Introduzione e note esplicative | |
Introduction and explanatory notes | |
Introduction et notes explicatives |
Introduzione
e note esplicative
1 - Note preliminari Fin da quando nel 1991 venne creata MEDIA Salles, nel quadro di MEDIA I, è stato di importanza decisiva per gli esercenti dei vari paesi che venisse allestita una compilazione solida, chiara e affidabile dei fatti e delle cifre da cui potesse trarre beneficio l’intera industria dell’audiovisivo. MEDIA Salles è stata fiera di impegnarsi nel campo della statistica per migliorare la conoscenza dell’esercizio cinematografico in Europa, tutt’altro che omogeneo. La parola chiave di questo impegno deve essere “affidabilità”. Nell’Annuario si troveranno quindi riferimenti costanti a fonti molto vicine ai diversi operatori del settore, in particolare le associazioni stesse di esercenti. L’Annuario non riveste
importanza solo per le parti direttamente in causa – produttori, distributori
ed esercenti -, ma è significativo anche in senso politico. Per
esempio, quali misure di politica culturale si debbono adottare per aumentare
l’offerta di prodotto europeo nei multiplex? Come mai la stagionalità
del consumo cinematografico è così diversa nei vari paesi?
E ancora, quale può essere la relazione tra densità delle
sale e numero totale di spettatori?
Le sale cinematografiche non sono fondamentali solo per l’industria del cinema, ma anche per la vita sociale e per la cultura. Si devono compiere passi di tipo politico per assicurare la vitalità e lo sviluppo di sale dovunque, anche nelle aree a minore densità abitativa: che questo avvenga a opera di regolamentazioni del settore cinematografico, per azione dei governi, per iniziativa delle stesse imprese cinematografiche, oppure – e sarebbe l’ideale – grazie alle forze congiunte di pubblico e privato. L’Annuario Statistico del Cinema Europeo dovrebbe suscitare l’attenzione di chiunque sia in relazione con la nostra splendida attività, ma anche sollecitare politici e pubblici amministratori che si sono impegnati per il miglioramento delle condizioni dell’industria audiovisiva europea a beneficio degli utenti di tutta Europa. L’Annuario è uno strumento di grande utilità, gratuito e anche disponibile su Internet! 2 - I contenuti dell’Annuario L’edizione 1998 è
articolata in una serie di tavole comparative che, comprendendo il periodo
dal 1989 al 1997, offrono un’immediata e chiara visione della situazione
complessiva e delle tendenze dell’industria cinematografica in 28 paesi
dell’Europa Occidentale, Centrale, Orientale e del Bacino del Mediterraneo.
Secondo la consuetudine
della statistica, i dati non disponibili sono indicati con un punto (.);
le cifre corrispondenti esattamente a zero con una lineetta (-), e quelle
che tendono a zero con 0, 0,0 oppure 0,00.
3 - Utilizzo delle fonti Per evitare imprecisioni,
raccogliamo i dati il più vicino possibile alle fonti primarie.
Questo significa richiedere la collaborazione non solo delle associazioni
nazionali del settore cinematografico, ma anche di altre organizzazioni
nazionali ed internazionali. Nei casi in cui lo stesso tipo di dati è
fornito da più di un’organizzazione, una delle quali è quella
degli esercenti, consideriamo quest’ultima come la fonte più attendibile
di dati riguardanti le sale cinematografiche a meno che elementi da loro
forniti siano palesemente discutibili. In questo modo, essendo elaborato
in collaborazione con l’industria cinematografica, l’Annuario risulta essere
una sorta di pubblicazione collettiva delle varie associazioni. Ciò
consente di raccogliere delle informazioni che altrimenti non sarebbe possibile
ottenere. Dal momento che alcune di queste associazioni e istituzioni non
dispongono ancora di tutti i tipi di dati necessari e che alcuni paesi
sembrano dare più importanza alla ricerca statistica di altri, in
certi casi ci siamo visti costretti ad includere alcuni dati tratti da
altre pubblicazioni (come ad esempio Screen Finance, Dodona Research e
lo Statistical Yearbook dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo) o ottenuti
da altre agenzie. Questi dati sono indicati in nota.
