti ai film e ai registi, discute molto con loro seleziona
i soggetti, noi vogliamo conoscere tutte le aspettative, mentre il budget
è all'ultimo posto. La SIC fa lo stesso, ma vuole mantenere un certo
aspetto commerciale nel soggetto, sono quindi due approcci diversi. Il
pubblico portoghese sta cominciando a vedere sempre più film portoghesi
quindi questo successo contemporaneo permette di finanziare anche gli aspetti
culturali di un paese in cui il cinema è solo una parte, una parte
molto importante. L'ICAM sostiene anche la promozione dei film all'estero
si occupano dell'acquisto delle copie, finanziano la realizzazione del
materiale pubblicitario, stanno facendo un bel lavoro nel settore della
promozione.
Per quanto riguarda la distribuzione
credo che in Portogallo dovremmo avere un accordo tra i produttori portoghesi
per aver una sola casa di distribuzione, in Europa, ad esempio, gli Americani
lo fanno da moltissimi anni. A mio parere il problema in Europa è
la distribuzione più che la produzione.
Henning
Lind Eriksen - Den Oystjysk Filmfond
Prima di tutto vorrei ringraziarvi
per aver invitato l'Oystjysk Filmfond a questo festival in questa bella
città. Non mi dilungherò troppo sulla descrizione della struttura
generale in Danimarca, io credo che Anne Marie Kurstein sia senz'altro
più indicata per parlare di queste cose poiché lei lavora
per il Danske Film Institut. L'idea generale di partenza per l'Oystjysk
Filmfond è stata quella che tutto, nel mondo degli affari, arriva
nelle grandi città. Noi non siamo un paese grande, abbiamo solo
una grande città che è Copenaghen. Ad Arhus ad esempio, che
si trova nella regione dello Jutland, al momento ci sono quattro compagnie
di produzione e per sostenere queste compagnie di produzione o la comunità
che produce i film, abbiamo bisogno di un fondo di finanziamento. Ci siamo
quindi ispirati alla vecchia Svezia dove hanno avuto successo i finanziamenti
del fondo regionale. L'Oystjysk Jutland Filmfond negli ultimi due anni
ha lavorato soprattutto come una specie di salvadanaio, che si apre due
volte all'anno per finanziare produzioni cinematografiche. Tutto ciò
implica finanziamenti anche per i cortometraggi, per le produzioni televisive
e per la produzione di lungometraggi. L'Oystjysk Filmfond ha però
solo un piccolo fondo di denaro che corrisponde a circa 210.000 euro all'anno.
Così non possiamo finanziare progetti al 100%, il nostro finanziamento
corrisponde quindi ad una piccola percentuale e il resto del finanziamento
proviene probabilmente dal Det Danske Film Institut. Per i primi due anni
la maggior parte dei film che abbiamo finanziato, sono stati film-laboratorio.
Noi abbiamo sostenuto qualcosa come 55 progetti per una cifra totale di
530.000 euro, il che significa che ci sono molti progetti ai quali deve
essere stata data solo una piccola cifra. I film che io ho portato in visione,
sono film-laboratorio ma credo che il livello generale dei progetti
finanziati sia cresciuto negli ultimi due anni, ed è cresciuto anche
il numero dei progetti a cui è stato dato il finanziamento del Det
Danske Film Institut. Questo è estremamente importante perché
il motivo principale per cui è stato fondato l'Oystjysk FilmFond
è un motivo economico: sostenere il cinema in modo che le poche
compagnie che noi abbiamo non vadano via o addirittura si trasferiscano
a Copenaghen. Grande motivo di discussione in Danimarca è se la
politica dei film regionali è o dovrebbe essere di sostegno agli
affari commerciali, oppure una politica di sostegno culturale. Le regioni
sono interessate alla produzione dei film, che oltretutto è cresciuta
nel corso degli ultimi due anni. Questo probabilmente vorrà dire
che non saremo più solo un salvadanaio ma proseguiremo con uno scopo,
quello di cercare i talenti, sostenerli, e lavorare su altri aspetti del
film.
Richard Turco - Atelier
de Production Val de Loire
Io ho una domanda che riguarda
lo Jutland: lei ha detto che avete finanziato principalmente, negli ultimi
due anni, film-laboratorio, come vengono diretti questi film? I
film sono realizzati da registi professionisti ?
Henning Lind Eriksen
- Den Oystjysk Filmfond
E' più un percorso
indipendente, sono per la maggior parte registi esordienti o giovani registi
provenienti dal laboratorio di Arhus, che è stato finanziato dall'Oystjysk
Film Fond ma ci sono anche progetti che sono stati realizzati da professionisti
affiancati da uno staff di non professionisti.
Richard Turco - Atelier
de Production Val de Loire
Le chiedo questo perché
noi abbiamo nella nostra organizzazione un fondo per registi professionisti
ma facciamo la stessa cosa anche con i film degli esordienti, ma all'interno
di schemi esclusivamente dedicati a platee di giovani.
Henning Lind Eriksen
- Den Oystjysk Filmfond
Un'idea su cui stiamo lavorando
è quella di dividere il budget annuale e creare un laboratorio,
così è possibile lavorare in maniera più creativa
con i giovani registi.
Anne
Marie Kurstein - Dansk Film Institut
Vorrei spiegarvi brevemente
cosa facciamo all'Istituto per la produzione dei cortometraggi. In Danimarca
noi siamo 5 milioni di persone quindi possiamo considerarci quasi come
un soggetto regionale. Noi siamo grandi come Berlino o Brandeburgo. Il
Danske Film Institut ha quattro modi per finanziare la produzione dei cortometraggi
a livelli differenti. Il primo è quello che precedentemente era
conosciuto alla maggior parte delle persone che sono qui come National
Film Board, il Comitato Nazionale per il film, che ha due direttori di
commissione, che comprano le produzioni straniere ma finanziano anche i
corti danesi e i documentari. Poi c'è la vecchia struttura dei laboratori,
di cui uno situato nello Jutland mentre la cineteca è situata a
Copenaghen. Queste sono strutture che agevolano il lavoro, non erogano
soldi ma tramite queste strutture si può avere accesso all'equipaggiamento
per un film, per un video e agevolazioni per l'editing finale. I produttori,
i registi una volta terminato il film rimangono in possesso di tutti i
diritti, ciò significa che possono vendere il loro lavoro a una
televisione in Danimarca e all'estero e versare soltanto una piccola parte
di questi soldi che hanno ottenuto al Danske Film Institut.
Un nuovo tipo di finanziamento
per i film danesi è il fondo per i cortometraggi che è partito
5 anni fa, credo, come cooperazione tra il Danske Film Institut, il Ministero
della Cultura e due canali di pubblico servizio in Danimarca. Ha un budget
di 24 milioni di corone danesi e la maggior parte di queste va alla produzione.
Si producono all'incirca 12 cortometraggi ogni anno. Il percorso della
distribuzione passa attraverso il Danske Film Institut che è anche
l'organo per la distribuzione non commerciale, ha i diritti oppure li compra
per questo scopo, dando i soldi alla produzione. Manda i cataloghi con
circa 120 titoli alle istituzioni, alle scuole e alle biblioteche e da
qualche anno si occupa anche della vendita, avendo acquisito i diritti
per vendere i video e le videocassette in Danimarca. Il fondo per i cortometraggi
di fiction finanzia pienamente le produzioni e acquisisce i diritti per
una distribuzione non commerciale in Danimarca e anche i diritti televisivi
sempre in Danimarca, mentre i produttori e i registi hanno il diritto di
venderli all'estero. Spero che questa breve relazione sia servita a illustrare
la situazione del cortometraggio in Danimarca.
Daniela
Guerra - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna
Vorrei subito dirvi che
non sono un esperto del settore mentre ho visto che qui siete quasi tutti
molto addentro alle questioni sia della produzione che della commercializzazione
e credo che l'esperimento che ha fatto la Regione Emilia Romagna sia un
esperimento un po' curioso. Innanzitutto perché tutte le volte che
avete citato interventi di sostegno fatti da regioni, parlavate di strutture
di governo nazionale e delle regioni. Invece l'intervento in Emilia Romagna
è venuto non tanto dalla struttura di governo quanto dall'Assemblea
Legislativa, quindi dal Consiglio regionale. Capisco che per alcuni può
essere un dettaglio, in realtà dal punto di vista sia formale che
sostanziale non lo è perché le modalità d'intervento
sono molto diverse. Perché questo intervento è venuto dalla
struttura dell'Assemblea legislativa, e in particolare dall'ufficio di
presidenza che è l'organo di coordinamento della struttura legislativa?
Perché l'Emilia Romagna si è dotata 3 anni fa di una legge
regionale di sostegno delle attività giovanili e tra i principi
fondanti c'era anche quello di valorizzare la creatività dei giovani,
valorizzare ciò che i giovani sanno dare in positivo. Quindi c'è
stata anche la volontà da parte dell'ufficio di Presidenza di fornire
a tutti i consiglieri uno strumento di verifica dell'efficacia delle leggi.
Molto spesso alcune leggi sono per così dire leggi-bandiera,
cioè leggi che nascono di fronte a un'emergenza, a un problema,
ma che di fatto non riescono poi a movimentare risorse ed energie. Allora
incrociando la volontà di verificare l'efficacia di questa legge
con un'esperienza che è già consolidata nella nostra regione
in un grosso capoluogo della provincia di Bologna, a Imola, dove c'è
il Corto Imola Festival, abbiamo potuto verificare l'efficacia di questo
strumento espressivo soprattutto per ciò che attiene le esigenze
del mondo giovanile e abbiamo verificato come in realtà siano piuttosto
pochi i supporti economici che questo mondo riceve e poca anche l'attenzione
da parte delle istituzioni. Abbiamo quindi voluto dare un segnale concreto
di grande attenzione nei confronti di questo mondo e viceversa vogliamo
riceverne un feedback di informazione per verificare come sono i
giovani quando parlano di se stessi. Abbiamo quindi dato un tema molto
generale sulle tematiche giovanili: giovani-identità-diritti, e
abbiamo indetto un bando di concorso. Di fatto è un bando di appalto,
in questo caso si esplica l'originalità di questa nostra scelta
perché l'Emilia Romagna in pratica questi cortometraggi li ha acquistati.
E' uscito nella Gazzetta Ufficiale tra gli avvisi di gare di appalto quindi
abbiamo commissionato a dei produttori di cortometraggi, 4 corti sui temi
dell'identità, della cittadinanza e dei diritti, che avessero come
oggetto i giovani dell'Emilia Romagna. Poi la nostra intenzione era anche
quella di favorire i giovani produttori, ma ovviamente non potevamo restringere
il campo dal punto di vista dell'età essendo un appalto. Abbiamo
avuto una risposta veramente molto forte, mi sembra che abbiano risposto
in 79, con i requisiti per vincere l'appalto, e 50 hanno prodotto il materiale
cartaceo, una bozza di sceneggiatura. E' stata una risposta veramente notevole
anche a fronte del fatto che la circuitazione dell'informazione è
avvenuta attraverso la Gazzetta Ufficiale e attraverso i circuiti specialistici
che l'hanno messo in rete in Internet. Anche la regione l'ha messo in Internet,
e non c'è stata quindi una diffusione a tappeto massiccia tramite
mass media, c'è stata ovviamente la pubblicazione su i giornali
locali ma non più di tanto. Abbiamo però avuto ugualmente
una risposta molto massiccia con del materiale di buonissima qualità.
Sono state selezionate 4 opere , 4 sceneggiature, tra l'altro anche molto
originali. Abbiamo avuto Enzimi separati o storie di cattive ragazze
di Antonella Restelli di Bologna, tre storie di giovani donne che raccontano
la voglia di seguire la propria strada anche a dispetto di principi o pregiudizi.
Bande
di strada di Marco Bertozzi di Rimini, un documentario che è
uno strumento di lavoro anche per quegli educatori che in Emilia Romagna
si occupano, ad esempio, delle unità di strada per il recupero di
tossicodipendenze. Pratiche hip hop a Bologna di Anna De
Manicor, un'indagine dell'identità dei ragazzi adolescenti che si
riconoscono nella cultura dell'hip hop. Infine Progetto Maometto
di Fabrizio Varesco di Ravenna, che racconta una storia realmente accaduta
di solidarietà di una scolaresca nei confronti di un compagno portatore
di handicap. Abbiamo scelto lo strumento del documentario d'autore non
della fiction perché avevamo bisogno di un riscontro, quindi come
ho detto prima di un feedback, da parte di questa realtà
di cui tante leggi parlano e di cui tanti legislatori si occupano. Ora
ovviamente il problema diventa quello della circuitazione, perché
in effetti io credo che l'ambito dei festival sia un po' stretto, nel senso
che continua ad essere una nicchia per amatori, mentre avendo visto altre
opere in questo settore mi rendo conto che questi quattro film sono pienamente
godibili e circuitabili anche - a mio avviso - tra un pubblico molto più
vasto. Per cui ben venga l'idea di abbinarli, per esempio in sale specializzate
a lungometraggi, ma anche invitare queste sale a fare delle serate ad
hoc. Laddove in Emilia Romagna questo è già stato sperimentato,
c'è stato un forte gradimento del pubblico. Certo il problema resta
quello di supportare questi giovani autori nella produzione perché
i costi di produzione sono molto forti. E' questo il motivo per cui anche
noi abbiamo fatto questa scelta, mi sembra che anche in Francia si fossero
orientati in questa direzione, di non dare un piccolo contributo, insufficiente
a coprire gli oneri della produzione, ma di dare un finanziamento sostanzioso
equivalente a 15 milioni. Quindi abbiamo ritenuto che questa cifra potesse
coprire una produzione di una quindicina di minuti, questo era il tempo
limite richiesto nel bando, perché i costi di produzione sono molto
alti e se si vuole far decollare questo settore ovviamente bisogna supportarlo.
