Coordinamento Europeo dei Festival
La Cittadella del Corto

Alla ricerca di nuovi talenti europei
L'esperienza della produzione in Europa di cortometraggi con il contributo di fondi regionali

Atti della Tavola Rotonda
Trevignano (Roma), 27-28 giugno 1999
 
a cura di
Vanessa Strizzi
 
Traduzione: Patrizia De Rossi
Progetto grafico: Giorgio De Rossi
 

Indice

Presentazione
 
Nota del curatore
 
Interventi
William Azzella - La Cittadella del Corto
Richard Turco - Festival Images en Regions
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Martin Ayres - Eastern Arts Board
Joao Borges Garcao - Radio Televisao Portuguesa
Henning Lind Eriksen - Den Oystjysk Filmfond
Anne Marie Kurstein - Dansk Film Institut
Daniela Guerra - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna
Nuria Rodriguez - Arca Haute Normandie
Julia Carson - Northern Ireland Film Commission
Dan Macrae - Scottish Scree
Francesco Gesualdi - Direttore generale di Cinecittà Holdin
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo della Regione Lazi
Daniel Sauvaget - Agence du Court-metrage de Paris
Claudio Bondì - regista cinema e tv
 
Dibattito
 
Conclusioni
 
Lista Partecipanti
 
 

Presentazione

Nei giorni 27 e 28 giugno 1999 si è tenuta a Trevignano, nell'ambito de La Cittadella del Corto - 5° Festival Internazionale del Corto di Fiction, una Tavola Rotonda, organizzata dalla Direzione del Festival con il supporto del Coordinamento Europeo dei Festival del Cinema, dal tema Alla ricerca di nuovi talenti europei. L'esperienza della produzione in Europa di cortometraggi con il contributo di fondi regionali.
L'idea per un argomento del genere ci era venuta grazie al successo della prima edizione del premio Cortolazio, istituito dall'Associazione culturale La Cittadella grazie alla sensibilità e alla pronta adesione della direzione del Centro Audiovisivo della Regione Lazio. Una piccola iniziativa -certo- che tuttavia, nell'anno appena trascorso, ha portato alla realizzazione di quattro cortometraggi e all'individuazione di alcuni giovani autori di sicuro talento.
Qui di seguito pubblichiamo gli atti della Tavola Rotonda con gli interventi dei rappresentanti delle numerose Film Commission di varie regioni europee presenti a Trevignano. Dalla loro lettura si comprende quanto sia ancora enorme la distanza tra quanto si fa nel nord dell'Europa e quanto avviene nelle nostre regioni per quanto attiene il supporto alla produzione dell'audiovisivo sul territorio.
Riteniamo comunque che la situazione stia maturando anche da noi e che, a partire dal 2000 - superata la fase delle elezioni regionali - molte saranno le regioni italiane che si vorranno dotare di strumenti legislativi ed organizzativi per dare un grande impulso al sostegno della produzione e della distribuzione dell'audiovisivo.
E' l'augurio che facciamo anche al nostro piccolo ma pugnace festival.
William Azzella
 
 

Nota del curatore

Quella che presentiamo è la rendicontazione della Tavola Rotonda Alla Ricerca di Nuovi Talenti Europei. L'esperienza della produzione in Europa di cortometraggi con il contributo di fondi regionali. Il livello espositivo degli argomenti risente, quindi, del fatto che sono trascrizioni di interventi orali. Il volume resta utile per tutti coloro che desiderano conoscere i contenuti e le modalità che hanno portato ai risultati finali dell'incontro.
 
 

Interventi
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Qualcosa eppure si è mosso, un giro d'orizzonte, uno sguardo nel panorama europeo degli ultimi dieci anni è sufficiente per toccare con mano la sostanziale differenza con il confine un po' asfittico degli anni ' 70-'80. La moltiplicazione delle manifestazioni di festival in Italia, ma anche dappertutto in Europa sottolinea il successo che il pubblico ha decretato fin dagli esordi al genere comunemente definito del cortometraggio di fiction. Anche l'occhio periferico ma non disattento del nostro festival ha colto più di un segnale tra i tanti lavori che abbiamo selezionato e proposto durante i cinque anni della nostra piccola storia. Film d'esordio ma anche opere di autori già affermati sia in Italia che nelle principali cinematografie europee in una rassegna che è passata dai registi norvegesi agli spagnoli, ai belgi ai portoghesi, insomma un bilancio positivo.
Allo sforzo della passione, che tanti hanno profuso nella realizzazione e nella circolazione dei piccoli film, soltanto in parte ha corrisposto la volontà di sostenere finanziariamente le produzioni e gli autori dei cortometraggi a soggetto. Per quello che riguarda l'Italia non c'è stato nulla fino alla recentissima legge che ha promosso l'intervento dello Stato per incrementare la produzione dei corti. O meglio, alcune iniziative sono state prese.
Il Premio CortoLazio, promosso dal Centro Audiovisivo della Regione Lazio e dall'Associazione La Cittadella di Trevignano, ha quest'anno finanziato quattro sceneggiature contribuendo alla loro realizzazione mentre è già in corso il bando per il prossimo anno. Si tratta di un'iniziativa importante, ce n'è un'altra analoga in Emilia Romagna. In confronto è molto poco rispetto ad interventi simili che in Francia per esempio hanno un respiro ben più largo e lungimirante. Gli aiuti economici e produttivi a sostegno di progetti audiovisivi, cortometraggi di fiction, lungometraggi, sono una realtà che opera in dodici regioni francesi. La politica territoriale a supporto della produzione cinematografica, un vero uovo di Colombo, ha dato in Francia risultati incoraggianti, per esempio, La vie de Jesus di Bruno Dumont è stato co-finanziato dalla Regione Nord così come i successi di Marius e Jeanette e La vita sognata degli angeli sono stati ottenuti anche con intervento finanziario regionale. I francesi hanno scoperto nuovi talenti attraverso una forma di finanziamento che pur partendo dallo Stato centrale si è articolata nelle regioni sul territorio in modo più autenticamente originale. L'esempio è lì e non resta che seguirlo, magari adattandolo alla nostra specifica configurazione regionale per raggiungere un nuovo inedito paesaggio audiovisivo nazionale che dovrebbe trovare convergenze e convenienze reciproche tra i tanti soggetti: istituzioni, produttori, reti televisive, distributori, tutti legittimati a sedersi alle rispettive parti del tavolo. La Cittadella del corto, il festival di Trevignano Romano, un piccolo classico nel suo genere, ha da tempo individuato la strada, tra i primi in Italia insieme alla sintonia immediatamente trovata nell'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio. Resta ancora da articolare l'aspetto distributivo di queste opere nate dal contributo di associazioni locali e politiche territoriali. Molti di questi film, tra i quali i quattro realizzati con il premio CortoLazio, non trovano ancora nel circuito e nelle televisioni lo spazio che invece hanno negli altri paesi europei. Chiediamo allora che l'investimento non sia fine a se stesso, che si studi il modo per mettere in contatto queste opere con il pubblico. Un circuito di proiezioni che individui in Italia e in Europa qualche sala cinematografica (e forse più di qualche sala) a sostegno della nostra produzione con rassegne, dibattiti, incontri ecc.. I cortometraggi di fiction che vincono i festival italiani ed europei hanno risonanza quando raggiungono - com'è capitato due anni orsono - la vetrina della candidatura all'Oscar, altrimenti dopo frettolosi passaggi televisivi a orari improbabili terminano in fretta la loro vita. Di fronte a una seria e organizzata distribuzione forse c'è anche un piccolo ritorno economico e di sicuro il riconoscimento a quanti hanno prodigato tempo ed energie per lo sviluppo e la diffusione di questo genere cinematografico.
Questa è al momento la nostra situazione come festival e come Centro Audiovisivo della Regione Lazio. Questa tavola rotonda appunto ha lo scopo anche di confrontare le esperienze che ci sono state negli altri paesi e nelle altre regioni soprattutto europee. Passiamo in rassegna ora le varie esperienze a partire da quella francese.
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
La Regione Centrale, in Francia è a sud-ovest di Parigi ed è un territorio grande come il Belgio, che va da Parigi alla regione Auvergne, quella di Clermont-Ferrand. Io lavoro in un'organizzazione che si chiama Atelier de production centre de la Val de Loire, che è un'associazione che ha come scopo quello di sostenere il cinema nella nostra regione. All'interno di questa organizzazione mi occupo di un festival che si chiama Images en region e che presenta ogni anno in dicembre due competizioni di cortometraggi, uno francese e uno europeo, che sono stati realizzati con il patrocinio di regioni, città, o di organizzazioni che sostengono il cinema in Europa a livello regionale. L'organizzazione Atelier de production centre de la Val de Loire sostiene sia cortometraggi che lungometraggi. All'inizio ci occupavamo solamente di cortometraggi e abbiamo sovvenzionato autori come Erick Zonca, Jaques Maillot che ha realizzato quest'anno Nos vies heureuses, in competizione a Cannes. La nostra politica è, quindi, quella di sostenere autori che dal corto passano al lungometraggio. Così ad esempio come abbiamo prodotto i due primi corti di Erick Zonca, abbiamo contribuito anche al suo primo lungometraggio La vita sognata degli angeli che ha riscosso a Cannes un grande successo. Il secondo film è stato quello di Jaques Maillot, con il quale avevamo lavorato per Coeurs inflammables il suo terzo cortometraggio, insieme a l'Arca Haute Normandie, che aveva sostenuto il suo secondo corto.
Questa politica di sostenere autori che dal corto passano al lungo deriva dal fatto che la nostra regione è molto vicina a Parigi e di conseguenza abbiamo pochi produttori. Il nostro problema è che tutti i professionisti o i tecnici migliori emigrano a Parigi e non rimangono più nel nostro territorio. Quando abbiamo istituito questo fondo per il cortometraggio abbiamo deciso inizialmente di patrocinare tutti gli autori di corti che volevano girare le riprese interamente nella nostra regione e non solo corti realizzati da produttori della regione, questa seconda linea editoriale era per noi impossibile da seguire.
Quest'anno abbiamo adottato un nuovo sistema di sostegno finanziario. Per il corto come per il lungo, una commissione di esperti esamina le sceneggiature, successivamente la sovvenzione viene votata dal governo regionale. Per i lungometraggi abbiamo anche istituito un fondo per lo sviluppo delle sceneggiature e il primo autore che ha usufruito di questo meccanismo è stato ancora una volta Erick Zonca, che ha usufruito di un finanziamento fra i trenta e i cinquantamila franchi francesi per sviluppare la sceneggiatura del lungo. Lo scorso anno i fondi per i lungometraggi erano in media di quattrocentomila franchi, mentre quest'anno la regione ha raddoppiato i fondi. La sovvenzione ai lungometraggi il prossimo anno sarà in media di seicentomila franchi. Per quanto riguarda il corto il nostro criterio è quello di finanziare non più di cinque o sei progetti all'anno. Il principio è di produrre meno corti, ma con un budget sufficiente. La media del finanziamento per il cortometraggio è di duecentotrentamila franchi.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Per scegliere i corti da finanziare tu hai detto che esiste una commissione. Ma come procede questa commissione ?
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
La commissione si riunisce quattro volte l'anno per una media di cento sceneggiature. Un primo gruppo legge le sceneggiature, e sceglie le due o tre migliori. Successivamente interviene una seconda commissione che incontra tutti i registi che hanno presentato il loro progetto e che decide a chi assegnare il finanziamento.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
E quanto tempo passa dal momento della presentazione della sceneggiatura fino al momento in cui si decide di finanziare e realizzare il film?
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
Un mese
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Mentre per tutto ciò che riguarda lo sviluppo e la stampa, andate a Parigi o avete nella vostra regione gli stabilimenti? Prevedete delle forme di agevolazioni per questi costi?
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
Ci rivolgiamo ai laboratori di Parigi, la nostra è una regione rurale. Per quanto riguarda i costi noi ci occupiamo solo del sostegno economico, poi è la società di produzione a realizzare il film. Noi chiediamo solo che tutte le riprese vengano effettuate nella nostra regione, ma questo in effetti riguarda solo i corti, perché per i lunghi può essere girata anche solo una piccola parte del film da noi.
La produzione deve occuparsi di tutto il lavoro successivo alle riprese. Ma noi una volta che il film è realizzato teniamo una copia di ogni cortometraggio e ci occupiamo della diffusione regionale di tutti i film. Adesso abbiamo quasi cinquanta corti che vengono proiettati in giro per la regione.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Voi fate la distribuzione culturale mentre i diritti commerciali restano al produttore?
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
Abbiamo solamente i diritti non commerciali per la nostra regione, di tutta la parte commerciale se ne occupa il produttore. Facciamo promozione, ma tutte le vendite sono fatte direttamente dalla produzione. Noi facciamo solamente promozione culturale.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
E se uno volesse organizzare delle serate di proiezione, anche in altre città europee, in altri cinema europei voi avete la possibilità di mettere a disposizione la copia o è proibito?
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
Sì abbiamo questa possibilità. È un accordo che abbiamo con le produzioni.
 
Enzo Ciarravano - Direttore CARL
Volevo chiedere se tra le attività di promozione ai corti, di cui poi permettete la realizzazione, riuscite poi a garantire anche una distribuzione attraverso i media tradizionali, televisione ecc.. Se c'è un'azione di questo tipo, per una visibilità effettiva all'interno dei circuiti che non siano soltanto il circuito dei festival
 
Richard Turco - Festival Images en Regions
Non possiamo garantirlo, ma con questo sistema della commissione di esperti ai lavori quasi tutti i film che abbiamo sostenuto sono stati nei festival più importanti.
Questo dipende da come scegliamo i film. L'anno scorso abbiamo prodotto 8 corti che sono stati inviati a Clermont-Ferrand e 7 sono stati selezionati: 4 nella competizione nazionale e 3 nei programmi regionali. Ma scegliendo i progetti non si può garantire la distribuzione televisiva, anche se poi quasi tutti i film sono passati in televisione.
Inoltre, tutti gli anni pubblichiamo un libretto che contiene tutte le politiche ed i meccanismi di sostegno al corto e all'audiovisivo in genere in Francia.
In più molti film che abbiamo sostenuto sono stati distribuiti da l'Agence du Court Métrage in almeno duecento sale cinematografiche francesi con un sistema di diffusione che si chiama il RADI (Réseau Alternatif de Diffusion).Anche i festival si occupano di una distribuzione commerciale, che si fa per i corti in Francia, e quasi tutti i nostri film sono stati distribuiti così. Volevo solamente aggiungere che insieme a Martin Ayres, che viene dalla regione di Cambridge, abbiamo organizzato una tavola rotonda nel 1998 a Vendôme con la regione Eastern di Martin Ayres e la regione West Sweden dove c'è Film i Väst, una organizzazione regionale. Questa tavola rotonda ha portato al progetto di un programma completo di cortometraggi composto da due corti per ogni regione, la nostra, la regione inglese e la regione svedese. Ora stiamo per iniziare le selezioni e questo programma è destinato a una distribuzione nei tre paesi , Svezia, Francia e in Inghilterra.
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Sono il responsabile della KurzFilmAgentur di Amburgo, che distribuisce cortometraggi in Germania, si preoccupa di riportarli al cinema come corti da proiettare prima dei film, in un certo senso funziona come l'Agence du Court Métrage in Francia. Sono anche coordinatore del Festival del Cortometraggio di Amburgo. La Germania è uno stato federale formato da sedici regioni. Questo significa che ogni regione ha il suo dipartimento culturale e il proprio fondo per i film. Ogni anno vengono prodotti in Germania 700 cortometraggi, nel 1999, soltanto il 15% di queste 700 produzioni ha avuto i fondi da una di queste istituzioni ufficiali. Il 70% dell'intero budget per i cortometraggi finanziati è arrivato dai fondi regionali, cioè dalle diverse regioni. Il 24 % di questi cortometraggi finanziati erano produzioni scolastiche finanziate anche dagli stati. Questo significa che anche gli studenti possono fare richiesta di finanziamento e che la nuova tendenza è che sempre più TV regionali vengono incluse nel sistema di finanziamento dei film. Come ad esempio fa la NDR ( Norddeutscher Rundfunk ) che dà denaro per la Filmförderung, cioè il fondo per i film di Amburgo. I principi generali del fondo per i lungometraggi di Amburgo, che sono simili a quelli degli altri stati della Germania, sono i seguenti: lo scopo del sostegno al film è quello di sviluppare, mantenere e rafforzare la cultura del cortometraggio e il giro di affari che c'è intorno ad un corto ad Amburgo. Il sostegno deve essere diretto in una direzione particolare, come ad esempio alle produzioni che mostrano promesse economiche, a film di genere diverso che costituiscono un importante contributo alla cultura del cinema, alle commedie televisive e a serial di alta qualità i cui contenuti, formato e cast li rendano adatti a una distribuzione e ad una vendita internazionale, insieme a produzioni televisive e video di importanza culturale. I finanziamenti includono anche progetti nella fase della pre-produzione e inoltre implicano il rafforzamento delle aree di distribuzione e delle vendite anche nei cinema. Affinché venga migliorato il mezzo audiovisivo ad Amburgo, bisogna essere sicuri che venga spesa almeno una volta e mezza la cifra di quanto stabilito per l'anno corrente.
Un ulteriore scopo di questi fondi regionali è quello di salvaguardare il finanziamento e di creare posti di lavoro ad Amburgo. Il sostegno copre le seguenti aree: la sceneggiatura, lo sviluppo del progetto, la distribuzione e la vendita, che include anche la presentazione ai festival. Tutto questo sta a significare che il fondo regionale per il cinema in Germania è diviso tra 15 paesi. La domanda di un finanziamento si può inoltrare in ciascuna regione, per un lungometraggio così come per un documentario e per un cortometraggio.
 