Le pubblicazioni di altre organizzazioni devono invece essere considerate fonti secondarie, se non addirittura terziarie (allo stesso modo, le aziende che ci forniscono dati sull’equipaggiamento tecnico, le entrate per la pubblicità eccetera rappresentano le fonti primarie per i loro rispettivi settori). La conseguenza di questo modo di vedere le cose è che in tale quadro un’agenzia governativa di statistica non deve essere considerata fonte primaria per il solo fatto di essere governativa, ma solo se ha la responsabilità diretta del contenuto dell’informazione. Visto che abbiamo tentato, per quanto possibile, di ottenere informazioni dirette dalle fonti primarie, ci si può chiedere come siano stati ottenuti i dati provenienti da altre pubblicazioni. In effetti, in alcuni casi questa riflessione sembrerebbe decisamente appropriata. In linea di principio non riteniamo corretto indicare se stessi come fonte senza fare riferimento al modo in cui i dati sono stati ottenuti (se in base a calcoli, stime o addirittura tirando ad indovinare). Abbiamo peraltro utilizzato fonti secondarie in tutti i casi in cui le fonti primarie non disponevano di informazioni sufficienti, lasciando al lettore il compito di stabilire l’affidabilità dei dati in questione. Questi dati, così come quelli approssimati, sono indicati in corsivo. Per alcuni paesi le cifre relative alle entrate lorde della distribuzione e/o ai canoni medi di noleggio sono state calcolate in maniera approssimativa. In questi casi, ci siamo basati sulla cifra che stimavamo più attendibile e abbiamo calcolato di conseguenza le altre. Va comunque segnalato che tali cifre non sono da ritenere altamente significative. Anche la pratica di indicare che i dati non sono disponibili, quando ciò in effetti non è vero, non ci vede d’accordo. Quest’usanza, riscontrata in alcune pubblicazioni statistiche, mette ingiustamente in cattiva luce non tanto queste pubblicazioni, quanto le rispettive fonti primarie (come ad esempio le associazioni degli esercenti). 4 - Valute Nelle tavole comparative, i dati relativi ai valori monetari sono espressi in ECU, mentre nei profili nazionali sono utilizzate le rispettive valute nazionali. A causa dell’oscillazione del tasso di cambio dell’ECU è possibile che la variazione di certi dati (per esempio il prezzo medio del biglietto) non sia esattamente uguale a quella mostrata, in valuta nazionale, nelle tavole corrispondenti della seconda parte. Per avere un’idea dell’evoluzione
dei prezzi dei biglietti e degli incassi di un paese, bisogna consultare
i profili nazionali (nell’edizione integrale), mentre le tavole comparative
servono in primo luogo per mettere a confronto i dati dei vari paesi. I
tassi di cambio dell’ECU utilizzati si riferiscono alla fine dell’anno
in questione (si veda la tavola delle valute). Le cifre per le quali sono
state consultate fonti secondarie in dollari USA non sono indicate in queste
tavole, dal momento che, non essendo noti i tassi di cambio del dollaro
USA utilizzati per questi calcoli, non possono essere convertite nell’esatto
equivalente in ECU.
5 - Cinema d’essai Abbiamo anche fornito dati sul cinema d’essai per ogni paese. Il termine “cinema d’essai” resta comunque difficile da definire. Dal momento che la CICAE (Confederazione Internazionale dei Cinema d’Essai in Europa) non ha membri in tutti i paesi, non si può prendere come riferimento l’appartenenza a questa associazione. Abbiamo quindi deciso di includere in questa categoria le sale cinematografiche che si autodefiniscono “cinema d’essai”. I dati della CICAE sono stati utilizzati solo per la Francia e i Paesi Bassi, dal momento che quasi tutte le sale cinematografiche d’essai in questi due paesi sono membri della CICAE. Un altro problema in questo settore è dovuto al fatto che alcune sale d’essai non hanno fini di lucro e svolgono la loro attività esclusivamente con fondi pubblici, mentre altre sale, pur svolgendo attività commerciale, ricevono comunque dei contributi pubblici. Salvo diverse indicazioni, abbiamo preso in considerazione soltanto le sale d’essai con impostazione commerciale, vale a dire quelle che hanno finalità di lucro, siano esse parzialmente finanziate o meno. 6 - Quote di mercato dei film europei Un’attenzione particolare
è stata riservata alle cifre riguardanti la quota di mercato dei
film e dei distributori nazionali ed europei. Comunque, dal momento che
tali cifre non danno l’idea dello sforzo compiuto per proporre al pubblico
film di produzione europea (osservando i dati sulla quota di mercato dei
film di produzione statunitense si potrebbe pensare che, in certi paesi,
la programmazione di film europei sia praticamente nulla), abbiamo inserito,
nei profili nazionali, quando disponibile, il dato sul numero delle proiezioni
o settimane di programmazione dei film europei.