Visto che qui siamo in una sede internazionale, lancerei anche un invito
- penso per esempio alla regione Emilia Romagna, noi siamo anche gemellati
in particolare con i paesi della Loira e con l'Assia - credo che ci possano
essere delle occasioni per fare momenti di incontro e confronto anche sul
tema della produzione di cortometraggi tanto più quando l'oggetto
è la vita dei giovani. Credo sia importante farne oggetto di incontri
di scambio e di meccanismi di circuitazione, e ce ne possono essere vari,
anche approfittando di questi incontri internazionali e dei gemellaggi.
Anche io, quindi, invito i paesi che già hanno stabilito delle occasioni
d'incontro sui temi dei cortometraggi a tenere presente che anche in Italia
stanno maturando esperienze ragguardevoli.
Enzo Ciarravano - Centro
Audiovisivo della Regione Lazio
Una domanda tecnica: i quattro
progetti sostenuti sono cinema o video?
Daniela Guerra - Consiglio
regionale dell'Emilia Romagna
Pellicola, ma non hanno
la struttura della fiction, ma quella del documentario d'autore. Noi abbiamo
deciso che gli autori potessero disporre delle loro opere per la partecipazione
a concorsi o festival, però il prodotto diventa di proprietà
del Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna.
Martin Ayres - Eastern
Arts Board
Quando lei ha usato la categoria
"giovani", quale gruppo di età stava definendo ? Ragazzi in un contesto
scolastico? Qual è la categoria di giovani con cui state lavorando?
Daniela Guerra - Consiglio
regionale dell'Emilia Romagna
Dunque, nel bando di concorso
non abbiamo ovviamente potuto inserire nessun tipo di età perché
questo ci sarebbe stato vietato dalle nostre leggi nazionali che impediscono
di restringere un campo sia dal punto di vista geografico, come avremmo
voluto fare limitandolo ai residenti in Emilia Romagna, sia dal punto di
vista dell'età, quindi era aperto. Quando dicevamo giovani ovviamente
intendevamo una categoria molto ampia, non ristretta esclusivamente all'ambito
scolastico, ma pensavamo a quei non professionisti che intendono sperimentare,
esplorare questo metodo di espressione ma non fanno gli autori, diciamo
così, per mestiere.
Nuria
Rodriguez - Arca Haute Normandie
L'Arca Haute Normandie
è
un'associazione fondata nel 1988, opera in tutto il territorio dell’Alta
Normandia che si trova a 80 chilometri circa a ovest di Parigi. E’ una
piccola regione divisa in due dipartimenti.
L’Arca Haute Normandie interviene
principalmente nell’aiuto alla produzione ed alla realizzazione di cortometraggi,
documentari e, in modo più sporadico, per il lungometraggio. I capitali
a disposizione sono circa 1.200.000 franchi ed in questi dieci anni abbiamo
creato un catalogo di circa 120 film, dunque una media di 10 film all’anno.
Abbiamo quattro commissioni
per i corti che vengono esaminati da professionisti del cinema come produttori,
registi, tecnici, montatori e scenografi. La selezione si fa in una sola
volta, ed i commissari leggono tutti i copioni. Riceviamo circa 25-30 copioni
di corti a commissione. Per quanto riguarda i documentari abbiamo due commissioni
di selezione soprattutto dedicate ai documentari d’autore, ma con una particolarità
: in Francia, l’Arca Haute Normandie non richiede una vendita o pre-vendita
alla televisione per aiutare il documentario. Nel campo dei lungometraggi,
in questi 10 anni, abbiamo promosso un film ogni due anni o due anni e
mezzo, per la semplice ragione che non abbiamo un fondo sufficientemente
ampio per intervenire in modo efficace in questo settore e, dunque, in
questi casi, ci limitiamo a supportare dei registi locali e legati fortemente
alla regione, come per esempio Manuel Poirier, di cui abbiamo sovvenzionato
La
petite amie d’Antonio e A la campagne o altri lungometraggi
un po’ atipici, diversi, come dei lungometraggi con la struttura di documentari,
della lunghezza di un film, ma decisamente documentaristici.
La particolarità
dell'Arca Haute Normandie è che aiuta il 50% dei registi della regione,
in quanto esiste una reale presenza di registi e di tecnici del cinema,
dovuta forse ad una tradizione storica cinematografica nella regione, ed
anche alla vicinanza di Parigi. Forse conoscete Claude Duty, che proviene
da questa regione e che abbiamo aiutato per tanti film, come tanti altri
giovani registi locali.
La somma con la quale interveniamo
per il cortometraggio e di circa 100.000, 130.000 franchi per ogni progetto,
intervenendo così ogni anno su circa 10 progetti tra cortometraggi
e documentari.
Parallelamente a quest’aiuto
finanziario destinato alla creazione e alla produzione, da tre anni ci
occupiamo di promozione e distribuzione unicamente di corti, in più
città della regione, proponendo dei programmi tematici completi.
Per esempio, il prossimo tema sarà il cinema di animazione, ma possono
essere anche temi riguardanti gli attori, la fotografia. Curiamo la distribuzione
di questi programmi nelle sale cinematografiche in più città
della nostra regione e ci siamo resi conto da un anno, un anno e mezzo
che esiste grande interesse da parte del pubblico verso questi programmi
di corti. In certe città, come Rouen o Le Havre, abbiamo raggiunto
dai 100 ai 200 ingressi a pagamento per ogni serata.
La terza attività
dell’Arca Haute Normandie è la Film commission, un aiuto
logistico, amministrativo diretto soprattutto ai lungometraggi. Secondo
la tradizione cinematografica francese, molti giovani registi francesi
scelgono la Normandia come scenario per i loro film. Abbiamo aiutato molti
registi, come per esempio Leos Carax con Pola x che era a Cannes,
un terzo del film è stato, infatti, girato da noi. Si tratta di
un servizio abbastanza interessante dal punto di vista regionale : insistiamo
molto affinché le produzioni assumano tecnici locali che possono
avere un’esperienza approfondita come assistenti di produzione, segretari
di produzione, assistenti alla regia, capo comparse, ecc., rendendo molto
dinamico l’impiego dei giovani professionisti della regione.
Questi sono i tre aspetti
principali delle attività della Arca Haute Normandie.
Julia
Carson - Northern Ireland Film Commission
La Northern Ireland Film
Commission è un'agenzia integrata per lo sviluppo dell'industria
e della cultura cinematografica nell'Irlanda del Nord. L'Irlanda del Nord
è un paese piccolissimo e ha una popolazione di circa un milione
e mezzo di persone. E' una regione molto rurale con alcune grandi città
tra le quali Belfast e Londonderry. Non molti hanno visto le immagini
dell'Irlanda del Nord sugli schermi televisivi e probabilmente erano immagini
abbastanza negative. Grazie al cambiamento della situazione politica, siamo
stati in grado di creare un'industria cinematografica lusinghiera nella
regione. Questa è stata spalleggiata dal governo, soprattutto con
lo sviluppo che c'è stato negli ultimi tre mesi con l'istituzione
di un fondo per la produzione regionale, riservato principalmente ai lungometraggi.
La Northern Ireland Film Commission è nata dalle ceneri del Consiglio
Cinematografico dell'Irlanda del Nord che fu creato nel 1989, la Film Commission
venne alla luce nell'aprile del 1997 e ampliò i suoi compiti includendo
locations e formazione, promozione, cultura, nonché la produzione.
Ed è qui che si è materializzato lo schema del cortometraggio.
Prima del '93 la produzione dei corti nell'Irlanda del Nord era molto fragile
e negli anni '40 un lungometraggio intitolato Odd Man Out (Carol
Reed- 1940) venne in parte girato lì e December Bride (Thaddeus
O'Sullivan), che vinse a Cannes nel 1990, è stato sempre girato
da quelle parti. Nel '94 i primi cortometraggi vennero realizzati e lo
schema dell'Irlanda del Nord venne stabilito dalla BBC dell'Irlanda del
Nord, una stazione locale, e dalla Northern Ireland Film Commission. Venne
finanziato così un film come Dance Lexie Dances (Tim Loane),
che ha ricevuto la nomination all'Oscar lo scorso anno. Nel '97, con la
nascita della Northern Ireland Film Commission, noi abbiamo realizzato
il nostro progetto per i cortometraggi che si chiama Premiere e che fu
destinato a produrre 5 cortometraggi da 10 minuti. Il budget per questi
film era di 18.000 sterline nel '97, 23.000 sterline nel '98 e quest'anno
il budget raggiunge le 22.000 sterline. Anche per l'Irlanda del Nord il
Consiglio delle Arti dell'Irlanda del Nord e il fondo della lotteria nazionale
avranno un ruolo importante e daranno ovviamente una parte del fondo. Il
progetto Premiere è leggermente differente, stiamo cercando di creare
un'industria cinematografica autoctona ed è molto difficile. Noi
vogliamo che l'intera parte creativa provenga dall'Irlanda del Nord e che
i film debbano essere girati nella nostra regione, utilizzando staff nord
irlandesi e, dove possibile, attori nord irlandesi. Questo ha portato ad
un risultato positivo, abbiamo avuto molte produzioni, Flying Saucer
Rock'n'Roll (Enda Hughes - 1997) o Gort na gCnamh ( Field
of Bones - Carol Moore - 1997), e al momento abbiamo altri cinque
film in post produzione. Ci sono molti collegamenti tra la situazione in
Portogallo e la situazione nell'Irlanda del Nord in termini di distribuzione.
Io sono responsabile della promozione della serie di Premiere e anche di
mettere in contatto i giovani registi con i festival in giro per il mondo.
Lo scorso anno sono stati
realizzati probabilmente 9 cortometraggi, non includendo i cinque che abbiamo
prodotti con il progetto Premiere. La produzione dei cortometraggi è
limitata. Naturalmente è disponibile un fondo limitato, mentre l'industria
cinematografica nella Repubblica Irlandese è molto forte e questo
è dovuto alla sezione 35 che offre tagli alle tasse e anche all'industria
cinematografica che ha stabilito che film come Michael Collins,
Il
mio piede sinistro o Salvate il soldato Ryan venissero girati
in parte in Irlanda. Ci sono circa 4 o 5 progetti in tutta l'Irlanda e
fanno capo a Short Cuts, che è stato fondato dalla RTE (la stazione
televisiva del sud) anche dall'Arts Council nel sud e dall'Arts Film Board.
Nell'Irlanda del nord il progetto Premiere è nato per opera della
Northern Ireland Film Commission, della televisione dell'Ulster, che è
una tv locale, del British Screen Finance che ha la sede a Londra e del
consiglio di Belfast. Questi sono anche gli sponsor che abbiamo avuto negli
ultimi tre anni. Questo sarà l'ultimo anno di Premiere in questa
forma attuale e speriamo di poter andare avanti con film leggermente più
lunghi il prossimo anno. Per quel che riguarda Premiere, che è il
nostro progetto principale, è veramente un trampolino di lancio
per la carriera di chi lo fa e molti produttori e registi una volta che
hanno realizzato il film con Premiere, sono pronti a passare al Northern
Lights, oppure cominciamo a lavorare al loro primo lungometraggio. E' difficile,
a causa della situazione dei fondi nell'Irlanda del Nord, cercare di far
rimanere la gente nell'Irlanda del Nord. Le persone vanno a Londra o Dublino
per cercare di ottenere fondi, e come in Portogallo, i cinema sono riluttanti
a farsi coinvolgere e a proiettare i cortometraggi. Abbiamo un solo cinema
che fa parte del circuito culturale, il Queen's Film Theatre, che proietta
cortometraggi insieme ai film, ammesso che non siano più lunghi
di 10 minuti. Questi, in base anche ai tempi della pubblicità, vogliono
abbinare corti che siano compatibili con il film che viene proiettato.
Ad esempio The good son (Sean McGuire), che è stato
un cortometraggio selezionato per il Festival di Cannes quest'anno, è
stato proiettato con il film di Peter Mullan Orphans perché
Gary Lewis, l'attore, recita in entrambi i film.
In Irlanda del Nord non
esiste una vera cultura del cortometraggio e la sensazione è che
in Europa sia ovviamente molto più forte, anche in virtù
di chi come Canal+ dà molto sostegno ai Festival, dando come premio
l'acquisto per i diritti di trasmissione. Queste sono possibilità
che non esistono da noi. Ci sono probabilmente 5 festival principali nel
nostro paese e sono molto impegnati a proiettare corti autoctoni. E' molto
difficile ma io credo che stiamo migliorando questa situazione perché
abbiamo avuto il sostegno del governo e confido nella credibilità
di questa terra per l'intera industria cinematografica. I film hanno avuto
un successo incredibile in tutto il mondo, e io vorrei ringraziare tutti
i festival che sono qui presenti perché hanno dato ai film dell'Irlanda
del Nord molto sostegno negli ultimi due anni. C'è stato molto gradimento
artistico per i nostri corti e la richiesta si è triplicata rispetto
a quando ho iniziato ad andare in giro due anni fa.