Martin Ayres - Eastern Arts Board
Sono particolarmente interessato alla tua notazione iniziale riguardo al fatto che in Germania i cortometraggi vengono presentati prima dei lungometraggi di grande distribuzione. Vorrei sapere come vengono selezionati i cortometraggi? Quanti cortometraggi vengono visti realmente sul grande schermo e che tipo di incentivi vengono forniti affinché questi cortometraggi vengano distribuiti nel grande circuito?
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Per chiarire credo che debba dirvi qualcosa sul lavoro dell'Agenzia. Abbiamo cominciato con il Festival del Cortometraggio nel 1985 e dopo un po' ci siamo resi conto che dovevamo fare qualcosa di più per i cortometraggi, al di là di programmarli nei festival, che tutti sanno che rappresentano l'unica possibilità per i corti di essere visti. E' stata l'Agence du Court Métrage di Parigi ad aiutarci molto. Abbiamo ottenuto dei fondi dallo stato di Amburgo, loro erano interessati alla distribuzione dei cortometraggi e a riportare i corti nelle sale cinematografiche. Così abbiamo fondato l'Agenzia del Cortometraggio nel 1992 e abbiamo iniziato con la distribuzione all'inizio del 1994. All'inizio credo avessimo 20 titoli e di ciascun titolo avevamo da tre a cinque copie in 35mm. Abbiamo dapprima cominciato con 10 - 15 cinema in Germania, ma poi il numero delle sale è cresciuto molto velocemente e adesso stiamo lavorando con 200 cinema in Germania e alcune in Svizzera. Abbiamo appena iniziato a collaborare con l'Austria e abbiamo stretto rapporti di cooperazione con l'Agenzia del Cortometraggio in Svizzera. Avendo noi i diritti di molte sale in Svizzera. In questo momento lavoriamo con 200 cinema in Germania e abbiamo quasi 200 titoli, film internazionali, cortometraggi, di ogni titolo abbiamo dalle tre alle cinque copie. Distribuiamo i film in versione originale e li sottotitoliamo in lingua tedesca.
Come selezioniamo i film? C'è un gruppo di persone che lavora per l'agenzia e che stabilisce, una volta che il festival è finito, quale tipo di film dovremmo distribuire. In generale si può dire che i nostri film più richiesti nel nostro sistema di distribuzione sono i corti da 5 minuti divertenti mentre quelli da 15-20 minuti non sono molto richiesti. E questo condiziona i nostri criteri di selezione.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Io invece volevo chiedere più o meno quanto è il danaro che le varie regioni investono in questo sostegno ai cortometraggi.
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Io posso parlare solo per quel che riguarda le cifre di Amburgo. Credo che l'intero budget per il fondo cinematografico di Amburgo sia tra i 9 e i 12 milioni di marchi tedeschi. All'incirca il 5% di questo budget andrà ai corti.
 
Filippo D'Angelo - Vitagraph Distribuzione
Vorrei sapere se voi ricevete del denaro da coloro che proiettano i film o glieli date gratis.
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Noi riceviamo i finanziamenti dallo stato di Amburgo quindi non possiamo pretendere cifre elevate per il noleggio. Per questo abbiamo ideato un sistema chiamato Abonemont in base al quale i cinema possono diventare membri dell'Agenzia pagando una quota di iscrizione che dipende da quanto è grande il cinema, può variare dai mille ai duemila marchi tedeschi l'anno. In virtù di questa quota di iscrizione gli esercenti hanno il diritto di prenotare ogni settimana un nuovo cortometraggio. Considerate che questo implica che loro pagano tra i 30 e i 40 marchi tedeschi settimanalmente per un cortometraggio, che è una cifra molto bassa.
 
Filippo D'Angelo - Vitagraph Distribuzione
E i produttori ricevono una percentuale?
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Sì, abbiamo un altro sistema per dare i soldi ai produttori o ai registi. Noi diamo un minimo garantito di 1000-2000 marchi. In questo modo acquisiamo i diritti da tre a cinque anni per proiettare i corti nelle sale cinematografiche oppure possiamo stipulare un altro contratto a percentuale.
 
Daniel Sauvaget - Agence du Court Métrage
Potrebbe essere interessante mettere a confronto il sistema francese e il vostro che sono molto simili, devo dire che in Francia il costo della distribuzione dei corti nelle sale cinematografiche è più alto di quello che effettivamente pagana le sale cinematografiche.
Ogni anno gli esercenti devono pagare 6000 franchi e non possono scegliere da soli i corti che vorrebbero proiettare con i lungometraggi, che naturalmente sono forniti dai distributori.
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
All'inizio abbiamo provato a convincere i distributori a comprare i cortometraggi come qualcosa da aggiungere ai lungometraggi ma è stato molto difficile. Così abbiamo avuto un fondo speciale per quello scopo ma non è stato sufficiente e abbiamo distribuito solo 20-25 cortometraggi ogni anno in tutto il paese. Il sistema di distribuzione in Germania non potrebbe andare avanti senza alcun fondo. Il normale lavoro dell'Agenzia, come ad esempio pagare le persone o l'affitto dell'ufficio, è fornito dall'Arthouse; le pellicole o la sottotitolazione, o la pubblicità sono fornite dal Fondo cinematografico, il Filmförderung di Amburgo. Loro hanno il proprio fondo per la distribuzione, i contributi vengono erogati 2 volte l'anno, cosicché possiamo comprare i film. Non è possibile mandare avanti questo sistema senza alcun finanziamento.
 
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo Regione Lazio
Volevo chiedere: qual è il ruolo di una rete televisiva come l'NDR, che è un network nel sistema di distribuzione e produzione.
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Il sistema di finanziamento è cambiato all'inizio e alla metà degli anni '90. Io credo che Amburgo sia stata la prima città in Germania che ha cominciato con un fondo per i film culturali che è stato istituito nel 1980 e poi tutti gli altri stati ci hanno seguito. A quel tempo i registi volevano separarsi, uscendo dal sistema normale del fondo per il cinema e volevano istituire un proprio sistema di finanziamento. Per questo motivo si sono battuti per dei fondi da dare ad alcuni importanti film culturali. Ma dopo un po' hanno scoperto che questo tipo di film non aveva molto successo, erano film sperimentali, andavano bene per i festival ma non portavano soldi, così il Kulturbehörde di Amburgo ha interrotto i finanziamenti per il cinema alla metà degli anni '90. Hanno unito il fondo economico per il cinema e il fondo per il cinema culturale, e hanno stipulato un contratto con la stazione televisiva NDR, coinvolgendo alcune altre istituzioni private di Amburgo. Io credo che il motivo per cui la NDR fornisce i soldi è perché stanno finanziando anche produzioni televisive o cinematografiche che potrebbero portare molti soldi al fondo per il cinema. Questa è la ragione per cui la NDR è coinvolta. Ma non è solo la NDR a finanziare, anche la maggior parte delle altre stazioni televisive di Amburgo che investono sui film, e sugli istituti di finanziamento, come la WDR (Westdeutscher Rundfunk) di Colonia che dà molti soldi al Filmstiftung Nordrhein Westfahlen e il Fondo della Bavaria che dà molti soldi al fondo di finanziamento del cinema bavarese.
 
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo Regione Lazio
Questi mille o duemila marchi di minimo garantito che l'agenzia paga ai produttori comprendono anche lo sfruttamento dei diritti televisivi ?
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
No, è solo per la distribuzione nei cinema
 
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo Regione Lazio
E poi volevo capire l'ultimo anello della catena commerciale. Voi pagate il produttore, le sale pagano voi con la formula dell'abbonamento, dato che poi il cortometraggio viene programmato insieme a un lungometraggio le sale da dove prendono i soldi? Come si suddivide la quota per il cortometraggio sul biglietto che paga lo spettatore?
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Lei vuole sapere se i proprietari delle sale possono avere una cifra extra quando proiettano dei cortometraggi prima dei film? No non lo possono fare perché non è permesso. Questo dipende dai principali distributori della Germania, loro non lo permettono.
 
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo Regione Lazio
No a me interessava capire le sale come vengono incentivate a programmare i cortometraggi: che cos'è che incentiva le sale, cosa spinge gli esercenti ad abbonarsi all'Agenzia, a programmare i corti. Dal punto di vista commerciale che rientro hanno?
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
In generale credo che quando un esercente ama i film vuole fare un programma interessante , l'altra cosa è che il Bundesminister des Inneren (il ministero degli interni), è un ministero federale degli affari interni che dà dei premi agli esercenti che ogni anno fanno una programmazione interessante o straordinaria, questa può essere un'altra regione. I premi variano dai 60 ai 120.000 marchi tedeschi ogni anno.
 
Martin Ayres - Eastern Arts Board
Sono il responsabile per il cinema e la programmazione per l'Eastern Arts Board, una regione del Regno Unito. Vi fornirò alcune note di fondo sulla struttura nel Regno Unito nel suo insieme, cosa per altro molto complicata e in continuo cambiamento. Io credo che uno dei problemi che abbiamo è quello di come sostenere i cortometraggi. La strategia che stiamo seguendo è quella di farlo in un ambiente che subisce continui cambiamenti. Se rifletto sulla natura del lavoro che ho svolto negli ultimi tredici anni, più o meno da quando sono arrivato all'Eastern Arts Board, il contesto nazionale è cambiato molto rapidamente durante questo periodo. L'altra cosa fondamentale forse da dire è che ingenuamente quando andai a lavorare per l'Eastern Arts pensavo che ci fosse un sistema industriale di sostegno e che io con il mio lavoro avrei sostenuto la parte culturale. In qualche modo esisteva un sistema originale di sostegno industriale, io scoprii immediatamente che l'unico finanziamento pubblico proveniva da un insieme di organizzazioni di fondi precedenti per cui io lavoro e una piccolissima parte proveniva dall'industria. Questo è un grande problema nel Regno Unito dove c'è una tradizione di formazione e sostegno industriale per particolari industrie ma non per il settore audiovisivo guidato in gran parte da forze e interessi commerciali. Lo stato ha iniziato ad intervenire in questo contesto.
E' utile probabilmente anche per voi sentire alcune notizie sulla struttura esistente in Gran Bretagna. I finanziamenti che noi dispensiamo, provengono da due differenti fonti: fondamentalmente provengono dal governo ma arrivano attraverso un sistema nazionale che è un po' come la relazione che esiste tra il settore pubblico delle trasmissioni della BBC e il settore commerciale della ITV, il settore commerciale della messa in onda che diventa molto più complicato con l'interazione del satellite mondiale. Quindi i finanziamenti provengono dai due rami del governo britannico e anche dall'Arts Council OF ENGLAND (ACE).
In termini di budget con cui opero all'interno della regione, noi abbiamo due diversi programmi, uno è in relazione all'Istituto del governo britannico (BFI) che si occupa della fiction romanzata e del documentario, mentre l'Arts Council si occupa di un genere modernista in relazione al sostegno di pratiche artistiche contemporanee, delle forme d'arte. Quindi il Consiglio Regionale si bilancia tra questi due tipi di programmi, cercando di accomunarli. La somma di denaro di cui disponiamo proviene dall'Arts Council e non coincide interamente con il programma del BFI (British Film Institute). Per il prossimo anno il Governo ha deciso di creare un Film Council perché ci sono state molte critiche al BFI riguardo al suo programma culturale. Si è sentito il bisogno di creare un livello di base, un equilibrio economico rispetto al sovvenzionamento di film come parte delle industrie audiovisive, e quindi la posizione che noi occupiamo al momento è che il Film Council dovrebbe nascere il prossimo anno, ma non sappiamo il tipo di politiche che farà. Il governo di Tony Blair ha deciso di continuare alcune tra le iniziative del precedente governo Tory, stanno cambiando l'uso del finanziamento ma senza aumentare le quote. Quindi l'impegno totale nella spesa pubblica è quello di mantenere il livello del finanziamento uguale, ma forse utilizzandolo per programmi leggermente differenti; tutto ciò significa bilanciare un programma commerciale con uno culturale. Ovviamente il denaro arriverà da due fonti diverse: una è il finanziamento attraverso la lotteria che è stato introdotto circa tre anni fa ed è stato inserito nella produzione dei film nel Regno Unito, e che è stato disposto attraverso l'Arts Council piuttosto che con il BFI. Il fondo del BFI ha ricevuto un sussidio dal guadagno della lotteria ma ci sono state molte critiche. L'Arts Council ad esempio sosteneva che il sussidio doveva essere addizionale al mercato commerciale, doveva sostenere iniziative culturali, i giovani registi, le sperimentazioni, ma allo stesso tempo volevano trarre dei profitti da alcuni film di successo come ad esempio Quattro matrimoni e un funerale e Full Monty. L'idea dell'Arts Council credo fosse abbastanza ingenua, immaginare un qualche aiuto sostenendo film da cui loro potevano riportare qualche soldo all'interno del budget. Di conseguenza la strategia è fallita. Ora stiamo cercando di lavorare in due direzioni completamente differenti e io sono stato criticato per non aver ottenuto alcun guadagno dal fondo della lotteria. Abbiamo prodotto molti film, ma molti di questi non hanno poi avuto una distribuzione. Io credo che questa sia l'altra grossa critica al progetto del fondo della lotteria. Non hanno pensato alle sale e alla distribuzione per il pubblico. Un altro punto chiave è stata per noi la collaborazione con la rete televisiva commerciale ITV: ottimizzare il fondo limitato che eravamo stati in grado di mettere insieme. Prima di illustrare il tipo di finanziamento low budget nelle regioni, voglio dirvi che il Regno Unito è un sistema centralizzato, ma con la politica del nuovo governo laburista si sta muovendo verso un programma più sviluppato. Questi nuovi accordi per creare un indirizzo comune all'interno del paese, in particolare nelle aree di cultura sono molto importanti. L'altra cosa da dire è che ci sono pochissime regioni in Inghilterra, ci sono agenzie di governo differenti quindi per esempio le regioni dell'Arts Council in origine erano dodici poi sono state ridotte a dieci, ed i confini di queste regioni non sono mai definiti, come invece avviene in Francia o in Germania. I dipartimenti per lo sviluppo economico operano in un forma differente. Questi frammenti di regione se sono al centro funzionano meglio perché hanno a che fare con una struttura singola, ma se sono ai confini funzionano peggio perché possono bilanciarsi tra due diverse aree. La struttura del Regno Unito è composta da una serie di regioni definite dal Governo. Ora la Regione orientale è diventata più piccola quindi il Lincolnshire si è trasferito all'interno della regione orientale e la regione all'interno della quale stiamo operando è più piccola.
In termini di strategie quando andai all'Eastern Arts il budget per la produzione era di 500 sterline, che è ridicolo, non ci si può realizzare un film, non puoi nemmeno fare promozione per il film con quella cifra. Così abbiamo cercato di avere degli sponsor dalla compagnia televisiva ed in questo modo abbiamo creato un piccolo fondo per la produzione e quindi con la creazione del franchise regionale ci siamo avvicinati alla ITV. Quello con la ITV è un rapporto che definirei amichevole e combattivo. Abbiamo un programma comune per sostenere i cortometraggi, per la formazione nel campo dell'audiovisivo, per promuovere la produzione dei film nella regione e per finanziare i film che possono passare dallo schermo televisivo a quello cinematografico.
A questo punto descriverei la situazione attuale che è in conflitto con queste due aree. All'interno della regione ci sono 190 schermi, noi sosteniamo un circuito regionale di cinema che si chiama Arts House and Culture, contemporaneamente agli schermi multiplex. Approssimativamente il 40% degli schermi nella regione funzionano come indipendenti. La nostra è una regione rurale, vicina a Londra e questo la rende molto simile alla posizione di cui parlava Richard Turco riferendosi al Centre de la Val de Loire. Avviene una sorta di fuga creativa verso Londra, che è una regione molto attraente, dove confluiscono molte correnti artistiche e quindi si trovano molti registi, molte persone che lavorano nell'industria. Per illustrare il funzionamento dei fondi della lotteria, direi che il 90% dei cortometraggi che sono finanziati in Inghilterra attraverso la lotteria, provengono da produzioni che sono di base a Londra e così abbiamo un problema simile alla situazione di Davide e Golia dove il finanziamento della lotteria per i cortometraggi è stato calamitato fino ad ora in questa regione. Il prossimo anno i fondi della lotteria saranno devoluti a livello regionale e questo dovrebbe essere davvero molto importante per noi perché ci permetterà di iniziare a produrre film. Per quanto riguarda le TV, fino ad oggi abbiamo usato la televisione in due modi: come fonte di finanziamento per le produzioni, ma anche come un contenitore visivo perché è un canale a livello regionale, ed è stata un'ottima vetrina per le produzioni regionali . Da un certo punto di vista potremmo essere soggetti a critiche del tipo che non si dovrebbero produrre film che poi vanno a costituire palinsesti televisivi, ma ci sono anche contesti dove inserire film di animazione o film sperimentali. La televisione è un contesto importante per la visibilità. Il prossimo obiettivo che vogliamo prefiggerci è quello di creare un finanziamento per migliorare la distribuzione dei corti nelle sale. Molti dei film che abbiamo finanziato, sono stati supportati da un'organizzazione di network regionali. Il pubblico televisivo dei corti ha dato riscontri positivi in termini di share regionale (tra il 25% e il 35%), e come si sa per una televisione commerciale, visto che i finanziamenti arrivano dalla pubblicità, i dati di ascolto sono realmente molto importanti. La cosa importante, io credo, è il risultato raggiunto. Il programma di cui parlava Richard Turco tra Svezia dell'ovest, il Centre Val de Loire e il Regno Unito, è il primo tentativo di collaborazione con altre nazioni. Il problema da parte nostra è quello di trovare denaro per il finanziamento, ora siamo riusciti a identificare alcuni fondi per le copie dei cortometraggi destinate alle sale cinematografiche. Nel Regno Unito la proiezione dei cortometraggi in sala è abbastanza marginale, è un'attività frammentaria più forte in alcune aree piuttosto che in altre. I film più importanti vengono presentati nel contesto dei festival, non c'è una vera distribuzione commerciale del cortometraggio. Il corto viene realizzato per motivi culturali e anche per motivi di sviluppo di tecniche per la formazione e quindi lo scopo prioritario dei finanziamenti è che sia collocato all'interno del programma nazionale. In questo senso la collaborazione che abbiamo stabilito con la TV è veramente importante e dobbiamo cercare di ampliarla il più possibile. Il cortometraggio come forma espressiva è molto differente dal lungometraggio, è un po' come il rapporto che esiste tra il racconto e il romanzo. Il lavoro di sostegno si occupa dell'intero progetto della realizzazione di un film. Uno dei progetti che abbiamo realizzato negli ultimi quattro anni è stato lavorare con il Clermont-Ferrand Short Film Festival utilizzando degli showcase con dei registi per dar loro una possibilità di vedere come funziona il mercato di un festival. Attraverso l'esperienza avuta a Clermont-Ferrand abbiamo anche fatto diverse vendite, mentre abbiamo utilizzato un agente di vendita nel Regno Unito. Economicamente siamo arrivati al punto di utilizzare all'interno della compagnia un coordinatore della distribuzione. La compagnia è associata sia alla Anglia Television, sia all'Eastern Arts Board, la promozione dei cortometraggi è arrivata dai festival. Momentaneamente noi siamo interessati a partecipare alle strategie di distribuzione per vedere il lavoro distribuito nei vari paesi. Un altro punto importante è quello del sostegno della cinematografia del passato, bisogna guardare al passato come a una risorsa. E mi sembra che sia una risorsa particolarmente ricca su cui dovremmo soffermarci. Non dovremmo distribuire solo cortometraggi contemporanei, ma anche quelli legati alla nostra storia. Io credo che sia un bene per il pubblico conoscere la storia, le differenze, i diversi tipi di approccio alla regia ed è positivo anche per i registi perché la storia è parte della loro cultura. Credo sia un problema chiave quello di cercare di conservare la storia del cortometraggio di pari passo con il sostegno per la produzione contemporanea.
 