7 - Prezzi dei biglietti Il prezzo medio del biglietto,
convertito in ECU, varia considerevolmente di paese in paese. Peraltro
le differenze diventano decisamente minori quando i prezzi vengano ponderati
a parità di potere d’acquisto. Lo scostamento cambia di nuovo se,
utilizzando un diverso sistema di confronto dei prezzi “reali” del biglietto,
si riportano i prezzi al PIL pro capite. Questi calcoli dimostrano che
il significato delle differenze tra prezzi medi del biglietto è
strettamente legato al modo in cui si determinano i prezzi. A partire dalla
quarta edizione, abbiamo inserito anche una tabella che compara il prezzo
del biglietto a quello del Big Mac.
8 - Densità degli schermi Un altro dato inserito a partire dal 1994 è la densità degli schermi. La densità degli schermi veniva generalmente espressa soltanto come numero di abitanti per schermo (che risulta essere l’opposto della “densità degli schermi”). Come è stato giustamente rilevato nel numero di Screen Digest del settembre 1994 (p. 202) “la relazione tra densità degli schermi e vendite di biglietti è particolarmente indicativa in un momento in cui operatori di multiplex stanno mettendo in atto piani d’espansione in molte parti del mondo”. A prima vista sembrerebbe esistere un legame diretto tra densità degli schermi e numero di biglietti venduti pro capite, “ma condurre un’analisi così semplicistica significherebbe ignorare alcuni fattori sociali ed economici di grande importanza” (ibid., p. 203). Uno di questi fattori
è indubbiamente la densità della popolazione; in un’area
densamente popolata (specialmente se la distribuzione è uniforme),
gli spettatori possono scegliere tra un buon numero di schermi cinematografici
entro una breve distanza. Invece, in regioni (o paesi) dove la densità
della popolazione è molto bassa, la densità degli schermi
risulta elevata se si considera il numero degli abitanti come termine di
riferimento. Tra la densità della popolazione e quella degli schermi
è stata evidenziata una stretta correlazione (0,82 nel 1991 e 0,84
nel 1995)2.
Da questa considerazione si può dedurre la “legge” seguente: “maggiore
è la densità della popolazione, minore può essere
la densità degli schermi per ottenere, a parità di altre
circostanze, un certo numero di presenze procapite”.
Tuttavia, poiché anche molti addetti ai lavori valutano spesso in maniera superficiale le relazioni tra numero di abitanti per schermo e presenze procapite, il che può avere serie conseguenze per tutto il settore3, è stato introdotto, a partire dalla terza edizione, anche un altro metodo di misurazione della densità degli schermi, e precisamente il numero di schermi per chilometro quadrato. Per quanto riguarda il numero di schermi per paese, Dodona Research 1994 mette in evidenza il problema della mancanza di dati su schermi a tempo pieno e schermi ad apertura stagionale o parziale. Naturalmente, è bene evitare il più possibile di conteggiare anche i cinema chiusi, nonché i cinema con un numero di spettacoli molto ridotto. Anche i cinema a tempo
pieno, comunque, costituiscono un gruppo piuttosto eterogeneo quanto a
numero di proiezioni. Per esempio, uno schermo con un solo spettacolo il
giorno per tutti i giorni dell’anno è più simile ad un cosiddetto
schermo ad apertura parziale, con tre spettacoli il giorno per sei mesi,
che a uno schermo con programmazione continua per tutta la giornata.
9 - Entrate pubblicitarie I dati relativi alle entrate pubblicitarie non si prestano ad una comparazione generale, in quanto, per alcuni paesi, si riferiscono alla parte spettante all’esercizio, mentre per altri all’insieme delle entrate per la pubblicità nei cinema, includendo talora anche i costi di produzione. 10 - Multiplex / Megaplex Non esiste a tutt’oggi una definizione ufficiale di “multiplex”. Questo fatto è deplorevole in quanto i termini “complesso”, “multischermo”, “multiplex” e “megaplex” o “mega cinema” sono spesso usati in modo intercambiabile, cosa che provoca incomprensioni fra i giornalisti ed anche fra il pubblico. Basandosi su ricerche di tipo econometrico, London Economics è giunto alla conclusione che “l’effetto multiplex si realizza pienamente solo per sale a 8 o più schermi, non con 6 o 7” (“Cinema Exhibition in Europe, White Book of the European Exhibition Industry”, MEDIA Salles 1994, seconda edizione, Vol. 2, p. 48). Un simile punto di vista è riscontrabile in Dodona Research 1994 (“Cinemagoing Europe” p. 3). Per la definizione di
“multiplex” molti altri criteri rivestono una notevole importanza come,
per esempio, la presenza di parcheggio, aria condizionata, grandi schermi,
posti “a stadio”, foyers spaziosi ecc. (cfr. J. Ph. Wolff “Of multiplexes
and multiscreens”, UNIC, Parigi, dic. 1993). Da un punto di vista statistico,
comunque, criteri qualitativi, come quelli citati, sono di difficile gestione.