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Lei ha detto che questo
è stato l'ultimo anno di Premiere in questa forma. Se voi finanziate
film più lunghi non sarà un problema per la distribuzione
e la diffusione di questo tipo di corti in quanto la televisione e le sale
vogliono film che durano meno di 10 minuti. Volete dare un impulso a un
programma di cortometraggi di un altro tipo?
Julia Carson - Northern
Ireland Film Commission
Non abbiamo ancora stabilito
che forma prenderà Premiere l'anno prossimo; quest'anno è
stato leggermente differente, perché abbiamo realizzato film dai
5 ai 7 minuti mentre corti da 10 minuti nei due anni precedenti. Forse
stiamo pensando a un progetto per lo sviluppo del lungometraggio. Stiamo
discutendo molto con entrambi gli sponsor commerciali e con il British
Screen e le tv locali. Personalmente credo che noi dovremmo continuare
con il progetto Premiere per almeno un altro anno per dare all'industria
un gruppo forte di talenti di cui necessita. Non credo che la nostra industria
sia pronta per la produzione di un lungometraggio autoctono al momento.
Intendo dire che noi abbiamo gente di grande talento, c'è un nuovo
fermento, ma bisogna capire se si ha l'esperienza per fare tutto ciò
e i cortometraggi sono la forma migliore per ottenere questa esperienza.
Dan
Macrae - Scottish Screen
Sono Dan Macrae dello Scottish
Screen che è l'istituzione sostenuta dal governo in Scozia per lo
sviluppo della cultura e dell'industria. Credo che valga la pena di analizzare
il contesto brevemente per vedere come funzionano le cose nel Regno Unito.
Il problema più grande che fronteggiamo in Scozia è la lingua
inglese, una lingua che gli Scozzesi condividono con il centro dell'industria
britannica a Londra, e una lingua che l'industria cinematografica britannica
condivide con il centro chiave per la produzione cinematografica in tutto
il mondo che è Hollywood. C'era un'industria cinematografica come
probabilmente saprete, negli anni '40, '50 e '60 che in parte arrivava
dall'estero attraverso il supporto di Hollywood, in parte attraverso la
volontà pratica di investire e sviluppare l'industria come una guerra
commerciale che era ciò che sostanzialmente esisteva tra l'America
e il Regno Unito. Il governo fece molti accordi per sostenere l'industria
straniera nel Regno Unito. Nel 1990 non esistevano cortometraggi realizzati
in Scozia a parte gli occasionali film che venivano realizzati come saggio
di fine anno dagli studenti della Scuola Nazionale di Cinema e Televisione.
Durante tutti gli anni '80 la Scozia ha avuto un rinascimento culturale
in tutte le forme di arte, letteratura, pittura, scultura, teatro, ma questo
rinascimento culturale non ha toccato il cinema, e questo a causa delle
infrastrutture. Noi non sappiamo se ci fossero dei talenti cinematografici
in Scozia, le uniche persone che erano in grado di fare film, essendo principalmente
autori come Bill Douglas, Bill Forsyth e naturalmente Gillies MacKinnon,
erano degli individui che grazie a una forza di volontà incredibile
sono andati a Londra per avere i fondi dalla Scuola Nazionale di Cinema
e Televisione e hanno trovato un modo per fare i loro film.
Non c'era motivo in Scozia
di prendere semplicemente una telecamera e cominciare a girare, senza una
grande passione. Quindi le istituzioni decisero di creare un progetto per
registi esordienti in collaborazione con la nostra rete locale che era
sostenuta dalla pubblicità e che mise insieme un programma per cortometraggi
a bassissimo costo mettendo a disposizione un contributo per il primo anno
tra le 750 e le 2.000 sterline. Ciò ha consentito di produrre circa
30 film, molti di questi non erano validi, molti invece abbastanza interessanti
e alcuni promettenti. Divenne evidente che c'erano nuove voci in Scozia
che volevano lavorare nel cinema. Credo che istituzionalmente la decisione
è stata presa per iniziare a creare molte opportunità per
i registi, fornendo, allo stesso tempo, una seria valutazione anche per
gli sceneggiatori e per i produttori. Essenzialmente tre progetti di produzione
vennero messi a punto. Un primo progetto sostenuto con 4.000 sterline.
Un secondo, che è molto simile al progetto Premiere che Julia Carson
ha menzionato, e che ha finanziato la produzione di film in 16 mm con circa
25.000 sterline, sempre con il sostegno della televisione scozzese, che
lavora e cerca finanziatori sull'intero progetto, e il British Screen.
Infine un progetto recente chiamato Tartan Shorts che ogni anno realizza
tre film dal budget di 16.000 sterline circa. Nel primo anno Tartan Shorts
ha prodotto un film intitolato Franz Kafka's It's a Wonderful Life (Peter
Capaldi) che ha vinto l'Oscar come miglior cortometraggio. Probabilmente
negli ultimi anni noi abbiamo prodotto 150 cortometraggi in Scozia che
non avevano un budget sufficiente. Attraverso questi progetti sono emersi
numerosi talenti, il già menzionato Peter Mullan, il cui film Orphans
ha raccolto premi in tutto il circuito dei Festival. Lynne Ramsey ha presentato
il suo film d'esordio Ratcatcher al Festival di Cannes, edizione
1999. La Scozia sta anche producendo un numero di film di registi alla
loro prima esperienza o provenienti dal teatro. La mia convinzione è
che questi film non siano particolarmente belli e il pubblico tende ad
essere d'accordo su questo. Tra questi i film che stanno sopravvivendo
al mercato sono quelli che sono stati realizzati attraverso l'esperienza
della produzione di cortometraggi. I produttori nel mondo guardano ai cortometraggi
come esempi, come biglietti da visita di gente di talento. Ad alcuni è
stato commissionato di sviluppare soggetti di lungometraggi e in alcuni
casi sono stati finanziati per lavorare almeno due anni in attesa che il
loro progetto venisse realizzato. E' molto importante comunque che questi
film vengano visti perché, come ho detto, i soldi delle televisioni
vengono impiegati per tutti quei progetti che sono destinati alla tv, ma
lo Scottish Screen lavora anche attivamente per distribuire questi film
in molti festival, possibilmente in tutto il mondo, e ricevere premi è
molto importante per assicurarsi che l'investimento venga mantenuto. Adesso
stiamo cominciando a realizzare cortometraggi per la televisione e non
soltanto per il cinema. Lo Scottish Screen ha lo scopo di sviluppare l'industria
televisiva così come quella cinematografica quindi adesso stiamo
producendo film appositamente per la tv, girati con la nuova tecnologia
digitale, per poter dare un'ulteriore possibilità ai talenti scozzesi
di lavorare nel campo digitale che altrimenti potrebbe non esistere. Quindi
la migliore intenzione è quella di sviluppare talenti, quanto più
possibile per realizzare dei film, per fare in modo che vengano visti in
un territorio il più vasto possibile e per incoraggiare le relazioni
tra i registi e i produttori in tutto il mondo in modo che siano fortemente
sostenuti per sviluppare il loro lavoro.
Francesco
Gesualdi - Direttore generale di Cinecittà Holding
Prima di tutto mi sembra
doveroso ringraziare chi ha promosso questa iniziativa che è ormai
giunta al quinto anno ed è diventata un punto di riferimento per
questo tipo di produzione cinematografica. E' un'iniziativa che andrà
sostenuta sempre di più per una più concreta collaborazione
tra il Festival e Cinecittà Holding per il prossimo anno, per cercare
di dare un'incisività e una visibilità ancora maggiore e
per poter fare cose ancora più importanti rispetto a quelle già
importanti che sono state fatte. Fatta questa premessa doverosa, credo
che qualsiasi operatore italiano che lavora nel mondo del cinema si debba
sentire un po' imbarazzato rispetto alle comunicazioni sulla situazione
dei vari paesi partecipanti a questa tavola rotonda. Un po' imbarazzato
perché, io non sono particolarmente ferrato nel meccanismo di finanziamento
del Dipartimento per sostenere queste iniziative, ma comunque credo che
sia decisamente irrisorio l'intervento pubblico rispetto a questa attività.
Credo che sia doveroso un approfondimento e un coinvolgimento delle istituzioni
non solo pubbliche, ma anche private per dare maggior slancio a questo
tipo di produzione. Nel nostro paese la strada che fin oggi è stata
seguita è stata quella di far cimentare giovani autori direttamente
con il lungometraggio che deve andare in sala attraverso il meccanismo
noto - e alcune volte tristemente noto - dell'articolo 28 (adesso divenuto
articolo 8). I risultati di questa lunga attività, di questi esperimenti
non sono molto lusinghieri, solo in rarissimi casi abbiamo avuto la possibilità
di scovare nuovi talenti. Il più delle volte abbiamo creato attraverso
questo meccanismo e attraverso questo tipo di produzione assolutamente
povero (perché le risorse sono assai contenute, un po' meno oggi,
però fino al recente passato si parlava di 400-500 milioni a film)
una classe, un lungo elenco di autori sedicenti, di persone che credevano
in quello che facevano ma erano destinate a un inglorioso insuccesso. Questo
perché i meccanismi di distribuzione sono quelli che più
o meno ho sentito nel corso del dibattito, salvo in rare occasioni. La
Germania, ad esempio, mi sembra che sia un paese che ha risolto brillantemente
alcuni problemi di distribuzione, di produzione ed è diventata nella
Europa, e non solo, un paese leader nella produzione specialmente del prodotto
seriale. Questo significa che il lavoro che è stato fatto nella
ricerca di talenti, nella ricerca di questi nuovi registi da immettere
nel mercato e nella produzione ha prodotto, attraverso questi provvedimenti
e queste operazioni di ricerca, dei buoni risultati. Nel nostro paese non
c'è questa attenzione al cortometraggio, che credo sia l'unica e
più efficace palestra per chi si vuole cimentare in futuro nella
produzione cinematografica. Dico questo perché i corti italiani
che ho potuto vedere come membro della giuria sono anche come fattura decisamente
insufficienti rispetto a quelli prodotti negli altri paesi. Questo è
il segno di un'arretratezza tutta italiana che enfatizza il ruolo del grande
autore e non quello del regista quello del professionista. Un'arretratezza
tutta italiana rispetto alle produzioni internazionali che questo dogma
dell'autore ce l'hanno decisamente un po' meno. Io sono direttore generale
di Cinecittà Holding dal 22 aprile, quindi una recente nomina, però
credo che un gruppo pubblico, anche se abbiamo recentemente privatizzato
la società, che offre i servizi integrati per tutto l'audiovisivo,
debba tenere in importante considerazione lo sviluppo della sua industria,
dell'industria alla quale appartiene. Per cui credo che attraverso il coinvolgimento
dell'Istituto Luce, attraverso il coinvolgimento diretto di Cinecittà
Holding e quello anche indiretto di Cinecittà Servizi, attraverso
accordi che potremmo fare per offrire le lavorazioni di questi prodotti
a prezzi concordati, e sicuramente correggendo i prezzi di mercato, credo
che questo gruppo debba porsi nel nostro paese come il punto di riferimento.
Di questa nuova palestra, di questa palestra che deve formare e deve aiutare
a individuare nuovi talenti per il nostro cinema. L'Istituto Luce, com'è
noto, sostiene il cinema italiano e il cinema europeo di qualità
attraverso la produzione, la distribuzione, e anche attraverso un ormai
importante circuito cinematografico. Il Luce dovrà intervenire in
questo settore in maniera più incisiva rispetto a quello che ha
fatto finora. Però deve farlo con incisività e con risorse
maggiori. Queste risorse ci sono, e piuttosto che destinarle a sostenere,
a distribuire prodotti di autori già noti, la missione di una società
pubblica deve essere quella di sperimentare, quello di formare nuovi talenti,
sperimentare nuovi linguaggi e credo che l'Istituto Luce, Cinecittà
Holding, che io rappresento oggi, si metteranno al servizio di questa nuova
missione. Cinecittà Holding, oltre all'attività economica
di holding, ha come missione aziendale quella di promuovere il cinema italiano
sotto l'aspetto economico e commerciale nel mondo e in Italia anche sotto
l'aspetto culturale. Credo che sostenere il corto sia un'importante attività
di promozione del cinema italiano e credo che lo faremo sicuramente con
maggiore entusiasmo e incisività rispetto a quello che abbiamo fatto
fino ad oggi. E' un impegno che prendo.
Enzo
Ciarravano - Centro Audiovisivo della Regione Lazio
La cosa che devo sottolineare
per prima è proprio la grande soddisfazione della Regione, che ha
investito fin dal primo momento in questo festival, un piccolo festival
locale che piano piano è cresciuto e che quest'anno ha fatto un
grande salto di qualità coinvolgendo sempre più forze sane,
fresche, giovanili per quella che è una palestra per la creatività
nel campo dell'audiovisivo. Quello che ha detto Gesualdi mi conforta ed
è una grossa fetta di una torta che va composta. La Regione è
un ente di promozione della cultura e io come responsabile del settore
delle attività culturali mi devo occupare non solo di audiovisivi
ma anche di teatro, di danza, di musica e di molte altre cose e vedo soprattutto
l'esigenza - dico questo perché questo è vero per lo spettacolo
riprodotto come il cinema e l'audiovisivo ma è vero anche per gli
altri settori dello spettacolo - che l'intervento pubblico deve qualificarsi
non tanto come sostegno alla produzione, quanto per creare le condizioni
perché i prodotti possano essere visti, distribuiti, circuitati.