Julia Carson - Northern Ireland Film Commission
Sarebbe interessante avere una stima approssimativa del vostro budget per il prossimo anno.
 
Martin Ayres - Eastern Arts Board
Approssimativamente è difficile fare una stima, in media il budget per i festival è di circa 130.000 sterline all'anno e noi finanziamo una commissione per 8 o 10 film l'anno. Questa è stata la media, i guadagni paralleli che abbiamo avuto sono stati all'incirca di 20.000 sterline, e questi vanno per lo sviluppo del soggetto o delle sceneggiature. Questo è il budget minimo che dovremmo avere il prossimo anno. Parte del mio lavoro è assicurarmi di ricevere richieste dai registi per quei fondi, e poi assicurarmi che la maggior parte di questo denaro venga trasferito nel finanziamento del film. Non posso dire ancora quanto di questo denaro verrà impiegato per una richiesta. Possiamo anche incoraggiare richieste da parte di organizzazioni particolari o alcune richieste individuali, in modo che i singoli produttori possano fare domanda per questo budget. Ci sarà inoltre una richiesta collaborativa per finanziare la distribuzione delle pellicole, ma è una organizzazione separata.
 
Joao Borges Garcao - Radio Televisao Portuguesa
In Portogallo non esistono produzioni regionali, ma nazionali e la maggior parte delle produzioni di cortometraggi o di documentari vengono realizzate con il finanziamento dello stato e naturalmente i soldi dipendono dal budget del governo, che fino a poco tempo fa produceva tra i 10 e i 15 film l'anno. Per quel che riguarda i corti possiamo dire che ogni anno vengono finanziati all'incirca 30 corti, che comprendono fiction, animazione e documentari. Ebbene questo è il fondo basilare per il cinema, naturalmente ci sono altre fonti, come ad esempio le industrie, ma la parte più grande dei finanziamenti proviene naturalmente dallo stato, è una sovvenzione a fondo perduto. I produttori non devono alcun ritorno di denaro all'ICAM (Istituto per il cinema audiovisvi e multimedia). Alcuni produttori possono anche unire insieme al film qualche progetto audiovisivo o multimediale. Per esempio io voglio fare un film il prossimo anno con un cd-rom che vada con esso, quindi posso usufruire dei fondi per questo progetto. Io lavoro per la RTP, la Radio Televisao Portuguesa, che è televisione pubblica in Portogallo: abbiamo un accordo con il Ministero della Cultura, secondo questo accordo noi finanziamo film che possono essere sovvenzionati fino al 40% e con un minimo del 25% del budget stanziato dall'ICAM tutto ciò significa che se l'ICAM da un milione di dollari noi ne diamo al massimo 400.000 e 250.000 come minimo garantito, impegnandoci per la distribuzione in TV. Questo è un obiettivo sia per i cortometraggi, che per i documentari, ma soprattutto per i lungometraggi. Abbiamo, inoltre, cercato di convincere i proprietari delle sale cinematografiche e i distributori (e alcuni distributori in Portogallo sono anche proprietari di sale) di proiettare cortometraggi. Naturalmente gli esercenti non vogliono un film da 30 minuti, perché significa non avere 4 proiezioni al giorno ma solo 3, e questo è un problema economico. Siamo stati molto realistici su questo fatto e abbiamo anche proposto alcune proiezioni speciali, voglio dire, è preferibile avere una settimana con in programma solo cortometraggi che avere due o tre mesi con il corto abbinato al film. Alcuni di voi, forse tutti, ieri e l'altro ieri avete visto Dois Drogões: quello è stato il primo esperimento con Lusomundo. Lusomundo è il più grande distributore che abbiamo in Portogallo, rappresenta la Disney, la Universal, la Metro, la Miramax, insomma rappresenta tutte le majors e alcune delle cosiddette indipendenti come la Miramax e, eccezion fatta per la Fox e la Time. Noi abbiamo chiesto al presidente di Lusomundo, Luis Silva, di provare a proiettare Dois Drogões in testa a Fuga da Los Angeles. Abbiamo scelto un film americano, un film di John Carpenter molto conosciuto. John Carpenter era un indipendente ma in questo film ha lavorato per una major, ci siamo detti che forse era preferibile avere 100.000 persone che venivano a vedere questo film, piuttosto che 5.000, e questo perché alcuni film autoctoni, come ad esempio Estou Perto di Sandro Aguilar è stato proiettato con un film portoghese e ha fatto 20.000 spettatori. Il film di Sandro Aguilar è molto più vicino a ciò che vedremo nei prossimi 20 anni, mentre Dois Drogões, è molto convenzionale, ben fatto ma molto convenzionale. In Portogallo c'è anche una televisione privata chiamata SIC. A cinque anni dall'inizio delle trasmissioni, hanno capito che il cinema può essere un affare molto vantaggioso quindi adesso stanno finanziando insieme alla RTP i film. Con una differenza fondamentale: la RTP non pone limiti ai film e ai registi, discute molto con loro seleziona i soggetti, noi vogliamo conoscere tutte le aspettative, mentre il budget è all'ultimo posto. La SIC fa lo stesso, ma vuole mantenere un certo aspetto commerciale nel soggetto, sono quindi due approcci diversi. Il pubblico portoghese sta cominciando a vedere sempre più film portoghesi quindi questo successo contemporaneo permette di finanziare anche gli aspetti culturali di un paese in cui il cinema è solo una parte, una parte molto importante. L'ICAM sostiene anche la promozione dei film all'estero si occupano dell'acquisto delle copie, finanziano la realizzazione del materiale pubblicitario, stanno facendo un bel lavoro nel settore della promozione.
Per quanto riguarda la distribuzione credo che in Portogallo dovremmo avere un accordo tra i produttori portoghesi per aver una sola casa di distribuzione, in Europa, ad esempio, gli Americani lo fanno da moltissimi anni. A mio parere il problema in Europa è la distribuzione più che la produzione.
 
Henning Lind Eriksen - Den Oystjysk Filmfond
Prima di tutto vorrei ringraziarvi per aver invitato l'Oystjysk Filmfond a questo festival in questa bella città. Non mi dilungherò troppo sulla descrizione della struttura generale in Danimarca, io credo che Anne Marie Kurstein sia senz'altro più indicata per parlare di queste cose poiché lei lavora per il Danske Film Institut. L'idea generale di partenza per l'Oystjysk Filmfond è stata quella che tutto, nel mondo degli affari, arriva nelle grandi città. Noi non siamo un paese grande, abbiamo solo una grande città che è Copenaghen. Ad Arhus ad esempio, che si trova nella regione dello Jutland, al momento ci sono quattro compagnie di produzione e per sostenere queste compagnie di produzione o la comunità che produce i film, abbiamo bisogno di un fondo di finanziamento. Ci siamo quindi ispirati alla vecchia Svezia dove hanno avuto successo i finanziamenti del fondo regionale. L'Oystjysk Jutland Filmfond negli ultimi due anni ha lavorato soprattutto come una specie di salvadanaio, che si apre due volte all'anno per finanziare produzioni cinematografiche. Tutto ciò implica finanziamenti anche per i cortometraggi, per le produzioni televisive e per la produzione di lungometraggi. L'Oystjysk Filmfond ha però solo un piccolo fondo di denaro che corrisponde a circa 210.000 euro all'anno. Così non possiamo finanziare progetti al 100%, il nostro finanziamento corrisponde quindi ad una piccola percentuale e il resto del finanziamento proviene probabilmente dal Det Danske Film Institut. Per i primi due anni la maggior parte dei film che abbiamo finanziato, sono stati film-laboratorio. Noi abbiamo sostenuto qualcosa come 55 progetti per una cifra totale di 530.000 euro, il che significa che ci sono molti progetti ai quali deve essere stata data solo una piccola cifra. I film che io ho portato in visione, sono film-laboratorio ma credo che il livello generale dei progetti finanziati sia cresciuto negli ultimi due anni, ed è cresciuto anche il numero dei progetti a cui è stato dato il finanziamento del Det Danske Film Institut. Questo è estremamente importante perché il motivo principale per cui è stato fondato l'Oystjysk FilmFond è un motivo economico: sostenere il cinema in modo che le poche compagnie che noi abbiamo non vadano via o addirittura si trasferiscano a Copenaghen. Grande motivo di discussione in Danimarca è se la politica dei film regionali è o dovrebbe essere di sostegno agli affari commerciali, oppure una politica di sostegno culturale. Le regioni sono interessate alla produzione dei film, che oltretutto è cresciuta nel corso degli ultimi due anni. Questo probabilmente vorrà dire che non saremo più solo un salvadanaio ma proseguiremo con uno scopo, quello di cercare i talenti, sostenerli, e lavorare su altri aspetti del film.
 
Richard Turco - Atelier de Production Val de Loire
Io ho una domanda che riguarda lo Jutland: lei ha detto che avete finanziato principalmente, negli ultimi due anni, film-laboratorio, come vengono diretti questi film? I film sono realizzati da registi professionisti ?
 
Henning Lind Eriksen - Den Oystjysk Filmfond
E' più un percorso indipendente, sono per la maggior parte registi esordienti o giovani registi provenienti dal laboratorio di Arhus, che è stato finanziato dall'Oystjysk Film Fond ma ci sono anche progetti che sono stati realizzati da professionisti affiancati da uno staff di non professionisti.
 
Richard Turco - Atelier de Production Val de Loire
Le chiedo questo perché noi abbiamo nella nostra organizzazione un fondo per registi professionisti ma facciamo la stessa cosa anche con i film degli esordienti, ma all'interno di schemi esclusivamente dedicati a platee di giovani.
 
Henning Lind Eriksen - Den Oystjysk Filmfond
Un'idea su cui stiamo lavorando è quella di dividere il budget annuale e creare un laboratorio, così è possibile lavorare in maniera più creativa con i giovani registi.
 
Anne Marie Kurstein - Dansk Film Institut
Vorrei spiegarvi brevemente cosa facciamo all'Istituto per la produzione dei cortometraggi. In Danimarca noi siamo 5 milioni di persone quindi possiamo considerarci quasi come un soggetto regionale. Noi siamo grandi come Berlino o Brandeburgo. Il Danske Film Institut ha quattro modi per finanziare la produzione dei cortometraggi a livelli differenti. Il primo è quello che precedentemente era conosciuto alla maggior parte delle persone che sono qui come National Film Board, il Comitato Nazionale per il film, che ha due direttori di commissione, che comprano le produzioni straniere ma finanziano anche i corti danesi e i documentari. Poi c'è la vecchia struttura dei laboratori, di cui uno situato nello Jutland mentre la cineteca è situata a Copenaghen. Queste sono strutture che agevolano il lavoro, non erogano soldi ma tramite queste strutture si può avere accesso all'equipaggiamento per un film, per un video e agevolazioni per l'editing finale. I produttori, i registi una volta terminato il film rimangono in possesso di tutti i diritti, ciò significa che possono vendere il loro lavoro a una televisione in Danimarca e all'estero e versare soltanto una piccola parte di questi soldi che hanno ottenuto al Danske Film Institut.
Un nuovo tipo di finanziamento per i film danesi è il fondo per i cortometraggi che è partito 5 anni fa, credo, come cooperazione tra il Danske Film Institut, il Ministero della Cultura e due canali di pubblico servizio in Danimarca. Ha un budget di 24 milioni di corone danesi e la maggior parte di queste va alla produzione. Si producono all'incirca 12 cortometraggi ogni anno. Il percorso della distribuzione passa attraverso il Danske Film Institut che è anche l'organo per la distribuzione non commerciale, ha i diritti oppure li compra per questo scopo, dando i soldi alla produzione. Manda i cataloghi con circa 120 titoli alle istituzioni, alle scuole e alle biblioteche e da qualche anno si occupa anche della vendita, avendo acquisito i diritti per vendere i video e le videocassette in Danimarca. Il fondo per i cortometraggi di fiction finanzia pienamente le produzioni e acquisisce i diritti per una distribuzione non commerciale in Danimarca e anche i diritti televisivi sempre in Danimarca, mentre i produttori e i registi hanno il diritto di venderli all'estero. Spero che questa breve relazione sia servita a illustrare la situazione del cortometraggio in Danimarca.
 
Daniela Guerra - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna
Vorrei subito dirvi che non sono un esperto del settore mentre ho visto che qui siete quasi tutti molto addentro alle questioni sia della produzione che della commercializzazione e credo che l'esperimento che ha fatto la Regione Emilia Romagna sia un esperimento un po' curioso. Innanzitutto perché tutte le volte che avete citato interventi di sostegno fatti da regioni, parlavate di strutture di governo nazionale e delle regioni. Invece l'intervento in Emilia Romagna è venuto non tanto dalla struttura di governo quanto dall'Assemblea Legislativa, quindi dal Consiglio regionale. Capisco che per alcuni può essere un dettaglio, in realtà dal punto di vista sia formale che sostanziale non lo è perché le modalità d'intervento sono molto diverse. Perché questo intervento è venuto dalla struttura dell'Assemblea legislativa, e in particolare dall'ufficio di presidenza che è l'organo di coordinamento della struttura legislativa? Perché l'Emilia Romagna si è dotata 3 anni fa di una legge regionale di sostegno delle attività giovanili e tra i principi fondanti c'era anche quello di valorizzare la creatività dei giovani, valorizzare ciò che i giovani sanno dare in positivo. Quindi c'è stata anche la volontà da parte dell'ufficio di Presidenza di fornire a tutti i consiglieri uno strumento di verifica dell'efficacia delle leggi. Molto spesso alcune leggi sono per così dire leggi-bandiera, cioè leggi che nascono di fronte a un'emergenza, a un problema, ma che di fatto non riescono poi a movimentare risorse ed energie. Allora incrociando la volontà di verificare l'efficacia di questa legge con un'esperienza che è già consolidata nella nostra regione in un grosso capoluogo della provincia di Bologna, a Imola, dove c'è il Corto Imola Festival, abbiamo potuto verificare l'efficacia di questo strumento espressivo soprattutto per ciò che attiene le esigenze del mondo giovanile e abbiamo verificato come in realtà siano piuttosto pochi i supporti economici che questo mondo riceve e poca anche l'attenzione da parte delle istituzioni. Abbiamo quindi voluto dare un segnale concreto di grande attenzione nei confronti di questo mondo e viceversa vogliamo riceverne un feedback di informazione per verificare come sono i giovani quando parlano di se stessi. Abbiamo quindi dato un tema molto generale sulle tematiche giovanili: giovani-identità-diritti, e abbiamo indetto un bando di concorso. Di fatto è un bando di appalto, in questo caso si esplica l'originalità di questa nostra scelta perché l'Emilia Romagna in pratica questi cortometraggi li ha acquistati. E' uscito nella Gazzetta Ufficiale tra gli avvisi di gare di appalto quindi abbiamo commissionato a dei produttori di cortometraggi, 4 corti sui temi dell'identità, della cittadinanza e dei diritti, che avessero come oggetto i giovani dell'Emilia Romagna. Poi la nostra intenzione era anche quella di favorire i giovani produttori, ma ovviamente non potevamo restringere il campo dal punto di vista dell'età essendo un appalto. Abbiamo avuto una risposta veramente molto forte, mi sembra che abbiano risposto in 79, con i requisiti per vincere l'appalto, e 50 hanno prodotto il materiale cartaceo, una bozza di sceneggiatura. E' stata una risposta veramente notevole anche a fronte del fatto che la circuitazione dell'informazione è avvenuta attraverso la Gazzetta Ufficiale e attraverso i circuiti specialistici che l'hanno messo in rete in Internet. Anche la regione l'ha messo in Internet, e non c'è stata quindi una diffusione a tappeto massiccia tramite mass media, c'è stata ovviamente la pubblicazione su i giornali locali ma non più di tanto. Abbiamo però avuto ugualmente una risposta molto massiccia con del materiale di buonissima qualità. Sono state selezionate 4 opere , 4 sceneggiature, tra l'altro anche molto originali. Abbiamo avuto Enzimi separati o storie di cattive ragazze di Antonella Restelli di Bologna, tre storie di giovani donne che raccontano la voglia di seguire la propria strada anche a dispetto di principi o pregiudizi. Bande di strada di Marco Bertozzi di Rimini, un documentario che è uno strumento di lavoro anche per quegli educatori che in Emilia Romagna si occupano, ad esempio, delle unità di strada per il recupero di tossicodipendenze. Pratiche hip hop a Bologna di Anna De Manicor, un'indagine dell'identità dei ragazzi adolescenti che si riconoscono nella cultura dell'hip hop. Infine Progetto Maometto di Fabrizio Varesco di Ravenna, che racconta una storia realmente accaduta di solidarietà di una scolaresca nei confronti di un compagno portatore di handicap. Abbiamo scelto lo strumento del documentario d'autore non della fiction perché avevamo bisogno di un riscontro, quindi come ho detto prima di un feedback, da parte di questa realtà di cui tante leggi parlano e di cui tanti legislatori si occupano. Ora ovviamente il problema diventa quello della circuitazione, perché in effetti io credo che l'ambito dei festival sia un po' stretto, nel senso che continua ad essere una nicchia per amatori, mentre avendo visto altre opere in questo settore mi rendo conto che questi quattro film sono pienamente godibili e circuitabili anche - a mio avviso - tra un pubblico molto più vasto. Per cui ben venga l'idea di abbinarli, per esempio in sale specializzate a lungometraggi, ma anche invitare queste sale a fare delle serate ad hoc. Laddove in Emilia Romagna questo è già stato sperimentato, c'è stato un forte gradimento del pubblico. Certo il problema resta quello di supportare questi giovani autori nella produzione perché i costi di produzione sono molto forti. E' questo il motivo per cui anche noi abbiamo fatto questa scelta, mi sembra che anche in Francia si fossero orientati in questa direzione, di non dare un piccolo contributo, insufficiente a coprire gli oneri della produzione, ma di dare un finanziamento sostanzioso equivalente a 15 milioni. Quindi abbiamo ritenuto che questa cifra potesse coprire una produzione di una quindicina di minuti, questo era il tempo limite richiesto nel bando, perché i costi di produzione sono molto alti e se si vuole far decollare questo settore ovviamente bisogna supportarlo. Visto che qui siamo in una sede internazionale, lancerei anche un invito - penso per esempio alla regione Emilia Romagna, noi siamo anche gemellati in particolare con i paesi della Loira e con l'Assia - credo che ci possano essere delle occasioni per fare momenti di incontro e confronto anche sul tema della produzione di cortometraggi tanto più quando l'oggetto è la vita dei giovani. Credo sia importante farne oggetto di incontri di scambio e di meccanismi di circuitazione, e ce ne possono essere vari, anche approfittando di questi incontri internazionali e dei gemellaggi. Anche io, quindi, invito i paesi che già hanno stabilito delle occasioni d'incontro sui temi dei cortometraggi a tenere presente che anche in Italia stanno maturando esperienze ragguardevoli.
 