I criteri che si possono aggiungere per definire un “multiplex” o un “megaplex” possono essere più o meno arbitrari. Nel suo discorso durante “Eurovisioni” (Roma, ottobre 1995), Joost Bert (Bert-Claeys Group) ha suggerito di utilizzare il termine “megaplex” per sale con 15 o più schermi. Con l’obiettivo di stimolare una maggiore uniformità nell’uso dei termini, nell’Assemblea Generale dell’Union Internationale des Cinémas (UNIC) tenutasi nel maggio 1998, è stato deciso che per essere chiamato multiplex un complesso debba avere almeno 8 schermi e per essere definito megaplex un numero doppio, ossia 16 schermi. Dr Joachim Ph. Wolff
1
Fluttuazioni
del valore dell’ECU e del dollaro USA rispetto al marco tedesco
2 J. Ph. Wolff, "Production is Key in the Film Industry" Lelystad, 1998, p. 300 (il calcolo precedente dell’Autore per il 1991 è citato da London Economics in "Cinema Exhibition in Europe. White Book of the European Ehibition Industry", MEDIA Salles, vol. 2, p. 15). 3 Un esempio recente di questo tipo di valutazione è dato dal rapporto "Sale Cinematografiche d’Europa - Un paesaggio deserto", che è stato presentato al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea nel corso del Forum del Cinema Europeo di Strasburgo il 16 settembre 1997. Questa concezione errata è stata nel frattempo chiarita. |
Introduction
and explanatory notes
1 - Introductory remarks From the very beginning of the creation of MEDIA Salles, back in 1991 within the framework of MEDIA I, it has been crucial for the international community of exhibitors that a solid, understandable and reliable compilation of facts and figures were provided from which the whole audio-visual industry could benefit. MEDIA Salles was proud to commit itself in the field of statistics in order to improve the knowledge of exhibition in Europe, which is far from homogeneous. Reliability should be the key word. Therefore, one will find throughout the Yearbook references to sources very close to the actual players in the business, especially the exhibitors’ associations themselves. The Yearbook is not only
of importance to the parties directly involved, i.e. producers, distributors
and exhibitors, but is also significant in a political sense. For instance,
what cultural political measures should be implemented to open the multiplexes
for more European products? Why do the seasons for cinema-going vary so
much from country to country? Or what may be the relation between cinema
density and total admissions?
The European Cinema Yearbook should inspire everybody who is connected with our wonderful business, and also encourage politicians and civil servants who have taken on the task of improving the conditions for the European audio-visual industry for the benefit of consumers around Europe. The Yearbook is a very useful tool, is free of charge and also available on Internet! 2 - The contents of the Yearbook The 1998 edition consists of a series of comparative tables, covering the period from 1989 to 1997, which offer a clear and immediate picture of the overall situation and of the trends in the cinema industry in 28 countries of Western, Central and Eastern Europe and of the Mediterranean Rim. It is completed by a section
dedicated specially to multiplex cinemas, giving information on the situation
at 30 June 1998.
As is customary in statistics,
data that is not available is marked by a dot (.); figures of exactly zero
are indicated by a dash (-), and those approaching zero by 0, 0,0 or 0,00.