Va creato pubblico, la vera promozione è questa. Va creato un nuovo
pubblico che ancora forse non esiste. Se è vero per le signore impellicciate
che vanno a sentire la musica classica e non vanno mai a sentire cosa esiste
nella musica popolare di qualità oppure nelle nuove forme di teatro
e di danza, questo è altrettanto vero per lo spettacolo riprodotto
come il cinema e tutto quello che è legato ai nuovi linguaggi, ai
linguaggi dei giovani alle nuove modalità di espressione che identificano
quella che possiamo chiamare l'identità culturale europea. Io ho
una grossa speranza in questo momento che è quella che la nuova
direzione, il nuovo governo dell'Europa, la nuova commissione attribuisca
un grosso spazio alla cultura per la creazione di un'identità culturale
europea. L'Europa sta stentando di affermarsi nel campo monetario, nel
campo politico, nel campo della politica europea e potrebbe avere un grande
incentivo all'unione proprio attraverso la politica culturale. Attenzione,
non è una politica culturale fatta dalla composizione della varie
nazionalità e dei vari stati ma proprio perché in questo
momento viviamo in un'epoca di globalismo c'è molto più spazio
per le identità locali. Questo si può riscontrare nei film
di successo, i film cosiddetti di qualità, sono storie locali, storie
di comunità locali che riescono a raccontare se stesse toccando
i grandi temi dell'immaginario, le grandi storie dell'uomo. Quindi, mai
come in questo momento l'Europa è l'Europa delle regioni, con diversità
di linguaggi, diversità di culture, diversità di storie ma
dove c'è curiosità, c'è interesse reciproco tra queste
diverse comunità. Il ruolo delle regioni, non parlo di regione chiaramente
soltanto in termini istituzionali e amministrativi, ma anche come entità
di identità culturale, può avere una grossa crescita e un
grosso sviluppo. Vorrei ricordare quanto ha significato per la crescita
del cinema il ruolo della televisione tra la fine degli anni '70 e '80,
vorrei ricordare il ruolo della ZDF per la creazione degli autori, alcuni
grandissimi, purtroppo scomparsi, oppure quello che ha potuto fare Channel
4 in quel periodo per il cinema inglese. Ecco, io credo che questo vada
recuperato anche per l'Italia, la regione dovrebbe sostenere i prodotti
di qualità, quelli senza pubblicità. Un progetto che si è
un po' fermato, su cui l'anno scorso abbiamo fatto una riflessione ma che
adesso stenta ad andare avanti. E l'Italia, che è poi l'Italia dei
Comuni, l'Italia delle grandi differenze, non è sicuramente come
la Germania dove i länder hanno una funzione precisa, codificata
rispetto a quello che è lo Stato, oppure la Francia dove la stato
centrale interviene e a volte decentra, ma con grande cognizione di causa.
Questo grande spontaneismo italiano, dove ogni regione ogni municipalità
fa qualcosa, produce per l'audiovisivo, e produce una massa finanziaria
abbastanza consistente, anche se estremamente variegata, diffusa, frammentata.
L'ideale sarebbe riuscire a canalizzare questo intervento attraverso anche
un coordinamento professionale da parte di un'agenzia regionale che poi
è quello che un po' è emerso dal confronto con le realtà
straniere. Realtà regionali che abbiano come compito non tanto quello
della produzione, perché poi scegliere la qualità è
anche difficile, ma creare le condizioni perché il prodotto possa
essere distribuito; quindi lavorando sull'esercizio, lavorando sulla distribuzione,
lavorando sulla creazione di nuovo pubblico, lavorando sulla formazione
delle professionalità. Vorrei ricordare che questo è un problema
che ha Cinecittà, cioè la scomparsa di mestieri tradizionali
e storici che hanno fatto grande il cinema: attrezzisti, scenografi, costumisti.
E' un discorso complesso e integrato che può vedere la soluzione
soltanto attraverso un'agenzia pubblico-privata e su questo io sto lavorando
in Regione da quel convegno che organizzammo proprio a Cinecittà.
E' un discorso che vado facendo e che spero di riuscire a portare a termine
proprio attraverso la creazione di un'agenzia pubblico-privata a livello
regionale che veda presenti diverse componenti e che lavori soprattutto
sulla promozione e sulla distribuzione del prodotto. Detto questo, tornando
alla realtà attuale, qualcosa insomma stiamo facendo, come ad esempio
Cortolazio, sono ancora piccole cose embrionali che però denotano
una certa sensibilità e un certo interesse. Per la prossima edizione
credo che torneremo sicuramente sul Cortolazio sul premio anche se con
qualche modifica, invece che quattro probabilmente ne faremo uno o due
di premi proprio per concentrare le risorse; cercheremo di affiancare a
un discorso di ricerca di location regionali anche in un'ottica di realizzazione
di Film Commission, un premio. L'idea che ci è venuta è quella
di un premio legato alla produzione di uno o due audiovisivi prodotto da
un gruppo di regioni. Esiste un'intesa tra le regioni del Centro Italia
che oltre al Lazio coinvolge la Toscana, l'Umbria le Marche e l'Abruzzo;
queste regioni si sono associate e consorziate, a Bruxelles hanno aperto
un unico sportello, una sorta di ambasciata nei confronti della Comunità
Europea proprio per poter agire in maniera più efficace, più
organizzata, più coordinata per rispondere a quelle che sono le
problematiche comuni di un gruppo di regioni simili per collocazione geografica
e che hanno molte affinità. All'interno del protocollo che esiste
tra queste regioni, io mi farò carico di proporre, come una delle
cose da fare il prossimo anno, la produzione di un audiovisivo comune,
che abbia a disposizione più fondi, quindi con più qualità,
più possibilità di accedere al mercato e, con la auspicabile
collaborazione di enti e organismi come Cinecittà, possa in qualche
modo rappresentare una nuova frontiera per sviluppare creatività,
una creatività che si concili con il gradimento del pubblico.
Daniel
Sauvaget - Agence du Court-metrage de Paris.
In più paesi europei
le Regioni incominciano ad intervenire nel finanziamento del cinema. In
Francia come sapete, abbiamo un’esperienza di vari anni.
Vorrei insistere su un primo
punto, cioè che le Regioni in Francia intervengono principalmente
nel campo della creazione e della produzione e intervengono molto più
di rado per la distribuzione dei film che esse sovvenzionano. In particolare,
non intervengono mai (o molto raramente) per la distribuzione nelle sale
e, ovviamente, non intervengono (non ne hanno il potere) per la diffusione
televisiva.
Questo primo punto mi sembra
molto importante. In Francia, ogni anno, circa venti o trenta cortometraggi
sono distribuiti nelle sale cinematografiche. Mentre, circa 400 sono quelli
prodotti annualmente, inclusi i duecento che godono degli aiuti regionali.
Siamo stati così
obbligati ad inventare il sistema battezzato Rete Alternativa che è
stato creato dall’Agence du court-métrage e che permette,
ogni anno, a circa 230/250 sale cinematografiche di presentare ai propri
spettatori dei corti. Inoltre, l’Agence du court-métrage
propone dei programmi completi di corti. Ma non è l’unica a farlo:
qualche distributore presenta dei programmi di corti e qualche regione
ha iniziato (in particolare la regione Centre) a ideare dei programmi per
provare a distribuirli più estesamente, cioè non solo nei
festival.
In Francia è solo
dopo il 1983-84 che le Regioni hanno iniziato a intervenire nel campo cinematografico.
Le prime esperienze consistevano nel creare dei Centri regionali di produzione,
come per esempio, a Marsiglia, dove il Centro era diretto da un regista
celebre, René Alliot, oggi scomparso. Altri esempi sono la Bretagna
e Tolosa.
Ma questi Centri sono stati
presto chiusi, a causa di problemi di finanziamento e anche, forse, perché
erano male amministrati: credo che le Regioni non li sostenessero abbastanza.
E’ vero che queste iniziative provenivano più dal Governo che dalle
stesse Regioni: era un’idea del Ministero della Cultura, e abbiamo dovuto
attendere il 1989-90 perché le Regioni accettassero l’idea che il
cinema è anch’esso parte della cultura e studiassero la creazione
di piccole strutture, degli Uffici Cinema, capaci di aiutare la produzione,
prima di corti e poi di lungometraggi.
Come intervengono le Regioni
in ambito cinematografico? In generale, si tratta soprattutto di sovvenzioni,
cioè distribuiscono dei fondi che poi non recuperano. Ma una regione,
la Rhone-Alpes, con capitale Lione, ha creato una vera e propria società
di produzione che produce pochissimi corti ma, ogni anno, produce o coproduce
una decina di lungometraggi.
E’ importante osservare
che questo Centro di produzione partecipa all’investimento e anche al profitto
del film. Questo Centro agisce pressoché come una vera Società
privata e le scelte di questa Società risultano abbastanza classiche
trattandosi di film che si indirizzano al mercato.
Oggi una quindicina di Regioni
su 22 (in Francia esistono 22 regioni) aiutano la produzione di cortometraggi.
In alcune di queste i fondi sono veramente irrisori: non offrono più
di 600.000 o 700.000 franchi all’anno per la produzione di corti. Al contrario,
altre Regioni offrono degli aiuti finanziari molto più consistenti
e, in generale, sono le stesse Regioni che iniziano a porsi il problema
della diffusione dei corti finanziati.
Allora, innanzitutto, diffusione
nelle sale: perché in Francia abbiamo una rete di sale ancora molto
consistente, spesso moderne anche nelle città più piccole,
su tutto il territorio. Un circuito molto decentralizzato, contrariamente
alla televisione che, in Francia, è molto centralizzata, anche per
le scelte di programmazione.
La resistenza alla decentralizzazione
è un problema molto francese, la decentralizzazione politica, finanziaria
e culturale a favore delle Regioni è un fenomeno molto recente in
Francia e databile agli anni Ottanta. Lo Stato centrale conserva abitudini
di controllo e, nel campo del cinema, lo strumento essenziale di questo
controllo resta il Centro Nazionale della Cinematografia (C.N.C.) che gestisce
dei fondi molto consistenti, i più importanti in campo cinematografico.
Per esempio, 500 milioni
di franchi sono stati versati come aiuto alla produzione nel 1998, di cui
14 milioni per i corti, ma solo i corti in pellicola (ci sono anche aiuti
per i documentari, i film di animazione e i corti in video o con supporto
televisivo che beneficiano di altri canali di finanziamento).
Il totale degli aiuti regionali
francesi alla produzione è di 50 milioni di franchi, cioè
dieci volte meno. Questa somma comprende coproduzione di lungometraggi
e coproduzione di corti. Si può vedere che nel 1998 il totale degli
aiuti regionali ai corti è superiore al totale degli aiuti del C.N.C.,
senza contare il finanziamento ai programmi televisivi. In particolare,
gli aiuti sui crediti televisivi con il canale Arte che permette la realizzazione
di film di fiction dai 30 ai 50 minuti.
Se gli aiuti ai cortometraggi
diventano importanti nelle Regioni, sono mediamente inferiori agli aiuti
del C.N.C., ma sono compatibili con questi : si può attingere agli
aiuti del C.N.C. e contemporaneamente a quelli delle Regioni e in alcune
Regioni, come la Regione Centre, l’aiuto individuale è consistente
ed è sufficiente a volte alla realizzazione del film, pur se è
previsto, evidentemente, un contributo del produttore.
L’intervento delle Regioni
favorisce la diversificazione delle fiction, una varietà di riferimenti
culturali, geografici, sociali e, certamente, una ricerca meno "parigina"
di nuovi talenti. E’ dunque molto importante.
Ma non sempre resta al riparo
dai rischi della censura che sono maggiormente avvertiti presso le assemblee
di politici che dirigono le Regioni, meno sentiti presso le amministrazioni
centrali, come il C.N.C., dove praticamente non esiste pericolo di censura
L’aiuto delle Regioni non
è totalmente indipendente dai meccanismi del C.N.C.: il Centro continua
a intervenire in più forme nella definizione delle politiche cinematografiche
delle Regioni e, paradossalmente, il C.N.C. parla di credito decentrato:
crediti che provengono dal Centro e sono messi a disposizione delle Regioni
sotto il suo controllo affinché le Regioni aiutino il cinema in
più modi.
Ho tentato di tracciare
una sintesi rapida, molto rapida. Ma vorrei proporvi alcuni problemi un
po’ più generali, a scopo provocatorio.
Alla luce dell’esperienza
francese, molte domande posso essere formulate.
Innanzitutto, problema elementare:
perché aiutare il cinema? Si aiuta la creazione artistica o un’industria
culturale? Visto che quest’industria culturale costituisce lo spettacolo
più richiesto e ambito, in particolare dal pubblico dei giovani.