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo della Regione Lazio
Una domanda tecnica: i quattro progetti sostenuti sono cinema o video?
 
Daniela Guerra - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna
Pellicola, ma non hanno la struttura della fiction, ma quella del documentario d'autore. Noi abbiamo deciso che gli autori potessero disporre delle loro opere per la partecipazione a concorsi o festival, però il prodotto diventa di proprietà del Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna.
 
Martin Ayres - Eastern Arts Board
Quando lei ha usato la categoria "giovani", quale gruppo di età stava definendo ? Ragazzi in un contesto scolastico? Qual è la categoria di giovani con cui state lavorando?
 
Daniela Guerra - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna
Dunque, nel bando di concorso non abbiamo ovviamente potuto inserire nessun tipo di età perché questo ci sarebbe stato vietato dalle nostre leggi nazionali che impediscono di restringere un campo sia dal punto di vista geografico, come avremmo voluto fare limitandolo ai residenti in Emilia Romagna, sia dal punto di vista dell'età, quindi era aperto. Quando dicevamo giovani ovviamente intendevamo una categoria molto ampia, non ristretta esclusivamente all'ambito scolastico, ma pensavamo a quei non professionisti che intendono sperimentare, esplorare questo metodo di espressione ma non fanno gli autori, diciamo così, per mestiere.
 
Nuria Rodriguez - Arca Haute Normandie
L'Arca Haute Normandie è un'associazione fondata nel 1988, opera in tutto il territorio dell’Alta Normandia che si trova a 80 chilometri circa a ovest di Parigi. E’ una piccola regione divisa in due dipartimenti.
L’Arca Haute Normandie interviene principalmente nell’aiuto alla produzione ed alla realizzazione di cortometraggi, documentari e, in modo più sporadico, per il lungometraggio. I capitali a disposizione sono circa 1.200.000 franchi ed in questi dieci anni abbiamo creato un catalogo di circa 120 film, dunque una media di 10 film all’anno.
Abbiamo quattro commissioni per i corti che vengono esaminati da professionisti del cinema come produttori, registi, tecnici, montatori e scenografi. La selezione si fa in una sola volta, ed i commissari leggono tutti i copioni. Riceviamo circa 25-30 copioni di corti a commissione. Per quanto riguarda i documentari abbiamo due commissioni di selezione soprattutto dedicate ai documentari d’autore, ma con una particolarità : in Francia, l’Arca Haute Normandie non richiede una vendita o pre-vendita alla televisione per aiutare il documentario. Nel campo dei lungometraggi, in questi 10 anni, abbiamo promosso un film ogni due anni o due anni e mezzo, per la semplice ragione che non abbiamo un fondo sufficientemente ampio per intervenire in modo efficace in questo settore e, dunque, in questi casi, ci limitiamo a supportare dei registi locali e legati fortemente alla regione, come per esempio Manuel Poirier, di cui abbiamo sovvenzionato La petite amie d’Antonio e A la campagne o altri lungometraggi un po’ atipici, diversi, come dei lungometraggi con la struttura di documentari, della lunghezza di un film, ma decisamente documentaristici.
La particolarità dell'Arca Haute Normandie è che aiuta il 50% dei registi della regione, in quanto esiste una reale presenza di registi e di tecnici del cinema, dovuta forse ad una tradizione storica cinematografica nella regione, ed anche alla vicinanza di Parigi. Forse conoscete Claude Duty, che proviene da questa regione e che abbiamo aiutato per tanti film, come tanti altri giovani registi locali.
La somma con la quale interveniamo per il cortometraggio e di circa 100.000, 130.000 franchi per ogni progetto, intervenendo così ogni anno su circa 10 progetti tra cortometraggi e documentari.
Parallelamente a quest’aiuto finanziario destinato alla creazione e alla produzione, da tre anni ci occupiamo di promozione e distribuzione unicamente di corti, in più città della regione, proponendo dei programmi tematici completi. Per esempio, il prossimo tema sarà il cinema di animazione, ma possono essere anche temi riguardanti gli attori, la fotografia. Curiamo la distribuzione di questi programmi nelle sale cinematografiche in più città della nostra regione e ci siamo resi conto da un anno, un anno e mezzo che esiste grande interesse da parte del pubblico verso questi programmi di corti. In certe città, come Rouen o Le Havre, abbiamo raggiunto dai 100 ai 200 ingressi a pagamento per ogni serata.
La terza attività dell’Arca Haute Normandie è la Film commission, un aiuto logistico, amministrativo diretto soprattutto ai lungometraggi. Secondo la tradizione cinematografica francese, molti giovani registi francesi scelgono la Normandia come scenario per i loro film. Abbiamo aiutato molti registi, come per esempio Leos Carax con Pola x che era a Cannes, un terzo del film è stato, infatti, girato da noi. Si tratta di un servizio abbastanza interessante dal punto di vista regionale : insistiamo molto affinché le produzioni assumano tecnici locali che possono avere un’esperienza approfondita come assistenti di produzione, segretari di produzione, assistenti alla regia, capo comparse, ecc., rendendo molto dinamico l’impiego dei giovani professionisti della regione.
Questi sono i tre aspetti principali delle attività della Arca Haute Normandie.
 
Julia Carson - Northern Ireland Film Commission
La Northern Ireland Film Commission è un'agenzia integrata per lo sviluppo dell'industria e della cultura cinematografica nell'Irlanda del Nord. L'Irlanda del Nord è un paese piccolissimo e ha una popolazione di circa un milione e mezzo di persone. E' una regione molto rurale con alcune grandi città tra le quali Belfast e Londonderry. Non molti hanno visto le immagini dell'Irlanda del Nord sugli schermi televisivi e probabilmente erano immagini abbastanza negative. Grazie al cambiamento della situazione politica, siamo stati in grado di creare un'industria cinematografica lusinghiera nella regione. Questa è stata spalleggiata dal governo, soprattutto con lo sviluppo che c'è stato negli ultimi tre mesi con l'istituzione di un fondo per la produzione regionale, riservato principalmente ai lungometraggi. La Northern Ireland Film Commission è nata dalle ceneri del Consiglio Cinematografico dell'Irlanda del Nord che fu creato nel 1989, la Film Commission venne alla luce nell'aprile del 1997 e ampliò i suoi compiti includendo locations e formazione, promozione, cultura, nonché la produzione. Ed è qui che si è materializzato lo schema del cortometraggio. Prima del '93 la produzione dei corti nell'Irlanda del Nord era molto fragile e negli anni '40 un lungometraggio intitolato Odd Man Out (Carol Reed- 1940) venne in parte girato lì e December Bride (Thaddeus O'Sullivan), che vinse a Cannes nel 1990, è stato sempre girato da quelle parti. Nel '94 i primi cortometraggi vennero realizzati e lo schema dell'Irlanda del Nord venne stabilito dalla BBC dell'Irlanda del Nord, una stazione locale, e dalla Northern Ireland Film Commission. Venne finanziato così un film come Dance Lexie Dances (Tim Loane), che ha ricevuto la nomination all'Oscar lo scorso anno. Nel '97, con la nascita della Northern Ireland Film Commission, noi abbiamo realizzato il nostro progetto per i cortometraggi che si chiama Premiere e che fu destinato a produrre 5 cortometraggi da 10 minuti. Il budget per questi film era di 18.000 sterline nel '97, 23.000 sterline nel '98 e quest'anno il budget raggiunge le 22.000 sterline. Anche per l'Irlanda del Nord il Consiglio delle Arti dell'Irlanda del Nord e il fondo della lotteria nazionale avranno un ruolo importante e daranno ovviamente una parte del fondo. Il progetto Premiere è leggermente differente, stiamo cercando di creare un'industria cinematografica autoctona ed è molto difficile. Noi vogliamo che l'intera parte creativa provenga dall'Irlanda del Nord e che i film debbano essere girati nella nostra regione, utilizzando staff nord irlandesi e, dove possibile, attori nord irlandesi. Questo ha portato ad un risultato positivo, abbiamo avuto molte produzioni, Flying Saucer Rock'n'Roll (Enda Hughes - 1997) o Gort na gCnamh ( Field of Bones - Carol Moore - 1997), e al momento abbiamo altri cinque film in post produzione. Ci sono molti collegamenti tra la situazione in Portogallo e la situazione nell'Irlanda del Nord in termini di distribuzione. Io sono responsabile della promozione della serie di Premiere e anche di mettere in contatto i giovani registi con i festival in giro per il mondo.
Lo scorso anno sono stati realizzati probabilmente 9 cortometraggi, non includendo i cinque che abbiamo prodotti con il progetto Premiere. La produzione dei cortometraggi è limitata. Naturalmente è disponibile un fondo limitato, mentre l'industria cinematografica nella Repubblica Irlandese è molto forte e questo è dovuto alla sezione 35 che offre tagli alle tasse e anche all'industria cinematografica che ha stabilito che film come Michael Collins, Il mio piede sinistro o Salvate il soldato Ryan venissero girati in parte in Irlanda. Ci sono circa 4 o 5 progetti in tutta l'Irlanda e fanno capo a Short Cuts, che è stato fondato dalla RTE (la stazione televisiva del sud) anche dall'Arts Council nel sud e dall'Arts Film Board. Nell'Irlanda del nord il progetto Premiere è nato per opera della Northern Ireland Film Commission, della televisione dell'Ulster, che è una tv locale, del British Screen Finance che ha la sede a Londra e del consiglio di Belfast. Questi sono anche gli sponsor che abbiamo avuto negli ultimi tre anni. Questo sarà l'ultimo anno di Premiere in questa forma attuale e speriamo di poter andare avanti con film leggermente più lunghi il prossimo anno. Per quel che riguarda Premiere, che è il nostro progetto principale, è veramente un trampolino di lancio per la carriera di chi lo fa e molti produttori e registi una volta che hanno realizzato il film con Premiere, sono pronti a passare al Northern Lights, oppure cominciamo a lavorare al loro primo lungometraggio. E' difficile, a causa della situazione dei fondi nell'Irlanda del Nord, cercare di far rimanere la gente nell'Irlanda del Nord. Le persone vanno a Londra o Dublino per cercare di ottenere fondi, e come in Portogallo, i cinema sono riluttanti a farsi coinvolgere e a proiettare i cortometraggi. Abbiamo un solo cinema che fa parte del circuito culturale, il Queen's Film Theatre, che proietta cortometraggi insieme ai film, ammesso che non siano più lunghi di 10 minuti. Questi, in base anche ai tempi della pubblicità, vogliono abbinare corti che siano compatibili con il film che viene proiettato. Ad esempio The good son (Sean McGuire), che è stato un cortometraggio selezionato per il Festival di Cannes quest'anno, è stato proiettato con il film di Peter Mullan Orphans perché Gary Lewis, l'attore, recita in entrambi i film.
In Irlanda del Nord non esiste una vera cultura del cortometraggio e la sensazione è che in Europa sia ovviamente molto più forte, anche in virtù di chi come Canal+ dà molto sostegno ai Festival, dando come premio l'acquisto per i diritti di trasmissione. Queste sono possibilità che non esistono da noi. Ci sono probabilmente 5 festival principali nel nostro paese e sono molto impegnati a proiettare corti autoctoni. E' molto difficile ma io credo che stiamo migliorando questa situazione perché abbiamo avuto il sostegno del governo e confido nella credibilità di questa terra per l'intera industria cinematografica. I film hanno avuto un successo incredibile in tutto il mondo, e io vorrei ringraziare tutti i festival che sono qui presenti perché hanno dato ai film dell'Irlanda del Nord molto sostegno negli ultimi due anni. C'è stato molto gradimento artistico per i nostri corti e la richiesta si è triplicata rispetto a quando ho iniziato ad andare in giro due anni fa.
 
Axel Behrens - KurzFilmAgentur
Lei ha detto che questo è stato l'ultimo anno di Premiere in questa forma. Se voi finanziate film più lunghi non sarà un problema per la distribuzione e la diffusione di questo tipo di corti in quanto la televisione e le sale vogliono film che durano meno di 10 minuti. Volete dare un impulso a un programma di cortometraggi di un altro tipo?
 
Julia Carson - Northern Ireland Film Commission
Non abbiamo ancora stabilito che forma prenderà Premiere l'anno prossimo; quest'anno è stato leggermente differente, perché abbiamo realizzato film dai 5 ai 7 minuti mentre corti da 10 minuti nei due anni precedenti. Forse stiamo pensando a un progetto per lo sviluppo del lungometraggio. Stiamo discutendo molto con entrambi gli sponsor commerciali e con il British Screen e le tv locali. Personalmente credo che noi dovremmo continuare con il progetto Premiere per almeno un altro anno per dare all'industria un gruppo forte di talenti di cui necessita. Non credo che la nostra industria sia pronta per la produzione di un lungometraggio autoctono al momento. Intendo dire che noi abbiamo gente di grande talento, c'è un nuovo fermento, ma bisogna capire se si ha l'esperienza per fare tutto ciò e i cortometraggi sono la forma migliore per ottenere questa esperienza.
 
Dan Macrae - Scottish Screen
Sono Dan Macrae dello Scottish Screen che è l'istituzione sostenuta dal governo in Scozia per lo sviluppo della cultura e dell'industria. Credo che valga la pena di analizzare il contesto brevemente per vedere come funzionano le cose nel Regno Unito. Il problema più grande che fronteggiamo in Scozia è la lingua inglese, una lingua che gli Scozzesi condividono con il centro dell'industria britannica a Londra, e una lingua che l'industria cinematografica britannica condivide con il centro chiave per la produzione cinematografica in tutto il mondo che è Hollywood. C'era un'industria cinematografica come probabilmente saprete, negli anni '40, '50 e '60 che in parte arrivava dall'estero attraverso il supporto di Hollywood, in parte attraverso la volontà pratica di investire e sviluppare l'industria come una guerra commerciale che era ciò che sostanzialmente esisteva tra l'America e il Regno Unito. Il governo fece molti accordi per sostenere l'industria straniera nel Regno Unito. Nel 1990 non esistevano cortometraggi realizzati in Scozia a parte gli occasionali film che venivano realizzati come saggio di fine anno dagli studenti della Scuola Nazionale di Cinema e Televisione. Durante tutti gli anni '80 la Scozia ha avuto un rinascimento culturale in tutte le forme di arte, letteratura, pittura, scultura, teatro, ma questo rinascimento culturale non ha toccato il cinema, e questo a causa delle infrastrutture. Noi non sappiamo se ci fossero dei talenti cinematografici in Scozia, le uniche persone che erano in grado di fare film, essendo principalmente autori come Bill Douglas, Bill Forsyth e naturalmente Gillies MacKinnon, erano degli individui che grazie a una forza di volontà incredibile sono andati a Londra per avere i fondi dalla Scuola Nazionale di Cinema e Televisione e hanno trovato un modo per fare i loro film.
Non c'era motivo in Scozia di prendere semplicemente una telecamera e cominciare a girare, senza una grande passione. Quindi le istituzioni decisero di creare un progetto per registi esordienti in collaborazione con la nostra rete locale che era sostenuta dalla pubblicità e che mise insieme un programma per cortometraggi a bassissimo costo mettendo a disposizione un contributo per il primo anno tra le 750 e le 2.000 sterline. Ciò ha consentito di produrre circa 30 film, molti di questi non erano validi, molti invece abbastanza interessanti e alcuni promettenti. Divenne evidente che c'erano nuove voci in Scozia che volevano lavorare nel cinema. Credo che istituzionalmente la decisione è stata presa per iniziare a creare molte opportunità per i registi, fornendo, allo stesso tempo, una seria valutazione anche per gli sceneggiatori e per i produttori. Essenzialmente tre progetti di produzione vennero messi a punto. Un primo progetto sostenuto con 4.000 sterline. Un secondo, che è molto simile al progetto Premiere che Julia Carson ha menzionato, e che ha finanziato la produzione di film in 16 mm con circa 25.000 sterline, sempre con il sostegno della televisione scozzese, che lavora e cerca finanziatori sull'intero progetto, e il British Screen. Infine un progetto recente chiamato Tartan Shorts che ogni anno realizza tre film dal budget di 16.000 sterline circa. Nel primo anno Tartan Shorts ha prodotto un film intitolato Franz Kafka's It's a Wonderful Life (Peter Capaldi) che ha vinto l'Oscar come miglior cortometraggio. Probabilmente negli ultimi anni noi abbiamo prodotto 150 cortometraggi in Scozia che non avevano un budget sufficiente. Attraverso questi progetti sono emersi numerosi talenti, il già menzionato Peter Mullan, il cui film Orphans ha raccolto premi in tutto il circuito dei Festival. Lynne Ramsey ha presentato il suo film d'esordio Ratcatcher al Festival di Cannes, edizione 1999. La Scozia sta anche producendo un numero di film di registi alla loro prima esperienza o provenienti dal teatro. La mia convinzione è che questi film non siano particolarmente belli e il pubblico tende ad essere d'accordo su questo. Tra questi i film che stanno sopravvivendo al mercato sono quelli che sono stati realizzati attraverso l'esperienza della produzione di cortometraggi. I produttori nel mondo guardano ai cortometraggi come esempi, come biglietti da visita di gente di talento. Ad alcuni è stato commissionato di sviluppare soggetti di lungometraggi e in alcuni casi sono stati finanziati per lavorare almeno due anni in attesa che il loro progetto venisse realizzato. E' molto importante comunque che questi film vengano visti perché, come ho detto, i soldi delle televisioni vengono impiegati per tutti quei progetti che sono destinati alla tv, ma lo Scottish Screen lavora anche attivamente per distribuire questi film in molti festival, possibilmente in tutto il mondo, e ricevere premi è molto importante per assicurarsi che l'investimento venga mantenuto. Adesso stiamo cominciando a realizzare cortometraggi per la televisione e non soltanto per il cinema. Lo Scottish Screen ha lo scopo di sviluppare l'industria televisiva così come quella cinematografica quindi adesso stiamo producendo film appositamente per la tv, girati con la nuova tecnologia digitale, per poter dare un'ulteriore possibilità ai talenti scozzesi di lavorare nel campo digitale che altrimenti potrebbe non esistere. Quindi la migliore intenzione è quella di sviluppare talenti, quanto più possibile per realizzare dei film, per fare in modo che vengano visti in un territorio il più vasto possibile e per incoraggiare le relazioni tra i registi e i produttori in tutto il mondo in modo che siano fortemente sostenuti per sviluppare il loro lavoro.
 