3 - The use of sources To avoid inaccuracy, we gather our data as closely as possible to its source. This means calling for collaboration not only from national cinema industry associations, but also from other national and international organisations. In cases where the same kind of data is supplied by more than one organisation, one of which is the national exhibitors’ association, we consider the latter as being the most reliable source of data concerning movie theatres, unless the figures provided by it are apparently questionable. Thus, by relying on the collegiality within the cinema industry, the Yearbook is, as it were, a collective publication of the respective associations, and in this way some information is gathered that would not have been obtained otherwise. Since a number of such associations and organizing bodies do not as yet have this range of data available and some countries seem to place more value on statistical research than others, we have in certain cases been forced to include data from other publications (as Screen Finance, Dodona Research and the Statistical Yearbook of the European Audiovisual Observatory) and agencies. Notes indicate the figures obtained from such sources. The core data in this yearbook, such as admissions, box office, film rental and market shares, originate from the cinemas and/or the distributors. The organisations to which they report this data are the primary sources, whilst publications by other organisations are considered secondary or even tertiary. (Accordingly, firms providing data concerning technical equipment, advertising receipts, etc., are the primary sources in their respective fields). The consequence of this view is that in this framework a governmental statistical agency is not to be seen as a primary source because it is governmental, but only if it is directly responsible for the content of the information. Because we have tried as far as possible to get information from the eligible primary sources, one could wonder how the data taken from other publications has been obtained. For some of this data such a reflection would be appropriate indeed. In any case, the practice of indicating itself as the source without mentioning how data has been obtained (by calculation, estimation or even only by guessing) is judged by us as being inappropriate. Nevertheless, when information from primary sources was lacking, we made use of secondary ones, leaving it to the reader to evaluate the reliability of the data concerned. This data, like the approximate data, is printed in italics. For a number of countries, the figures for the gross distribution revenue and/or the average film rental are rough estimations. In these cases we chose the figure judged by us to be the most reliable. Nevertheless, these figures are not to be seen as very significant. Another practice we are critical of is indicating that data is not available whilst in fact it is. This practice, which is to be found in some statistical publications, throws a bad light not so much on the publication concerned but undeservedly on the primary source involved (e.g. an exhibitors’ association). 4 - Currencies In the comparative tables,
data expressed in money values is shown in ECU, whilst in the national
reports it is given in the respective national currencies. Due to changes
in these currencies’ ECU exchange rates, it is, therefore, possible that
the fluctuations of certain data (e. g. average admission prices) are not
exactly equal to those shown in the corresponding tables in the national
reports.
The use of ECU for the comparative tables seems obvious because this Yearbook is about European data. Furthermore, the use of US dollars in comparative tables, as is to be found in some other publications, is less appropriate for comparisons between data concerning successive years because the exchange rate of the dollar fluctuated much more than that of the ECU1. We would therefore be in favour of a guideline or at least advice from Eurostat, as the official statistical agency of the European Community, on expressing figures in publications about European media statistics in ECU. 5 - Art cinemas We have also provided an entry on art cinemas for each country. The term “art cinema” is however hard to define. The CICAE (International Confederation of Art Cinemas in Europe) does not have members in all countries, so we cannot use membership of CICAE as a standard. We therefore chose to include in this category those cinemas which designated themselves as “art cinemas”. CICAE data was only used for France and the Netherlands, since nearly all art cinemas in these two countries are members of CICAE. Another problem in this area is that some art cinemas are non-commercial and run totally on government subsidies, whilst others are commercial but receive a partial subsidy. Unless otherwise indicated, we have only included commercial art cinemas, i.e. those which are profit-seeking, whether partially subsidised or not. 6 - Market shares of European films Particular attention has
been given to market share figures for national and European films and
distributors. However, as these figures do not give an impression of the
effort which was made to show European films (looking at the market share
figures of US films in certain countries one might think there are almost
no European releases in these countries), we included, in the national
reports, whenever available, information on the number of playing weeks
or on screenings of European films.
This is caused by the fact that in a number of cases some contributions to a co-production do not reflect anything of the culture of the country involved, albeit the contributor is officially listed as a co-producer. Furthermore, one should be aware of the fact that listing a co-production as a national film in more than one country, means that the admissions to that film are also counted as admissions to domestic films in more than one country. The result of this practice is that the total market share of domestic films in Europe or the EU is inflated, whilst the total market share of European films (not including domestic films) is deflated. 7 - Admission prices Converted to ECU the average
admission prices vary considerably from country to country.
Additionally, in the chapters on certain countries we have added the highest ticket price charged, usually in the capital cities. 8 - Screen density Another item added since 1994 is screen density. Screen density is usually indicated only as the number of inhabitants per screen (being the reverse of screen density). As is stated rightly in Screen Digest of September 1994 (p. 202) “the relationship between screen density and ticket sales is especially pertinent at a time when multiplex operators are implementing expansion plans in many parts of the world”. At first sight it appears
that there is a direct link between screen density and admissions per capita,
“but such a simple analysis would be to ignore some extremely important
social and economic factors” (ibid., p. 203). One of these factors undoubtedly
is the population density; in a densely populated area (especially if evenly
spread), people have the choice of a number of cinema screens within a
short distance.