Perché le Regioni
aiutano la produzione? Vogliono incoraggiare la creazione, cioè
l’arte, o le Regioni si comportano come uno strumento di espressione artistica
o vogliono soltanto migliorare l’industria del cinema o, come direbbero
gli americani, la dimensione dell’entertainment.
Il problema si pone se si
analizzano i lungometraggi che sono prodotti in regione, ma allo stesso
modo si pone la domanda: le Regioni vogliono intervenire contemporaneamente
sul lato artistico e commerciale?
I nuovi meccanismi economici
favoriranno l’espressione artistica, l’economia della Regione o il suo
turismo? O il tutto?
L’arte cinematografica promuove
l’immagine della Regione che interviene nel cinema ? Questa domanda va
posta quando si studiano i rapporti di attività dei Centri regionali.
Bisognerebbe convincere
i politici che le riprese di un film nella regione portano dei soldi alla
regione, cosa che a mio avviso è assolutamente ridicola. Le cifre
sono miserabili e, secondo me, è preferibile accogliere 6000 rifugiati
del Kosovo Serbi o Albanesi che un'equipe cinematografica per un mese intero
o per tre settimane, questo porterebbe dei vantaggi monetari ai commercianti.
Questo discorso è molto pericoloso, perché se un giorno facessimo
una vera analisi economica, gli uomini politici potrebbero dirci che l'economia
che gira intorno a questi affari è ridicola. Il cinema non ci porta
nulla, purtroppo il cinema può dare prestigio, un pubblico culturale.
La regione può trarre profitto da un aiuto completamente disinteressato
dall'espressione artistica. Fin dall'inizio del cinema, la regione interviene
a favore della musica, dei musei, del patrimonio. La regione potrebbe intervenire
a favore del cinema senza alcuna argomentazione economica. Il teatro, i
festival, la musica non sono attività economicamente redditizie.
Perché dovrebbe esserlo obbligatoriamente il cinema? Allora possiamo
porci un'altra questione - scusate l'aspetto ironico: Il cinema crea dei
posti di lavoro? Sì, secondo me crea qualche posto di lavoro, ma
sono dei posti di lavoro all'interno degli uffici regionali di cinema piuttosto
che dei posti di lavoro per tecnici e professionisti all'interno del cinema
stesso. Almeno in Francia, perché la Francia è un paese molto
centralizzato e sfortunatamente come si è detto negli interventi
francesi precedenti il centro delle decisioni economiche, tecniche e cinematografiche
è molto più importante a Parigi che in qualsiasi altro posto
della Francia.
Un'altra questione: le relazioni
tra il centro di decisioni regionali e il centro di decisioni nazionali.
In Francia lo stato centrale ha conservato potere sulle decisioni finanziarie
delle singole regioni per quel che riguarda il campo culturale. E' un paradosso
perché il ministero della cultura in Francia - che è certamente
molto più importante di altri ministeri della cultura di altri paesi
d'Europa- è un ministero poco importante in Francia rispetto al
Ministero della Difesa, delle Finanze, o degli Interni. Ma il Ministero
della Cultura ha tuttora un ruolo molto importante insieme al Ministero
delle Finanze sulle decisioni prese nel campo della cultura in tutte le
regioni. Abbiamo avuto casi in Francia di Prefetti - credo che tutti sappiano
cosa sia un prefetto alla francese: è il rappresentante dello stato
all'interno di una regione, e il prefetto ha dei poteri molto importanti
- che hanno rifiutato che aiuti finanziari della regione fossero versati
in favore di produttori cinematografici. E c'è stato bisogno di
creare nuove leggi, affinché i prefetti fossero d'accordo. Senza
quel testo il prefetto era libero di ritenere che quello o quel tal altro
aiuto regionale fosse illegale. Il testo di legge era semplicemente insufficiente
o mal studiato da parte dell'amministrazione centrale, e non da parte della
regione. In generale le regioni intervengono nel cinema, dopo la firma
di un contratto. Allora è molto curioso: si tratta di un contratto
tra lo Stato e la Regione per gestire delle decisioni regionali, non nazionali.
Ma la Regione viene in parte dallo Stato e può accadere che la tal
regione decida di disporre due milioni del suo budget al cinema e che una
parte di questa somma, un terzo circa, venga in realtà dallo stato
e non dal budget regionale. Si tratta di un contratto dove la partecipazione
finanziaria dello Stato resta presente e dove il controllo dello stato
mostra che in verità non esiste un'indipendenza regionale. L'indipendenza
della Regione - in questo caso - è un'indipendenza culturale e artistica,
ma non una piena indipendenza politica.
Le cose si stanno evolvendo,
fortunatamente, verso una maggiore indipendenza delle Regioni, e bisogna
spiegare che se il meccanismo francese di collaborazione tra il Centre
du Cinema e le Regioni corrisponde a ciò che ho appena descritto,
ciò accade non soltanto perché il Centre du Cinema vuole
essere presente in tutto ciò che concerne le decisioni riguardanti
il cinema e la televisione, ma anche perché il Centre du Cinema
vuole lanciare delle nuove iniziative sperando che tutte le regioni intervengano
nel cinema - per esempio come le film Commission di cui ha parlato
la rappresentante della Normandia. Il Centre du Cinema è pronto,
a partire dall'anno prossimo, a erogare più di un milione di franchi
affinché tutte le regioni creino delle Film commission. Non
è l'imperialismo del Centre du Cinema che è chiamato in causa,
semplicemente il Centre du Cinema National, che si occupa del cinema francese,
vuole lanciare delle iniziative e affinché le nuove iniziative funzionino
accetta di pagare. La questione che si pone è se il Centre du Cinema
pagherà per due o tre anni solamente e se poi le regioni se la sbrigheranno
da sole, o se il centro continuerà contemporaneamente a pagare e
a controllare.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
L’intervento di Daniel Sauvaget
ci fa capire che naturalmente anche in Francia ci sono dei problemi, non
è tutto rose e fiori. Però i risultati poi contano, perché
in effetti i film si fanno, le iniziative si prendono e quindi per noi
la Francia deve essere un esempio da seguire. D’altra parte anche quei
tiepidi tentativi che abbiamo fatto qui in Italia hanno trovato dei grossi
problemi legislativi. Anche Daniela Guerra, il consigliere regionale dell'Emilia
Romagna, ha descritto le difficoltà che hanno avuto per erogare
questi finanziamenti, per poter produrre questi quattro cortometraggi.
Hanno dovuto addirittura bandire una gara d’appalto e la Regione ha in
questo modo acquistato i cortometraggi. Quindi i problemi legislativi sono
tanti. Io farei attenzione comunque più alla sostanza, ai risultati,
che non mi sembrano modesti, soprattutto per quel che riguarda la Francia,
la Germania e l’Inghilterra.
Richard Turco- Festival
Images en Region
Vorrei fare delle precisazioni.
Daniel Sauvaget è stato polemico ed è vero che è andato
giù un po' pesante su certi punti. Io vorrei citare qualche cifra
a cui sfortunatamente, per le ripercussioni economiche, non possiamo scampare
per arrivare ad avere i finanziamenti dai nostri deputati. Mi sembra assai
significativo che nel primo anno d'esercizio il Bureau d'accueil de Tournage
(che ha accolto le riprese che noi non abbiamo finanziato), ha prodotto
un movimento di 6 milioni di franchi di ripercussione economica a livello
regionale. Lo abbiamo calcolato in maniera molto semplice: il numero delle
notti trascorse in un hotel, il numero dei pasti consumati dalle troupe
cinematografiche, ecc.. Tutto ciò è rappresentato come un
extra di ciò che la regione ha investito nella nostra struttura.
Per ciò che riguarda le direttrici che abbiamo sviluppato per avere
una politica coerente con i nostri obiettivi, noi lavoriamo su tre temi
fondamentali: lo sviluppo dell'espressione artistica; il management culturale
del territorio e le ripercussioni economiche prodotte da questa attività.
Devo dire anche che per quel che riguarda il problema dell'occupazione
non abbiamo avuto risultati significativi. La nostra troupe cinematografica
è relativamente ristretta, quindi la maggior parte dei tecnici viene
da Parigi. Invece soprattutto per quel che riguarda l'attività dell'animazione,
direzione del pubblico giovanile o in età scolare, i contratti di
lavoro che noi facciamo in un anno vanno dai 500.000 e i 700.000 franchi
l'anno. Quindi c'è un vero ritorno al livello delle professionalità
locali che lavorano in quel settore. Ma è anche vero che questo
significa per noi restare fuori dal settore di produzione vero e proprio,
mentre ci occupiamo specificamente del settore di animazione culturale.
Claudio
Bondì - regista cinema e tv
La ricerca dei nuovi talenti.
Questo è un aspetto che si intreccia con le politiche nazionali
e regionali.
Faccio un brevissimo riassunto
storico per gli amici stranieri che non sanno come in Italia si è
operato in questo senso nel passato.
Fino a tutti gli anni '70
e '80 un giovane che volesse esordire nel mondo degli audiovisivi aveva
sostanzialmente tre possibilità.
Accedere o cercare di accedere
alla TV di Stato con Centri di Produzione a Roma, Milano, Napoli e a Torino,
con delle proposte. Meccanismo molto lento perché la TV di Stato
logicamente riservava solo una piccolissima parte del budget generale per
nuove produzioni, per nuovi tipi espressivi e quindi tutto sommato si è
arrivati a produrre 6-7-8 film all’anno in settori marginalizzati che avevano
poi una collocazione notturna o di poco prestigio, quindi tutto sommato
l'operatore non era visibile.
Chi invece avesse voluto
accedere immediatamente al mercato commerciale aveva un’altra strada: la
strada milanese, cioè Milano, che è il Centro della TV commerciale
e della pubblicità. Quindi un giovane che avesse voluto cercare
di esordire in quest’altro mondo dell'audiovisivo doveva necessariamente
spostarsi a Milano perché è lì la realtà operativa
commerciale ed economica
Il terzo punto, che è
stato citato anche dall’amico Gesualdi direttore di Cinecittà Holding,
era l’intervento diretto dello Stato italiano con un progetto che si chiamava
Articolo 28 e quindi consentiva esordi di opere prime oppure seconde a
volte anche di opere terze sulla base di una sceneggiatura e di un curriculum
vitae. Progetto che io non mi sento di definire completamente fallito,
dico parzialmente fallito, perché è stato sottoposto a un
regime di selezione politica più che di qualità, e quindi
ha subito delle inevitabili interferenze di rapporti personali, rapporti
con partiti, ecc.
Bene o male però
ha prodotto più di 150 lungometraggi in 15/20 anni di operazione.
Detto questo alla fine degli anni '80, tutto ciò è improvvisamente
cambiato. La televisione di stato, entrata in concorrenza con la televisione
privata, ha dovuto escludere qualunque tipo di operazione che non fosse
immediatamente remunerativa. Cioè che non riportasse indietro audience
e pubblico. Quindi le aperture nei confronti dei nuovi talenti erano molto
limitate. Praticamente si chiudevano quei pochi canali che erano stati
aperti. La televisione commerciale d'altro canto apriva le porte solamente
a chi riportava il denaro investito, cioè restituiva con successo
di pubblico, il denaro che veniva elargito all'inizio dell'operazione.
Quando l'articolo 28 veniva
eliminato come fondo di promozione e assistenza per i talenti da parte
dello Stato c'è stato un momento di vuoto che è stato in
parte sostituito dall'articolo 8 che è un nuova forma più
severa di finanziamento, e dal fondo di garanzia. Secondo me in Italia,
c'è stato un buco che andava coperto. Noi de La Cittadella del Corto,
ma anche altre due o tre regioni italiane, abbiamo capito che questo ruolo
doveva essere coperto da altre realtà, realtà appunto territoriali,
regionali. Perché questo? Intanto perché la realtà
regionale come in Francia è una realtà immediatamente riconoscibile.
E' una realtà che si muove su un territorio molto omogeneo, molto
identificabile che è anche un territorio che in passato proprio
per quei motivi a cui ho accennato prima, non aveva la possibilità
di accedere né a Roma alla televisione di stato, né a Milano
alla televisione commerciale o alla pubblicità, né tantomeno
al vecchio Ministero del Turismo e dello Spettacolo (ora integrato sotto
le competenze del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
che sono centri estremamente complessi dove un giovane, magari di talento,
ma magari non particolarmente dotato nei meccanismi burocratico-amministrativi,
si ferma alla portineria senza neanche arrivare alla stanza dei funzionari.
Allora individuando questo problema abbiamo avuto un immediato rapporto
con il Centro Audiovisivo della Regione Lazio che ha a disposizione un
suo piccolo budget, quindi non deve accedere direttamente ai fondi generali,
ma può disporre di una sua piccola autonomia e questo ci ha consentito
di realizzare delle produzioni. Anche qui però il problema è
diventato complesso: come fare delle produzioni, cioè non possiamo
noi direttamente produrre. Quindi in che modo abbiamo prodotto? Dando un
premio che consisteva in mezzi tecnici che venivano poi pagati dalla regione,
quindi telecamere, cineprese o lampade o scenografie o quant'altro a 4
sceneggiature che abbiamo giudicato interessanti e che hanno potuto essere
realizzate attraverso questa sovvenzione indiretta, infatti non abbiamo
dato denaro, abbiamo dato servizi. Questo secondo me è un tentativo
riuscito. Al di là della qualità intrinseca, secondo me in
queste 4 operazioni, ce ne sono due interessanti e due meno, ma non importa.