Francesco Gesualdi - Direttore generale di Cinecittà Holding
Prima di tutto mi sembra doveroso ringraziare chi ha promosso questa iniziativa che è ormai giunta al quinto anno ed è diventata un punto di riferimento per questo tipo di produzione cinematografica. E' un'iniziativa che andrà sostenuta sempre di più per una più concreta collaborazione tra il Festival e Cinecittà Holding per il prossimo anno, per cercare di dare un'incisività e una visibilità ancora maggiore e per poter fare cose ancora più importanti rispetto a quelle già importanti che sono state fatte. Fatta questa premessa doverosa, credo che qualsiasi operatore italiano che lavora nel mondo del cinema si debba sentire un po' imbarazzato rispetto alle comunicazioni sulla situazione dei vari paesi partecipanti a questa tavola rotonda. Un po' imbarazzato perché, io non sono particolarmente ferrato nel meccanismo di finanziamento del Dipartimento per sostenere queste iniziative, ma comunque credo che sia decisamente irrisorio l'intervento pubblico rispetto a questa attività. Credo che sia doveroso un approfondimento e un coinvolgimento delle istituzioni non solo pubbliche, ma anche private per dare maggior slancio a questo tipo di produzione. Nel nostro paese la strada che fin oggi è stata seguita è stata quella di far cimentare giovani autori direttamente con il lungometraggio che deve andare in sala attraverso il meccanismo noto - e alcune volte tristemente noto - dell'articolo 28 (adesso divenuto articolo 8). I risultati di questa lunga attività, di questi esperimenti non sono molto lusinghieri, solo in rarissimi casi abbiamo avuto la possibilità di scovare nuovi talenti. Il più delle volte abbiamo creato attraverso questo meccanismo e attraverso questo tipo di produzione assolutamente povero (perché le risorse sono assai contenute, un po' meno oggi, però fino al recente passato si parlava di 400-500 milioni a film) una classe, un lungo elenco di autori sedicenti, di persone che credevano in quello che facevano ma erano destinate a un inglorioso insuccesso. Questo perché i meccanismi di distribuzione sono quelli che più o meno ho sentito nel corso del dibattito, salvo in rare occasioni. La Germania, ad esempio, mi sembra che sia un paese che ha risolto brillantemente alcuni problemi di distribuzione, di produzione ed è diventata nella Europa, e non solo, un paese leader nella produzione specialmente del prodotto seriale. Questo significa che il lavoro che è stato fatto nella ricerca di talenti, nella ricerca di questi nuovi registi da immettere nel mercato e nella produzione ha prodotto, attraverso questi provvedimenti e queste operazioni di ricerca, dei buoni risultati. Nel nostro paese non c'è questa attenzione al cortometraggio, che credo sia l'unica e più efficace palestra per chi si vuole cimentare in futuro nella produzione cinematografica. Dico questo perché i corti italiani che ho potuto vedere come membro della giuria sono anche come fattura decisamente insufficienti rispetto a quelli prodotti negli altri paesi. Questo è il segno di un'arretratezza tutta italiana che enfatizza il ruolo del grande autore e non quello del regista quello del professionista. Un'arretratezza tutta italiana rispetto alle produzioni internazionali che questo dogma dell'autore ce l'hanno decisamente un po' meno. Io sono direttore generale di Cinecittà Holding dal 22 aprile, quindi una recente nomina, però credo che un gruppo pubblico, anche se abbiamo recentemente privatizzato la società, che offre i servizi integrati per tutto l'audiovisivo, debba tenere in importante considerazione lo sviluppo della sua industria, dell'industria alla quale appartiene. Per cui credo che attraverso il coinvolgimento dell'Istituto Luce, attraverso il coinvolgimento diretto di Cinecittà Holding e quello anche indiretto di Cinecittà Servizi, attraverso accordi che potremmo fare per offrire le lavorazioni di questi prodotti a prezzi concordati, e sicuramente correggendo i prezzi di mercato, credo che questo gruppo debba porsi nel nostro paese come il punto di riferimento. Di questa nuova palestra, di questa palestra che deve formare e deve aiutare a individuare nuovi talenti per il nostro cinema. L'Istituto Luce, com'è noto, sostiene il cinema italiano e il cinema europeo di qualità attraverso la produzione, la distribuzione, e anche attraverso un ormai importante circuito cinematografico. Il Luce dovrà intervenire in questo settore in maniera più incisiva rispetto a quello che ha fatto finora. Però deve farlo con incisività e con risorse maggiori. Queste risorse ci sono, e piuttosto che destinarle a sostenere, a distribuire prodotti di autori già noti, la missione di una società pubblica deve essere quella di sperimentare, quello di formare nuovi talenti, sperimentare nuovi linguaggi e credo che l'Istituto Luce, Cinecittà Holding, che io rappresento oggi, si metteranno al servizio di questa nuova missione. Cinecittà Holding, oltre all'attività economica di holding, ha come missione aziendale quella di promuovere il cinema italiano sotto l'aspetto economico e commerciale nel mondo e in Italia anche sotto l'aspetto culturale. Credo che sostenere il corto sia un'importante attività di promozione del cinema italiano e credo che lo faremo sicuramente con maggiore entusiasmo e incisività rispetto a quello che abbiamo fatto fino ad oggi. E' un impegno che prendo.
 
Enzo Ciarravano - Centro Audiovisivo della Regione Lazio
La cosa che devo sottolineare per prima è proprio la grande soddisfazione della Regione, che ha investito fin dal primo momento in questo festival, un piccolo festival locale che piano piano è cresciuto e che quest'anno ha fatto un grande salto di qualità coinvolgendo sempre più forze sane, fresche, giovanili per quella che è una palestra per la creatività nel campo dell'audiovisivo. Quello che ha detto Gesualdi mi conforta ed è una grossa fetta di una torta che va composta. La Regione è un ente di promozione della cultura e io come responsabile del settore delle attività culturali mi devo occupare non solo di audiovisivi ma anche di teatro, di danza, di musica e di molte altre cose e vedo soprattutto l'esigenza - dico questo perché questo è vero per lo spettacolo riprodotto come il cinema e l'audiovisivo ma è vero anche per gli altri settori dello spettacolo - che l'intervento pubblico deve qualificarsi non tanto come sostegno alla produzione, quanto per creare le condizioni perché i prodotti possano essere visti, distribuiti, circuitati. Va creato pubblico, la vera promozione è questa. Va creato un nuovo pubblico che ancora forse non esiste. Se è vero per le signore impellicciate che vanno a sentire la musica classica e non vanno mai a sentire cosa esiste nella musica popolare di qualità oppure nelle nuove forme di teatro e di danza, questo è altrettanto vero per lo spettacolo riprodotto come il cinema e tutto quello che è legato ai nuovi linguaggi, ai linguaggi dei giovani alle nuove modalità di espressione che identificano quella che possiamo chiamare l'identità culturale europea. Io ho una grossa speranza in questo momento che è quella che la nuova direzione, il nuovo governo dell'Europa, la nuova commissione attribuisca un grosso spazio alla cultura per la creazione di un'identità culturale europea. L'Europa sta stentando di affermarsi nel campo monetario, nel campo politico, nel campo della politica europea e potrebbe avere un grande incentivo all'unione proprio attraverso la politica culturale. Attenzione, non è una politica culturale fatta dalla composizione della varie nazionalità e dei vari stati ma proprio perché in questo momento viviamo in un'epoca di globalismo c'è molto più spazio per le identità locali. Questo si può riscontrare nei film di successo, i film cosiddetti di qualità, sono storie locali, storie di comunità locali che riescono a raccontare se stesse toccando i grandi temi dell'immaginario, le grandi storie dell'uomo. Quindi, mai come in questo momento l'Europa è l'Europa delle regioni, con diversità di linguaggi, diversità di culture, diversità di storie ma dove c'è curiosità, c'è interesse reciproco tra queste diverse comunità. Il ruolo delle regioni, non parlo di regione chiaramente soltanto in termini istituzionali e amministrativi, ma anche come entità di identità culturale, può avere una grossa crescita e un grosso sviluppo. Vorrei ricordare quanto ha significato per la crescita del cinema il ruolo della televisione tra la fine degli anni '70 e '80, vorrei ricordare il ruolo della ZDF per la creazione degli autori, alcuni grandissimi, purtroppo scomparsi, oppure quello che ha potuto fare Channel 4 in quel periodo per il cinema inglese. Ecco, io credo che questo vada recuperato anche per l'Italia, la regione dovrebbe sostenere i prodotti di qualità, quelli senza pubblicità. Un progetto che si è un po' fermato, su cui l'anno scorso abbiamo fatto una riflessione ma che adesso stenta ad andare avanti. E l'Italia, che è poi l'Italia dei Comuni, l'Italia delle grandi differenze, non è sicuramente come la Germania dove i länder hanno una funzione precisa, codificata rispetto a quello che è lo Stato, oppure la Francia dove la stato centrale interviene e a volte decentra, ma con grande cognizione di causa. Questo grande spontaneismo italiano, dove ogni regione ogni municipalità fa qualcosa, produce per l'audiovisivo, e produce una massa finanziaria abbastanza consistente, anche se estremamente variegata, diffusa, frammentata. L'ideale sarebbe riuscire a canalizzare questo intervento attraverso anche un coordinamento professionale da parte di un'agenzia regionale che poi è quello che un po' è emerso dal confronto con le realtà straniere. Realtà regionali che abbiano come compito non tanto quello della produzione, perché poi scegliere la qualità è anche difficile, ma creare le condizioni perché il prodotto possa essere distribuito; quindi lavorando sull'esercizio, lavorando sulla distribuzione, lavorando sulla creazione di nuovo pubblico, lavorando sulla formazione delle professionalità. Vorrei ricordare che questo è un problema che ha Cinecittà, cioè la scomparsa di mestieri tradizionali e storici che hanno fatto grande il cinema: attrezzisti, scenografi, costumisti. E' un discorso complesso e integrato che può vedere la soluzione soltanto attraverso un'agenzia pubblico-privata e su questo io sto lavorando in Regione da quel convegno che organizzammo proprio a Cinecittà. E' un discorso che vado facendo e che spero di riuscire a portare a termine proprio attraverso la creazione di un'agenzia pubblico-privata a livello regionale che veda presenti diverse componenti e che lavori soprattutto sulla promozione e sulla distribuzione del prodotto. Detto questo, tornando alla realtà attuale, qualcosa insomma stiamo facendo, come ad esempio Cortolazio, sono ancora piccole cose embrionali che però denotano una certa sensibilità e un certo interesse. Per la prossima edizione credo che torneremo sicuramente sul Cortolazio sul premio anche se con qualche modifica, invece che quattro probabilmente ne faremo uno o due di premi proprio per concentrare le risorse; cercheremo di affiancare a un discorso di ricerca di location regionali anche in un'ottica di realizzazione di Film Commission, un premio. L'idea che ci è venuta è quella di un premio legato alla produzione di uno o due audiovisivi prodotto da un gruppo di regioni. Esiste un'intesa tra le regioni del Centro Italia che oltre al Lazio coinvolge la Toscana, l'Umbria le Marche e l'Abruzzo; queste regioni si sono associate e consorziate, a Bruxelles hanno aperto un unico sportello, una sorta di ambasciata nei confronti della Comunità Europea proprio per poter agire in maniera più efficace, più organizzata, più coordinata per rispondere a quelle che sono le problematiche comuni di un gruppo di regioni simili per collocazione geografica e che hanno molte affinità. All'interno del protocollo che esiste tra queste regioni, io mi farò carico di proporre, come una delle cose da fare il prossimo anno, la produzione di un audiovisivo comune, che abbia a disposizione più fondi, quindi con più qualità, più possibilità di accedere al mercato e, con la auspicabile collaborazione di enti e organismi come Cinecittà, possa in qualche modo rappresentare una nuova frontiera per sviluppare creatività, una creatività che si concili con il gradimento del pubblico.
 