The impact of the population spreading has been studied more in detail in “Cinemagoing Europe” (Dodona Research 1994). The data given for Norway is a clear illustration: it is the third most densely screened country in Western Europe but Oslo is less densely screened than the national average for all but four European countries (p. 17-18). It would, of course, be too much to include tables about the screen density in all cities and regions in the European Cinema Yearbook. However, because even insiders often use rather superficial reasoning about the relation between number of people per screen and admissions per capita, which can have severe consequences for the whole industry3, since the third edition another way of measuring screen density, namely the density of screens per square kilometer, has also been introduced. As to the number of screens
in a country, Dodona Research 1994 remarks that the absence of data about
full-time and part-time screens is critical (p. 17). Of course, counting
even closed cinemas should be avoided as much as possible, as well as counting
cinemas giving very few performances. However, even full-time screens form
a rather heterogeneous group as to the number of performances given.
This statistical imperfection is acceptable and in our opinion does not constitute a major problem. However, as far as this was available, since the 1997 edition we have published this type of information. 9 - Advertising receipts The data regarding these revenues is not fully comparable, because for some countries the exhibitors’ shares are given, whilst for other countries only the figures concerning total advertising revenues are known, sometimes including the production costs of advertisements. 10 - Multiplexes / Megaplexes Up to now there is no official definition of the term “multiplex”. This is regrettable because the terms “cinema complex”, “multiscreen”, “multiplex” and “megaplex” or “mega cinema” are used and often misused, causing misunderstanding among journalists and thus also among the public. Based on econometric research, London Economics came to the conclusion that “the multiplex effect kicks in only with 8 or more screens, not with 6 or 7” (“Cinema Exhibition in Europe, White Book of the European Exhibition Industry”, MEDIA Salles 1994, second edition, Vol. 2, p. 48). A similar point of view is to be found in Dodona Research 1994 (“Cinemagoing Europe” p. 3). Of course, for the definition of “multiplex” more criteria are of significant importance, e. g. parking facilities, stadium seating, air conditioning, big screens, spacious foyers (see e. g. J. Ph. Wolff “Of multiplexes and multiscreens”, UNIC, Paris, Dec. 1993). However, from a statistical point of view, qualitative criteria like this are very difficult to handle. Because there are not many sites with >=8 screens that should not be called multiplexes because they do not meet those qualitative criteria, the category >= 8 is rather homogeneous, which is a practical advantage. The criteria to be added to the definition of “multiplex” or to define the term “megaplex” can, of course, only be more or less arbitrary. In his speech delivered during “Eurovisioni” (Rome, October 1995), Joost Bert (Bert-Claeys Group) suggested using the term “megaplex” for complexes with >= 15 screens. To encourage a more generally accepted use of terms, the General Assembly of the Union Internationales des Cinémas (UNIC) held in May 1998, decided that a cinema must have eight screens or more to be called a multiplex, and twice this number, thus 16 screens, to be called a megaplex. Dr Joachim Ph. Wolff 1
Fluctuations in the value of the ECU, resp. US $ vs. DM
2 J. Ph. Wolff, "Production is Key in the Film Industry", Lelystad, 1998, p. 300. (His earlier calculation for 1991 is quoted by London Economics in Vol. 2 of MEDIA Salles’ "Cinema Exhibition in Europe. White Book of the European Exhibition Industry", vol. II, p. 15). 3 An example of this misconception was the report "European Movie Theatres - A desert landscape" which was presented to the European Parliament and the European Commission during the Forum du Cinéma Européen de Strasbourg on 16 September 1997. This misconception has been elucidated in the meantime. |
Introduction
et notes explicatives
1 - Notes préliminaires Dès la création
de MEDIA Salles, dans le cadre de MEDIA I, en 1991, les exploitants des
différents pays avaient exprimé l’exigence d’une compilation
solide, claire et fiable des faits et des chiffres dont aurait pu bénéficier
l’industrie de l’audiovisuel tout entière. MEDIA Salles est fière
de s’être engagée dans le domaine de la statistique pour améliorer
la connaissance de l’exploitation cinématographique en Europe, qui
est loin d’être homogène. Le mot clef de cet engagement est
“fiabilité”. Vous trouverez donc dans ce recueil des références
constantes à des sources très proches des différents
opérateurs du secteur, notamment aux associations mêmes des
exploitants.
2 - Le contenu du Recueil L’edition 1998 s’articule
en une série de tableaux comparatifs sur la période de 1989
à 1997, qui offrent une vision claire et immédiate de la
situation globale et des tendances de l’industrie cinématographique
dans 28 pays de l’Europe Occidentale, Centrale, Orientale et riverains
du Bassin Méditerranéen.