Il tentativo ha funzionato tanto che nella ricerca di un territorio in
cui collocare in cui promuovere queste operazioni noi - ne ha parlato Enzo
Ciarravano, direttore del CARL, il Centro Audiovisivo della Regione Lazio
- ci siamo proposti di fare, per questo anno e quindi per l'anno prossimo,
due tentativi: uno legato a quello che abbiamo già sperimentato,
ma con un nuovo finanziamento più ampio. Mentre l'anno scorso i
giovani autori hanno dovuto integrare le loro operazioni attraverso degli
interventi privati, di piccoli produttori, quest'anno noi potremmo coprire
quasi totalmente la spesa del film prodotto o del video prodotto, perché
lasciamo libertà di scelta di mezzo: può essere video 16
o 35mm. L'altra idea è quella di formare un consorzio di 5 regioni
che abbiamo individuato nell'Italia centrale e che sono: Lazio, Abruzzo,
Toscana, Umbria, Marche. Cinque regioni che sono molto omogenee. Per fortuna
noi abbiamo una realtà molto frammentata in Italia, ma è
una realtà campanilistica, cioè noi siamo cittadini di paesi,
ma la regione tutto sommato è molto simile. Ciascuno si riconosce
nella città, ma sul piano della regione non abbiamo nessun problema
a definirci laziali o abruzzesi o toscani, va benissimo. Cinque regioni
che rappresentano una fetta molto grossa di territorio omogeneo - l'Italia
centrale- probabilmente circa 15 milioni di persone. Quindi la possibilità
di un intervento che diventi effettivamente un volano di trasmissione e
che dia la possibilità a quei giovani che non riescono ad accedere
a quegli altri canali, di fare il loro esordio.
Ecco, quindi la proposta
che noi abbiamo fatto e che è stata accettata è quella di
continuare con l'esperimento del premio per i piccoli interventi e ampliare
questa seconda parte per un intervento più sostanzioso. E a questo
punto però io vorrei fare anche una terza proposta. Perché
non trovare un modo di collegarci a regioni europee che vogliano insieme
a noi promuovere delle operazioni in questo senso? Per esempio la regione
italiana del Friuli Venezia Giulia che ha vicino a sé la Slovenia
e sopra l'Austria è un territorio dove le differenze sono molto
poche. Quindi pur avendo scoperto nella regione, l'elemento, il territorio,
la capacità di trovare e di promuovere i nuovi talenti, vediamo
anche di presentarci in Europa, non solamente come espressione di una realtà
locale, ma anche legata ad altre realtà, nelle quali noi riconosciamo
un'affinità (Marsiglia e Napoli per esempio, oppure Marsiglia e
Genova) di realizzare progetti che trovino nuovi talenti in un'operazione
che non deve certamente riportare il denaro a casa. Sono investimenti che
a volte devono essere anche a fondo perduto. Si deve poter anche rischiare
di non avere un ritorno immediato. Ma il ruolo dello Stato e anche degli
Enti locali è un po' questo secondo me. E' già un risultato
il fatto che questi materiali poi circolino nei Festival, nei luoghi di
aggregazione giovanile. Credo che se noi da questa occasione che ha dato
La Cittadella, il Festival di Trevignano, riuscissimo anche a fare una
proposta di operazioni che riguardano regioni che in qualche modo attraversano
l'Europa, riconoscendoci in un comune sentimento, in una capacità
comune di inventarci delle situazioni, scoprire delle realtà. La
proposta delle 5 regioni è stata accettata quindi vi faremo sapere
cosa poi andremo a fare nel tempo per articolare bene questo bando di concorso
e per trovare delle coproduzioni con altre regioni europee.
William
Azzella - La Cittadella del Corto
Volevo brevissimamente ricapitolare.
Nel dilemma che poneva Sauvaget, se l'intervento regionale deve essere
per la ricerca artistica, per il sostegno di nuovi talenti o piuttosto
per rinforzare l'industria cinematografica, noi siamo decisamente per la
prima soluzione, non c'è ombra di dubbio. La Tavola Rotonda è
stata impostata su questo argomento. All'interno di questa scelta, ci sono
due aspetti: uno è il problema produttivo, che mi sembra molto complicato,
anche se essenziale. L'altro il problema della visibilità della
distribuzione dei cortometraggi.
Volevo invitare appunto
i nostri ospiti a proporre delle soluzioni operative.
Richard Turco e Martin Ayres
avevano già proposto un programma da fare insieme per la distribuzione,
per la presentazione dei corti. Io prima di questo convegno avevo sentito
il presidente di Mediasalles, chiedendo la possibilità di poter
programmare attraverso le sue sale delle speciali serate di cortometraggi
europei. Mediasalles è ben lieta di informare le sale aderenti a
Eurokids network della possibilità di programmare i cortometraggi
europei da noi selezionati. Quindi c'è già una disponibilità
delle sale che credo siano 800 se non sbaglio in tutta Europa.
Chiederei di fare degli
interventi e delle proposte su questo tema. Cioè sulla possibilità
di organizzare delle serate di proiezione di cortometraggi europei.
Daniel Sauvaget - Agence
du Court-Métrage
In Francia c'è un
grosso problema: se gli esercenti vogliono prendere cortometraggi, compresi
alcuni programmi speciali - hanno bisogno di distributori, grossi distributori
oppure distributori di film d'essai, non importa. Anche se vuoi dare i
corti agli esercenti, hai bisogno o di un distributore oppure di qualcosa
di speciale che significa mezzi speciali, forme speciali di sottotitolazione.
Chi pagherebbe per i sottotitoli? Generalmente i distributori, ma, se tu
non ne hai uno, hai bisogno prima dei mezzi per la sottotitolazione, poi
di stampare le copie. Chi pagherebbe le stampe? E poi hai bisogno di alcuni
uffici che diano la possibilità al programma di girare per tutto
il paese. Quindi se è un programma europeo, devi trovare una soluzione,
una soluzione specifica in ogni paese che vuole mostrare il programma.
Io credo che sia interessante, ma non esiste nessuna autorità europea
in grado di prendere la decisione per 15 paesi.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Volevo subito rispondere
a Daniel Sauvaget. Non è detto che contemporaneamente tutti e 15
i paesi europei possano arrivare a questo. Si possono intanto raggruppare
2, 3, 4 paesi, quelli che vogliono. Per quello che riguarda poi il centro
di distribuzione, chi cura le spedizioni: ogni festival si può far
carico di questa spedizione e distribuzione per ciascun paese.
E poi ieri il direttore
generale di Cinecittà aveva dato la sua disponibilità ad
impegnare anche delle cifre per il sottotitolaggio delle copie. E' chiaro
che si tratta di sottotitolazioni in lingua francese e inglese, non credo
infatti che si possano fare in più lingue. Forse si può arrivare
allo spagnolo.
Richard Turco - Festival
Images en Region
Io volevo aggiungere qualcosa
riguardo la distribuzione dei cortometraggi. Noi con Martin Ayres e gli
Svedesi stiamo facendo un esperimento per realizzare una distribuzione
commerciale nei tre paesi per un programma completo di corti, ma questo
è un esperimento ed è difficile perché tutte le logiche
sono differenti da un paese a un altro e in più è caro perché
c'è il problema dei sottotitoli delle copie, dei diritti dei film.
Però non bisogna dimenticare che facciamo questa tavola rotonda
con il Coordinamento Europeo dei Festival e che tutte le regioni hanno
festival che hanno la possibilità di fare programmi completi.
Nuria Rodriguez - Arca
Haute Normandie
In alcuni festival già
ci sono dei film stranieri in cui il problema dei sottotitoli è
regolato all'interno del festival stesso. Non vedo come questo problema
non possa essere regolato allo stesso modo nel caso di un programma interregionale
straniero. Può darsi anche che più in là nel tempo
i promotori di questo progetto, sia che si tratti di regioni o di Festival,
possano trovare il modo, ciascuno nel proprio paese con la propria organizzazione
intanto può pensare di finanziare in parte questo programma. Per
esempio, il problema della distribuzione delle copie o dei sottotitoli,
può essere risolto da ciascun partecipante a questo progetto. Non
credo insomma che ci sia necessariamente bisogno di una organizzazione
centrale che possa sostenere questo progetto. Credo che questo possa venire
dopo le singole iniziative. Bisogna che anche le singole persone abbiano
voglia di fare delle cose... Regioni, festival, produttori, città.
Penso che sia una buona idea. Forse un po' complicata ma sicuramente realizzabile.
Joao Garcao Borges -
RTP
Se ho capito bene l'idea
è quella di realizzare un programma di cortometraggi che possa cambiare
ogni anno. Ma chi sarà il trasportatore, tanto per cominciare. Quando
un festival ha bisogno di questi film chi li invierà? Chi ne detiene
i diritti? Ma c'è una questione molto importante. In Portogallo
è molto facile trovare l'accordo dei produttori, l'ICAM paga le
copie, per quel che riguarda i sottotitoli in questo contesto è
normalissimo avere due lingue, il francese e l'inglese. Queste sono le
regole dei Festival: o francese o inglese. In Portogallo è molto
facile. Perché si è cercato di vendere più che di
promuovere. La promozione è l'ICAM che la fa. Io credo che ciascuna
regione debba scegliere un film solamente. Ma la questione principale per
me è chi si occupa della promozione, chi va a stabilire accordi
con i produttori per quel che riguardi i diritti ?
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Se vuoi ti rispondo. Personalmente
per quel che riguarda la mia esperienza in fatto di festival ho fatto così:
certamente ho chiesto i diritti al produttore che mi ha dato la possibilità
di proiettare i film e mi ha dato le copie. E' stato il cinema che si è
incaricato delle spese di spedizione andata e ritorno. Certamente, ci vuole
la disponibilità delle sale disposte a far questo. Per quanto riguarda
i diritti: i produttori che vogliono dare la copia, bene; se non la vogliono
dare pazienza. Io penso che piuttosto che tenere una copia a casa, ci sono
molti registi che preferiscono che il loro film sia visto a Lisbona piuttosto
che a Berlino o a Dublino. E' il produttore che decide di fare questa cosa.
Certamente bisogna assicurarsi che il film sia valido.
Joao Garcao Borges -
RTP
Sì, ma in realtà
all'inizio dice sì, poi comincia a dire che ha bisogno di soldi,
alla fine funziona sempre così. Bisogna comunque firmare un contratto.
Ma dobbiamo ancora decidere: chi deve essere il centro propulsore dell'iniziativa?
La Francia, l'Italia, la Spagna, il Portogallo?
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Bisogna trovare un organismo
che risponde per ciascun paese. Per esempio: l'ICAM per il Portogallo,
La Cittadella per l'Italia ecc.. Ciascuno va ad essere responsabile per
la scelta dei film del proprio paese e per tutto il resto: i diritti, le
copie e tutto il resto.
Joao Garcao Borges -
RTP
Sì, va bene. C'è
qualcuno che sceglie. Ma poi ci vuole un responsabile... qualcuno a cui
possiamo poi chiedere: "che cosa sta succedendo in Francia? In Italia?"
Anne Marie Kurstein -
Det Danske FilmInstitut
Sono abbastanza d'accordo.
Bisogna fare attenzione, perché in Francia sono piuttosto organizzati
a livello della distribuzione ci sono dei diritti - d'autore, di distribuzione
- veramente importanti, che poi vengono richiesti. Chi si occupa di cortometraggi
ha fatto in modo di dare professionalità alla distribuzione dei
film e il ritorno dei diritti d'autore e della partecipazione produttiva
per quel che concerne la diffusione. Credo che si debba quindi distinguere
il caso francese. Noi non possiamo permetterci di proporre una diffusione
senza pagare i diritti di distribuzione e i diritti d'autore. Non è
proprio possibile.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Vale anche per i film che
voi producete?
Anne Marie Kurstein -
Det Danske Film Institut
Certamente. Ma noi non siamo
produttori. Rappresentiamo un aiuto finanziario. Non siamo né produttori,
né proprietari della copia o dei diritti di diffusione. I film che
aiutiamo finanziariamente noi li diffondiamo molto. In effetti organizziamo
quattro volte l'anno dei programmi completi per cortometraggi che circolano
nelle differenti città di ciascuna regione. E per questa diffusione
che facciamo paghiamo i diritti. E in effetti l'accordo che abbiamo trovato
fa in modo che l'autore stesso ne guadagni e che dia una parte all'agente
del cortometraggio.
Noi sappiamo che i diritti
d'autore devono essere versati, perché si tratta di proiezioni a
pagamento.
Daniel Sauvaget - Agence
du Court-Métrage
Volevo solo dire che credo
si faccia confusione tra le due figure: cioè tra la diffusione di
un film nel caso di una distribuzione commerciale; e la diffusione di un
film nel caso di un festival. Non si tratta affatto della stessa figura.
Le problematiche sono diverse: abbiamo da una parte delle problematiche
commerciali e dall'altra artistiche. Io posso permettermi certe iniziative
perché ho un fondo per le copie e una copia di ciascun film che
abbiamo sostenuto. Nel momento in cui ci acquisiamo il film, è scritto
nel contratto che stiliamo insieme alla produzione che noi ci riserviamo
il diritto di diffondere non commercialmente il film all'interno della
regione. E nel caso di un festival si tratta appunto di diritti non commerciali.