Daniel Sauvaget - Agence du Court-metrage de Paris.
In più paesi europei le Regioni incominciano ad intervenire nel finanziamento del cinema. In Francia come sapete, abbiamo un’esperienza di vari anni.
Vorrei insistere su un primo punto, cioè che le Regioni in Francia intervengono principalmente nel campo della creazione e della produzione e intervengono molto più di rado per la distribuzione dei film che esse sovvenzionano. In particolare, non intervengono mai (o molto raramente) per la distribuzione nelle sale e, ovviamente, non intervengono (non ne hanno il potere) per la diffusione televisiva.
Questo primo punto mi sembra molto importante. In Francia, ogni anno, circa venti o trenta cortometraggi sono distribuiti nelle sale cinematografiche. Mentre, circa 400 sono quelli prodotti annualmente, inclusi i duecento che godono degli aiuti regionali.
Siamo stati così obbligati ad inventare il sistema battezzato Rete Alternativa che è stato creato dall’Agence du court-métrage e che permette, ogni anno, a circa 230/250 sale cinematografiche di presentare ai propri spettatori dei corti. Inoltre, l’Agence du court-métrage propone dei programmi completi di corti. Ma non è l’unica a farlo: qualche distributore presenta dei programmi di corti e qualche regione ha iniziato (in particolare la regione Centre) a ideare dei programmi per provare a distribuirli più estesamente, cioè non solo nei festival.
In Francia è solo dopo il 1983-84 che le Regioni hanno iniziato a intervenire nel campo cinematografico. Le prime esperienze consistevano nel creare dei Centri regionali di produzione, come per esempio, a Marsiglia, dove il Centro era diretto da un regista celebre, René Alliot, oggi scomparso. Altri esempi sono la Bretagna e Tolosa.
Ma questi Centri sono stati presto chiusi, a causa di problemi di finanziamento e anche, forse, perché erano male amministrati: credo che le Regioni non li sostenessero abbastanza. E’ vero che queste iniziative provenivano più dal Governo che dalle stesse Regioni: era un’idea del Ministero della Cultura, e abbiamo dovuto attendere il 1989-90 perché le Regioni accettassero l’idea che il cinema è anch’esso parte della cultura e studiassero la creazione di piccole strutture, degli Uffici Cinema, capaci di aiutare la produzione, prima di corti e poi di lungometraggi.
Come intervengono le Regioni in ambito cinematografico? In generale, si tratta soprattutto di sovvenzioni, cioè distribuiscono dei fondi che poi non recuperano. Ma una regione, la Rhone-Alpes, con capitale Lione, ha creato una vera e propria società di produzione che produce pochissimi corti ma, ogni anno, produce o coproduce una decina di lungometraggi.
E’ importante osservare che questo Centro di produzione partecipa all’investimento e anche al profitto del film. Questo Centro agisce pressoché come una vera Società privata e le scelte di questa Società risultano abbastanza classiche trattandosi di film che si indirizzano al mercato.
Oggi una quindicina di Regioni su 22 (in Francia esistono 22 regioni) aiutano la produzione di cortometraggi. In alcune di queste i fondi sono veramente irrisori: non offrono più di 600.000 o 700.000 franchi all’anno per la produzione di corti. Al contrario, altre Regioni offrono degli aiuti finanziari molto più consistenti e, in generale, sono le stesse Regioni che iniziano a porsi il problema della diffusione dei corti finanziati.
Allora, innanzitutto, diffusione nelle sale: perché in Francia abbiamo una rete di sale ancora molto consistente, spesso moderne anche nelle città più piccole, su tutto il territorio. Un circuito molto decentralizzato, contrariamente alla televisione che, in Francia, è molto centralizzata, anche per le scelte di programmazione.
La resistenza alla decentralizzazione è un problema molto francese, la decentralizzazione politica, finanziaria e culturale a favore delle Regioni è un fenomeno molto recente in Francia e databile agli anni Ottanta. Lo Stato centrale conserva abitudini di controllo e, nel campo del cinema, lo strumento essenziale di questo controllo resta il Centro Nazionale della Cinematografia (C.N.C.) che gestisce dei fondi molto consistenti, i più importanti in campo cinematografico.
Per esempio, 500 milioni di franchi sono stati versati come aiuto alla produzione nel 1998, di cui 14 milioni per i corti, ma solo i corti in pellicola (ci sono anche aiuti per i documentari, i film di animazione e i corti in video o con supporto televisivo che beneficiano di altri canali di finanziamento).
Il totale degli aiuti regionali francesi alla produzione è di 50 milioni di franchi, cioè dieci volte meno. Questa somma comprende coproduzione di lungometraggi e coproduzione di corti. Si può vedere che nel 1998 il totale degli aiuti regionali ai corti è superiore al totale degli aiuti del C.N.C., senza contare il finanziamento ai programmi televisivi. In particolare, gli aiuti sui crediti televisivi con il canale Arte che permette la realizzazione di film di fiction dai 30 ai 50 minuti.
Se gli aiuti ai cortometraggi diventano importanti nelle Regioni, sono mediamente inferiori agli aiuti del C.N.C., ma sono compatibili con questi : si può attingere agli aiuti del C.N.C. e contemporaneamente a quelli delle Regioni e in alcune Regioni, come la Regione Centre, l’aiuto individuale è consistente ed è sufficiente a volte alla realizzazione del film, pur se è previsto, evidentemente, un contributo del produttore.
L’intervento delle Regioni favorisce la diversificazione delle fiction, una varietà di riferimenti culturali, geografici, sociali e, certamente, una ricerca meno "parigina" di nuovi talenti. E’ dunque molto importante.
Ma non sempre resta al riparo dai rischi della censura che sono maggiormente avvertiti presso le assemblee di politici che dirigono le Regioni, meno sentiti presso le amministrazioni centrali, come il C.N.C., dove praticamente non esiste pericolo di censura
L’aiuto delle Regioni non è totalmente indipendente dai meccanismi del C.N.C.: il Centro continua a intervenire in più forme nella definizione delle politiche cinematografiche delle Regioni e, paradossalmente, il C.N.C. parla di credito decentrato: crediti che provengono dal Centro e sono messi a disposizione delle Regioni sotto il suo controllo affinché le Regioni aiutino il cinema in più modi.
Ho tentato di tracciare una sintesi rapida, molto rapida. Ma vorrei proporvi alcuni problemi un po’ più generali, a scopo provocatorio.
Alla luce dell’esperienza francese, molte domande posso essere formulate.
Innanzitutto, problema elementare: perché aiutare il cinema? Si aiuta la creazione artistica o un’industria culturale? Visto che quest’industria culturale costituisce lo spettacolo più richiesto e ambito, in particolare dal pubblico dei giovani.
Perché le Regioni aiutano la produzione? Vogliono incoraggiare la creazione, cioè l’arte, o le Regioni si comportano come uno strumento di espressione artistica o vogliono soltanto migliorare l’industria del cinema o, come direbbero gli americani, la dimensione dell’entertainment.
Il problema si pone se si analizzano i lungometraggi che sono prodotti in regione, ma allo stesso modo si pone la domanda: le Regioni vogliono intervenire contemporaneamente sul lato artistico e commerciale?
I nuovi meccanismi economici favoriranno l’espressione artistica, l’economia della Regione o il suo turismo? O il tutto?
L’arte cinematografica promuove l’immagine della Regione che interviene nel cinema ? Questa domanda va posta quando si studiano i rapporti di attività dei Centri regionali.
Bisognerebbe convincere i politici che le riprese di un film nella regione portano dei soldi alla regione, cosa che a mio avviso è assolutamente ridicola. Le cifre sono miserabili e, secondo me, è preferibile accogliere 6000 rifugiati del Kosovo Serbi o Albanesi che un'equipe cinematografica per un mese intero o per tre settimane, questo porterebbe dei vantaggi monetari ai commercianti. Questo discorso è molto pericoloso, perché se un giorno facessimo una vera analisi economica, gli uomini politici potrebbero dirci che l'economia che gira intorno a questi affari è ridicola. Il cinema non ci porta nulla, purtroppo il cinema può dare prestigio, un pubblico culturale. La regione può trarre profitto da un aiuto completamente disinteressato dall'espressione artistica. Fin dall'inizio del cinema, la regione interviene a favore della musica, dei musei, del patrimonio. La regione potrebbe intervenire a favore del cinema senza alcuna argomentazione economica. Il teatro, i festival, la musica non sono attività economicamente redditizie. Perché dovrebbe esserlo obbligatoriamente il cinema? Allora possiamo porci un'altra questione - scusate l'aspetto ironico: Il cinema crea dei posti di lavoro? Sì, secondo me crea qualche posto di lavoro, ma sono dei posti di lavoro all'interno degli uffici regionali di cinema piuttosto che dei posti di lavoro per tecnici e professionisti all'interno del cinema stesso. Almeno in Francia, perché la Francia è un paese molto centralizzato e sfortunatamente come si è detto negli interventi francesi precedenti il centro delle decisioni economiche, tecniche e cinematografiche è molto più importante a Parigi che in qualsiasi altro posto della Francia.
Un'altra questione: le relazioni tra il centro di decisioni regionali e il centro di decisioni nazionali. In Francia lo stato centrale ha conservato potere sulle decisioni finanziarie delle singole regioni per quel che riguarda il campo culturale. E' un paradosso perché il ministero della cultura in Francia - che è certamente molto più importante di altri ministeri della cultura di altri paesi d'Europa- è un ministero poco importante in Francia rispetto al Ministero della Difesa, delle Finanze, o degli Interni. Ma il Ministero della Cultura ha tuttora un ruolo molto importante insieme al Ministero delle Finanze sulle decisioni prese nel campo della cultura in tutte le regioni. Abbiamo avuto casi in Francia di Prefetti - credo che tutti sappiano cosa sia un prefetto alla francese: è il rappresentante dello stato all'interno di una regione, e il prefetto ha dei poteri molto importanti - che hanno rifiutato che aiuti finanziari della regione fossero versati in favore di produttori cinematografici. E c'è stato bisogno di creare nuove leggi, affinché i prefetti fossero d'accordo. Senza quel testo il prefetto era libero di ritenere che quello o quel tal altro aiuto regionale fosse illegale. Il testo di legge era semplicemente insufficiente o mal studiato da parte dell'amministrazione centrale, e non da parte della regione. In generale le regioni intervengono nel cinema, dopo la firma di un contratto. Allora è molto curioso: si tratta di un contratto tra lo Stato e la Regione per gestire delle decisioni regionali, non nazionali. Ma la Regione viene in parte dallo Stato e può accadere che la tal regione decida di disporre due milioni del suo budget al cinema e che una parte di questa somma, un terzo circa, venga in realtà dallo stato e non dal budget regionale. Si tratta di un contratto dove la partecipazione finanziaria dello Stato resta presente e dove il controllo dello stato mostra che in verità non esiste un'indipendenza regionale. L'indipendenza della Regione - in questo caso - è un'indipendenza culturale e artistica, ma non una piena indipendenza politica.
Le cose si stanno evolvendo, fortunatamente, verso una maggiore indipendenza delle Regioni, e bisogna spiegare che se il meccanismo francese di collaborazione tra il Centre du Cinema e le Regioni corrisponde a ciò che ho appena descritto, ciò accade non soltanto perché il Centre du Cinema vuole essere presente in tutto ciò che concerne le decisioni riguardanti il cinema e la televisione, ma anche perché il Centre du Cinema vuole lanciare delle nuove iniziative sperando che tutte le regioni intervengano nel cinema - per esempio come le film Commission di cui ha parlato la rappresentante della Normandia. Il Centre du Cinema è pronto, a partire dall'anno prossimo, a erogare più di un milione di franchi affinché tutte le regioni creino delle Film commission. Non è l'imperialismo del Centre du Cinema che è chiamato in causa, semplicemente il Centre du Cinema National, che si occupa del cinema francese, vuole lanciare delle iniziative e affinché le nuove iniziative funzionino accetta di pagare. La questione che si pone è se il Centre du Cinema pagherà per due o tre anni solamente e se poi le regioni se la sbrigheranno da sole, o se il centro continuerà contemporaneamente a pagare e a controllare.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
L’intervento di Daniel Sauvaget ci fa capire che naturalmente anche in Francia ci sono dei problemi, non è tutto rose e fiori. Però i risultati poi contano, perché in effetti i film si fanno, le iniziative si prendono e quindi per noi la Francia deve essere un esempio da seguire. D’altra parte anche quei tiepidi tentativi che abbiamo fatto qui in Italia hanno trovato dei grossi problemi legislativi. Anche Daniela Guerra, il consigliere regionale dell'Emilia Romagna, ha descritto le difficoltà che hanno avuto per erogare questi finanziamenti, per poter produrre questi quattro cortometraggi. Hanno dovuto addirittura bandire una gara d’appalto e la Regione ha in questo modo acquistato i cortometraggi. Quindi i problemi legislativi sono tanti. Io farei attenzione comunque più alla sostanza, ai risultati, che non mi sembrano modesti, soprattutto per quel che riguarda la Francia, la Germania e l’Inghilterra.
 
Richard Turco- Festival Images en Region
Vorrei fare delle precisazioni. Daniel Sauvaget è stato polemico ed è vero che è andato giù un po' pesante su certi punti. Io vorrei citare qualche cifra a cui sfortunatamente, per le ripercussioni economiche, non possiamo scampare per arrivare ad avere i finanziamenti dai nostri deputati. Mi sembra assai significativo che nel primo anno d'esercizio il Bureau d'accueil de Tournage (che ha accolto le riprese che noi non abbiamo finanziato), ha prodotto un movimento di 6 milioni di franchi di ripercussione economica a livello regionale. Lo abbiamo calcolato in maniera molto semplice: il numero delle notti trascorse in un hotel, il numero dei pasti consumati dalle troupe cinematografiche, ecc.. Tutto ciò è rappresentato come un extra di ciò che la regione ha investito nella nostra struttura. Per ciò che riguarda le direttrici che abbiamo sviluppato per avere una politica coerente con i nostri obiettivi, noi lavoriamo su tre temi fondamentali: lo sviluppo dell'espressione artistica; il management culturale del territorio e le ripercussioni economiche prodotte da questa attività. Devo dire anche che per quel che riguarda il problema dell'occupazione non abbiamo avuto risultati significativi. La nostra troupe cinematografica è relativamente ristretta, quindi la maggior parte dei tecnici viene da Parigi. Invece soprattutto per quel che riguarda l'attività dell'animazione, direzione del pubblico giovanile o in età scolare, i contratti di lavoro che noi facciamo in un anno vanno dai 500.000 e i 700.000 franchi l'anno. Quindi c'è un vero ritorno al livello delle professionalità locali che lavorano in quel settore. Ma è anche vero che questo significa per noi restare fuori dal settore di produzione vero e proprio, mentre ci occupiamo specificamente del settore di animazione culturale.
 
Claudio Bondì - regista cinema e tv
La ricerca dei nuovi talenti. Questo è un aspetto che si intreccia con le politiche nazionali e regionali.
Faccio un brevissimo riassunto storico per gli amici stranieri che non sanno come in Italia si è operato in questo senso nel passato.
Fino a tutti gli anni '70 e '80 un giovane che volesse esordire nel mondo degli audiovisivi aveva sostanzialmente tre possibilità.
Accedere o cercare di accedere alla TV di Stato con Centri di Produzione a Roma, Milano, Napoli e a Torino, con delle proposte. Meccanismo molto lento perché la TV di Stato logicamente riservava solo una piccolissima parte del budget generale per nuove produzioni, per nuovi tipi espressivi e quindi tutto sommato si è arrivati a produrre 6-7-8 film all’anno in settori marginalizzati che avevano poi una collocazione notturna o di poco prestigio, quindi tutto sommato l'operatore non era visibile.
Chi invece avesse voluto accedere immediatamente al mercato commerciale aveva un’altra strada: la strada milanese, cioè Milano, che è il Centro della TV commerciale e della pubblicità. Quindi un giovane che avesse voluto cercare di esordire in quest’altro mondo dell'audiovisivo doveva necessariamente spostarsi a Milano perché è lì la realtà operativa commerciale ed economica
Il terzo punto, che è stato citato anche dall’amico Gesualdi direttore di Cinecittà Holding, era l’intervento diretto dello Stato italiano con un progetto che si chiamava Articolo 28 e quindi consentiva esordi di opere prime oppure seconde a volte anche di opere terze sulla base di una sceneggiatura e di un curriculum vitae. Progetto che io non mi sento di definire completamente fallito, dico parzialmente fallito, perché è stato sottoposto a un regime di selezione politica più che di qualità, e quindi ha subito delle inevitabili interferenze di rapporti personali, rapporti con partiti, ecc.
Bene o male però ha prodotto più di 150 lungometraggi in 15/20 anni di operazione. Detto questo alla fine degli anni '80, tutto ciò è improvvisamente cambiato. La televisione di stato, entrata in concorrenza con la televisione privata, ha dovuto escludere qualunque tipo di operazione che non fosse immediatamente remunerativa. Cioè che non riportasse indietro audience e pubblico. Quindi le aperture nei confronti dei nuovi talenti erano molto limitate. Praticamente si chiudevano quei pochi canali che erano stati aperti. La televisione commerciale d'altro canto apriva le porte solamente a chi riportava il denaro investito, cioè restituiva con successo di pubblico, il denaro che veniva elargito all'inizio dell'operazione.
Quando l'articolo 28 veniva eliminato come fondo di promozione e assistenza per i talenti da parte dello Stato c'è stato un momento di vuoto che è stato in parte sostituito dall'articolo 8 che è un nuova forma più severa di finanziamento, e dal fondo di garanzia. Secondo me in Italia, c'è stato un buco che andava coperto. Noi de La Cittadella del Corto, ma anche altre due o tre regioni italiane, abbiamo capito che questo ruolo doveva essere coperto da altre realtà, realtà appunto territoriali, regionali. Perché questo? Intanto perché la realtà regionale come in Francia è una realtà immediatamente riconoscibile. E' una realtà che si muove su un territorio molto omogeneo, molto identificabile che è anche un territorio che in passato proprio per quei motivi a cui ho accennato prima, non aveva la possibilità di accedere né a Roma alla televisione di stato, né a Milano alla televisione commerciale o alla pubblicità, né tantomeno al vecchio Ministero del Turismo e dello Spettacolo (ora integrato sotto le competenze del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) che sono centri estremamente complessi dove un giovane, magari di talento, ma magari non particolarmente dotato nei meccanismi burocratico-amministrativi, si ferma alla portineria senza neanche arrivare alla stanza dei funzionari. Allora individuando questo problema abbiamo avuto un immediato rapporto con il Centro Audiovisivo della Regione Lazio che ha a disposizione un suo piccolo budget, quindi non deve accedere direttamente ai fondi generali, ma può disporre di una sua piccola autonomia e questo ci ha consentito di realizzare delle produzioni. Anche qui però il problema è diventato complesso: come fare delle produzioni, cioè non possiamo noi direttamente produrre. Quindi in che modo abbiamo prodotto? Dando un premio che consisteva in mezzi tecnici che venivano poi pagati dalla regione, quindi telecamere, cineprese o lampade o scenografie o quant'altro a 4 sceneggiature che abbiamo giudicato interessanti e che hanno potuto essere realizzate attraverso questa sovvenzione indiretta, infatti non abbiamo dato denaro, abbiamo dato servizi. Questo secondo me è un tentativo riuscito. Al di là della qualità intrinseca, secondo me in queste 4 operazioni, ce ne sono due interessanti e due meno, ma non importa. Il tentativo ha funzionato tanto che nella ricerca di un territorio in cui collocare in cui promuovere queste operazioni noi - ne ha parlato Enzo Ciarravano, direttore del CARL, il Centro Audiovisivo della Regione Lazio - ci siamo proposti di fare, per questo anno e quindi per l'anno prossimo, due tentativi: uno legato a quello che abbiamo già sperimentato, ma con un nuovo finanziamento più ampio. Mentre l'anno scorso i giovani autori hanno dovuto integrare le loro operazioni attraverso degli interventi privati, di piccoli produttori, quest'anno noi potremmo coprire quasi totalmente la spesa del film prodotto o del video prodotto, perché lasciamo libertà di scelta di mezzo: può essere video 16 o 35mm. L'altra idea è quella di formare un consorzio di 5 regioni che abbiamo individuato nell'Italia centrale e che sono: Lazio, Abruzzo, Toscana, Umbria, Marche. Cinque regioni che sono molto omogenee. Per fortuna noi abbiamo una realtà molto frammentata in Italia, ma è una realtà campanilistica, cioè noi siamo cittadini di paesi, ma la regione tutto sommato è molto simile. Ciascuno si riconosce nella città, ma sul piano della regione non abbiamo nessun problema a definirci laziali o abruzzesi o toscani, va benissimo. Cinque regioni che rappresentano una fetta molto grossa di territorio omogeneo - l'Italia centrale- probabilmente circa 15 milioni di persone. Quindi la possibilità di un intervento che diventi effettivamente un volano di trasmissione e che dia la possibilità a quei giovani che non riescono ad accedere a quegli altri canali, di fare il loro esordio.
Ecco, quindi la proposta che noi abbiamo fatto e che è stata accettata è quella di continuare con l'esperimento del premio per i piccoli interventi e ampliare questa seconda parte per un intervento più sostanzioso. E a questo punto però io vorrei fare anche una terza proposta. Perché non trovare un modo di collegarci a regioni europee che vogliano insieme a noi promuovere delle operazioni in questo senso? Per esempio la regione italiana del Friuli Venezia Giulia che ha vicino a sé la Slovenia e sopra l'Austria è un territorio dove le differenze sono molto poche. Quindi pur avendo scoperto nella regione, l'elemento, il territorio, la capacità di trovare e di promuovere i nuovi talenti, vediamo anche di presentarci in Europa, non solamente come espressione di una realtà locale, ma anche legata ad altre realtà, nelle quali noi riconosciamo un'affinità (Marsiglia e Napoli per esempio, oppure Marsiglia e Genova) di realizzare progetti che trovino nuovi talenti in un'operazione che non deve certamente riportare il denaro a casa. Sono investimenti che a volte devono essere anche a fondo perduto. Si deve poter anche rischiare di non avere un ritorno immediato. Ma il ruolo dello Stato e anche degli Enti locali è un po' questo secondo me. E' già un risultato il fatto che questi materiali poi circolino nei Festival, nei luoghi di aggregazione giovanile. Credo che se noi da questa occasione che ha dato La Cittadella, il Festival di Trevignano, riuscissimo anche a fare una proposta di operazioni che riguardano regioni che in qualche modo attraversano l'Europa, riconoscendoci in un comune sentimento, in una capacità comune di inventarci delle situazioni, scoprire delle realtà. La proposta delle 5 regioni è stata accettata quindi vi faremo sapere cosa poi andremo a fare nel tempo per articolare bene questo bando di concorso e per trovare delle coproduzioni con altre regioni europee.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Volevo brevissimamente ricapitolare. Nel dilemma che poneva Sauvaget, se l'intervento regionale deve essere per la ricerca artistica, per il sostegno di nuovi talenti o piuttosto per rinforzare l'industria cinematografica, noi siamo decisamente per la prima soluzione, non c'è ombra di dubbio. La Tavola Rotonda è stata impostata su questo argomento. All'interno di questa scelta, ci sono due aspetti: uno è il problema produttivo, che mi sembra molto complicato, anche se essenziale. L'altro il problema della visibilità della distribuzione dei cortometraggi.
Volevo invitare appunto i nostri ospiti a proporre delle soluzioni operative.
Richard Turco e Martin Ayres avevano già proposto un programma da fare insieme per la distribuzione, per la presentazione dei corti. Io prima di questo convegno avevo sentito il presidente di Mediasalles, chiedendo la possibilità di poter programmare attraverso le sue sale delle speciali serate di cortometraggi europei. Mediasalles è ben lieta di informare le sale aderenti a Eurokids network della possibilità di programmare i cortometraggi europei da noi selezionati. Quindi c'è già una disponibilità delle sale che credo siano 800 se non sbaglio in tutta Europa.
Chiederei di fare degli interventi e delle proposte su questo tema. Cioè sulla possibilità di organizzare delle serate di proiezione di cortometraggi europei.
 