Cette introduction affronte une série de problèmes statistiques, dont certains sont controversés. L’objectif de ce Recueil n’est pas seulement de fournir des données fiables, mais aussi d’éclaircir des concepts et des rapports à propos desquels des erreurs de compréhension ou des conceptions erronées sont souvent faites. La partie sur les statistiques comprend de nombreuses notes, dont une grande partie indique des restrictions qui rendent certains chiffres moins significatifs, mais plus réalistes. Cependant, un certain nombre de notes, au caractère plus ample, se réfère à des sections de cette introduction. Selon l’habitude en statistique, les données non disponibles sont indiquées par un point (.). Les chiffres coïncidant exactement avec le zéro par un tiret (-) et ceux qui s’en approchent par 0, par 0,0 ou par 0,00. Cette introduction est suivie d’une liste des définitions des termes employés dans le Recueil. 3 - Emploi des sources Pour éviter toute
inexactitude, nous avons saisi les données le plus près possible
de leurs sources primaires. Ainsi, nous avons demandé la collaboration
non seulement des associations nationales du secteur cinématographique
mais aussi celle d’autres organisations nationales et internationales.
Lorsque plusieurs organisations fournissaient le même type de données,
nous avons considéré l’association nationale des exploitants
comme la source la plus fiable pour les chiffres concernant les cinémas,
sauf si ceux-ci paraissaient improbables. Ayant été élaboré
en collaboration avec l’industrie cinématographique, ce Recueil
Annuel est en quelque sorte une publication collective des différentes
associations. Ceci permet d’obtenir des informations que, sans cela, nous
n’aurions pu avoir. Certaines de ces associations et de ces institutions
ne disposant pas encore de tous les types de données nécessaires
et quelques pays paraissant accorder plus que d’autres de l’importance
à la recherche statistique, nous avons été contraints,
parfois, d’inclure quelques données tirées d’autres publications
(par exemple Screen Finance, Dodona Research et l’Annuaire Statistique
de l’Observatoire Européen de l’Audiovisuel) ou qui nous ont été
fournies par d’autres agences. Ces chiffres sont indiqués dans les
notes.
4 - Devises Dans les tableaux comparatifs,
les chiffres concernant les valeurs monétaires sont exprimés
en ECU, alors que dans le profils nationaux ils le sont dans leurs devises
nationales respectives. A la suite de l’oscillation du taux de change de
l’ECU, il se pourrait que la variation de certaines données (par
exemple le prix moyen du billet) ne soit pas exactement la même que
celle indiquée, en devise nationale, dans les tableaux correspondants
des profils nationaux. Pour se faire une idée de l’évolution
des prix des billets et des recettes d’un pays, il faudra se reporter aux
profils nationaux (dans l’édition intégrale) alors que les
tableaux comparatifs permettent tout d’abord de confronter les chiffres
des différents pays. Les taux de change de l’ECU employés
se réfèrent à la fin de l’année en question
(voir le tableau des devises). Les chiffres tirés de sources secondaires
en dollars USA ne figurent pas dans ces tableaux, en effet, le taux de
change du dollar utilisé pour ces calculs n’étant pas connu,
leur conversion exacte en ECU n’est pas possible.
5 - Cinéma d’essai Nous avons aussi fourni des données sur le cinéma d’essai dans chaque pays. Le terme “cinéma d’essai” demeure difficile à définir. Du moment que la CICAE (Confédération Internationale des Cinémas d’Art et d’Essai Européens) ne dispose pas de membres dans tous les pays, l’appartenance à cette association ne peut pas être prise comme référence. Nous avons alors décidé de calculer dans cette catégorie toutes les salles qui s’autodéfinissent “cinéma d’essai”. Les chiffres de la CICAE ont été utilisés uniquement pour la France et les Pays-Bas, vu que presque toutes les salles d’essai dans ces deux pays sont membres de la CICAE. Un autre problème, dans ce secteur, est dû au fait que certaines salles d’essai n’ont pas un but lucratif et elles exercent leur activité exclusivement grâce à des fonds publics, alors que d’autres salles, bien qu’ayant une activité commerciale, sont quand même subventionnées. A moins d’indications différentes, nous avons considéré seulement les salles commerciales, c’est-à-dire celles qui ont un but lucratif, qu’elles soient partiellement subventionnées ou non. 6 - Parts de marché des films européens Une attention particulière
a également été réservée aux chiffres
concernant les parts de marché des films et des distributeurs européens
et nationaux. De toute façon, du moment que ces chiffres ne donnent
pas l’idée de l’effort réalisé pour proposer au public
des films de production européenne (les chiffres des parts de marché
des films de production américaines laissent parfois penser que,
dans certains pays, la programmation de films européens est pratiquement
nulle), dans les profils nationaux, lorsqu’elle était disponible,
nous avons ajouté l’information sur le nombre de séances
ou de semaines de programmation des films européens.