Io se invio un programma completo, come ho fatto in passato per Trevignano,
telefono al produttore e dico: "Ecco abbiamo una richiesta di una proiezione
del film in un festival straniero" Tutti mi dicono sì - è
già successo e accadrà di nuovo - , ed è la sola spesa
che dobbiamo sostenere
E' chiaro che ci sono delle
problematiche economiche intorno al cortometraggio in Francia, l'esportazione
di questa produzione non può creare tali obblighi commerciali per
cui il produttore può intervenire e darmi il suo veto. Si tratta
anche della promozione del loro lavoro, dei loro autori che permette loro
di essere visti all'estero. Ancora in questo stadio noi possiamo permetterci
di cambiare il programma senza delle spese eccessive. Io credo che se arriviamo
a proporre la promozione a livello regionale, come nel caso di un festival
non commerciale, possiamo arrivare a distribuire e a diminuire le spese.
Anne Marie Kurstein -
Det Danske Film Institut
Credo che potrebbe essere
una buona idea ascoltare il progetto Franco-danese-inglese perché
credo che abbia lavorato già su questi aspetti della distribuzione
visto che ha già ottenuto i finanziamenti. Se cominci con le cooperative
regionali e ottieni i diritti per distribuire il pacchetto, forse si potrebbero
risolvere tutti i problemi dei diritti d'autore.
Martin Ayres - Eastern
Arts Board
Dirò qualcosa riguardo
a questa iniziativa dal mio punto di vista. Credo che il problema chiave
sia la distribuzione. Ciò che è emerso dalla discussione
è stata certamente la similitudine tra le regioni, non sono così
sicuro che ci siano con la Svezia occidentale ma ritengo possibili anche
lì che ci siano delle caratteristiche simili, come ad esempio la
relazione tra metropoli e satelliti, oppure il rapporto che c'è
tra una regione che è vicina a una grande città cosmopolita.
Io penso che ci siano due tipi di risultati qui in relazione alla programmazione:
ci deve sempre essere un pubblico. Il pubblico deve dare un senso ai programmi.
Quindi quando organizzi insieme delle cose, devi pensare che ci sia un'idea
forte che il pubblico sta per recepire. Ho sempre pensato che il tipo di
programmazione nel Regno Unito, sia una sorta di mercato. E' definito dal
dominio dei cinema multiplex che proiettano un certo tipo di prodotto.
Sono molto più simili a posti come McDonald's o posti dove ti puoi
comprare una Coca-Cola. Quando vai in giro per il mondo, non vuoi un tipo
diverso di Coca-Cola, tu vuoi la stessa. Ma il fatto di avere comprato
una Coca-Cola, non significa che tu non voglia anche un prodotto locale
o differente. Per questo negli stessi cinema, le sale d'essai vogliono
un programma da mettere insieme. Quindi credo che gli stessi cinema sarebbero
interessati a collaborare con altri cinema o altre organizzazioni simili,
per stabilire degli scambi.
Mi sembra che ci siano due
diversi modi per promuovere questo programma: il primo è che esiste
un pacchetto comune che può essere proiettato prima del film; oppure
può venire proiettato in concomitanza ad eventi speciali che possono
prevedere anche dibattiti. Quindi tu lo proietti in un contesto in cui
c'è una sorta di discussione. Io sono interessato ad occuparmi delle
negoziazioni per distribuire il pacchetto nelle altre regioni del Regno
Unito. Per provvedere alla stampa delle copie abbiamo bisogno di trovare
noi stessi i finanziamenti.
I cinema sono ovviamente
una forma seriale, se tu produci molte versioni di un'opera, le puoi proiettare
in diversi contesti. Puoi amplificare quell'effetto con un responso critico.
Quindi il punto cruciale a tal proposito è il finanziamento per
il materiale pubblicitario, in modo che i film possano essere pubblicizzati,
poi si prendono dei giornalisti che scrivono di questo sui giornali locali
o ne parlino nei talk show delle tv locali. Non deve essere la stampa
nazionale, va bene anche la stampa locale se abbastanza gente la legge
e sente il desiderio di vedere questo programma. Questo è il martellamento
pubblicitario.
Io ho sempre guardato alle
relazioni tra cinema e televisione e l'industria della moda e la fotografia,
e la pubblicità. Questa sembra essere l'esperienza di un giovane
talento, e il talento dalle molteplici qualità ha bisogno di viaggiare
tra le differenti sezioni. Questa è la natura del cinema. Il cinema
non è come era prima della nascita dei festival tra le due guerre
o immediatamente dopo la guerra. E' cambiato, è diventato un settore
di servizio e c'è una forte relazione tra i differenti settori.
Io credo che sia una forma interessante per molti, unifica le persone in
un modo particolare, di conseguenza è un'area importante. Ovviamente
bisogna mettere i film insieme in un pacchetto in qualche modo coerente
per forma e contenuto, altrimenti la gente non vedrebbe il senso all'esperienza.
La selezione potrebbe essere affidata ai festival, come ad esempio quello
di Clermont-Ferrand, dove un gruppo di addetti ai lavori potrebbe selezionare
i materiali.
Daniel Sauvaget - Agence
du Court-Métrage
Sono assolutamente d'accordo
sulla maniera in cui Martin Ayres ci ha posto le problematiche. Credo che
in altri termini, abbia detto "noi abbiamo il diritto a una piccola utopia"
quindi bisogna lavorare a questo progetto senza dimenticare che ci sono
delle difficoltà che abbiamo più volte spiegato. Io credo
che una piccola difficoltà si presenti nella differenza tra i diversi
paesi europei. La regolamentazione del cinema è diversa. In Francia
noi abbiamo una regolamentazione molto precisa. Una separazione per esempio
tra i programmi per la televisione e quelli per il cinema che rendono difficile
la presentazione nei cinema di film prodotti dalla televisione. Questo
non esiste nella maggior parte degli altri paesi europei. Insisto su questa
separazione, tra quello che noi chiamiamo "il cinema commerciale" - cioè
pensato per uno sfruttamento commerciale - e "il non-commerciale" - cioè
rivolto ai festival e ai cineclub. Ed è molto difficile passare
dall'uno all'altro. Ma ci sono sempre più iniziative che permettono
di ottenere dall'amministrazione delle autorizzazioni. Quando le regioni
fanno circolare programmi di cortometraggi, è molto facile ottenere
dei finanziamenti. Ma c'è gente che dimentica di chiedere questi
finanziamenti. Credo che ci siano due argomentazioni interessanti. La prima
che riguarda le sale di cinema. E la seconda a livello politico. In ogni
paese europeo, ci sono dei circuiti di sale cinematografiche che noi chiamiamo
Programmkino in Germania. In Inghilterra voi avete il circuito di cinema
che fa capo al British Film Institute, in Italia i cinema d'essai. Quelle
sale generalmente ricevono dei soldi pubblici come ricompensa alla qualità
dei programmi. Io credo che nel momento in cui si ricevono dei sovvenzionamenti
pubblici, si prendono delle responsabilità culturali. Sarebbe interessante
che in ciascun paese, aggiungessimo al criterio di qualità dei film
- che sono criteri internazionali - dei criteri rischiosi di diffusione
di film europei. In Spagna ci abbiamo provato ma non ha funzionato. Ma
a partire dal momento in cui le sale cinematografiche ricevono delle sovvenzioni
pubbliche, si devono prendere l'impegno di presentare dei programmi che
non siano ortodossi. E questi programmi che non sono ortodossi sono i cortometraggi,
i documentari, film europei - cortometraggi o altro- che non hanno dei
distributori commerciali nel paese considerato. Ma se vogliamo arrivare
a questo risultato, bisogna lavorare in primo luogo con le sale cinematografiche.
In alcuni paesi, è abbastanza facile perché c'è un'organizzazione
regionale di sale cinematografiche. In Francia molteplici organizzazioni
regionali, associazioni si mettono d'accordo per far circolare dei programmi
non-ortodossi. Che siano classici del cinema, o dei cortometraggi. C'è
un'organizzazione con cinque, dieci, quindici sale che si accorda per distribuire
lo stesso programma. Ed è facile risolvere i problemi dei diritti
e i problemi di organizzazione. L'altra dimensione è una dimensione
politica. Nel momento in cui esiste nelle regioni una volontà politica
non solo di favorire la valorizzazione di nuovi talenti, non solo la volontà
di partecipare alla creazione cinematografica, ma anche di diffondere i
film che non siano produzioni di grandi catene di distribuzione. Nel momento
in cui immaginiamo una programmazione differente, si può avere una
collaborazione tra i responsabili della regione e i distributori. Cosa
diversa dalla collaborazione tra i responsabili della regione e i produttori.
Se non c'è una collaborazione con i distributori, non si può
trovare alcuna soluzione su scala regionale.
Julia Carson - Northern
Ireland Film Commission
Nell'Irlanda del Nord esiste
un cinema culturale e al momento c'è una durissima competizione
con il multiplex e dal mio punto di vista, c'è un mercato piccolissimo
per questo tipo di programmi. Nel resto dell'Irlanda del Nord, c'è
il Festival del Film di Cork che si svolge a ottobre ed è molto
impegnato nella promozione di cortometraggi europei. Noi ad esempio programmiamo
i cortometraggi sperimentali europei che sono abbastanza rari in Irlanda.
Ma io so che nell'Irlanda del Nord è molto difficile avere un pubblico
che veda i cortometraggi. Perfino quelli provenienti dalla regione, per
i quali, quindi, esiste un interesse locale. E' molto difficile portare
gente a vedere cortometraggi europei. Avremmo bisogno di risorse sostanziali
per promuovere questo programma. Ad esempio noi della Northern Ireland
Film Commission vorremmo essere il corpo centrale che dovrebbe pubblicare
un programma di questo tipo, solo che non riusciamo ad avere le risorse.
Ed è qualcosa alla quale siamo molto interessati, magari anche in
futuro quando la cultura del cinema sarà diventata più familiare.
In conclusione non so quanto possa essere fruttuoso mostrare programmi
come questi nell'Irlanda del Nord in questo momento.
Joao Garcao Borges -
RTP
Quando parlo di diritti,
forse non mi sono spiegato: sapete che è un problema professionale.
Io so chi vuole i diritti: i produttori o alcune istituzioni nazionali
regionali. Quello che intendo per diritti sono i nostri diritti in questo
contesto. I diritti di avere questi film insieme e di portarli in tutto
il mondo, in tutta l'Europa. Poiché in qualche modo questi diritti,
anche se si tratta di pochi soldi possono essere sufficienti a finanziare
l'intera organizzazione. Poiché se noi non pensiamo alle finanze
della organizzazione, noi dipenderemo dallo Stato, dalle regioni o da qualche
Mister X. E quindi io credo di poter chiedere a un produttore di pagarmi
per proiettare il suo film in tutta Europa. Perché no? Che cosa
ha da perdere se un programma di corti può andare nelle sale? L'ICAM
ha il denaro per questo. Ci sono già parecchie iniziative in questo
senso, essendoci già una selezione di cortometraggi che gira per
diversi festival, ma l'ICAM non ne ha nessuna. Ma si può fare anche
con Paulo Branco, che è il produttore più potente in Europa,
possiede distribuzione, produzione e esercizio, può fare qualsiasi
cosa ed ha il 25% delle sale in Portogallo. Potremmo anche proiettare questo
tipo di programma nei suoi cinema. In Portogallo questo già avviene
non so se negli altri paesi ciò possa avvenire.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Io vorrei chiarire perché
temo stiano nascendo degli equivoci. Prima di tutto la scelta dei cortometraggi
da presentare deve essere nell'ambito di quelli prodotti attraverso il
premio o il finanziamento dei fondi regionali. Questo è il criterio
di selezione; solo quelli. Quindi è già una scelta abbastanza
limitata. E' chiaro che non andremo a scegliere cortometraggi commerciali,
perché lì c'è il problema dei diritti. Noi già
nel bando di concorso del premio stabiliamo che la copia deve essere disponibile
per le proiezioni di tipo culturale. Quindi se vogliono partecipare al
premio, devono aderire a questa scelta altrimenti, niente da fare. Quindi
non c'è nessun obbligo, solo una totale libertà. Per quello
che riguarda le sale, io parlo di circuito di sale d'essai, deve essere
una scelta culturale dell'esercente visto che fanno una programmazione
d'essai; io credo che in Irlanda anche sarebbero interessati a fare una
programmazione culturale, una serata speciale, dove si proiettano soltanto
cortometraggi europei e il cinema ha già il suo contatto con il
territorio, già conosce dei critici, già ha un suo pubblico
specializzato. Se si facesse nel Nord dell'Irlanda una proiezione in un
cinema d'essai del genere, è il responsabile irlandese dell'iniziativa
che deve fare l'incontro con gli spettatori con i giornalisti per parlare
di questi corti. E il cinema si deve fare carico del trasporto, andata
e ritorno, e della pubblicità locale attraverso i suoi amici, attraverso
le locandine, la pubblicità della stampa. Solo questo può
giustificare l'ingresso a pagamento. Il meccanismo sembra l'uovo di Colombo
e in parte lo è. Io personalmente ho fatto delle esperienze del
genere. Non capisco quali possano essere le difficoltà. Se ci sono
dei produttori che richiedono i diritti, si tenessero le copie. Noi stiamo
parlando di un genere che purtroppo è difficile fare. Offriamo la
possibilità di avere una platea europea io sono convinto di trovare
in Italia almeno 15/25 cortometraggi da portare in giro. Poi dobbiamo selezionarli,
dobbiamo sceglierli per mettere insieme il pacchetto alternando un italiano,
un francese, un irlandese ecc.. Io sono convinto che questa cosa si possa
fare.