Daniel Sauvaget - Agence du Court-Métrage
In Francia c'è un grosso problema: se gli esercenti vogliono prendere cortometraggi, compresi alcuni programmi speciali - hanno bisogno di distributori, grossi distributori oppure distributori di film d'essai, non importa. Anche se vuoi dare i corti agli esercenti, hai bisogno o di un distributore oppure di qualcosa di speciale che significa mezzi speciali, forme speciali di sottotitolazione. Chi pagherebbe per i sottotitoli? Generalmente i distributori, ma, se tu non ne hai uno, hai bisogno prima dei mezzi per la sottotitolazione, poi di stampare le copie. Chi pagherebbe le stampe? E poi hai bisogno di alcuni uffici che diano la possibilità al programma di girare per tutto il paese. Quindi se è un programma europeo, devi trovare una soluzione, una soluzione specifica in ogni paese che vuole mostrare il programma. Io credo che sia interessante, ma non esiste nessuna autorità europea in grado di prendere la decisione per 15 paesi.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Volevo subito rispondere a Daniel Sauvaget. Non è detto che contemporaneamente tutti e 15 i paesi europei possano arrivare a questo. Si possono intanto raggruppare 2, 3, 4 paesi, quelli che vogliono. Per quello che riguarda poi il centro di distribuzione, chi cura le spedizioni: ogni festival si può far carico di questa spedizione e distribuzione per ciascun paese.
E poi ieri il direttore generale di Cinecittà aveva dato la sua disponibilità ad impegnare anche delle cifre per il sottotitolaggio delle copie. E' chiaro che si tratta di sottotitolazioni in lingua francese e inglese, non credo infatti che si possano fare in più lingue. Forse si può arrivare allo spagnolo.
 
Richard Turco - Festival Images en Region
Io volevo aggiungere qualcosa riguardo la distribuzione dei cortometraggi. Noi con Martin Ayres e gli Svedesi stiamo facendo un esperimento per realizzare una distribuzione commerciale nei tre paesi per un programma completo di corti, ma questo è un esperimento ed è difficile perché tutte le logiche sono differenti da un paese a un altro e in più è caro perché c'è il problema dei sottotitoli delle copie, dei diritti dei film. Però non bisogna dimenticare che facciamo questa tavola rotonda con il Coordinamento Europeo dei Festival e che tutte le regioni hanno festival che hanno la possibilità di fare programmi completi.
 
Nuria Rodriguez - Arca Haute Normandie
In alcuni festival già ci sono dei film stranieri in cui il problema dei sottotitoli è regolato all'interno del festival stesso. Non vedo come questo problema non possa essere regolato allo stesso modo nel caso di un programma interregionale straniero. Può darsi anche che più in là nel tempo i promotori di questo progetto, sia che si tratti di regioni o di Festival, possano trovare il modo, ciascuno nel proprio paese con la propria organizzazione intanto può pensare di finanziare in parte questo programma. Per esempio, il problema della distribuzione delle copie o dei sottotitoli, può essere risolto da ciascun partecipante a questo progetto. Non credo insomma che ci sia necessariamente bisogno di una organizzazione centrale che possa sostenere questo progetto. Credo che questo possa venire dopo le singole iniziative. Bisogna che anche le singole persone abbiano voglia di fare delle cose... Regioni, festival, produttori, città. Penso che sia una buona idea. Forse un po' complicata ma sicuramente realizzabile.
 
Joao Garcao Borges - RTP
Se ho capito bene l'idea è quella di realizzare un programma di cortometraggi che possa cambiare ogni anno. Ma chi sarà il trasportatore, tanto per cominciare. Quando un festival ha bisogno di questi film chi li invierà? Chi ne detiene i diritti? Ma c'è una questione molto importante. In Portogallo è molto facile trovare l'accordo dei produttori, l'ICAM paga le copie, per quel che riguarda i sottotitoli in questo contesto è normalissimo avere due lingue, il francese e l'inglese. Queste sono le regole dei Festival: o francese o inglese. In Portogallo è molto facile. Perché si è cercato di vendere più che di promuovere. La promozione è l'ICAM che la fa. Io credo che ciascuna regione debba scegliere un film solamente. Ma la questione principale per me è chi si occupa della promozione, chi va a stabilire accordi con i produttori per quel che riguardi i diritti ?
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Se vuoi ti rispondo. Personalmente per quel che riguarda la mia esperienza in fatto di festival ho fatto così: certamente ho chiesto i diritti al produttore che mi ha dato la possibilità di proiettare i film e mi ha dato le copie. E' stato il cinema che si è incaricato delle spese di spedizione andata e ritorno. Certamente, ci vuole la disponibilità delle sale disposte a far questo. Per quanto riguarda i diritti: i produttori che vogliono dare la copia, bene; se non la vogliono dare pazienza. Io penso che piuttosto che tenere una copia a casa, ci sono molti registi che preferiscono che il loro film sia visto a Lisbona piuttosto che a Berlino o a Dublino. E' il produttore che decide di fare questa cosa. Certamente bisogna assicurarsi che il film sia valido.
 
Joao Garcao Borges - RTP
Sì, ma in realtà all'inizio dice sì, poi comincia a dire che ha bisogno di soldi, alla fine funziona sempre così. Bisogna comunque firmare un contratto. Ma dobbiamo ancora decidere: chi deve essere il centro propulsore dell'iniziativa? La Francia, l'Italia, la Spagna, il Portogallo?
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Bisogna trovare un organismo che risponde per ciascun paese. Per esempio: l'ICAM per il Portogallo, La Cittadella per l'Italia ecc.. Ciascuno va ad essere responsabile per la scelta dei film del proprio paese e per tutto il resto: i diritti, le copie e tutto il resto.
 
Joao Garcao Borges - RTP
Sì, va bene. C'è qualcuno che sceglie. Ma poi ci vuole un responsabile... qualcuno a cui possiamo poi chiedere: "che cosa sta succedendo in Francia? In Italia?"
 
Anne Marie Kurstein - Det Danske FilmInstitut
Sono abbastanza d'accordo. Bisogna fare attenzione, perché in Francia sono piuttosto organizzati a livello della distribuzione ci sono dei diritti - d'autore, di distribuzione - veramente importanti, che poi vengono richiesti. Chi si occupa di cortometraggi ha fatto in modo di dare professionalità alla distribuzione dei film e il ritorno dei diritti d'autore e della partecipazione produttiva per quel che concerne la diffusione. Credo che si debba quindi distinguere il caso francese. Noi non possiamo permetterci di proporre una diffusione senza pagare i diritti di distribuzione e i diritti d'autore. Non è proprio possibile.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Vale anche per i film che voi producete?
 
Anne Marie Kurstein - Det Danske Film Institut
Certamente. Ma noi non siamo produttori. Rappresentiamo un aiuto finanziario. Non siamo né produttori, né proprietari della copia o dei diritti di diffusione. I film che aiutiamo finanziariamente noi li diffondiamo molto. In effetti organizziamo quattro volte l'anno dei programmi completi per cortometraggi che circolano nelle differenti città di ciascuna regione. E per questa diffusione che facciamo paghiamo i diritti. E in effetti l'accordo che abbiamo trovato fa in modo che l'autore stesso ne guadagni e che dia una parte all'agente del cortometraggio.
Noi sappiamo che i diritti d'autore devono essere versati, perché si tratta di proiezioni a pagamento.
 
Daniel Sauvaget - Agence du Court-Métrage
Volevo solo dire che credo si faccia confusione tra le due figure: cioè tra la diffusione di un film nel caso di una distribuzione commerciale; e la diffusione di un film nel caso di un festival. Non si tratta affatto della stessa figura. Le problematiche sono diverse: abbiamo da una parte delle problematiche commerciali e dall'altra artistiche. Io posso permettermi certe iniziative perché ho un fondo per le copie e una copia di ciascun film che abbiamo sostenuto. Nel momento in cui ci acquisiamo il film, è scritto nel contratto che stiliamo insieme alla produzione che noi ci riserviamo il diritto di diffondere non commercialmente il film all'interno della regione. E nel caso di un festival si tratta appunto di diritti non commerciali. Io se invio un programma completo, come ho fatto in passato per Trevignano, telefono al produttore e dico: "Ecco abbiamo una richiesta di una proiezione del film in un festival straniero" Tutti mi dicono sì - è già successo e accadrà di nuovo - , ed è la sola spesa che dobbiamo sostenere
E' chiaro che ci sono delle problematiche economiche intorno al cortometraggio in Francia, l'esportazione di questa produzione non può creare tali obblighi commerciali per cui il produttore può intervenire e darmi il suo veto. Si tratta anche della promozione del loro lavoro, dei loro autori che permette loro di essere visti all'estero. Ancora in questo stadio noi possiamo permetterci di cambiare il programma senza delle spese eccessive. Io credo che se arriviamo a proporre la promozione a livello regionale, come nel caso di un festival non commerciale, possiamo arrivare a distribuire e a diminuire le spese.
 
Anne Marie Kurstein - Det Danske Film Institut
Credo che potrebbe essere una buona idea ascoltare il progetto Franco-danese-inglese perché credo che abbia lavorato già su questi aspetti della distribuzione visto che ha già ottenuto i finanziamenti. Se cominci con le cooperative regionali e ottieni i diritti per distribuire il pacchetto, forse si potrebbero risolvere tutti i problemi dei diritti d'autore.
 
Martin Ayres - Eastern Arts Board
Dirò qualcosa riguardo a questa iniziativa dal mio punto di vista. Credo che il problema chiave sia la distribuzione. Ciò che è emerso dalla discussione è stata certamente la similitudine tra le regioni, non sono così sicuro che ci siano con la Svezia occidentale ma ritengo possibili anche lì che ci siano delle caratteristiche simili, come ad esempio la relazione tra metropoli e satelliti, oppure il rapporto che c'è tra una regione che è vicina a una grande città cosmopolita. Io penso che ci siano due tipi di risultati qui in relazione alla programmazione: ci deve sempre essere un pubblico. Il pubblico deve dare un senso ai programmi. Quindi quando organizzi insieme delle cose, devi pensare che ci sia un'idea forte che il pubblico sta per recepire. Ho sempre pensato che il tipo di programmazione nel Regno Unito, sia una sorta di mercato. E' definito dal dominio dei cinema multiplex che proiettano un certo tipo di prodotto. Sono molto più simili a posti come McDonald's o posti dove ti puoi comprare una Coca-Cola. Quando vai in giro per il mondo, non vuoi un tipo diverso di Coca-Cola, tu vuoi la stessa. Ma il fatto di avere comprato una Coca-Cola, non significa che tu non voglia anche un prodotto locale o differente. Per questo negli stessi cinema, le sale d'essai vogliono un programma da mettere insieme. Quindi credo che gli stessi cinema sarebbero interessati a collaborare con altri cinema o altre organizzazioni simili, per stabilire degli scambi.
Mi sembra che ci siano due diversi modi per promuovere questo programma: il primo è che esiste un pacchetto comune che può essere proiettato prima del film; oppure può venire proiettato in concomitanza ad eventi speciali che possono prevedere anche dibattiti. Quindi tu lo proietti in un contesto in cui c'è una sorta di discussione. Io sono interessato ad occuparmi delle negoziazioni per distribuire il pacchetto nelle altre regioni del Regno Unito. Per provvedere alla stampa delle copie abbiamo bisogno di trovare noi stessi i finanziamenti.
I cinema sono ovviamente una forma seriale, se tu produci molte versioni di un'opera, le puoi proiettare in diversi contesti. Puoi amplificare quell'effetto con un responso critico. Quindi il punto cruciale a tal proposito è il finanziamento per il materiale pubblicitario, in modo che i film possano essere pubblicizzati, poi si prendono dei giornalisti che scrivono di questo sui giornali locali o ne parlino nei talk show delle tv locali. Non deve essere la stampa nazionale, va bene anche la stampa locale se abbastanza gente la legge e sente il desiderio di vedere questo programma. Questo è il martellamento pubblicitario.
Io ho sempre guardato alle relazioni tra cinema e televisione e l'industria della moda e la fotografia, e la pubblicità. Questa sembra essere l'esperienza di un giovane talento, e il talento dalle molteplici qualità ha bisogno di viaggiare tra le differenti sezioni. Questa è la natura del cinema. Il cinema non è come era prima della nascita dei festival tra le due guerre o immediatamente dopo la guerra. E' cambiato, è diventato un settore di servizio e c'è una forte relazione tra i differenti settori. Io credo che sia una forma interessante per molti, unifica le persone in un modo particolare, di conseguenza è un'area importante. Ovviamente bisogna mettere i film insieme in un pacchetto in qualche modo coerente per forma e contenuto, altrimenti la gente non vedrebbe il senso all'esperienza. La selezione potrebbe essere affidata ai festival, come ad esempio quello di Clermont-Ferrand, dove un gruppo di addetti ai lavori potrebbe selezionare i materiali.
 
Daniel Sauvaget - Agence du Court-Métrage
Sono assolutamente d'accordo sulla maniera in cui Martin Ayres ci ha posto le problematiche. Credo che in altri termini, abbia detto "noi abbiamo il diritto a una piccola utopia" quindi bisogna lavorare a questo progetto senza dimenticare che ci sono delle difficoltà che abbiamo più volte spiegato. Io credo che una piccola difficoltà si presenti nella differenza tra i diversi paesi europei. La regolamentazione del cinema è diversa. In Francia noi abbiamo una regolamentazione molto precisa. Una separazione per esempio tra i programmi per la televisione e quelli per il cinema che rendono difficile la presentazione nei cinema di film prodotti dalla televisione. Questo non esiste nella maggior parte degli altri paesi europei. Insisto su questa separazione, tra quello che noi chiamiamo "il cinema commerciale" - cioè pensato per uno sfruttamento commerciale - e "il non-commerciale" - cioè rivolto ai festival e ai cineclub. Ed è molto difficile passare dall'uno all'altro. Ma ci sono sempre più iniziative che permettono di ottenere dall'amministrazione delle autorizzazioni. Quando le regioni fanno circolare programmi di cortometraggi, è molto facile ottenere dei finanziamenti. Ma c'è gente che dimentica di chiedere questi finanziamenti. Credo che ci siano due argomentazioni interessanti. La prima che riguarda le sale di cinema. E la seconda a livello politico. In ogni paese europeo, ci sono dei circuiti di sale cinematografiche che noi chiamiamo Programmkino in Germania. In Inghilterra voi avete il circuito di cinema che fa capo al British Film Institute, in Italia i cinema d'essai. Quelle sale generalmente ricevono dei soldi pubblici come ricompensa alla qualità dei programmi. Io credo che nel momento in cui si ricevono dei sovvenzionamenti pubblici, si prendono delle responsabilità culturali. Sarebbe interessante che in ciascun paese, aggiungessimo al criterio di qualità dei film - che sono criteri internazionali - dei criteri rischiosi di diffusione di film europei. In Spagna ci abbiamo provato ma non ha funzionato. Ma a partire dal momento in cui le sale cinematografiche ricevono delle sovvenzioni pubbliche, si devono prendere l'impegno di presentare dei programmi che non siano ortodossi. E questi programmi che non sono ortodossi sono i cortometraggi, i documentari, film europei - cortometraggi o altro- che non hanno dei distributori commerciali nel paese considerato. Ma se vogliamo arrivare a questo risultato, bisogna lavorare in primo luogo con le sale cinematografiche. In alcuni paesi, è abbastanza facile perché c'è un'organizzazione regionale di sale cinematografiche. In Francia molteplici organizzazioni regionali, associazioni si mettono d'accordo per far circolare dei programmi non-ortodossi. Che siano classici del cinema, o dei cortometraggi. C'è un'organizzazione con cinque, dieci, quindici sale che si accorda per distribuire lo stesso programma. Ed è facile risolvere i problemi dei diritti e i problemi di organizzazione. L'altra dimensione è una dimensione politica. Nel momento in cui esiste nelle regioni una volontà politica non solo di favorire la valorizzazione di nuovi talenti, non solo la volontà di partecipare alla creazione cinematografica, ma anche di diffondere i film che non siano produzioni di grandi catene di distribuzione. Nel momento in cui immaginiamo una programmazione differente, si può avere una collaborazione tra i responsabili della regione e i distributori. Cosa diversa dalla collaborazione tra i responsabili della regione e i produttori. Se non c'è una collaborazione con i distributori, non si può trovare alcuna soluzione su scala regionale.
 