7 - Prix du billet Le prix moyen du billet,
converti en ECU, varie considérablement selon les pays. Cependant,
ces différences s’amenuisent nettement lorsqu’il s’agit de prix
pondérés, à égalité de pouvoir d’achat.
L’écart varie de nouveau lorsque, en utilisant un système
différent de comparaison des prix “réels” du billet, ceux-ci
se réfèrent au PIB par habitant. Ces calculs montrent bien
que la signification des différences entre les prix moyens du billet
est étroitement liée à la manière dont on les
détermine. A partir de la quatrième édition, nous
avons aussi ajouté un tableau qui compare le prix du billet à
celui du Big Mac.
8 - Densité des écrans Un autre chiffre, introduit
depuis 1994, concerne la densité des écrans. La densité
des écrans était généralement exprimée
seulement comme nombre d’habitants par écran, ce qui s’avère
être l’opposé de la “densité des écrans”. Ainsi
qu’à juste titre l’a remarqué Screen Digest dans son numéro
de septembre 1994 (p. 202), “le rapport entre la densité des écrans
et les ventes des billets est particulièrement indicatif à
une époque où les opérateurs des multiplex réalisent
des projets d’expansion dans de nombreuses parties du monde”. A première
vue il semblerait y avoir un rapport direct entre la densité des
écrans et le nombre de billets vendus par habitant, “mais faire
une analyse aussi simpliste, signifierait ignorer un certain nombre de
facteurs sociaux et économiques extrêmement importants” (ibid.,
p. 203). L’un d’entre eux est, sans aucun doute, la densité de la
population; dans une région densément peuplée (en
particulier si la répartition est uniforme), les spectateurs peuvent
choisir parmi un bon nombre d’écrans sur une petite surface.
Au contraire, dans des régions (ou des pays) où la densité
des écrans est très faible, la densité des écrans
s’avère élevée si on prend le nombre d’habitants comme
terme de référence. Entre la densité de la population
et celle des écrans, une corrélation forte a été
établie (0,82 en 1991 et 0,84 en 1995) 2.
Une considération de laquelle on peut déduire la “loi” suivante:
“plus la densité de la population est grande, plus la densité
des écrans nécessaires à obtenir un certain nombre
d’entrées par habitant, à égalité de circonstances,
peut être petite”.
9 - Revenus de publicité Les chiffres concernant les revenus de publicité ne se prêtent pas à une comparaison générale car, alors que pour certains pays ils concernent la part revenant à l’exploitation, pour d’autres ils indiquent l’ensemble des revenus de publicité dans les cinémas et, parfois, ils comprennent même les coûts de production. 10 - Multiplex / Mégaplex Il n’existe pas à
ce jour une définition officielle de “multiplex”, ce que nous déplorons
car les termes de “complexe”, “multi-écrans”, “multiplex” et “mégaplex”
ou mégacinéma” sont souvent employés de manière
erronée, ce qui provoque des incompréhensions chez les journalistes
et aussi chez le public. Se basant sur des recherches du type économétrique,
la conclusion de London Economics est que “l’effet multiplex n’est valable
que pour les complexes de 8 écrans et plus et non pas pour ceux
de 6 ou 7 écrans” (“Cinema Exhibition in Europe, White Book of the
European Exhibition Industry”, MEDIA Salles 1994, deuxième édition,
Vol. 2, page 48). Dodona Research 1994 confirme ce point de vue (“Cinemagoing
Europe”, page 3). Pour la définition de “multiplex”, de nombreux
autres critères revêtent une importance considérable
comme le parking, la climatisation, les écrans géants, les
gradins, les foyers spacieux etc. (cfr. J. Ph. Wolff “Of multiplexes
and multiscreens”, Paris, décembre 1993).
Dr Joachim Ph. Wolff 1
Fluctuations du taux de change de l’ECU et du $ U.S.A. par rapport au DM
2 J. Ph. Wolff, “Production is Key in the Film Industry” Lelystad, 1998, page 300 (le calcul précédent de l’Auteur pour l’année 1991 est cité par London Economics dans “Cinema Exhibition in Europe. White Book of the European Exhibition Industry”, MEDIA Salles, Vol. 2, page 15) 3 Un exemple de cette évaluation erronée était donné par le rapport “Salles d’Europe. Un paysage désert”, présenté au Parlement Européen et à la Commission Européenne au cours du Forum du Cinéma Européen de Strasbourg le 16 septembre 1997. Entre temps, ce concept erroné a été éclairci. |