Filippo D'Angelo - Vitagraph
Distribuzione
Parlo come distributore.
Mi sembra che ci sia un equivoco, una contrapposizione, che mi sembra non
debba avere ragion d'essere, tra l'operazione culturale e il denaro, che
tra l'altro non è tantissimo, perché se stiamo parlando di
cortometraggi qui intorno di denaro ne gira poco. Però a me non
sembra che siano così in contraddizione. Qui c'è una sorta
di demonizzazione del distributore e del produttore che osa chiedere una
quota per i diritti di sfruttamento del film. Ora a me sembra che se parliamo
di circolazione di cortometraggi, all'interno di una operazione che mette
comunque in gioco del denaro, perché io ho sentito parlare di pubblicità,
di promozione che è decisiva in questa operazione, di biglietti,
non vedo perché il produttore o il distributore debba essere tagliato
fuori completamente. Gli si dice: "O la copia ce la dai gratis o te la
tieni" a me sembra una posizione molto discutibile. Io faccio il distributore
e cerco di ottenere un rientro economico adeguato al contesto nel quale
mi trovo ad operare e non mi sembra di essere in contraddizione con un'operazione
di tipo culturale perché detto molto francamente se volessi arricchirmi
mi occuperei di altro. Però mi sembra che anche una richiesta da
parte di distributori e produttori di quote anche minime a fronte della
concessione dei diritti di sfruttamento sia prima di tutto un diritto.
In secondo luogo un'operazione del genere deve essere tesa a migliorare
la cultura del cortometraggio, cioè dare una certa dignità
commerciale al prodotto perché se noi continuiamo a dire: "Il cortometraggio
è qualcosa che lo si programma gratuitamente; serve per far conoscere
il regista..." rimaniamo confinati in questa logica. Anche perché
se il distributore prende dei soldi è perché poi li gira
all'autore o al produttore; insomma, sono dei soldi che possono servire
all'autore per continuare a lavorare. Non sono delle richieste tese ad
arricchirci. Quindi, secondo me, bisogna trovare il modo di fare queste
operazioni garantendo un minimo al distributore - anche sotto la formula
della percentuale su ipotetici incassi - non è che ci debba essere
per forza un minimo garantito. Il produttore rischia, il distributore rischia,
siamo imprenditori, però che sia tagliato fuori da questa operazione
non lo trovo corretto.
Richard Turco - Festival
Images en Region
Credo che ci debba essere
ancora un margine di manovra per quel che riguarda i cortometraggi e la
situazione economica nel quale si sono evoluti. Non deve esserci un estremismo
culturale nel dire che il cortometraggio deve essere gratuito. Ma finché
non viene definito questo margine di manovra; finché il cortometraggio,
nella distribuzione commerciale, non genera delle somme tali che il distributore
possa esultare e farne delle programmazioni in cambio, non vedo perché
non si possa cominciare lentamente da questo, senza pensare subito ai ricavi
commerciali nelle sale d'Europa di ciascun paese. Cominciare soltanto da
uno scambio culturale all'interno del margine di manovra di cui già
disponiamo e dalle autorizzazioni che possiamo ottenere dai produttori
per diffondere questi programmi che sono interessanti al fine di essere
diffusi per la promozione del produttore e del regista. Nel momento in
cui si genereranno molte entrate ci si dovrà porre la questione
economica, noi rivedremo la nostra posizione e passeremo ad un terreno
commerciale. Per ora il progetto europeo che abbiamo realizzato con Martin
Ayres e la Svezia dell'Ovest, ci farà impiegare delle spese piuttosto
enormi in confronto al riscontro pubblico che questo programma genererà.
Faremo l'esperienza per provare che può essere fatto, per servire
d'esempio in futuro per altre operazioni di questo tipo. Ma per ora, ad
ogni modo, ho l'impressione che sfortunatamente a livello commerciale non
siamo al punto tale che possa esserci rimproverato di fare delle programmazioni
in un paese piuttosto che in un altro. In Francia cominciamo appena ad
entrare in una logica di distribuzione commerciale dei programmi di cortometraggi.
Prima che tutto ciò accada in tutta Europa, credo che ce ne vorrà.
Dan MacRae - Scottish
Screen
Vorrei sollevare alcune
critiche. Primo: il panorama internazionale dei cortometraggi, da quel
che appare nei festival, è creato da un'unica prospettiva che prova
ad identificare i film internazionali che incontreranno il favore di un
pubblico specifico. Secondo: l'accordo all'interno dei format dove c'è
un mercato identificabile del cortometraggio. Per quanto riguarda i film
scozzesi, ad esempio, sono considerati molto buoni, e di frequente diventano
film di grande successo all'estero. Di conseguenza mi rendo conto del fatto
che il pubblico internazionale vede il nostro lavoro in un modo molto diverso
da come lo vediamo noi. Il successo di un film è quindi stabilito
dal pubblico, e non, invece, determinato dalla necessità di un gruppo
di persone che si trovano in una buona posizione. Io trovo tutto ciò
molto preoccupante. Credo che l'idea di confezionare un pacchetto di film
messi insieme da una schiera di individui che pensano di avere a che fare
con i migliori lavori della loro regione e inoltre non avranno una cifra
adeguata da investire nel marketing del progetto non sia una buona idea.
A Glasgow esiste già un pacchetto di cortometraggi provenienti da
tutte le regioni d'Europa, che cerca di competere contro gli americani.
Ma il budget della pubblicità non viene utilizzato per i cortometraggi.
Secondo me c'è molto lavoro da fare per realizzare questo progetto
e per far sì che venga finanziato.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Io proporrei che tutti i
rappresentanti di vari organismi qui presenti che vogliano aderire a questo
progetto, facciano parte di una commissione e magari chiederei - a quelli
che sono d'accordo - di stabilire un altro incontro in uno dei prossimi
festival. Ciascuno di noi porta, avendo già ottenuto i diritti,
delle copie sottotitolate o in inglese o in francese o in spagnolo al massimo.
Cerchiamo di costruire questo primo pacchetto sempre nell'ambito di film
realizzati attraverso il sostegno e la produzione di fondi regionali. Se
siete d'accordo su questo stabiliamo una data, un punto d'incontro.
Richard Turco - Festival
Images en Region
A dicembre a Vendôme
durante le giornate del Festival, organizzeremo insieme al Coordinamento
Europeo dei Festival, una tavola rotonda sulla produzione. E' sicuramente
possibile all'interno del festival, definire una mezza giornata per trattare
i problemi qui discussi.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Per quanto riguarda l'altro
problema che ha posto Dan MacRae circa i diversi sostegni tra 16 e 35mm.
Posso dire che nel nostro paese, in Italia, la proiezione a 16mm è
molto difficile. Non ci sono molti cinema in Italia che diano questa possibilità.
Quindi all'inizio potremmo decidere di fare unicamente riferimento ai 35mm
prodotti con fondi regionali.
Richard Turco - Festival
Images en Region
Noi per il nostro programma
siamo partiti da un criterio di scelta tecnico che facesse riferimento
al 35mm e 1:66 di mascherino. Perché altrimenti se cominciamo a
moltiplicare il mascherino o il formato, diventa impossibile. La maggior
parte dei cortometraggi viene girato con il formato di 1:66, quindi adotterei
questo insieme al 35mm.
Joao Garcao Borges -
RTP
Vorrei sapere il tempo massimo
di ciascun corto? Poi cortometraggio di fiction o anche animazioni o documentari
creativi?
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Io comincerei con quelli
di fiction. E della durata di 15-16 minuti al massimo.
Richard Turco - Festival
Images en Region
Noi, insieme a Martin Ayres,
abbiamo scelto tre o quattro film per la preselezione; film di 15 minuti
del medesimo formato. Poi abbiamo fatto delle selezioni dopo le quali sono
restati due film di 15 minuti per regione, adatto a completare un programma
completo di un'ora e mezza. Questo ci è apparso più logico.
Noi francesi abbiamo pochi film di 15 minuti perché la maggior parte
dei corti sono di 25/30 minuti. Quindi è stato difficile trovarli.
Ma se vogliamo rappresentare più regioni possibili, direi 6 film
al massimo per programma. Quindi potremmo prevedere di farlo durante il
Festival de Vendôme, comunicare ad altri Festival che stiamo portando
a compimento la selezione di un programma completo, con la presentazione
del progetto e del programma. Il tutto deve essere definito all'interno
di un quadro di diffusione nel quale lavoreremo. Perché come vi
ho detto il nostro progetto ci costerà molto.
Jacques Curtil - Festival
International du Court-Métrage de Clermont-Ferrand
Credo che sia la cosa migliore
da fare. Utilizzare Vendôme che è un festival specializzato
in tutto questo, per scegliere dei film. Mi sembra che vada bene.
William Azzella - La
Cittadella del Corto
Ovviamente questa idea è
aperta ad altri festival, altre regioni, altri rappresentanti. Non è
un circolo chiuso.
Marie-José Carta
- European Coordination of Film Festival
Vorrei precisare che questa
tavola rotonda è stata organizzata nel quadro del Coordinamento
Europeo dei Festival, e a Vendôme sarà la stessa cosa. Desidero
che tutto ciò che risulta sul programma, sia stabilito all'interno
delle regole del Coordinamento Europeo dei Festival.
Conclusioni
Su proposta di Marie-José
Carta il bureau del Coordinamento Europeo dei Festival di Cinema ha deciso
di dedicare il sesto programma di Europe in shorts ai cortometraggi realizzati
con il contributo di fondi regionali. La selezione avverrà a Trevignano
durante la sesta edizione de La Cittadella del Corto (29 giugno - 3 luglio
2000).
Danimarca
Anne Marie Kurstein
Det Danske Filminstitut
Vognmagergade 10 1120
Copenaghen
Tel.: + 45 33 74 35 56
Fax: + 45 33 74 35 65
e-mail: kurstein@dfi.dk
Henning Lind Eriksen
Den Østjysk Filmfond
Tel.: + 45 87 31 77 22
Fax: + 45 86 13 29 06
e-mail: he@fk.aarhus.dk
Jacques Curtil
Festival International du Court Métrage de Clermont-Ferrand
26, rue des Jacobins
63000 Clermont-Ferrand
Tel.: + 33 4 73 91 65 73
Fax: + 33 4 73 92 11 93
e-mail: info@clermont-filmfest.com
Nuria Rodriguez
Arca Haute Normandie
43 Rue des Capucins
76000 Rouen
Tel.: + 33 2 35 70 20 21
Fax: + 33 2 35 70 35 71
e-mail: arca@mcom.fr
Richard Turco
Festival Images en Regions
A.P.C.V.L. - B.P. 31
24, Rue Renan
37110 Chateau- Renault
Tel.: + 33 2 47 56 08 08
Fax: + 33 2 47 56 07 77
e-mail: infos@vendome.filmfest.com
Germania
Axel Behren
Kurzfilmagentur Hamburg
Friedensallee 7 22765 Hamburg
Tel.: + 49 40 39 82 61 22
Fax: + 49 40 39 82 61 23
e-mail: kfa@shortfilm.com
Martin AyresItalia
Eastern Arts Boards
Cherry Hinton Hall
Cherry Hinton Road
Cambridge CB1 4DW
Tel.: + 44 1223 215 355
Fax: + 44 1223 248 07
e-mail: info@eastern.arts.co.uk
Julia Carson
Northern Ireland film Commission Council
21, Ormeau Avenue
Belfast BT2 8HD
Northern Ireland
Tel.: + 44 1232 232 444
Fax: + 44 1232 239 918
e-mail: julia@nifc.co.uk
Dan Macrae
Scottish Film Council
74, Victoria Crescent Road
Glasgow - G12 9JN
Tel.: + 44 141 334 4445
Fax: + 44 141 334 8132
e-mail: info@scottishscreen.demon.co.uk
William Azzella
Claudio Bondì
La Cittadella del Corto
Via Garibaldi 60
00069 - Trevignano Romano
Italia
Tel.: + 39 06 9999823
Fax: + 39 06 9999823
e-mail: cittadella@edl.it
Enzo Ciarravano
C.A.R.L.
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 7
00145 - Roma
Tel.: + 39 06 51685000
Fax: + 39 06 51684725
e-mail: lunare@tiscalinet.it
Filippo D'Angelo
Vitagraph Distribuzione
Via Schiavoni, 1
40121 - Bologna
Tel.: + 39 051 267150
Fax: + 39 051 267310
e-mail: vitagraph@libero.it
Francesco Gesualdi
Cinecittà Holding
Via Tuscolana, 1055
00173 - Roma
Tel.: + 39 06 72286256
Fax: + 39 06 7221883
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