Julia Carson - Northern Ireland Film Commission
Nell'Irlanda del Nord esiste un cinema culturale e al momento c'è una durissima competizione con il multiplex e dal mio punto di vista, c'è un mercato piccolissimo per questo tipo di programmi. Nel resto dell'Irlanda del Nord, c'è il Festival del Film di Cork che si svolge a ottobre ed è molto impegnato nella promozione di cortometraggi europei. Noi ad esempio programmiamo i cortometraggi sperimentali europei che sono abbastanza rari in Irlanda. Ma io so che nell'Irlanda del Nord è molto difficile avere un pubblico che veda i cortometraggi. Perfino quelli provenienti dalla regione, per i quali, quindi, esiste un interesse locale. E' molto difficile portare gente a vedere cortometraggi europei. Avremmo bisogno di risorse sostanziali per promuovere questo programma. Ad esempio noi della Northern Ireland Film Commission vorremmo essere il corpo centrale che dovrebbe pubblicare un programma di questo tipo, solo che non riusciamo ad avere le risorse. Ed è qualcosa alla quale siamo molto interessati, magari anche in futuro quando la cultura del cinema sarà diventata più familiare. In conclusione non so quanto possa essere fruttuoso mostrare programmi come questi nell'Irlanda del Nord in questo momento.
 
Joao Garcao Borges - RTP
Quando parlo di diritti, forse non mi sono spiegato: sapete che è un problema professionale. Io so chi vuole i diritti: i produttori o alcune istituzioni nazionali regionali. Quello che intendo per diritti sono i nostri diritti in questo contesto. I diritti di avere questi film insieme e di portarli in tutto il mondo, in tutta l'Europa. Poiché in qualche modo questi diritti, anche se si tratta di pochi soldi possono essere sufficienti a finanziare l'intera organizzazione. Poiché se noi non pensiamo alle finanze della organizzazione, noi dipenderemo dallo Stato, dalle regioni o da qualche Mister X. E quindi io credo di poter chiedere a un produttore di pagarmi per proiettare il suo film in tutta Europa. Perché no? Che cosa ha da perdere se un programma di corti può andare nelle sale? L'ICAM ha il denaro per questo. Ci sono già parecchie iniziative in questo senso, essendoci già una selezione di cortometraggi che gira per diversi festival, ma l'ICAM non ne ha nessuna. Ma si può fare anche con Paulo Branco, che è il produttore più potente in Europa, possiede distribuzione, produzione e esercizio, può fare qualsiasi cosa ed ha il 25% delle sale in Portogallo. Potremmo anche proiettare questo tipo di programma nei suoi cinema. In Portogallo questo già avviene non so se negli altri paesi ciò possa avvenire.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Io vorrei chiarire perché temo stiano nascendo degli equivoci. Prima di tutto la scelta dei cortometraggi da presentare deve essere nell'ambito di quelli prodotti attraverso il premio o il finanziamento dei fondi regionali. Questo è il criterio di selezione; solo quelli. Quindi è già una scelta abbastanza limitata. E' chiaro che non andremo a scegliere cortometraggi commerciali, perché lì c'è il problema dei diritti. Noi già nel bando di concorso del premio stabiliamo che la copia deve essere disponibile per le proiezioni di tipo culturale. Quindi se vogliono partecipare al premio, devono aderire a questa scelta altrimenti, niente da fare. Quindi non c'è nessun obbligo, solo una totale libertà. Per quello che riguarda le sale, io parlo di circuito di sale d'essai, deve essere una scelta culturale dell'esercente visto che fanno una programmazione d'essai; io credo che in Irlanda anche sarebbero interessati a fare una programmazione culturale, una serata speciale, dove si proiettano soltanto cortometraggi europei e il cinema ha già il suo contatto con il territorio, già conosce dei critici, già ha un suo pubblico specializzato. Se si facesse nel Nord dell'Irlanda una proiezione in un cinema d'essai del genere, è il responsabile irlandese dell'iniziativa che deve fare l'incontro con gli spettatori con i giornalisti per parlare di questi corti. E il cinema si deve fare carico del trasporto, andata e ritorno, e della pubblicità locale attraverso i suoi amici, attraverso le locandine, la pubblicità della stampa. Solo questo può giustificare l'ingresso a pagamento. Il meccanismo sembra l'uovo di Colombo e in parte lo è. Io personalmente ho fatto delle esperienze del genere. Non capisco quali possano essere le difficoltà. Se ci sono dei produttori che richiedono i diritti, si tenessero le copie. Noi stiamo parlando di un genere che purtroppo è difficile fare. Offriamo la possibilità di avere una platea europea io sono convinto di trovare in Italia almeno 15/25 cortometraggi da portare in giro. Poi dobbiamo selezionarli, dobbiamo sceglierli per mettere insieme il pacchetto alternando un italiano, un francese, un irlandese ecc.. Io sono convinto che questa cosa si possa fare.
 
Filippo D'Angelo - Vitagraph Distribuzione
Parlo come distributore. Mi sembra che ci sia un equivoco, una contrapposizione, che mi sembra non debba avere ragion d'essere, tra l'operazione culturale e il denaro, che tra l'altro non è tantissimo, perché se stiamo parlando di cortometraggi qui intorno di denaro ne gira poco. Però a me non sembra che siano così in contraddizione. Qui c'è una sorta di demonizzazione del distributore e del produttore che osa chiedere una quota per i diritti di sfruttamento del film. Ora a me sembra che se parliamo di circolazione di cortometraggi, all'interno di una operazione che mette comunque in gioco del denaro, perché io ho sentito parlare di pubblicità, di promozione che è decisiva in questa operazione, di biglietti, non vedo perché il produttore o il distributore debba essere tagliato fuori completamente. Gli si dice: "O la copia ce la dai gratis o te la tieni" a me sembra una posizione molto discutibile. Io faccio il distributore e cerco di ottenere un rientro economico adeguato al contesto nel quale mi trovo ad operare e non mi sembra di essere in contraddizione con un'operazione di tipo culturale perché detto molto francamente se volessi arricchirmi mi occuperei di altro. Però mi sembra che anche una richiesta da parte di distributori e produttori di quote anche minime a fronte della concessione dei diritti di sfruttamento sia prima di tutto un diritto. In secondo luogo un'operazione del genere deve essere tesa a migliorare la cultura del cortometraggio, cioè dare una certa dignità commerciale al prodotto perché se noi continuiamo a dire: "Il cortometraggio è qualcosa che lo si programma gratuitamente; serve per far conoscere il regista..." rimaniamo confinati in questa logica. Anche perché se il distributore prende dei soldi è perché poi li gira all'autore o al produttore; insomma, sono dei soldi che possono servire all'autore per continuare a lavorare. Non sono delle richieste tese ad arricchirci. Quindi, secondo me, bisogna trovare il modo di fare queste operazioni garantendo un minimo al distributore - anche sotto la formula della percentuale su ipotetici incassi - non è che ci debba essere per forza un minimo garantito. Il produttore rischia, il distributore rischia, siamo imprenditori, però che sia tagliato fuori da questa operazione non lo trovo corretto.
 
Richard Turco - Festival Images en Region
Credo che ci debba essere ancora un margine di manovra per quel che riguarda i cortometraggi e la situazione economica nel quale si sono evoluti. Non deve esserci un estremismo culturale nel dire che il cortometraggio deve essere gratuito. Ma finché non viene definito questo margine di manovra; finché il cortometraggio, nella distribuzione commerciale, non genera delle somme tali che il distributore possa esultare e farne delle programmazioni in cambio, non vedo perché non si possa cominciare lentamente da questo, senza pensare subito ai ricavi commerciali nelle sale d'Europa di ciascun paese. Cominciare soltanto da uno scambio culturale all'interno del margine di manovra di cui già disponiamo e dalle autorizzazioni che possiamo ottenere dai produttori per diffondere questi programmi che sono interessanti al fine di essere diffusi per la promozione del produttore e del regista. Nel momento in cui si genereranno molte entrate ci si dovrà porre la questione economica, noi rivedremo la nostra posizione e passeremo ad un terreno commerciale. Per ora il progetto europeo che abbiamo realizzato con Martin Ayres e la Svezia dell'Ovest, ci farà impiegare delle spese piuttosto enormi in confronto al riscontro pubblico che questo programma genererà. Faremo l'esperienza per provare che può essere fatto, per servire d'esempio in futuro per altre operazioni di questo tipo. Ma per ora, ad ogni modo, ho l'impressione che sfortunatamente a livello commerciale non siamo al punto tale che possa esserci rimproverato di fare delle programmazioni in un paese piuttosto che in un altro. In Francia cominciamo appena ad entrare in una logica di distribuzione commerciale dei programmi di cortometraggi. Prima che tutto ciò accada in tutta Europa, credo che ce ne vorrà.
 
Dan MacRae - Scottish Screen
Vorrei sollevare alcune critiche. Primo: il panorama internazionale dei cortometraggi, da quel che appare nei festival, è creato da un'unica prospettiva che prova ad identificare i film internazionali che incontreranno il favore di un pubblico specifico. Secondo: l'accordo all'interno dei format dove c'è un mercato identificabile del cortometraggio. Per quanto riguarda i film scozzesi, ad esempio, sono considerati molto buoni, e di frequente diventano film di grande successo all'estero. Di conseguenza mi rendo conto del fatto che il pubblico internazionale vede il nostro lavoro in un modo molto diverso da come lo vediamo noi. Il successo di un film è quindi stabilito dal pubblico, e non, invece, determinato dalla necessità di un gruppo di persone che si trovano in una buona posizione. Io trovo tutto ciò molto preoccupante. Credo che l'idea di confezionare un pacchetto di film messi insieme da una schiera di individui che pensano di avere a che fare con i migliori lavori della loro regione e inoltre non avranno una cifra adeguata da investire nel marketing del progetto non sia una buona idea. A Glasgow esiste già un pacchetto di cortometraggi provenienti da tutte le regioni d'Europa, che cerca di competere contro gli americani. Ma il budget della pubblicità non viene utilizzato per i cortometraggi. Secondo me c'è molto lavoro da fare per realizzare questo progetto e per far sì che venga finanziato.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Io proporrei che tutti i rappresentanti di vari organismi qui presenti che vogliano aderire a questo progetto, facciano parte di una commissione e magari chiederei - a quelli che sono d'accordo - di stabilire un altro incontro in uno dei prossimi festival. Ciascuno di noi porta, avendo già ottenuto i diritti, delle copie sottotitolate o in inglese o in francese o in spagnolo al massimo. Cerchiamo di costruire questo primo pacchetto sempre nell'ambito di film realizzati attraverso il sostegno e la produzione di fondi regionali. Se siete d'accordo su questo stabiliamo una data, un punto d'incontro.
 
Richard Turco - Festival Images en Region
A dicembre a Vendôme durante le giornate del Festival, organizzeremo insieme al Coordinamento Europeo dei Festival, una tavola rotonda sulla produzione. E' sicuramente possibile all'interno del festival, definire una mezza giornata per trattare i problemi qui discussi.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Per quanto riguarda l'altro problema che ha posto Dan MacRae circa i diversi sostegni tra 16 e 35mm. Posso dire che nel nostro paese, in Italia, la proiezione a 16mm è molto difficile. Non ci sono molti cinema in Italia che diano questa possibilità. Quindi all'inizio potremmo decidere di fare unicamente riferimento ai 35mm prodotti con fondi regionali.
 
Richard Turco - Festival Images en Region
Noi per il nostro programma siamo partiti da un criterio di scelta tecnico che facesse riferimento al 35mm e 1:66 di mascherino. Perché altrimenti se cominciamo a moltiplicare il mascherino o il formato, diventa impossibile. La maggior parte dei cortometraggi viene girato con il formato di 1:66, quindi adotterei questo insieme al 35mm.
 
Joao Garcao Borges - RTP
Vorrei sapere il tempo massimo di ciascun corto? Poi cortometraggio di fiction o anche animazioni o documentari creativi?
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Io comincerei con quelli di fiction. E della durata di 15-16 minuti al massimo.
 
Richard Turco - Festival Images en Region
Noi, insieme a Martin Ayres, abbiamo scelto tre o quattro film per la preselezione; film di 15 minuti del medesimo formato. Poi abbiamo fatto delle selezioni dopo le quali sono restati due film di 15 minuti per regione, adatto a completare un programma completo di un'ora e mezza. Questo ci è apparso più logico. Noi francesi abbiamo pochi film di 15 minuti perché la maggior parte dei corti sono di 25/30 minuti. Quindi è stato difficile trovarli. Ma se vogliamo rappresentare più regioni possibili, direi 6 film al massimo per programma. Quindi potremmo prevedere di farlo durante il Festival de Vendôme, comunicare ad altri Festival che stiamo portando a compimento la selezione di un programma completo, con la presentazione del progetto e del programma. Il tutto deve essere definito all'interno di un quadro di diffusione nel quale lavoreremo. Perché come vi ho detto il nostro progetto ci costerà molto.
 
Jacques Curtil - Festival International du Court-Métrage de Clermont-Ferrand
Credo che sia la cosa migliore da fare. Utilizzare Vendôme che è un festival specializzato in tutto questo, per scegliere dei film. Mi sembra che vada bene.
 
William Azzella - La Cittadella del Corto
Ovviamente questa idea è aperta ad altri festival, altre regioni, altri rappresentanti. Non è un circolo chiuso.
 
Marie-José Carta - European Coordination of Film Festival
Vorrei precisare che questa tavola rotonda è stata organizzata nel quadro del Coordinamento Europeo dei Festival, e a Vendôme sarà la stessa cosa. Desidero che tutto ciò che risulta sul programma, sia stabilito all'interno delle regole del Coordinamento Europeo dei Festival.
 

Conclusioni
Su proposta di Marie-José Carta il bureau del Coordinamento Europeo dei Festival di Cinema ha deciso di dedicare il sesto programma di Europe in shorts ai cortometraggi realizzati con il contributo di fondi regionali. La selezione avverrà a Trevignano durante la sesta edizione de La Cittadella del Corto (29 giugno - 3 luglio 2000).
 
 
 
 

Lista Partecipanti

Danimarca

Anne Marie Kurstein
Det Danske Filminstitut
Vognmagergade 10 1120
Copenaghen
Tel.: + 45 33 74 35 56
Fax: + 45 33 74 35 65
e-mail: kurstein@dfi.dk
 
Henning Lind Eriksen
Den Østjysk Filmfond
Tel.: + 45 87 31 77 22
Fax: + 45 86 13 29 06
e-mail: he@fk.aarhus.dk
 
Francia
Jacques Curtil
Festival International du Court Métrage de Clermont-Ferrand
26, rue des Jacobins
63000 Clermont-Ferrand
Tel.: + 33 4 73 91 65 73
Fax: + 33 4 73 92 11 93
e-mail: info@clermont-filmfest.com
 
Nuria Rodriguez
Arca Haute Normandie
43 Rue des Capucins
76000 Rouen
Tel.: + 33 2 35 70 20 21
Fax: + 33 2 35 70 35 71
e-mail: arca@mcom.fr
 
Richard Turco
Festival Images en Regions
A.P.C.V.L. - B.P. 31
24, Rue Renan
37110 Chateau- Renault
Tel.: + 33 2 47 56 08 08
Fax: + 33 2 47 56 07 77
e-mail: infos@vendome.filmfest.com
 
Germania
Axel Behren
Kurzfilmagentur Hamburg
Friedensallee 7 22765 Hamburg
Tel.: + 49 40 39 82 61 22
Fax: + 49 40 39 82 61 23
e-mail: kfa@shortfilm.com
 
Gran Bretagna
Martin Ayres
Eastern Arts Boards
Cherry Hinton Hall
Cherry Hinton Road
Cambridge CB1 4DW
Tel.: + 44 1223 215 355
Fax: + 44 1223 248 07
e-mail: info@eastern.arts.co.uk
 
Julia Carson
Northern Ireland film Commission Council
21, Ormeau Avenue
Belfast BT2 8HD
Northern Ireland
Tel.: + 44 1232 232 444
Fax: + 44 1232 239 918
e-mail: julia@nifc.co.uk
 
Dan Macrae
Scottish Film Council
74, Victoria Crescent Road
Glasgow - G12 9JN
Tel.: + 44 141 334 4445
Fax: + 44 141 334 8132
e-mail: info@scottishscreen.demon.co.uk
 
Italia
 
William Azzella
Claudio Bondì
La Cittadella del Corto
Via Garibaldi 60
00069 - Trevignano Romano
Italia
Tel.: + 39 06 9999823
Fax: + 39 06 9999823
e-mail: cittadella@edl.it
 
Enzo Ciarravano
C.A.R.L.
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 7
00145 - Roma
Tel.: + 39 06 51685000
Fax: + 39 06 51684725
e-mail: lunare@tiscalinet.it
 
Filippo D'Angelo
Vitagraph Distribuzione
Via Schiavoni, 1
40121 - Bologna
Tel.: + 39 051 267150
Fax: + 39 051 267310
e-mail: vitagraph@libero.it
 
Francesco Gesualdi
Cinecittà Holding
Via Tuscolana, 1055
00173 - Roma
Tel.: + 39 06 72286256
Fax: + 39 06 7221883
e-mail: francesco.gesualdi@cinecitta.it
 
Daniela Guerra
Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna
Tel.: +39 051 639 5852
Fax: + 39 051 516046
 
Portogallo
Joao Garcao Borges
Radiotelevisao Portuguesa
Rua Alexandre Rei Colaço 34
1700 - Lisboa
Tel.: + 351 21 848 7570
Fax: + 351 21 799 4071
e-mail: garcaoborges@mail.telepac.pt